
L’amicizia nell’era liquida, la solidità di un sentimento proiettato …
15 Giugno 2025
Strumenti di aggregazione scolastica: il ruolo delle magliette personalizzate nei …
16 Giugno 2025L’ordinanza ministeriale n. 67 del 31 marzo 2025, relativa agli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado, continua a essere fraintesa nella pratica quotidiana delle commissioni. In particolare, è il colloquio orale a essere sistematicamente gestito in modo scorretto, in contrasto sia con il dettato normativo sia con i fondamenti epistemologici dell’insegnamento.
La disposizione recita: “La commissione provvede alla predisposizione e all’assegnazione dei materiali all’inizio di ogni giornata di colloquio. Il materiale è finalizzato a favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline e del loro rapporto interdisciplinare.”
Nella prassi, ciò si traduce nella ricerca arbitraria di relazioni tra concetti appartenenti a materie diverse, quasi che l’interdisciplinarità consista nell’intrecciare i contenuti scolastici per trovare connessioni esplicite tra i saperi. Ma questo approccio è fuorviante e privo di fondamento.
Le cose del mondo e gli oggetti disciplinari
Il fraintendimento nasce dalla mancata comprensione di una distinzione essenziale: quella tra le cose del mondo e gli oggetti disciplinari.
Le cose del mondo sono i fenomeni, i fatti, le esperienze che appartengono alla realtà quotidiana. Le discipline, invece, non si limitano a “parlare” delle cose, ma le trasformano in oggetti di studio, ciascuna secondo il proprio punto di vista, le proprie domande, i propri metodi. Così, il tempo, per esempio, diventa successione cronologica per lo storico, grandezza misurabile per il fisico, costrutto soggettivo per lo psicologo.
Le discipline, dunque, non studiano le stesse cose, ma costruiscono oggetti diversi e autonomi. Pretendere di unificarli forzatamente significa travisare la natura del sapere. Non esistono “collegamenti disciplinari” diretti, perché ogni disciplina seleziona e struttura la realtà in modo proprio.
La legge e il senso dell’interdisciplinarità
La legge 12/2020 ha stabilito che l’insegnamento deve essere orientato allo sviluppo delle competenze generali, cioè alla capacità dello studente di usare le conoscenze per affrontare situazioni complesse e significative. L’interdisciplinarità, in questo quadro, non consiste nel collegare i contenuti, ma nel far convergere le discipline verso uno scopo comune: lo sviluppo della persona.
Il vincolo tra le discipline è quindi funzionale, non concettuale: tutte concorrono alla formazione integrale dello studente, pur mantenendo la propria identità. È attraverso le conoscenze specifiche che lo studente mostra le proprie capacità: spirito critico, autonomia, flessibilità, argomentazione.
Un rituale da superare
L’attuale gestione del colloquio si fonda su un’illusione: quella di trovare connessioni logiche tra saperi strutturalmente diversi. Ne risulta un’esercitazione retorica, senza rigore né senso, che confonde le parole con le cose e riduce la valutazione a un gioco formale.
Occorre ristabilire chiarezza concettuale e rispetto normativo: il colloquio deve valorizzare le capacità dello studente nell’affrontare le cose del mondo attraverso gli strumenti propri delle discipline, senza costringerlo a costruzioni arbitrarie che non riflettono né la realtà del sapere né la sua maturazione culturale.