
Ventesimo capitolo dei Promessi Sposi
28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019“Il destino si chiama Clotilde” è un romanzo sentimentale, ma ironico, scritto da Giovannino Guareschi, pubblicato per la prima volta nel 1942.
Guareschi è noto soprattutto per la sua serie di racconti su Don Camillo e Peppone, ma questo romanzo appartiene a una fase diversa della sua produzione, caratterizzata da una scrittura più surreale e ironica, che mescola toni comici e riflessioni amare.
Il romanzo ha una struttura narrativa piuttosto singolare e può essere considerato una satira della vita borghese e delle aspirazioni umane, rappresentate attraverso una trama stravagante e personaggi bizzarri.
Trama
Il protagonista della storia è Evaristo Maccabeo, un uomo comune con una vita monotona e priva di grandi soddisfazioni, un classico “signor nessuno” che si trova a vivere un’esistenza priva di sorprese. Tuttavia, la sua vita cambia improvvisamente quando incontra Clotilde, una misteriosa macchina, che assume in modo simbolico le sembianze del “destino” e che lo trascina in una serie di avventure surreali e grottesche.
Il personaggio di Clotilde non è una donna, come il nome potrebbe far pensare, ma un’automobile, una vecchia Fiat 509, che diventa quasi un’entità con volontà propria, capace di cambiare il corso della vita del protagonista. Clotilde rappresenta per Evaristo un’uscita dalla sua esistenza banale, portandolo in situazioni assurde e fuori dal suo controllo.
Attraverso queste vicende, Guareschi sembra voler riflettere sul tema del destino e della libertà individuale: quanto controllo abbiamo realmente sulla nostra vita? Siamo noi a determinare il nostro destino, oppure è qualcosa di esterno, imprevedibile e incontrollabile, che ci guida come farebbe una vecchia macchina?
Tematiche
- Satira della borghesia: Il romanzo è una chiara critica alla società borghese e alla sua mentalità, rappresentata da personaggi grigi e senza grande prospettiva, che cercano una via di fuga dalla monotonia della vita quotidiana. Evaristo rappresenta l’uomo comune che cerca di evadere dalla propria insignificanza, ma si trova intrappolato in situazioni assurde.
- Destino e libero arbitrio: L’elemento centrale del romanzo è la riflessione sul destino. La figura di Clotilde, un’automobile che conduce Evaristo in situazioni sempre più imprevedibili, è una metafora di come la vita sia spesso guidata da forze che sfuggono al nostro controllo. Guareschi mette in discussione l’idea che l’uomo possa controllare pienamente il proprio destino, suggerendo invece che l’esistenza sia governata da una combinazione di casualità e forza di volontà.
- Ironia e umorismo: Come in molte delle sue opere, Guareschi utilizza un linguaggio ironico e grottesco per raccontare una storia che oscilla tra il surreale e il comico. Le situazioni paradossali in cui si trova il protagonista, la figura di Clotilde e i dialoghi assurdi contribuiscono a creare un’atmosfera di leggerezza apparente che nasconde, però, riflessioni più profonde.
- Il contrasto tra ordine e caos: Un altro tema interessante del romanzo è il contrasto tra l’ordine rappresentato dalla vita borghese e il caos che Clotilde porta nella vita di Evaristo. L’automobile, con la sua imprevedibilità, infrange le regole di una vita ordinata e monotona, e trascina il protagonista in situazioni che sfidano la sua visione del mondo.
Stile
Lo stile di Guareschi in questo romanzo è caratterizzato da una narrazione scorrevole e ironica, con un tocco di surreale. Il suo approccio è leggero, ma riesce comunque a inserire nel racconto spunti di riflessione importanti, soprattutto riguardo alla condizione umana e alla lotta tra libero arbitrio e fato.
Il linguaggio è spesso ironico e talvolta ricorda il tono di un narratore che scherza sulla vita stessa, lasciando che l’assurdità delle situazioni parli da sola. Questo è tipico del Guareschi di quel periodo, che amava usare l’umorismo come mezzo per trattare argomenti più complessi.
Conclusione
“Il destino si chiama Clotilde” è un romanzo particolare nella produzione di Guareschi, in cui il tema del destino si mescola con il surreale e il grottesco. È una storia che invita a riflettere sul ruolo che il caso e le circostanze giocano nella nostra vita e su quanto, spesso, siamo spettatori piuttosto che protagonisti delle nostre vicende.
Nonostante sia meno conosciuto rispetto ai racconti di Don Camillo e Peppone, il romanzo è un esempio del talento di Guareschi nel mescolare umorismo, critica sociale e riflessioni esistenziali, offrendo una lettura piacevole ma allo stesso tempo profonda.