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TRACCIA
Esempio di traccia di prova scritta del Ministero dell’Istruzione dell’’Università e della Ricerca
ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
PRIMA PROVA SCRITTA – ESEMPIO TIPOLOGIA B
ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
Testo tratto da: Selena Pellegrini, Il marketing del Made in Italy, Armando Editore, Roma, 2016, pp. 28-30.
L’italianità sembra influenzare gli elementi di eccellenza percepiti nei prodotti italiani, e la percezione spinge il consumatore all’acquisto di quello che chiamiamo il Made in Italy. Il quadro fin qui è molto ottimista, ma ci sono problemi. È vero che il Made in Italy sembra tuttora competitivo, ma la domanda è la seguente: la competitività nasce dall’esser fatto in Italia o da altro? Se consideriamo il “fare” nel senso letterale, la realtà è già diversa. Molti prodotti sono progettati in Italia e realizzati altrove per svariati motivi, legati principalmente ma non esclusivamente ai costi e alle relazioni industriali. Una quantità crescente non è più Made in Italy e la situazione potrebbe quindi far pensare che ad attirare davvero il consumatore sono i prodotti pensati, inventati, concepiti e progettati in Italia. È il famoso know-how o conoscenza implicita dei designer italiani, il risultato di secoli di perizia, talenti artigianali, tradizione estetica e abilità pratica che fanno dell’Italia un Paese unico. Potremmo aspettarci quindi che la condizione necessaria per identificare l’italianità di un prodotto è che sia pensato in Italia. […]
A questo punto si pongono altre domande. “Pensato in Italia” È una condizione veramente necessaria o soltanto sufficiente? Esistono altre condizioni […] perché il consumatore si rappresenti un prodotto come italiano e ne venga attratto?
La realtà pare rispondere “sì, esistono altre condizioni”. Purtroppo, sappiamo che nel mondo cresce il tasso di prodotti che si fingono italiani e non sono né fatti né pensati in Italia. In molti Paesi come la Cina, per attirare i consumatori basta apporre un marchio dal nome italiano, anche se non corrisponde ad alcuna griffe famosa. Oppure basta progettare una campagna di comunicazione e di marketing che colleghi i prodotti a qualche aspetto del nostro stile, o vita quotidiana, territorio, patrimonio culturale, antropologia, comportamenti. […]
Da queste considerazioni emerge che la condizione necessaria per innescare una rappresentazione mentale di italianità non è il luogo della produzione o della concezione, ma quello del comportamento. Nel senso che il prodotto è collegato a un atteggiamento, al popolo, allo stile, alla storia, alla terra, alla vita sociale dell’Italia.
Qualcuno si chiederà com’è possibile che consumatori razionali cadano in una trappola simile. Che siano disposti ad acquistare qualcosa di simbolicamente legato all’Italia, sebbene il produttore non sia italiano e il prodotto non sia né pensato né ideato in Italia.
La risposta è che quel consumatore razionale non esiste. È un mito assiomatico e aprioristico dell’economia neoclassica. […] Il modello è ormai superato dalla nuova teoria del consumatore emotivo.
Selena Pellegrini, Il marketing del Made in Italy, Armando Editore, Roma, 2016, pp. 28-30.
CONSEGNE
Comprensione e analisi
- Sintetizza il contenuto del testo, individuando i principali snodi argomentativi.
- Analizza l’aspetto formale e stilistico del testo.
- A cosa fa riferimento l’autrice con l’espressione “comportamento” come rappresentazione mentale dell’italianità?
- In cosa consiste la differenza tra “consumatore razionale” e “consumatore emotivo”?
Produzione
Elabora un testo argomentativo nel quale sviluppi le tue opinioni sulla questione del “made in Italy” e della percezione dell’”italianità” nel mondo. Potrai confrontarti con la tesi dell’autrice del testo, confermandola o confutandola, sulla base delle conoscenze, acquisite, delle tue letture e delle tue esperienze personali.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
SVOLGIMENTO
Analisi e Produzione di un Testo Argomentativo
Selena Pellegrini – “Il marketing del Made in Italy”
COMPRENSIONE E ANALISI
1. Sintesi del contenuto e principali snodi argomentativi
Il testo di Selena Pellegrini analizza il fenomeno del Made in Italy dal punto di vista del marketing e della percezione del consumatore, sviluppando un ragionamento articolato attraverso diversi snodi argomentativi:
Primo snodo: L’autrice parte dalla constatazione che l’italianità influenza positivamente la percezione dei prodotti italiani, ma introduce subito un elemento problematico: molti prodotti vengono progettati in Italia ma realizzati altrove.
Secondo snodo: Emerge l’ipotesi che l’attrazione per il Made in Italy non derivi dal “fare materiale” ma dal “pensare” – il know-how, la tradizione estetica e l’abilità italiana accumulata nei secoli.
Terzo snodo: L’autrice mette in discussione anche questa seconda ipotesi, evidenziando l’esistenza di prodotti che si “fingono” italiani senza essere né fatti né pensati in Italia, ma che comunque attraggono i consumatori.
Quarto snodo: La conclusione identifica nella dimensione del “comportamento” la vera condizione necessaria per l’italianità percepita: il prodotto deve essere collegato allo stile, alla storia, alla cultura italiana.
Snodo finale: La spiegazione del fenomeno attraverso il superamento del modello del “consumatore razionale” a favore del “consumatore emotivo”.
2. Analisi dell’aspetto formale e stilistico
Struttura argomentativa:
- Il testo segue una progressione logica attraverso domande retoriche che guidano il ragionamento
- Utilizza un metodo induttivo: parte da osservazioni concrete per arrivare a conclusioni teoriche generali
- La struttura è tipicamente saggistica, con paragrafi che sviluppano ciascuno un aspetto specifico
Stile espositivo:
- Linguaggio chiaro e accessibile, ma rigoroso dal punto di vista scientifico
- Uso di termini tecnici del marketing (know-how, griffe, brand) integrati nel discorso divulgativo
- Presenza di domande retoriche che coinvolgono il lettore nel ragionamento
- Alternanza tra affermazioni categoriche e ipotesi problematizzanti
Registro linguistico:
- Registro medio-alto, appropriato per un saggio specialistico ma comprensibile al grande pubblico
- Sintassi prevalentemente paratattica con periodi non eccessivamente complessi
- Uso di esempi concreti (Cina, marchi italiani) per supportare le argomentazioni teoriche
3. Il “comportamento” come rappresentazione mentale dell’italianità
Con l’espressione “comportamento” l’autrice fa riferimento a un insieme di associazioni simboliche e culturali che il consumatore sviluppa nei confronti di un prodotto, indipendentemente dalla sua reale origine geografica o progettuale.
Specificatamente, il “comportamento” include:
- Atteggiamenti e stili di vita associati all’Italia
- Elementi culturali (patrimonio artistico, tradizioni)
- Dimensioni territoriali (paesaggio, geografia)
- Aspetti antropologici (modi di essere, socialità italiana)
- Storia e tradizione del Paese
Questo concetto suggerisce che l’italianità è diventata un costrutto mentale che prescinde dalla realtà produttiva: il consumatore acquista non il prodotto italiano, ma l’idea di italianità che quel prodotto evoca. È una forma di marketing simbolico che sfrutta l’immaginario collettivo legato all’Italia.
4. Differenza tra “consumatore razionale” e “consumatore emotivo”
Consumatore razionale (modello neoclassico):
- Prende decisioni basate su criteri oggettivi e logici
- Valuta costi, benefici, qualità effettiva del prodotto
- Le sue scelte sono prevedibili e coerenti
- È immune da manipolazioni simboliche o emotive
- Rappresenta un modello teorico “assiomatico e aprioristico”
Consumatore emotivo (nuova teoria):
- Le decisioni d’acquisto sono influenzate da fattori emotivi e simbolici
- È sensibile all’immaginario, alle associazioni culturali, ai valori percepiti
- Può acquistare prodotti per quello che rappresentano, non per quello che sono
- È influenzabile dal marketing simbolico e dalle narrazioni di marca
- Rappresenta il comportamento reale dei consumatori
L’autrice sostiene che il secondo modello è più accurato per spiegare il successo del Made in Italy “fittizio”: i consumatori non cercano la qualità oggettiva italiana, ma l’esperienza emotiva e simbolica dell’italianità.
PRODUZIONE
Il Made in Italy tra realtà e percezione: una riflessione critica
Il fenomeno del Made in Italy rappresenta uno dei casi più emblematici di come, nell’economia globale contemporanea, il valore simbolico di un prodotto possa superare in importanza le sue caratteristiche materiali e produttive. La tesi di Selena Pellegrini, che identifica nel “comportamento” e nelle associazioni culturali la vera essenza dell’italianità percepita, offre spunti di riflessione tanto illuminanti quanto inquietanti sulla natura del consumo moderno.
La trasformazione del Made in Italy: da prodotto a brand
Condivido sostanzialmente l’analisi dell’autrice sulla trasformazione del Made in Italy da realtà produttiva a costrutto simbolico. La mia esperienza diretta conferma questa evoluzione: quando viaggio all’estero, osservo come molti prodotti che si presentano come “italiani” abbiano in realtà solo un’etichetta o un nome che richiama l’Italia, senza alcun legame sostanziale con il nostro Paese. Tuttavia, questi prodotti continuano ad attrarre consumatori disposti a pagare un premium price per l’italianità percepita.
Questo fenomeno rivela una trasformazione fondamentale: l’Italia è diventata un brand globale prima ancora che un luogo di produzione. Il nostro Paese ha costruito nel tempo un immaginario collettivo così potente – fatto di arte, cucina, design, stile di vita – che questo immaginario è ora commercialmente più prezioso della produzione materiale.
I rischi della simbolizzazione eccessiva
Tuttavia, ritengo che questa evoluzione presenti aspetti problematici che meritano attenzione critica. Se è vero che il consumatore emotivo è più realistico di quello razionale, è altrettanto vero che l’eccesso di simbolizzazione può portare a conseguenze negative sia per l’Italia che per i consumatori globali.
Dal punto di vista dell’autenticità culturale, assistiamo a una progressiva svuotamento del significato reale dell’italianità. Quando chiunque può appropriarsi dei simboli italiani per vendere prodotti di qualità mediocre, si crea una forma di “inflazione simbolica” che rischia di svalutare l’autentico patrimonio culturale e produttivo italiano. Ho osservato questo fenomeno nel settore alimentare: ristoranti che propongono “cucina italiana” basata su stereotipi grossolani, contribuendo a diffondere un’immagine distorta della nostra tradizione gastronomica.
Dal punto di vista economico, questa dinamica può danneggiare le aziende italiane autentiche, che si trovano a competere non solo con la concorrenza diretta, ma anche con imitazioni che sfruttano illegittimamente l’appeal dell’italianità. È una forma di concorrenza sleale che penalizza chi investe realmente nella qualità e nell’innovazione.
Il consumatore emotivo: consapevolezza e responsabilità
L’analisi di Pellegrini sul consumatore emotivo è convincente, ma credo vada integrata con una riflessione sulla responsabilità del consumo. Se è vero che le decisioni d’acquisto sono influenzate da fattori emotivi, è altrettanto vero che i consumatori possono sviluppare maggiore consapevolezza critica.
La mia esperienza personale mi ha insegnato a distinguere tra l’italianità autentica e quella artificiale. Quando acquisto prodotti “italiani”, cerco di verificare l’effettiva origine, di informarmi sulle aziende produttrici, di privilegiare chi mantiene un legame reale con il territorio italiano. Questo approccio richiede più tempo e attenzione, ma rappresenta una forma di consumo responsabile che può contribuire a preservare l’autenticità del Made in Italy.
Proposte per un Made in Italy sostenibile
Per affrontare costruttivamente questa situazione, ritengo necessarie alcune strategie integrate:
A livello istituzionale, servono strumenti di tutela più efficaci dei marchi e delle denominazioni italiane. L’esperienza delle denominazioni d’origine controllata nel settore alimentare dimostra che è possibile proteggere l’autenticità senza limitare l’innovazione.
A livello educativo, è fondamentale sviluppare nei consumatori una maggiore alfabetizzazione critica rispetto al marketing simbolico. Le scuole potrebbero includere moduli di educazione al consumo che insegnino a decodificare le strategie di marketing e a valutare criticamente i messaggi commerciali.
A livello imprenditoriale, le aziende italiane dovrebbero investire maggiormente nella narrazione autentica della propria storia e dei propri valori, distinguendosi chiaramente dalle imitazioni attraverso la trasparenza e la qualità documentabile.
Conclusione: tra orgoglio e vigilanza
Il successo globale dell’immaginario italiano rappresenta indubbiamente un patrimonio di cui essere orgogliosi. La capacità dell’Italia di influenzare gusti e tendenze mondiali testimonia la forza della nostra cultura e creatività. Tuttavia, questo successo richiede anche vigilanza e responsabilità.
Come sostiene Pellegrini, il Made in Italy si è trasformato in un fenomeno che trascende la geografia produttiva per diventare un universo simbolico. Questa trasformazione può essere un’opportunità se gestita consapevolmente, mantenendo un equilibrio tra l’apertura all’innovazione e la fedeltà all’autenticità.
Il vero Made in Italy del futuro dovrebbe essere quello che sa coniugare l’appeal simbolico con la sostanza qualitativa, che sa innovare rimanendo fedele alle proprie radici, che sa essere globale senza perdere la propria identità. Solo così potremo trasformare il rischio della banalizzazione nell’opportunità di una presenza italiana più consapevole e incisiva nel mondo.