
Le fasi della riforma goldoniana
28 Dicembre 2019
Smanie per la villeggiatura – sesta parte
28 Dicembre 2019La seconda parte della biografia di Carlo Goldoni, intitolata “Il mondo e il teatro”, riflette un periodo decisivo della sua vita e carriera, quando il grande drammaturgo veneziano affronta il culmine della sua riforma teatrale.
Incominciamo a introdurre qui i successivi spostamenti che lo porteranno infine a Parigi, anche se poi abbiamo dedicato un altro articolo all’ ultimo periodo della sua vita.
Questo secondo periodo, dicevamo, coincide con la piena affermazione del suo pensiero riformatore e il consolidamento della sua fama, ma anche con le tensioni e difficoltà che accompagnano la sua carriera.
Venezia e il culmine della riforma teatrale
Dopo i primi successi ottenuti con le sue commedie riformate, come “La vedova scaltra” (1748) e “La locandiera” (1753), Goldoni si trovò ad affrontare il clima di resistenza da parte di parte del pubblico e dei suoi colleghi, soprattutto a Venezia. Alcuni, legati alla tradizione della commedia dell’arte, mal sopportavano i suoi tentativi di riformare il teatro, togliendo spazio all’improvvisazione e riducendo l’uso delle maschere.
Nel corso di questi anni, Goldoni scrisse un numero impressionante di commedie, affinando la sua capacità di descrivere la società veneziana e rendendo i suoi personaggi sempre più realistici e psicologicamente complessi. Tra le opere più importanti di questo periodo troviamo:
- “I rusteghi” (1760), una commedia che critica l’atteggiamento severo e conservatore di alcuni cittadini veneziani.
- “Le baruffe chiozzotte” (1762), ambientata a Chioggia, una cittadina di pescatori vicino Venezia, che ritrae con ironia i comportamenti e i conflitti della gente comune.
Le tensioni con la tradizione e l’arrivo a Parigi
Nonostante il successo delle sue opere e la crescente popolarità, Goldoni dovette affrontare le dure critiche di alcuni contemporanei, tra cui il suo più celebre rivale, Carlo Gozzi. Quest’ultimo, con le sue fiabe teatrali, cercava di contrastare la riforma goldoniana difendendo la commedia dell’arte e il suo uso delle maschere e dei canovacci improvvisati. Gozzi accusava Goldoni di voler distruggere la tradizione popolare italiana e di appiattire il teatro su modelli troppo borghesi e francesi.
Le polemiche con Gozzi e le difficoltà a mantenere la sua posizione nel panorama teatrale veneziano spinsero Goldoni a cercare nuove opportunità fuori dall’Italia. Nel 1762, dopo aver lasciato il Teatro San Luca di Venezia, Goldoni accettò un incarico per lavorare presso la Comédie-Italienne a Parigi, città che, come Venezia, rappresentava un grande centro culturale e teatrale dell’epoca.
Il periodo parigino
L’arrivo di Carlo Goldoni a Parigi segnò un punto di svolta nella sua vita e nella sua carriera. A Parigi, inizialmente, trovò delle difficoltà a causa della barriera linguistica e del fatto che il pubblico francese era abituato a un tipo di teatro diverso da quello italiano. Tuttavia, con il passare del tempo, Goldoni riuscì a farsi apprezzare anche in Francia, adattando le sue opere al nuovo contesto e iniziando a scrivere direttamente in francese.
Uno dei successi più significativi del periodo parigino fu “Le bourru bienfaisant” (1771), una commedia scritta in francese per la Comédie-Française, che divenne particolarmente popolare e consolidò la sua reputazione anche fuori dall’Italia. In questa fase, Goldoni dovette adeguarsi a un diverso pubblico borghese, più formale rispetto a quello veneziano, ma riuscì comunque a mantenere il suo stile realistico e vivace.
Nonostante il successo artistico, Goldoni si trovò spesso in difficoltà economiche a Parigi. Con il declino della Comédie-Italienne e la mancanza di commissioni stabili, il drammaturgo fu costretto a vivere in condizioni modeste, nonostante la fama di cui godeva.
Gli ultimi anni e le “Memorie”
Negli ultimi anni della sua vita, Goldoni scrisse la sua autobiografia, intitolata “Mémoires”, redatta in francese e pubblicata nel 1787. In quest’opera, Goldoni ripercorre la sua lunga carriera e riflette sulle sue esperienze nel mondo del teatro, sulle difficoltà affrontate e sui successi ottenuti. Le “Memorie” sono un prezioso documento per comprendere l’evoluzione del pensiero goldoniano e il suo rapporto con il teatro.
In questa autobiografia, Goldoni racconta con una certa malinconia il suo percorso artistico, ma anche con orgoglio per il contributo che ha dato al rinnovamento del teatro italiano. Egli descrive la sua lotta per la riforma e la sua volontà di abbandonare i vecchi schemi della commedia dell’arte, per far spazio a un teatro più realistico e umano.
Conclusione
La seconda parte della vita di Carlo Goldoni, rappresentata simbolicamente dal titolo “Il mondo e il teatro”, riflette le tensioni tra il vecchio e il nuovo, tra la tradizione della commedia dell’arte e la necessità di riformare il teatro. Nonostante le difficoltà incontrate a Venezia e Parigi, Goldoni riuscì a lasciare un segno indelebile nella storia del teatro, trasformandolo da una forma di spettacolo basata sull’improvvisazione e sulla ripetitività delle maschere, in un’arte che rifletteva la vita quotidiana e le dinamiche sociali della sua epoca.
Grazie al suo impegno e alla sua visione innovativa, Goldoni è considerato il padre della commedia moderna, e la sua eredità teatrale continua a influenzare la drammaturgia europea fino ai giorni nostri.