Il rapporto Istat 2023 evidenzia le criticità del servizio scolastico. La dispersione totale risulta superiore al 20% [stima Invalsi]: “Giovani che pur avendo completato il percorso scolastico hanno competenze di italiano e di matematica pari o inferiori a quelle degli studenti del secondo anno dello stesso ciclo e che per la lingua inglese non superano il livello previsto al termine della scuola secondaria di primo grado”.
Si tratta di una questione che il governo non affronta correttamente. Tutti gli interventi programmati (docente tutor, docente orientatore, ritorno ai voti nella primaria …) agiscono sul momento terminale dell’articolato processo educativo.
Una strategia inefficace: siamo andati sulla luna grazie all’impiego di rigorose tecniche progettuali.
Progettualità che non appartiene alla cultura ministeriale e a quella delle scuole.
Progettualità che prende avvio dalla specificazione del risultato atteso.
La finalità delle scuole, che la legge ha riproposto nel 2020, prevede la promozione dell’apprendimento per “sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche”. L’immediata reazione degli organi ministeriali a tale richiamo avrebbe dovuto essere l’accertamento della coerenza della programmazione educativa d’istituto rispetto al traguardo di sistema.
Ecco le questioni che avrebbero dovuto sostanziare l’azione di governo:
Evidente e abissale appare la distanza tra le pratiche ministeriali e la razionale gestione del problema educativo, la cui complessità è da tutti sottostimata.