
Il duello finale e la morte di Turno, Eneide, XII, 710-885
28 Dicembre 2019
Figure retoriche di suono e di ordine
28 Dicembre 2019Il ragazzo selvatico di Paolo Cognetti: un ritorno a ciò che è veramente essenziale
“Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna” è un’opera di Paolo Cognetti, pubblicata nel 2013. Non è un romanzo nel senso tradizionale, ma un quaderno di riflessioni, appunti e brevi racconti che documentano un periodo significativo della vita dell’autore: il suo ritiro in una baita isolata a duemila metri di altitudine, nella Valle d’Aosta. Questo libro è una profonda meditazione sulla natura, sulla solitudine, sull’atto di scrivere e sulla ricerca di un’esistenza più autentica, lontana dal frastuono della vita urbana.
1. Genesi e Contesto: La Fuga dalla Città
Il libro nasce da un’esigenza personale di Cognetti, quella di staccarsi dalla frenesia di Milano, dalla vita intellettuale e sociale che lo stava soffocando, per trovare un contatto più diretto e primordiale con se stesso e con l’ambiente. La montagna, in particolare le Alpi, diventa il suo rifugio, un luogo dove poter “lavorare” su di sé, sulla propria scrittura e sulla propria percezione del mondo.
Il titolo stesso, “Il ragazzo selvatico”, è una metafora dell’individuo che cerca di spogliarsi delle sovrastrutture sociali per riscoprire una parte più autentica, istintiva e “selvaggia” di sé, in sintonia con la natura incontaminata.
2. Temi Principali: La Montagna come Maestra di Vita
Il libro esplora una serie di temi interconnessi che definiscono la poetica di Cognetti:
- Il Ritorno alla Natura e all’Essenziale: La montagna non è solo uno sfondo, ma un personaggio, una maestra di vita. Vivere in alta quota significa confrontarsi con gli elementi, con la fatica fisica, con la semplicità del quotidiano. È un invito a liberarsi del superfluo, a riscoprire il valore delle cose basilari: l’acqua, il fuoco, il cibo, il silenzio.
- La Solitudine e l’Introspezione: Il ritiro in montagna è un atto di solitudine volontaria. Questa solitudine non è isolamento sterile, ma una condizione necessaria per l’introspezione, per ascoltare i propri pensieri, per confrontarsi con le proprie paure e desideri. È un tempo per la riflessione profonda e la scrittura.
- Il Rapporto Uomo-Animale: Cognetti osserva la fauna selvatica (marmotte, volpi, uccelli) e riflette sul loro modo di vivere, sulla loro autonomia e sulla loro perfetta integrazione nell’ambiente. Questo confronto lo porta a interrogarsi sul posto dell’uomo nella natura e sulla sua pretesa di dominio.
- Il Lavoro Manuale e la Concretezza: La vita in baita richiede un costante lavoro manuale: tagliare la legna, riparare la casa, procurarsi il cibo. Questa concretezza del fare è un antidoto all’astrazione della vita intellettuale e un modo per radicare l’esistenza.
- Il Ciclo delle Stagioni e il Tempo Naturale: La vita in montagna è scandita dal ritmo delle stagioni, un tempo circolare e primordiale che si oppone al tempo lineare e accelerato della città. L’autore impara a rispettare i tempi della natura, a osservarne i cambiamenti e a sentirsi parte di un ciclo più grande.
- La Scrittura come Atto di Resistenza e Scoperta: La scrittura è il filo conduttore del libro. Cognetti non solo scrive sulla sua esperienza, ma la scrittura diventa essa stessa parte dell’esperienza, un modo per elaborare, comprendere e dare forma al suo “quaderno di montagna”. È un atto di resistenza contro l’omologazione e un mezzo per la scoperta di sé.
3. Stile e Narrazione: La Prosa di un Montanaro-Filosofo
Lo stile di Cognetti in “Il ragazzo selvatico” è distintivo e riflette il suo approccio alla vita in montagna:
- Prosa Lirica e Contemplativa: La scrittura è evocativa, ricca di immagini sensoriali che rendono palpabile l’ambiente montano. Le descrizioni dei paesaggi, dei suoni, degli odori sono precise e suggestive.
- Tono Introspettivo e Riflessivo: Il libro è permeato da un tono meditativo. Cognetti non si limita a raccontare, ma riflette costantemente sulle sue esperienze, sui suoi stati d’animo e sulle lezioni che la montagna gli offre.
- Struttura Frammentata: Essendo un “quaderno”, la narrazione è frammentata, composta da brevi capitoli, appunti, aforismi e digressioni. Questa struttura riflette la natura non lineare del pensiero e dell’esperienza.
- Linguaggio Essenziale e Diretto: Il linguaggio è asciutto, privo di retorica, ma profondamente efficace nel comunicare emozioni e concetti complessi. C’è una ricerca di semplicità e chiarezza, che rispecchia il desiderio di un ritorno all’essenziale.
4. Significato e Impatto
“Il ragazzo selvatico” è un’opera che ha consolidato la reputazione di Paolo Cognetti come uno degli autori contemporanei più sensibili ai temi della natura e dell’interiorità.
- Manifesto di un’Esistenza Alternativa: Il libro è diventato un punto di riferimento per chi cerca un’alternativa alla vita frenetica e consumistica, ispirando un ritorno a ritmi più lenti e a un contatto più autentico con l’ambiente.
- Riflessione sull’Uomo Contemporaneo: Cognetti, attraverso la sua esperienza personale, invita il lettore a interrogarsi sulla propria relazione con la natura, con la solitudine e con il proprio “ragazzo selvatico” interiore.
- Precursore di Temi Successivi: Molti dei temi e delle atmosfere presenti in questo “quaderno” saranno poi sviluppati e approfonditi nel suo romanzo più celebre, Le otto montagne, che ha vinto il Premio Strega.
Conclusione
“Il ragazzo selvatico” di Paolo Cognetti è un’immersione profonda in un’esperienza di vita radicale, un inno alla montagna come luogo di rigenerazione e di scoperta di sé. Attraverso una prosa lirica e riflessiva, l’autore ci guida in un viaggio interiore che è anche un ritorno all’essenziale, un invito a riscoprire la bellezza della solitudine, la saggezza della natura e la forza liberatoria di un’esistenza autentica, lontana dalle imposizioni del mondo moderno.
Recensioni su giornali de “Il ragazzo selvatico” di Paolo Cognetti:
- “Per scoprire che si può imparare con facilità tutto – dal coltivare un orto selvatico a cucinare con le erbe di montagna-, tranne che a stare da solo. Perché la montagna più vera può, al massimo, consegnarci una costellazione di solitudini: tutto sta a farle brillare un attimo insieme.” (Avvenire, 28 settembre 2013)
- “La bellezza di andare dove non c’è il sentiero. L’attraversamento come valore in sé. Imitare il fischio delle marmotte. Camminare e leggere le storie scritte nel terreno. Si scappa da quel sé che non ci appartiene più. Per vedere se nella solitudine della natura un altro io ci aspetta.” (Panorama.it, 7 settembre 2013)
- “Non aspettatevi trame sofisticate o fuochi d’artificio. Cognetti preferisce le magie silenziose”. (Tuttolibri, 27 luglio 2013)
- “Il ragazzo selvatico (Terre di mezzo Editore) è diverso da tutto: racconta i suoi mesi si solitudine in una baita in montagna. Per ritrovarsi. Per ricominciare a scrivere. Per recuperare, nei boschi, i fatti essenziali della vita” (Tu Style, luglio 2013)