
Imperativo latino … e non solo
28 Dicembre 2019
Abbracciato da Cristo a Mezzate con don Edoardo Canetta
28 Dicembre 2019📖 “Il ritorno” di Guy de Maupassant racconta il drammatico ritorno a casa di un marinaio, Martin, che dopo essere stato dato per morto per molti anni, ritorna inaspettatamente dalla sua famiglia.✨
🧠 Analisi del testo
Ecco una breve analisi dei punti principali:
- Ritorno Inaspettato : Martin ritorna a casa dopo essere stato assente per un lungo periodo durante il quale è stato dato per morto. È sopravvissuto a un naufragio e poi è stato catturato da indigeni in Africa per dodici anni.
- Incontro Emozionale : All’arrivo, Martin incontra la moglie, che nel frattempo si è risposata con Lévesque. Si trova anche di fronte ai suoi figli, che sono cresciuti senza di lui.
- Conflitto Familiare : La situazione è complicata dal fatto che la moglie ha rifatto la sua vita con un altro uomo. Viene sollevata la questione su come gestire questa nuova situazione familiare. Martin decide di non creare problemi e lascia che sia la moglie a decidere cosa fare.
- Reazioni Contrastanti : Mentre i figli più grandi (due femmine) accettano timidamente il padre con un bacio, il piccolo reagisce con paura e si mette a piangere quando si avvicina a lui 😨.
- Tensione Sociale : Il testo sottolinea il disagio sociale e personale che deriva da questa situazione imbarazzante. Alla fine, i due uomini escono insieme per bere qualcosa, forse cercando di alleviare la tensione.
🖼️ Temi principali
Ecco le tematiche fondamentali del racconto:
- Identità e Appartenenza : Il tema centrale del racconto è l’identità e il senso di appartenenza. Martin deve rinegoziare la sua posizione all’interno della famiglia e della società.
- Tempo e Cambiamento : Il passaggio del tempo ha cambiato profondamente le circostanze di tutti i personaggi coinvolti. Ciò mette in evidenza quanto rapidamente la vita possa cambiare e come le persone debbano adattarsi alle nuove realtà.
- Dovere e Responsabilità : Entrambi gli uomini mostrano un certo senso di responsabilità nei confronti della famiglia. Martin sceglie di non disturbare l’equilibrio attuale, mentre Lévesque cerca di gestire la situazione nel modo più pacifico possibile.
💬 Commento finale
📌 Questa storia di Maupassant esplora temi universali di amore, perdita, dovere e identità, presentati attraverso una narrazione semplice ma intensa che riflette la complessità delle relazioni umane. 😊
📜 Testo del racconto “Il ritorno” di Guy de Maupassant
Il ritorno di Guy de Maupassant
Il mare schiaffeggia la costa con le sue onde brevi e monotone. Bianche nuvolette svolazzano rapide nel vasto cielo azzurro, portate dal vento, come uccelli; il paese, nel fondo della valletta che va verso il mare, si sta scaldando al sole.
Proprio al principio, isolata, c’è la casa dei Martin-Lévesque, sull’orlo della strada. È una casupola di pescatori, coi muri d’argilla, il tetto di paglia impennacchiato di giaggioli turchini. Un orticello quadrato grande come un fazzoletto, nel quale crescono cipolle, cavoli, prezzemolo e sedano, si stende davanti all’uscio.
L’uomo è alla pesca; la donna, davanti alla casupola, sta aggiustando le maglie d’una gran rete bruna. Una ragazzetta di quattordici anni, seduta su una seggiola, rammenda la biancheria, biancheria da povera gente, lisa e rattoppata. Un altro ragazzo, più giovane di lei d’un anno, culla tra le braccia un bambinello; e due altri bambini, di due e tre anni, stanno seduti impiastricciando con la terra.
Nessuno parla. Il lattante piange senza interruzione, con una vocina stridente. Un gatto dorme sul davanzale; ai piedi del muro, delle violacciocche fiorite formano un bel cuscinetto di fiori bianchi.
A un tratto la fanciulletta chiama:
«Mamma!»
La madre risponde:
«Che c’è?»
«È tornato…»
Sono preoccupate da quella mattina presto, perché c’è un uomo che gironzola intorno alla casa; un uomo anziano, che sembra un mendicante. Lo hanno visto mentre andavano ad accompagnare il padre alla barca: stava seduto nel fosso, davanti al loro uscio. E, quando sono tornate dalla spiaggia, era sempre lì, a guardar la casa.
Pareva malaticcio e poverissimo. Per più d’un’ora era rimasto immobile; poi, accortosi che le donne lo guardavano come se fosse un ladro, s’era allontanato strascicando una gamba. Ma dopo un po’ l’avevano visto tornare, con quella sua andatura lenta e stanca.
La madre e le ragazzine avevano paura; la madre soprattutto era inquieta, già timorosa di natura, e poi il suo uomo, Lévesque, sarebbe tornato solamente a notte.
Suo marito si chiamava Lévesque; lei Martin, e allora li chiamavano Martin-Lévesque. Lei aveva sposato in prime nozze un marinario di nome Martin, che andava a Terranova a pescare le aringhe. Dopo due anni di matrimonio, il veliero di suo marito, le Due sorelle, sparì. Non se ne ebbero più notizie; nessuno dei marinai tornò.
La Martin aspettò per dieci anni, allevando faticosamente i due figli; poi si risposò con Lévesque, vedovo con un figlio. In tre anni ebbe altri due figlioli. Tiravano avanti laboriosamente. Nella loro casa il pane era tenuto di conto, e la carne non si vedeva quasi mai.
La ragazzina seduta al cancelletto disse:
«Sembra che ci conosca. Forse è un povero di Épreville o di Auzebosc.»
Ma la madre non poteva sbagliarsi: no, no, non era uno della zona!
Ora, siccome quello non si muoveva affatto e seguitava a fissare la casa, la Martin s’arrabbiò, e prese una pala:
«Che fate costì?» gridò.
«Piglio il fresco,» rispose lui con voce roca. «Vi do noia?»
«Perché state davanti a casa mia, a spiare?»
«Non faccio male a nessuno. Non si può stare seduti per la strada?»
La giornata passò lentamente. Verso mezzogiorno l’uomo se ne andò. Alle cinque si rifece vedere. Quando tornò Lévesque, a notte fonda, gli raccontarono tutto.
«Sarà un ficcanaso, o un invidioso…»
E se ne andò tranquillamente a letto.
Il giorno dopo, verso le nove, la figliola più grande tornò a casa di corsa:
«Mamma, è tornato un’altra volta!…»
La madre, pallidissima, disse al suo uomo:
«Vagli a dir qualcosa te, Lévesque, che mi sento tutta agitata.»
Lévesque, un pescatore alto, dal viso color mattone, uscì tranquillamente e s’accostò al vagabondo. Cominciarono a parlare. Ad un tratto lo sconosciuto s’alzò e insieme a Lévesque si diresse verso la casa.
«Dagli un pezzetto di pane e un bicchiere di sidro; è digiuno da ierlaltro.»
Entrarono in casa tutti e due. Il vagabondo si mise a sedere e cominciò a mangiare a capo chino.
Lévesque gli chiese:
«Venite di lontano?»
«Da Cette. A piedi.»
«E dove state andando?»
«Qui.»
«Conoscete qualcuno?»
«Certò.»
Dopo un silenzio, Lévesque chiese:
«Come vi chiamate?»
L’uomo rispose, senza nemmeno levar gli occhi:
«Mi chiamo Martin.»
La madre si sentì scorrere per le ossa uno strano brivido. Fece un passo avanti, restò impalata di fronte a lui. Finalmente Lévesque disse:
«Siete di queste parti?»
«Son di qui.»
Alzò il capo, il suo sguardo s’incontrò con quello della donna. Ad un tratto lei disse, con voce mutata:
«Sei te, marito mio?»
Lui rispose lentamente:
«Sì, sono io.»
«E di dove vieni?»
«Dalla costa dell’Africa. Si era andati addosso a un banco, e ci siamo salvati in tre. Poi ci avevano preso i selvaggi che ci hanno tenuto dodici anni. A me mi ha preso un esploratore inglese, che m’ha riportato a Cette. E eccomi qui.»
La Martin cominciò a piangere, col viso nascosto nel grembiule.
«E ora, che si fa?» disse Lévesque.
Martin chiese:
«Sei te il suo marito?»
«Sì, sono io.»
Martin guardò i bambini:
«Son le mie?»
«Sì, sono le tue.»
Poi si decise:
«Farò come ti pare a te. Io ho due figlioli, tu tre: ognuno si piglia i suoi. La madre è tua? è mia? Farò come vorrai decidere. Ma la casa è mia perché me l’ha lasciata mio padre.»
La Martin seguitava a piangere. Lévesque ebbe un’idea:
«Andiamo dal parroco, deciderà lui.»
Martin s’alzò, andò verso sua moglie, e costei gli si gettò addosso:
«Marito mio, sei tornato… povero marito mio!…»
Lo abbracciava, in preda ai ricordi.
Le due figlie grandi s’erano avvicinate. La madre disse:
«Dategli almeno un bacio a vostro padre.»
Le ragazzine s’avvicinarono, timorose. Martin le baciò sulle gote, con un bacione sonoro. Il piccino si mise a urlare.
Poi i due uomini uscirono insieme. Passando davanti al caffè, Lévesque chiese:
«Si piglia un gocciolino?»
«Certò.»
Entrarono. Lévesque gridò:
«Ohé, Chicot, due di quella buona! È tornato Martin, te lo ricordi, Martin, quello della mia moglie, quello delle Due sorelle…»
L’oste s’avvicinò:
«Sicché, sei tornato, eh, Martin?»
Martin rispose:
«Eccomi qui.»