
La coscienza di Zeno tra inettitudine e ironia
28 Dicembre 2019
Biografia di Italo Svevo
28 Dicembre 2019“Una vita”, pubblicato nel 1892, è il romanzo d’esordio di Italo Svevo (pseudonimo di Aron Ettore Schmitz).
L’opera segna l’inizio della riflessione sveviana sui temi della fragilità umana, dell’inettitudine e del fallimento esistenziale, temi che troveranno piena espressione nei suoi romanzi successivi, in particolare in “Senilità” e “La coscienza di Zeno”.
Trama
La vicenda ruota attorno a Alfonso Nitti, un giovane originario della campagna, che si trasferisce a Trieste per lavorare come impiegato in una banca. La città e la sua nuova vita in ambiente urbano rappresentano per Alfonso la possibilità di migliorare la propria condizione e affermarsi socialmente. Tuttavia, questa speranza si scontra con la sua incapacità di affrontare con successo le sfide che gli si pongono davanti.
Alfonso è caratterizzato da un profondo senso di inadeguatezza e una perenne insicurezza. Malgrado i suoi sogni di grandezza intellettuale e sociale, egli è costantemente bloccato dalla sua incapacità di agire con decisione. Durante il romanzo, Alfonso intraprende una relazione amorosa con Annetta Maller, la figlia del suo datore di lavoro, il ricco industriale Maller. Annetta è una ragazza ambiziosa e idealista, che vede in Alfonso una sorta di compagno per le sue aspirazioni letterarie, ma anche lei finirà per essere delusa dalla mancanza di vitalità e dalla debolezza del giovane.
La relazione con Annetta sembra offrire ad Alfonso l’opportunità di affermarsi sia socialmente che affettivamente, ma la sua timidezza e passività lo portano a fallire anche in questa occasione. La sua condizione si aggrava con la morte della madre, un evento che lo trascina in un abisso di depressione e senso di colpa.
Il romanzo culmina con il suicidio di Alfonso, che, incapace di trovare un senso alla sua esistenza e soffocato dalle sue angosce, vede nella morte l’unica via d’uscita dal fallimento totale della sua vita.
Tematiche principali
- Inettitudine e fallimento esistenziale: Alfonso Nitti è un perfetto esempio dell’inetto sveviano, una figura che anticipa personaggi come Emilio Brentani e Zeno Cosini. Alfonso è incapace di vivere la vita in maniera attiva e determinata; è sempre in balia delle circostanze e delle sue paure. La sua incapacità di affrontare le sfide della vita (sia sul piano lavorativo che sentimentale) lo porta a una crescente alienazione e, infine, alla scelta tragica del suicidio.
- La critica della società borghese: Come accade in molti romanzi del periodo, Trieste diventa lo sfondo per una riflessione sulla società borghese, vista come un ambiente soffocante, privo di autentici valori e pieno di superficialità. Alfonso si sente estraneo e incapace di adattarsi a questa società che celebra il denaro e l’ambizione, mentre lui si sente dominato da sentimenti più intimi e personali. Il suo scontro con questo mondo si risolve in una sconfitta totale.
- L’inadeguatezza dell’intellettuale: Alfonso rappresenta anche il fallimento dell’intellettuale nella società moderna. Malgrado i suoi sogni di grandezza, la sua passione per la lettura e la scrittura, Alfonso non riesce a far valere il proprio talento. Egli è alienato non solo sul piano emotivo e sociale, ma anche intellettuale. Non riesce a trovare un modo per esprimere pienamente se stesso e i suoi ideali.
- L’autoinganno: Alfonso, come i futuri personaggi sveviani, è preda dell’autoinganno. Spesso giustifica la propria passività e il proprio fallimento con ragioni esterne, piuttosto che affrontare le sue paure e le sue mancanze. Questo tema dell’autoinganno, che Svevo svilupperà ulteriormente ne “La coscienza di Zeno”, è un tratto distintivo dei suoi protagonisti, i quali, pur cercando di capire se stessi, finiscono per deformare la realtà con le loro interpretazioni soggettive.
- La crisi dell’identità maschile: In Alfonso si riflette anche una crisi più generale dell’identità maschile. Egli è costantemente incapace di agire in maniera virile e decisa. Il suo fallimento con Annetta non è solo sentimentale, ma anche simbolico: rappresenta l’incapacità di affermarsi come uomo in una società che esige forza, sicurezza e ambizione.
Influenze letterarie e culturali
“Una vita” si colloca all’interno di una tradizione letteraria che esplora il tema dell’alienazione e del fallimento dell’individuo nella società moderna. Svevo è chiaramente influenzato dal naturalismo francese e dalle opere di autori come Flaubert e Zola, che indagano le dinamiche psicologiche dei loro personaggi con un approccio oggettivo e scientifico. Tuttavia, Svevo aggiunge un’ulteriore profondità a questi temi, anticipando l’introspezione psicologica che sarà poi centrale nel modernismo e nelle opere di autori come Joyce e Proust.
Inoltre, la condizione di Alfonso, che è costantemente diviso tra desideri irrealizzabili e inazione, risente del pensiero di Schopenhauer, che influenzò fortemente Svevo. La concezione dell’esistenza come una lotta infruttuosa contro il proprio destino e i propri limiti è un tema che ritorna spesso in “Una vita”.
Il titolo: Una vita
Il titolo del romanzo è ironico. L’esistenza di Alfonso è tutto fuorché una “vita” nel senso pieno del termine. È una vita vissuta a metà, una non-vita fatta di desideri repressi, azioni mancate e sogni mai realizzati. La sua vita è un vuoto, un fallimento totale, che culmina in un finale tragico. Il titolo riflette così la contraddizione tra il potenziale di vita di Alfonso e la sua effettiva incapacità di viverla.
Ricezione e fortuna critica
Come spesso accadde con i primi lavori di Svevo, “Una vita” passò quasi inosservato al momento della sua pubblicazione. La critica dell’epoca non lo accolse con entusiasmo, e il pubblico non prestò grande attenzione al romanzo. Solo più tardi, grazie all’influenza di James Joyce, che riconobbe il valore delle opere di Svevo, il romanzo cominciò a guadagnare il riconoscimento che meritava.
Conclusione
“Una vita” è un romanzo che anticipa molte delle tematiche che Svevo svilupperà nei suoi successivi lavori, in particolare l’idea dell’inettitudine come condizione dell’uomo moderno. Alfonso Nitti, con la sua passività e la sua incapacità di trovare un posto nel mondo, è un precursore dei personaggi nevrotici e alienati della letteratura del Novecento. Svevo, con la sua finezza psicologica e la sua capacità di sondare le profondità dell’animo umano, ci offre un’opera che, pur nella sua apparente semplicità, è ricca di significati e di implicazioni filosofiche.