Giustiniano
28 Dicembre 2019Il complemento di specificazione
28 Dicembre 2019
Et iam prima novo spargebat lumine terras Non arma expedient, totaque ex urbe sequentur,
Non potui abreptum divellere corpus, et undis 600 Quem metui moritura? Faces in castra tulissem, ‘Sol, qui terrarum flammis opera omnia lustras, Haec precor, hanc vocem extremam cum sanguine fundo. Litora litoribus contraria, fluctibus undas Haec ait, et partis animum versabat in omnis, 630
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“E ormai la prima Aurora, lasciando il croceo letto di Titone, spargeva la terra con la nuova luce.
Quando la regina, dalla sua torre, vide per la prima volta il chiarore del giorno, e osservò la flotta avanzare con le vele spiegate, e si accorse che le coste erano deserte e i porti privi di rematori, per tre volte e quattro si percosse il bel petto con la mano, e, recidendosi i capelli biondi, disse: ‘Per Giove, partirà dunque quest’uomo, lo straniero, e si sarà beffato dei nostri regni? Non si armeranno gli uomini, e non lo inseguiranno dall’intera città? Non saccheggeranno altri le navi dai cantieri? Andate, portate rapidamente le torce, date le vele, spingete i remi! — Ma cosa dico, o dove sono? Quale follia stravolge la mia mente? Infelice Didone, ora ti toccano le empie azioni. Allora dovevi reagire, quando gli concedesti lo scettro. — Ecco la sua destra e la sua fedeltà, lui che si dice porti con sé i Penati dei padri, lui che si dice abbia caricato sulle spalle il padre afflitto dalla vecchiaia! Non ho potuto strapparlo via e farlo a pezzi, e gettarlo in mare? Non uccidere con la spada i suoi compagni, non lui stesso, Ascanio, e offrirlo come pasto alle mense dei padri? — In verità, la sorte della battaglia sarebbe stata incerta: — ma avrebbe dovuto essere così. Chi temevo, io che stavo per morire? Avrei portato le torce nel suo accampamento, avrei riempito le sue navi di fiamme, avrei sterminato il padre, il figlio e tutta la stirpe, e su di me stessa avrei gettato le fiamme. O Sole, che illumini con i tuoi raggi tutte le opere della Terra, e tu, Giunone, custode e consapevole delle mie pene, e tu, Ecate, che ululi nelle notti nelle crocicchie delle città, e voi, Furie vendicatrici, e dèi della morente Elissa, accogliete queste parole e volgete la vostra giusta potenza alle mie sventure, e ascoltate le mie preghiere. Se il destino vuole che quell’uomo odioso tocchi le rive e giunga alla terraferma, e questo è il volere di Giove, così sia: ma, perseguitato dalle armi di un popolo audace, esule dalla sua terra, separato dall’abbraccio di Iulo, che implori aiuto e veda la morte ingiusta dei suoi cari; e, quando si sarà arreso a una pace ingiusta, che non goda né del regno né della luce desiderata, ma cada prima del tempo, inumato nella sabbia. Questo prego, e con il mio sangue offro quest’ultima voce. E voi, o Tirii, perseguitate con odio la stirpe e tutta la progenie futura, e portate questi doni alle mie ceneri. Nessun amore tra i popoli, nessun patto ci sia. Sorga dai miei resti un vendicatore che insegua con fuoco e spada i coloni troiani, ora, un giorno, ogni volta che si presenterà la forza. Che le rive si oppongano alle rive, i flutti ai flutti, che si combattano le armi contro le armi, sia loro che i loro discendenti.’ Così parlò, e meditava su ogni lato, cercando il modo di spezzare la luce della vita nel modo più rapido.” |