
Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio
28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019“Il Veto del Figlio” (The Son’s Veto) è un racconto breve dello scrittore inglese Thomas Hardy, pubblicato per la prima volta nel 1891.
Riassunto del Racconto
Il racconto si articola in tre parti, seguendo la vita di Sophy Twycott.
Parte I: L’Antefatto e la Nuova Vita a Londra La storia si apre con Sophy, una giovane donna malata e zoppa, osservata da dietro durante un concerto in un parco di Londra. La sua acconciatura elaborata e il suo aspetto suggeriscono una bellezza passata. Si scopre che è la seconda moglie del defunto pastore di una parrocchia vicina e che è zoppa. La vediamo accompagnata da suo figlio Randolph, un ragazzo di dodici o tredici anni che frequenta una prestigiosa scuola pubblica. Durante il ritorno a casa, Randolph la corregge aspramente per un errore grammaticale (“have” invece di “has”), rivelando una distanza tra madre e figlio dovuta alle differenze di classe e istruzione. Il narratore introduce un flashback: Sophy, a diciannove anni, era la cameriera di salotto a Gaymead, il suo villaggio natale nel North Wessex. Dopo la morte della prima moglie del vicario Twycott, Sophy incontra Sam Hobson, il giardiniere, che le propone di sposarlo. Sophy lo rifiuta, non per mancanza di affetto, ma per un senso di improprietà. Poco dopo, il vicario, colpito dalla sua dolcezza e dalla sua presenza, e dopo che Sophy si infortuna al piede (diventando zoppa), le chiede di sposarlo. Sophy, pur non amandolo, acconsente per rispetto e per la sicurezza di una casa, accettando di diventare la sua seconda moglie. Per evitare lo scandalo sociale di un tale matrimonio, il vicario si scambia di parrocchia con un amico a sud di Londra, abbandonando la loro bella casa di campagna per una vita più anonima nella capitale. Sophy, ora “signora”, si sforza di acquisire le maniere e la cultura appropriate, ma il suo unico figlio, Randolph, cresce notando e irritandosi per le sue “mancanze” grammaticali e di classe.
Parte II: La Vedovanza e la Solitudine di Sophy Il signor Twycott muore, lasciando Sophy vedova e con un modesto reddito personale, ma senza controllo sui suoi beni, messi sotto la protezione di fiduciari per paura che la sua inesperienza potesse essere sfruttata. L’educazione di Randolph è stata preorganizzata per includere Oxford e l’ordinazione sacerdotale. Sophy si ritrova sola, con poco da fare se non occuparsi della casa per il figlio durante le vacanze. Randolph, con la sua educazione aristocratica, si allontana sempre più dalla madre, vergognandosi delle sue origini e dei suoi errori. Sophy vive una vita triste e isolata, tormentata dall’insonnia. Una notte, osservando i carri dei mercanti di verdura diretti a Covent Garden, riconosce Sam Hobson, il suo ex corteggiatore giardiniere. Sente una “curiosa emozione” e comincia a riflettere sulla vita che avrebbe potuto avere con lui. Lo cerca e lo incontra, e i due parlano del loro passato e del loro villaggio natale. Sophy ammette la sua infelicità e il desiderio di tornare a casa, ma si frena ricordando suo figlio, un “gentiluomo” che non potrebbe accettare le sue umili origini.
Parte III: Il Veto e le Conseguenze Finali L’amicizia tra Sophy e Sam si riallaccia. Sophy, sentendosi sola, accetta di accompagnare Sam in un viaggio notturno a Covent Garden sul suo carro di verdure. L’esperienza la rinvigorisce, facendole capire che “non c’era stato nulla di realmente sbagliato nel viaggio, ma suppose che socialmente fosse stato molto sbagliato”. Sam le propone di sposarlo e di aprire un negozio di frutta e verdura ad Aldbrickham, offrendole una vita semplice e indipendente. Sophy, pur desiderosa di accettare, esita per via di Randolph. Quando Sophy finalmente rivela a Randolph il suo desiderio di risposarsi con un uomo di umili origini, il ragazzo reagisce con orrore e “scoppiò in lacrime appassionate”. Si rinchiude nella sua stanza e, attraverso la serratura, le grida: “Mi vergogno di te! Mi rovinerà! Un miserabile villano! Un maleducato! Un contadino! Mi degraderà agli occhi di tutti i gentiluomini d’Inghilterra!” Sophy, disperata, giura di “combatterlo”. Nonostante Sam abbia intanto ottenuto il negozio, Sophy gli dice che deve ancora aspettare. Per quattro o cinque anni, Sophy tenta di convincere Randolph, ma lui rimane irremovibile. Quando Randolph sta per essere ordinato sacerdote e avrà una sua casa, Sophy gli argomenta che la sua “cattiva grammatica e la sua ignoranza” sarebbero un peso per lui. Ma Randolph, ormai un “uomo più adulto”, la porta davanti a una croce e un altare nella sua camera da letto e le fa giurare che non sposerà Sam senza il suo consenso, affermando: “Lo devo a mio padre!”. Sophy giura, sperando che dopo l’ordinazione si ammorbidisca. Ma Randolph non cede, la sua “educazione aveva ormai sufficientemente soppiantato la sua umanità”. La zoppia di Sophy peggiora, e lei si consuma nella tristezza, lamentandosi tra sé e sé: “Perché non posso dire a Sam che lo sposerò? Perché non posso?”. Il racconto si conclude con Sam che, quattro anni dopo, sta alla porta del suo negozio, suggerendo che Sophy non lo ha mai sposato.
Analisi del Racconto
“Il Veto del Figlio” è un racconto che condensa molti dei temi cari a Thomas Hardy, offrendo un ritratto amaro della società vittoriana e delle sue implacabili gerarchie.
- Le Barriere di Classe e la Mobilità Sociale: Il tema centrale è la rigidità delle classi sociali in epoca vittoriana. Sophy, una cameriera, sposa un vicario e ascende socialmente, diventando “signora”. Tuttavia, questa ascesa è fragile e precaria. Il suo passato la perseguita attraverso la sua “mancanza di cultura” e la sua “cattiva grammatica”, che la rendono inadeguata agli occhi del figlio. Randolph incarna la snobberia di classe: la sua educazione in una “scuola pubblica” (nel senso inglese di scuola privata d’élite) lo rende intollerante verso le umili origini della madre, che percepisce come una minaccia alla sua posizione sociale e alla sua “reputazione” di gentiluomo. Il suo “veto” non è solo un capriccio filiale, ma il riflesso di un sistema sociale che condanna chi tenta di superare i propri confini di nascita.
- Amore, Sacrificio e Dovere: Sophy è la figura del sacrificio materno. Inizialmente, sposa il vicario per sicurezza e rispetto, non per amore passionale. Successivamente, sacrifica la propria felicità e la possibilità di una vita più autentica con Sam per il “dovere” verso il figlio e la sua ascesa sociale. Il suo amore per Randolph, sebbene non sempre ricambiato con la stessa intensità, è incondizionato. La sua vita diventa un’esistenza di rinuncia e sofferenza silenziosa.
- Il Conflitto Generazionale e la Mancanza di Empatia: Il rapporto tra Sophy e Randolph è il cuore drammatico del racconto. Randolph, pur essendo il figlio, è incapace di empatia verso la madre. La sua educazione lo ha reso rigido, classista e insensibile al dolore altrui. La sua preoccupazione per la “rovina” della sua reputazione supera ogni considerazione per la felicità della madre. Hardy critica qui l’educazione elitaria che, anziché formare individui completi, produce esseri umani disumanizzati e prigionieri delle convenzioni.
- Il Rimorso e le Occasioni Perdute: Sophy è tormentata dal rimorso per la vita che avrebbe potuto avere con Sam. Il loro incontro casuale dopo anni riaccende in lei la consapevolezza delle opportunità perdute. Il viaggio notturno sul carro di verdure, seppur “socialmente molto sbagliato”, è un momento di autentica felicità e libertà per lei, un barlume di ciò che avrebbe potuto essere.
- Il Fatalismo Hardiano: Il racconto è intriso del fatalismo tipico di Hardy. Le circostanze (la zoppia di Sophy, la morte del vicario, l’incontro con Sam) sembrano offrire a Sophy una seconda possibilità, ma il destino (o, in questo caso, la rigidità sociale incarnata dal figlio) interviene inesorabilmente per negarle la felicità. La sua vita si consuma in una “tristezza” che la porta alla morte, senza aver mai realizzato il suo desiderio più profondo.
- La Critica all’Ipocrisia Sociale e Religiosa: Il racconto critica sottilmente l’ipocrisia della società vittoriana, che privilegia le apparenze e la posizione sociale rispetto alla felicità individuale e all’autenticità dei sentimenti. La carriera ecclesiastica di Randolph, che dovrebbe essere basata su valori morali, è in realtà un veicolo per la sua ascesa sociale, e la sua “educazione aveva ormai sufficientemente soppiantato la sua umanità”.
Personaggi:
- Sophy Twycott: La protagonista, una figura tragica. Inizialmente ingenua e sottomessa, si adatta alla sua nuova posizione sociale ma non riesce a superare le sue origini. È una donna di “puri istinti”, capace di grande amore e sacrificio, ma schiacciata dalle aspettative sociali e dal figlio. La sua zoppia fisica è metafora della sua limitazione sociale ed emotiva.
- Randolph: Il figlio, simbolo della rigidità e della snobberia di classe. La sua educazione lo rende arrogante e privo di empatia. La sua “umanità” è “soppiantata” dalla sua formazione e dalle sue ambizioni sociali.
- Mr. Twycott: Il vicario, un uomo gentile ma socialmente ansioso. Il suo matrimonio con Sophy è un atto di affetto ma anche di sfida alle convenzioni, che lo costringe a un esilio sociale. Le sue precauzioni per Sophy dopo la sua morte, pur dettate da amore, finiscono per limitare la libertà della moglie.
- Sam Hobson: Il giardiniere, simbolo di una vita semplice, autentica e rurale. La sua lealtà e il suo amore per Sophy sono costanti, offrendo un contrasto con la complessità e la crudeltà del mondo in cui Sophy si trova.
Stile: Hardy utilizza una prosa dettagliata e descrittiva, con un’attenzione particolare al paesaggio (il contrasto tra la campagna di Gaymead e la Londra suburbana) che riflette gli stati d’animo dei personaggi. La narrazione è in terza persona, ma con una forte empatia verso Sophy e una critica implicita verso Randolph e le convenzioni sociali. Il tono è malinconico e pessimista, tipico dell’autore, con un uso efficace dell’ironia drammatica. La struttura in tre parti permette di seguire la progressione della tragedia di Sophy.
Conclusione
“Il Veto del Figlio” è un racconto potente che, attraverso la storia di Sophy Twycott, denuncia la crudeltà delle barriere di classe e l’ipocrisia della società vittoriana. È una tragedia intima che si consuma nel silenzio e nel sacrificio, mostrando come le ambizioni sociali possano distruggere la felicità individuale e i legami più autentici. Il “veto” di Randolph non è solo un atto di un figlio, ma il simbolo di un sistema sociale che condanna chi non si conforma, lasciando la protagonista in una solitudine e un rimpianto incolmabili.
