
Traccia e analisi di Talor mentre cammino per le strade di Camillo Sbarbaro
28 Dicembre 2019
E per sempre o fratello addio di Giorgio Caproni
28 Dicembre 2019Testo, traduzione e analisi del brano del VIII libro dell’Eneide, che narra il viaggio di Enea a Pallanteo e il suo incontro con Evandro e Pallante
Testo e Traduzione
Testo di Virgilio:
Ecce autem subitum atque oculis mirabile monstrum,
candida per siluam cum fetu concolor albo procubuit uiridique in litore conspicitur sus; quam pius Aeneas tibi enim, tibi, maxima Iuno, mactat sacra ferens et cum grege sistit ad aram. 85 Thybris ea fluuium, quam longa est, nocte tumentem leniit, et tacita refluens ita substitit unda, mitis ut in morem stagni placidaeque paludis sterneret aequor aquis, remo ut luctamen abesset. ergo iter inceptum celerant rumore secundo: 90 labitur uncta uadis abies; mirantur et undae, miratur nemus insuetum fulgentia longe scuta uirum fluuio pictasque innare carinas. olli remigio noctemque diemque fatigant et longos superant flexus, uariisque teguntur 95 arboribus, uiridisque secant placido aequore siluas. sol medium caeli conscenderat igneus orbem cum muros arcemque procul ac rara domorum tecta uident, quae nunc Romana potentia caelo aequauit, tum res inopes Euandrus habebat. 100 ocius aduertunt proras urbique propinquant.Forte die sollemnem illo rex Arcas honorem Amphitryoniadae magno diuisque ferebat ante urbem in luco. Pallas huic filius una, una omnes iuuenum primi pauperque senatus 105 tura dabant, tepidusque cruor fumabat ad aras. ut celsas uidere rates atque inter opacum adlabi nemus et tacitos incumbere remis, terrentur uisu subito cunctique relictis consurgunt mensis. audax quos rumpere Pallas 110 sacra uetat raptoque uolat telo obuius ipse, et procul e tumulo: ‘iuuenes, quae causa subegit ignotas temptare uias? quo tenditis?’ inquit. ‘qui genus? unde domo? pacemne huc fertis an arma?’ |
Traduzione
82-85 Ed ecco, un prodigio improvviso e mirabile agli occhi, una scrofa bianca con la sua prole, anch’essa bianca, si sdraiò nella selva e fu scorta su una verde riva; il pio Enea la immola, portando sacre offerte, a te, sì, a te, o grandissima Giunone, e con il gregge si ferma all’altare. 86-89 Il Tevere in quella notte, per tutta la sua lunghezza, calmò il fiume in piena, e, rifluendo in silenzio, così si arrestò l’onda, in modo che, come la quiete di uno stagno e di una placida palude, stesero la superficie delle acque, affinché la fatica dei remi venisse meno. 90-96 Perciò accelerano il viaggio intrapreso con favorevole notizia: l’abete unto scivola sui guadi; e le onde si meravigliano, il bosco insolito si meraviglia degli scudi degli uomini che brillano lontano sul fiume e delle navi dipinte che vi galleggiano. Essi con il remeggio affaticano la notte e il giorno e superano lunghi meandri, e sono coperti da vari alberi, e tagliano le verdi selve sulla placida superficie. 97-101 Il sole infuocato aveva raggiunto il centro del cielo quando da lontano vedono le mura e la rocca e i rari tetti delle case, che ora la potenza Romana ha eguagliato al cielo, allora Evandro aveva beni poveri. Più velocemente dirigono le prore e si avvicinano alla città. 102-114 Per caso, quel giorno il re Arcadio (Evandro) celebrava un solenne onore al figlio di Anfitrione (Ercole) e ai grandi dèi davanti alla città, in un bosco sacro. Pallante, suo figlio, era con lui, e con lui tutti i primi tra i giovani e il povero senato offrivano incenso, e il sangue tiepido fumava sugli altari. Appena videro le alte navi scivolare tra il bosco ombroso e i rematori taciti affaticarsi ai remi, si spaventano alla vista improvvisa e tutti, lasciati i banchetti, si alzano. Pallante, audace, li ferma, vietando loro di interrompere i riti, e, afferrato un dardo, vola egli stesso incontro, e da lontano, da un’altura: “Giovani, quale motivo vi ha spinto a tentare vie ignote? Dove siete diretti?” disse. “Chi siete per stirpe? Da dove venite? Portate pace o armi qui?” |
Analisi del Brano
Questo brano del libro VIII dell’Eneide descrive il viaggio di Enea sul Tevere verso Pallanteo e il suo primo contatto con Evandro e gli Arcadi. È un momento significativo perché segna l’inizio dell’alleanza tra Troiani e Arcadi, fondamentale per la guerra futura, e la prefigurazione della fondazione di Roma.
1. Il prodigio della scrofa bianca (vv. 82-85)
- La conferma divina: Il brano si apre riprendendo il prodigio annunciato dal dio Tiberino: il ritrovamento della scrofa bianca con trenta porcellini bianchi. Questo segno, che indica il luogo della futura Alba Longa, è la prova tangibile della veridicità della profezia e della benevolenza divina. È un momento di rassicurazione per Enea.
- L’offerta a Giunone: Il gesto di Enea di immolare la scrofa “a te, sì, a te, o grandissima Giunone” (“tibi enim, tibi, maxima Iuno”) è di estrema importanza. È un atto di pietas e di sottomissione volto a placare l’ira persistente della dea. È la messa in pratica del consiglio di Tiberino e un tentativo di Enea di allinearsi completamente con il volere divino, anche se questo comporta onorare la sua principale avversaria.
2. Il viaggio sul Tevere (vv. 86-96)
- L’intervento del Tevere (vv. 86-89): Il fiume stesso, il dio Tiberino, facilita il viaggio di Enea. Il Tevere, che la notte prima era in piena, si calma e si arresta con un flusso silenzioso, diventando “come la quiete di uno stagno e di una placida palude” (“mitis ut in morem stagni placidaeque paludis”). Questo intervento divino rende il viaggio controcorrente agevole, sottolineando ancora una volta la protezione e la guida del Fato. Il fiume diventa un alleato, non un ostacolo.
- La descrizione della navigazione (vv. 90-96): La scena è descritta con vivida suggestione. Le navi (“abete unto”, “carinae pictae”) scivolano agevolmente. La meraviglia delle onde e del bosco (“mirantur et undae, miratur nemus insuetum”) di fronte agli scudi “fulgentia longe” degli uomini sul fiume crea un’immagine quasi onirica e sottolinea la novità e la straordinarietà dell’evento per quel paesaggio incontaminato. Il “tagliare le verdi selve sulla placida superficie” è una metonimia poetica che enfatizza la tranquillità del viaggio e la bellezza del paesaggio fluviale.
3. L’avvicinamento a Pallanteo (vv. 97-101)
- L’arrivo a mezzogiorno: Il viaggio si conclude a mezzogiorno (“sol medium caeli conscenderat igneus orbem”), un momento di piena luce che simboleggia chiarezza e rivelazione.
- La visione di Pallanteo: Da lontano, Enea e i suoi vedono le mura e la rocca di Pallanteo. Virgilio inserisce una prolessi fondamentale: “che ora la potenza Romana ha eguagliato al cielo, allora Evandro aveva beni poveri” (“quae nunc Romana potentia caelo aequauit, tum res inopes Euandrus habebat”). Questo contrasto tra la modesta origine di Pallanteo (la futura Roma, con le sue “res inopes”, “beni poveri”) e la sua futura grandezza e potenza (“Romana potentia caelo aequauit”) è un topos virgiliano, che esalta l’umiltà delle origini di fronte alla maestà del destino.
4. L’incontro con Evandro e Pallante (vv. 102-114)
- Il rito sacro (vv. 102-106): L’arrivo di Enea coincide con la celebrazione di un rito sacro in onore di Ercole (“Amphitryoniadae”, figlio di Anfitrione, padre putativo di Ercole) e di altri dèi. Il fatto che si celebri Ercole è significativo, poiché anch’egli fu un eroe viaggiatore e un civilizzatore, un modello per Enea. La scena è descritta con semplicità: incenso e sangue fumante, con la partecipazione del re Evandro, suo figlio Pallante e tutto il “povero senato” dei giovani.
- La reazione degli Arcadi (vv. 107-109): La vista improvvisa delle navi troiane terrorizza gli Arcadi, che abbandonano i banchetti e si alzano. Questo è un momento di potenziale conflitto, data la loro diffidenza verso gli stranieri (e la loro guerra con i Latini).
- L’intervento di Pallante (vv. 109-114): Il giovane Pallante si distingue per il suo coraggio e la sua prudenza. È lui a fermare la reazione spaventata della sua gente (“audax quos rumpere Pallas sacra uetat”) e a prendere l’iniziativa, volando “incontro” con un dardo. La sua domanda finale – “Giovani, quale motivo vi ha spinto a tentare vie ignote? Dove siete diretti? Chi siete per stirpe? Da dove venite? Portate pace o armi qui?” – è un modello di diplomazia e cautela, che cerca di discernere le intenzioni degli stranieri prima di agire impulsivamente. Il fatto che un giovane principe prenda in mano la situazione suggerisce la sua importanza futura come alleato di Enea.
In sintesi, questo brano illustra il completamento di una tappa fondamentale del viaggio di Enea, reso possibile dalla benevolenza divina. Virgilio enfatizza la serenità del viaggio fluviale, il contrasto tra le umili origini di Pallanteo e la sua futura grandezza romana, e prepara il terreno per l’alleanza con Evandro, un’alleanza cruciale che permetterà a Enea di affrontare la guerra imminente e compiere il suo destino.