
Ultimi versi del canto quinto del Purgatorio di Dante vv. 112-136
28 Dicembre 2019
Canto undicesimo del Paradiso di Dante vv. 49-108
28 Dicembre 2019L’Inno a Venere è il proemio del “De rerum natura” (Sulla natura delle cose), il grande poema filosofico di Lucrezio.
Questo inno apre l’opera celebrando Venere come forza generatrice della natura e simbolo della vita.
Nei primi 9 versi, Lucrezio si rivolge a Venere con grande reverenza, descrivendola come:
- Genitrice dei Romani (discendenti di Enea)
- Fonte di piacere per uomini e dei
- Colei che popola la terra e il mare
Il poeta enfatizza il ruolo di Venere come forza vitale che permea tutta la natura, facendo nascere e crescere ogni creatura. La descrive come colei che porta la luce, dissipando le nuvole e calmando i venti.
Lucrezio usa un linguaggio elevato e poetico per dipingere Venere come una figura quasi onnipotente nella natura, pur mantenendo una prospettiva epicurea che vede gli dei come distaccati dalle vicende umane.
Questo inizio stabilisce il tono del poema e introduce alcuni dei temi chiave che Lucrezio svilupperà: la natura, la vita, e il ruolo delle forze naturali nel mondo.
Testo e traduzione
Testo:
Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas, |
Traduzione
O Venere, madre dei discendenti di Enea, delizia degli uomini e degli dei, tu che, sotto le stelle mobili del cielo, popoli il mare navigabile e le terre fertili, poiché grazie a te ogni specie vivente è concepita e, nata, vede la luce del sole: davanti a te, o dea, fuggono i venti, davanti a te e al tuo arrivo si dileguano le nuvole del cielo, per te la terra ingegnosa fa spuntare dolci fiori, per te sorridono le distese del mare e il cielo rasserenato splende di diffusa luce.
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