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TRACCIA
Esempio di traccia di prova scritta del Ministero dell’Istruzione dell’’Università e della Ricerca
ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
PRIMA PROVA SCRITTA – ESEMPIO TIPOLOGIA B
ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
Una rapida evoluzione delle tecnologie è certamente la caratteristica più significativa degli anni a venire, alimentata e accelerata dall’arrivo della struttura del Villaggio Globale. […] Il parallelo darwiniano può essere portato oltre: come nei sistemi neuronali e più in generale nei sistemi biologici, l’inventività evolutiva è intrinsecamente associata all’interconnessione. Ad esempio, se limitassimo il raggio di interazione tra individui ad alcuni chilometri, come era il caso della società rurale della fine dell’Ottocento, ritorneremmo ad una produttività comparabile a quella di allora. L’interconnessione a tutti i livelli e in tutte le direzioni, il “melting pot”, è quindi un elemento essenziale nella catalisi della produttività.
La comunità scientifica è stata la prima a mettere in pratica un tale “melting pot” su scala planetaria. L’innovazione tecnologica che ne deriva, sta seguendo lo stesso percorso. L’internazionalizzazione della scienza è quasi un bisogno naturale, dal momento che le leggi della Natura sono evidentemente universali ed espresse spesso con il linguaggio comune della matematica. È proprio a causa di questa semplicità che tale esempio costituisce un utile punto di riferimento.
Esso prova che la globalizzazione è un importante mutante “biologico”, una inevitabile tappa nell’evoluzione. Molte delle preoccupazioni espresse relativamente alle conseguenze di questo processo si sono rivelate prive di fondamento. Ad esempio, la globalizzazione nelle scienze ha amplificato in misura eccezionale l’efficacia della ricerca. Un fatto ancora più importante è che essa non ha eliminato le diversità, ma ha creato un quadro all’interno del quale la competizione estremamente intensificata tra individui migliora la qualità dei risultati e la velocità con la quale essi possono essere raggiunti. Ne deriva un meccanismo a somma positiva, nel quale i risultati dell’insieme sono largamente superiori alla somma degli stessi presi separatamente, gli aspetti negativi individuali si annullano, gli aspetti positivi si sommano, le buone idee respingono le cattive e i mutamenti competitivi scalzano progressivamente i vecchi assunti dalle loro nicchie.
Ma come riusciremo a preservare la nostra identità culturale, pur godendo dell’apporto della globalizzazione che, per il momento, si applica ai settori economico e tecnico, ma che invaderà rapidamente l’insieme della nostra cultura? Lo stato di cose attuale potrebbe renderci inquieti per il pericolo dell’assorbimento delle differenze culturali e, di conseguenza, della creazione di un unico “cervello planetario”.
A mio avviso, e sulla base della mia esperienza nella comunità scientifica, si tratta però solo di una fase passeggera e questa paura non è giustificata. Al contrario, credo che saremo testimoni di un’esplosione di diversità piuttosto che di un’uniformizzazione delle culture. Tutti gli individui dovranno fare appello alla loro diversità regionale, alla loro cultura specifica e alle loro tradizioni al fine di aumentare la loro competitività e di trovare il modo di uscire dall’uniformizzazione globale. Direi addirittura, parafrasando Cartesio, “Cogito, ergo sum”, che l’identità culturale è sinonimo di esistenza. La diversificazione tra le radici culturali di ciascuno di noi è un potente generatore di idee nuove e di innovazione. È partendo da queste differenze che si genera il diverso, cioè il nuovo. Esistono un posto ed un ruolo per ognuno di noi: sta a noi identificarli e conquistarceli. Ciononostante, bisogna riconoscere che, anche se l’uniformità può creare la noia, la differenza non è scevra da problemi. L’unificazione dell’Europa ne è senza dubbio un valido esempio.
Esiste, ciononostante, in tutto ciò un grande pericolo che non va sottovalutato. È chiaro che non tutti saranno in grado di assimilare un tale veloce cambiamento, dominato da tecnologie nuove. Una parte della società resterà inevitabilmente a margine di questo processo, una nuova generazione di illetterati “tecnologici” raggiungerà la folla di coloro che oggi sono già socialmente inutili e ciò aggraverà il problema dell’emarginazione.
Ciò dimostra che, a tutti i livelli, l’educazione e la formazione sono una necessità. Dobbiamo agire rapidamente poiché i tempi sono sempre più brevi, se ci atteniamo alle indicazioni che ci sono fornite dal ritmo al quale procede l’evoluzione. Dovremo contare maggiormente sulle nuove generazioni che dovranno, a loro volta, insegnare alle vecchie. Questo è esattamente l’opposto di ciò che avviene nella società classica, nella quale la competenza è attribuita principalmente e automaticamente ai personaggi più importanti per il loro status o per la loro influenza politica. L’autorità dovrebbe invece derivare dalla competenza e dalla saggezza acquisite con l’esperienza e non dal potere accumulato nel tempo. […]
(dalla prolusione del prof. Carlo Rubbia, “La scienza e l’uomo”, inaugurazione anno accademico 2000/2001, Università degli studi di Bologna)
Comprensione e analisi
- Riassumi brevemente questo passo del discorso di Carlo Rubbia, individuandone la tesi di fondo e lo sviluppo argomentativo.
- Che cosa significa che “l’inventività evolutiva è intrinsecamente associata all’interconnessione” e che “l’interconnessione a tutti i livelli e in tutte le direzioni, il melting pot, è quindi un elemento essenziale nella catalisi della produttività”? Quale esempio cita lo scienziato a sostegno di questa affermazione?
- Per quale motivo Carlo Rubbia chiama a sostegno della propria tesi l’esempio della comunità scientifica?
- Quale grande cambiamento è ravvisato tra la società classica e la società attuale?
Produzione
La riflessione di Carlo Rubbia anticipava di circa vent’anni la realtà problematica dei nostri tempi: le conseguenze della globalizzazione a livello tecnologico e a livello culturale. Sulla base delle tue conoscenze personali e del tuo percorso formativo, esprimi le tue considerazioni sul rapporto tra tecnologia, globalizzazione, diversità.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
SVOLGIMENTO
Interconnessioni nella Comunità Scientifica
Analisi del testo di Carlo Rubbia e riflessioni su tecnologia, globalizzazione e diversità
COMPRENSIONE E ANALISI
Riassunto e tesi di fondo
Nel suo discorso, Carlo Rubbia presenta una visione ottimistica della globalizzazione, paragonandola a un processo evolutivo naturale. La tesi centrale sostiene che l’interconnessione globale, lungi dall’essere una minaccia, rappresenta un “mutante biologico” inevitabile nell’evoluzione umana, capace di amplificare la produttività e l’innovazione attraverso la competizione e la collaborazione.
Lo sviluppo argomentativo procede attraverso tre fasi principali: prima, l’autore stabilisce il parallelismo tra evoluzione biologica e sviluppo tecnologico, evidenziando come l’interconnessione sia il motore dell’innovazione; successivamente, utilizza l’esempio della comunità scientifica per dimostrare i benefici della globalizzazione; infine, affronta le preoccupazioni sulla perdita dell’identità culturale, ribaltandole in opportunità di diversificazione.
L’interconnessione come catalizzatore evolutivo
Quando Rubbia afferma che “l’inventività evolutiva è intrinsecamente associata all’interconnessione”, si riferisce al principio biologico secondo cui la complessità e l’innovazione emergono dalla rete di relazioni tra elementi diversi. Come nei sistemi neuronali, dove le connessioni sinaptiche generano intelligenza, così nelle società umane l’interazione tra individui e culture diverse produce creatività e progresso.
Il “melting pot” rappresenta quindi non una semplice mescolanza, ma un ambiente fertile dove idee diverse si confrontano, si ibridano e generano soluzioni innovative. L’esempio storico citato è illuminante: la società rurale ottocentesca, con interazioni limitate a pochi chilometri, aveva una produttività paragonabile a quelle limitazioni geografiche. La globalizzazione moderna ha invece moltiplicato esponenzialmente le possibilità di scambio e collaborazione.
La comunità scientifica come modello
Rubbia sceglie strategicamente l’esempio della comunità scientifica perché essa rappresenta il primo esperimento riuscito di globalizzazione su scala planetaria. La scienza possiede caratteristiche uniche che la rendono naturalmente predisposta all’internazionalizzazione: le leggi naturali sono universali e il linguaggio matematico è comprensibile a tutti gli scienziati, indipendentemente dalla loro origine culturale.
Questo esempio dimostra che la globalizzazione può funzionare come “meccanismo a somma positiva”, dove il risultato collettivo supera la somma delle parti individuali. Nella scienza, la competizione globale ha migliorato la qualità della ricerca senza eliminare le diversità metodologiche e teoriche, ma anzi valorizzandole attraverso il confronto critico.
Il cambiamento sociale: dalla gerarchia alla competenza
Rubbia identifica una trasformazione epocale nel rapporto tra autorità e competenza. Nella società classica, l’autorità derivava automaticamente dallo status sociale o dal potere politico, con le generazioni più anziane che trasmettevano il sapere a quelle più giovani. La società tecnologica contemporanea inverte questo paradigma: l’autorità deve ora derivare dalla competenza specifica e dalla capacità di adattamento al cambiamento, spesso possedute maggiormente dalle nuove generazioni.
PRODUZIONE
Tecnologia e globalizzazione: una profezia realizzata
A vent’anni dalla prolusione di Rubbia, la sua analisi appare straordinariamente profetica. L’avvento di internet, dei social media e dell’intelligenza artificiale ha accelerato l’interconnessione globale ben oltre le sue previsioni. La pandemia di COVID-19 ha poi dimostrato concretamente come la collaborazione scientifica internazionale possa produrre risultati straordinari in tempi record, con lo sviluppo dei vaccini in meno di un anno grazie alla condivisione globale di dati e competenze.
Tuttavia, la realtà contemporanea presenta anche le contraddizioni che Rubbia aveva intuito. La velocità del cambiamento tecnologico ha effettivamente creato nuove forme di esclusione sociale. Il divario digitale non riguarda solo l’accesso alla tecnologia, ma anche la capacità di comprenderla e utilizzarla produttivamente. Gli “illetterati tecnologici” di cui parlava Rubbia sono oggi una realtà tangibile, spesso coincidente con le fasce più vulnerabili della popolazione.
La diversità come risorsa strategica
L’intuizione più brillante di Rubbia riguarda il rapporto tra globalizzazione e diversità. Contrariamente ai timori di omologazione culturale, la globalizzazione ha paradossalmente stimolato la riscoperta e la valorizzazione delle identità locali. Nel mondo interconnesso, la diversità culturale diventa un vantaggio competitivo: le aziende cercano team multiculturali, le università promuovono programmi di scambio internazionale, le piattaforme digitali valorizzano contenuti locali per mercati globali.
La formula “Cogito, ergo sum” rivisitata da Rubbia – l’identità culturale come sinonimo di esistenza – trova conferma nell’era dei social media, dove l’autenticità culturale diventa spesso virale e commercialmente preziosa. Le cucine etniche, le tradizioni artistiche locali, i saperi artigianali trovano nuovi mercati globali proprio grazie alla loro specificità culturale.
Sfide e opportunità dell’educazione continua
La necessità di un’educazione permanente, evidenziata da Rubbia, è diventata urgente. Il concetto tradizionale di formazione, concentrato nei primi anni di vita, è obsoleto in un mondo dove le competenze diventano rapidamente superate. L’apprendimento continuo non è più un’opzione, ma una necessità per rimanere socialmente ed economicamente rilevanti.
Questo cambiamento ridefinisce il ruolo delle generazioni: i giovani non sono più semplici ricettori di sapere, ma spesso diventano formatori degli adulti, specialmente nell’ambito tecnologico. Questo “mentoring inverso” crea nuove dinamiche familiari e professionali, richiedendo flessibilità e umiltà da parte delle generazioni più mature.
Verso un equilibrio sostenibile
La riflessione di Rubbia ci invita a superare la falsa dicotomia tra globalizzazione e identità locale. Il futuro richiede la capacità di essere simultaneamente cittadini del mondo e portatori di specificità culturali. Questa sintesi non è automatica, ma richiede politiche educative lungimiranti, investimenti in formazione digitale e meccanismi di protezione sociale per chi fatica ad adattarsi.
L’interconnessione globale rappresenta un’opportunità straordinaria per l’umanità, ma solo se sapremo gestirne le contraddizioni. Come nella comunità scientifica descritta da Rubbia, il successo dipenderà dalla nostra capacità di trasformare la diversità in ricchezza collettiva, la competizione in collaborazione costruttiva, e il cambiamento in evoluzione consapevole.
La profezia di Rubbia si è largamente avverata: viviamo in un mondo interconnesso dove l’innovazione nasce dall’incontro di diversità. Ora spetta a noi assicurare che questa interconnessione sia inclusiva, sostenibile e capace di valorizzare il contributo unico di ogni cultura e di ogni individuo.