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28 Dicembre 2019Lucrezio e l’Epicureismo: Una Vita Liberata dalla Paura
Lucrezio e l’epicureismo sono due nomi indissolubilmente legati, rappresentando uno dei tentativi più affascinanti e radicali dell’antichità di offrire una filosofia della felicità basata sulla comprensione razionale del mondo. Mentre Epicuro (341-270 a.C.) fu il fondatore della scuola filosofica, Lucrezio (Tito Lucrezio Caro, 98/94 a.C. – 55/53 a.C. circa) fu il suo più grande e appassionato divulgatore, portando il pensiero epicureo a un pubblico più ampio attraverso il suo capolavoro poetico.
Epicuro: Il Giardino della Felicità
L’epicureismo è una delle principali scuole filosofiche ellenistiche, fondata da Epicuro ad Atene nel III secolo a.C. La sua sede era il “Giardino” (kêpos), un luogo dove filosofi, uomini e donne, potevano vivere insieme in serenità, lontano dalle preoccupazioni del mondo esterno. Questo ambiente rifletteva la filosofia stessa di Epicuro: un invito a ritirarsi dalla vita pubblica e a coltivare la pace interiore.
Al centro del pensiero epicureo vi è la ricerca della felicità, intesa come atarassia (assenza di turbamento dell’anima) e aponìa (assenza di dolore fisico). Per Epicuro, la felicità non è il piacere sfrenato, ma piuttosto la moderazione dei desideri e l’eliminazione delle cause di ansia e sofferenza.
Epicuro elaborò una quadrifarmaco, ovvero quattro “rimedi” per liberare l’uomo dalla paura:
- Non temere gli dèi: Gli dèi esistono, ma vivono in una dimensione separata (gli intermundia) e non si curano delle vicende umane. Non intervengono nelle nostre vite e non ci puniscono, quindi è inutile temerli.
- Non temere la morte: “Quando ci siamo noi, non c’è la morte, quando c’è la morte, non ci siamo noi.” La morte è la privazione di sensazioni, e poiché la felicità risiede nel piacere (inteso come assenza di dolore), la morte non è nulla per noi. È la fine di ogni sensazione, quindi non può essere un male.
- Il piacere è facile da ottenere: Il vero piacere non risiede nel lusso o nell’eccesso, ma nella soddisfazione dei bisogni naturali e necessari (bere quando si ha sete, mangiare quando si ha fame). La moderazione porta a una gioia duratura e accessibile a tutti.
- Il dolore è facile da sopportare: I dolori acuti sono brevi e intensi, ma passano. I dolori cronici sono più lievi e permettono comunque di provare piacere. La malattia e la sofferenza non sono ostacoli insormontabili alla felicità, soprattutto se si è in uno stato di atarassia.
Per raggiungere questa serenità, Epicuro riteneva fondamentale lo studio della fisica, basata sulla teoria atomistica di Democrito. La conoscenza della natura e del fatto che tutto è composto da atomi e vuoto, e che non esiste alcuna provvidenza divina o destino ineluttabile, libera l’uomo dalla superstizione e dalla paura dell’ignoto.
Lucrezio: La Poesia della Scienza e della Libertà
Tito Lucrezio Caro fu un poeta latino che visse in un’epoca di profonde crisi politiche e sociali (le guerre civili romane). Profondamente convinto della validità e della necessità del messaggio epicureo, dedicò la sua intera opera, il poema didascalico “De rerum natura” (Sulla natura delle cose), a esporre e diffondere la filosofia di Epicuro in lingua latina.
L’opera, divisa in sei libri, è un’impresa monumentale che unisce la rigorosa esposizione scientifica della fisica atomistica all’esaltazione poetica. Lucrezio si propone come “medico dell’anima”, il cui compito è curare gli uomini dalle “tenebre” dell’ignoranza e della superstizione.
Nel “De rerum natura”, Lucrezio affronta sistematicamente i pilastri dell’epicureismo:
- La natura atomistica dell’universo: Spiega come ogni cosa sia composta da atomi e vuoto, negando la creazione divina e la distruzione totale. Tutto si trasforma, ma nulla si perde.
- L’assenza di intervento divino: Riprende il concetto degli dèi epicurei, pacifici e disinteressati alle faccende umane, liberando l’uomo dalla paura delle punizioni divine.
- La natura mortale dell’anima: L’anima stessa, come il corpo, è composta di atomi e si disperde dopo la morte, eliminando la paura dell’aldilà e di tormenti postumi.
- Il rifiuto della paura della morte: Con argomenti stringenti, Lucrezio cerca di dimostrare l’irrazionalità del timore della morte, presentandola come una condizione di non-essere che non può causarci sofferenza.
- La critica alla superstizione e alla religione: Vengono denunciate come fonti di infelicità e violenza, causa di atti orribili come il sacrificio di Ifigenia.
- La ricerca del piacere come assenza di dolore: Il piacere è il fine ultimo, ma un piacere stabile e duraturo, non effimero. Questo si raggiunge con la moderazione, l’amicizia e la conoscenza.
Lo stile di Lucrezio è elevato e appassionato. Nonostante la natura didascalica dell’opera, la sua poesia è pervasa da un’intensa forza lirica, da metafore vivide e da un profondo pathos. La sua “ratio” (ragione) è sempre accompagnata da una “suavitas” (dolcezza), che rende il messaggio filosofico più accessibile e coinvolgente.
Un Messaggio Ancora Attuale
Lucrezio e l’epicureismo offrono una visione del mondo che, sebbene antica, risuona ancora oggi. La loro enfasi sulla liberazione dalle paure irrazionali, sulla ricerca della serenità interiore, sulla moderazione e sull’importanza dell’amicizia come fonte di felicità, continuano a essere temi di grande rilevanza in una società spesso dominata dall’ansia e dall’eccesso. “De rerum natura” non è solo un trattato di filosofia o un poema epico, ma un invito a vivere una vita più consapevole, serena e libera.