
La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio
28 Dicembre 2019
Giacomo Leopardi: la vita e le idee
28 Dicembre 2019Parafrasi della poesia “Il passero solitario” di Giacomo Leopardi, in cui si evidenzia la grande differenza di approccio alla vita fra il poeta e i suoi coetanei.
📜 Testo e Parafrasi
Il passero solitario testo di Leopardi
D’in su la vetta della torre antica, 1 Oimè, quanto somiglia Tu solingo augellin, venuto a sera 45 |
Dalla cima della vecchia torre, passero solitario, canti alla campagna fino a che non finisce il giorno; e il tuo canto si diffonde in questa valle. Primavera intorno brilla nell’aria, e gioisce per i campi, tanto che a guardarla il cuore si intenerisce. Si sentono i greggi belare, i buoi muggire; gli altri uccelli felici, gareggiando tra loro, volano nel cielo libero facendo mille giri, festeggiando il loro momento migliore: tu, pensieroso, osservi tutto da lontano; non hai compagni, non voli, non ti interessa la gioia, eviti i divertimenti; canti, e così passi il miglior tempo dell’anno e della tua vita.
Ahimè, quanto somiglia il tuo comportamento al mio! Il divertimento e il riso, la dolce compagnia della giovane età, e te, fratello della giovinezza, amore, sospiro doloroso dei giorni maturi, non curo, non so come; anzi li fuggo quasi lontano; quasi come un eremita, e straniero nel mio paese natale, passo la primavera della mia vita. Questo giorno che ormai volge alla sera, è consuetudine festeggiarlo nel nostro borgo. Si sente, nel cielo sereno, un suono di campane, si sente spesso un rumore di spari, che rimbomba lontano di villaggio in villaggio. Tutta vestita a festa la gioventù del posto lascia le case, e si sparge per le strade; e guarda ed è guardata, e si rallegra nel cuore. Io, solitario, uscendo in questa remota parte della campagna, rimando ogni diletto e gioco ad altro tempo: e intanto il mio sguardo steso nell’aria aperta viene colpito dal Sole che, tra i monti lontani, dopo il giorno sereno, tramonta e scompare, e sembra dire che la felice giovinezza sta finendo. Tu, uccellino solitario, arrivato alla sera della vita che ti concederanno le stelle, di certo del tuo comportamento non ti lamenterai; perché è frutto della natura ogni vostro desiderio. A me, se non riuscirò a evitare la detestata soglia della vecchiaia, quando questi occhi non avranno più importanza per gli altri, e il mondo sarà vuoto per loro, e il giorno futuro più noioso e oscuro di quello presente, che penserò di questa mia volontà? Che dirò di questi miei anni? Che dirò di me stesso? Ah, mi pentirò, e spesso, ma sconsolato, guarderò indietro. |
🔎 Analisi del testo
Struttura e metrica
- Il componimento è un idillio scritto in endecasillabi sciolti, senza schema di rime regolare.
- Il tono è malinconico e riflessivo, tipico dello stile leopardiano.
Figure retoriche principali
- Personificazione: “Primavera brilla nell’aria e per li campi esulta” (v. 6) → la primavera è descritta come un’entità viva e gioiosa.
- Antitesi: la gioia della primavera e della gioventù contrapposta alla solitudine del passero e del poeta.
- Metafora: “Il Sol che tra lontani monti… par che dica / Che la beata gioventù vien meno” (vv. 42-44) → il tramonto del sole rappresenta il declino della giovinezza.
- Parallelismo: il comportamento del passero riflette quello del poeta, creando un confronto tra la natura e l’uomo.
- Apostrofe e interrogative retoriche: “Che parrà di tal voglia? / Che di quest’anni miei? Che di me stesso?” (vv. 56-58) → evidenziano il pentimento futuro e il senso di smarrimento del poeta.
🎭 Tematiche principali
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Solitudine e isolamento
- Il poeta si identifica con il passero solitario, che sceglie di stare lontano dagli altri uccelli.
- Questa condizione riflette l’indole del poeta, che si sente distante dagli altri giovani e dal mondo.
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Rifiuto della giovinezza e dei piaceri della vita
- Leopardi, come il passero, evita il divertimento e i piaceri tipici della giovinezza.
- Tuttavia, la poesia suggerisce che questo atteggiamento porterà solo rimpianto.
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Fugacità del tempo e della giovinezza
- La giovinezza è paragonata alla primavera, che è il periodo più bello della vita.
- Il poeta riflette sulla sua scelta di vivere da solitario, consapevole che un giorno potrebbe pentirsene.
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Rimpianto e consapevolezza del futuro
- Mentre il passero vive secondo la sua natura e non si pentirà mai delle sue scelte, l’uomo ha la capacità di riflettere sul passato e rimpiangerlo.
- Leopardi si chiede se in vecchiaia si pentirà della sua solitudine e della sua rinuncia ai piaceri giovanili.
🖋 Commento
“Il passero solitario” è una delle poesie più intime e personali di Leopardi. L’immagine del passero diventa un simbolo della sua condizione esistenziale: il poeta si sente estraneo alla spensieratezza della giovinezza e preferisce restare isolato, ma è consapevole che questa scelta potrebbe portargli sofferenza in futuro.
A differenza degli altri idilli leopardiani, qui non c’è una denuncia aperta della crudeltà della natura, ma piuttosto un confronto tra l’animale e l’uomo: il passero non può pentirsi della sua solitudine, perché è un istinto naturale, mentre il poeta è condannato a riflettere e a rimpiangere ciò che ha perso.
Il tramonto del sole diventa un’immagine potente della fine della giovinezza e dell’inevitabile passare del tempo. Questo tema è centrale nella poetica di Leopardi: l’attesa della felicità è sempre più dolce della felicità stessa, e il rimpianto è una costante della vita umana.
In definitiva, Il passero solitario è un’opera che riflette il pessimismo leopardiano, ma lo fa con un tono più personale e riflessivo, lasciando emergere un profondo senso di malinconia e di rimpianto per una felicità mai vissuta pienamente.