
Guerre contro i Sanniti e contro Pirro
28 Dicembre 2019
Notturno cileno di Roberto Bolano
28 Dicembre 2019Se il titolo di questo romanzo suona familiare è perché si ispira a uno degli incipit più famosi della letteratura, cioè Moby Dick.
La situazione si complica anche a causa di Barry Bagsley, il bullo che non dà mai tregua a nessuno, specialmente a Ismaele che non riesce a reagire alle sue angherie.
Introduzione e Prime Pagine del Romanzo Non chiamatemi Ismaele di Michael Gerard Bauer
Le prime pagine di Non chiamatemi Ismaele di Michael Gerard Bauer introducono immediatamente il lettore al mondo e alla mente del suo singolare protagonista, Ismaele Lesogne. Con un tono che mescola autoironia, un pizzico di disperazione e una strategia narrativa astuta, l’autore cattura l’attenzione fin dalle prime righe, presentando un personaggio con un problema unico e irresistibilmente comico.
1. Il Titolo e l’Immediata Rivelazione: “Il Sindaco di Imbranatopoli”
Il capitolo si apre con un titolo accattivante e auto-deprecatorio: “IL SINDACO DI IMBRANATOPOLI“. Questo anticipa subito il tono umoristico e la tematica dell’imbarazzo e della goffaggine che saranno centrali nel racconto. La prima frase stessa è una dichiarazione sorprendente e diretta:
Non è facile ammetterlo, quindi ve la butto lì così, come viene. È tempo che affronti la realtà: ho quattordici anni e soffro di una malattia terribile, la Sindrome di Ismaele Lesogne. E non c’è cura.
Questa apertura “senza giri di parole” stabilisce immediatamente un rapporto di confidenza tra narratore e lettore. La “malattia terribile” con il suo nome apparentemente clinico (“Sindrome di Ismaele Lesogne”) è un tocco geniale: è evidente che si tratta di una condizione inventata e auto-diagnosticata, ma il modo in cui viene presentata ne amplifica l’effetto comico e la rende subito memorabile.
2. La Voce Narrativa: Autoironia, Incredulità e Bisogno di Comprensione
Il protagonista, Ismaele, si rivela fin da subito una voce narrativa distintiva:
- Autoironia e Autoconsapevolezza: Ismaele è pienamente consapevole della sua condizione, la vive con drammaticità ma la descrive con una notevole dose di autoironia. La sua previsione di essere eletto “sindaco di Imbranatopoli” è un esempio perfetto del suo modo di sdrammatizzare, pur sottolineando la gravità (per lui) del suo problema.
- Piacere e Sfiducia nel Lettore: C’è un costante appello al lettore e una sfiducia nel fatto che verrà creduto: “chi mi crederà?”, “se voglio convincervi che dico la verità”. Questo crea un patto implicito: il lettore è invitato a entrare nel suo mondo e a fidarsi della sua narrazione, nonostante l’apparente assurdità della “sindrome”.
- Il Desiderio di Comprensione: Sotto la superficie comica, traspare un desiderio profondo di essere compreso e accettato. La speranza che gli altri “si limiteranno a scuotere la testa, sorridere gentilmente e dire: — Va bene. Ma certo, si capisce… quel povero ragazzo soffre di Sindrome di Ismaele Lesogne. Non è colpa sua” rivela la sua vulnerabilità e il bisogno di empatia.
3. Tono e Stile: Comicità, Concretezza e Promessa Narrativa
Il brano stabilisce un tono e uno stile che saranno probabilmente distintivi dell’intero romanzo:
- Comicità e Leggerezza: Nonostante il “problema terribile”, il tono generale è leggero e divertente, grazie alla scelta delle parole (“disastro ambulante”, “imbecilli senza rimedio”) e alla presentazione paradossale di una condizione inventata come una patologia medica.
- Linguaggio Colloquiale e Immediato: La scrittura è diretta, quasi come una conversazione. L’uso di espressioni come “ve la butto lì così, come viene” e “datemi retta” rende il narratore molto vicino al lettore.
- Promessa Narrativa: Ismaele dichiara esplicitamente la sua intenzione di “scrivere ogni cosa” e di “analizzare i fatti con precisione”, adottando un “metodo scientifico”. Questo non solo giustifica la narrazione in prima persona, ma promette al lettore un racconto dettagliato e (paradossalmente) razionale della sua “malattia” e delle sue conseguenze.
- Presentazione del Nome: La chiusura del capitolo con la rivelazione del nome completo del protagonista – “io mi chiamo Ismaele Lesogne” – è un tocco di eleganza. Il nome, che evoca l’Ismaele di Moby Dick (il narratore-testimone), prefigura forse una storia di avventura e ricerca, ma in chiave comica e personale. Il cognome “Lesogne” (che suona come “le sogne”, i sogni, o “le sozze”, le goffaggini) rafforza l’idea di una condizione intrinseca al personaggio.
4. Obiettivi dell’Introduzione
Queste prime pagine raggiungono diversi obiettivi fondamentali:
- Catturare l’Attenzione: L’originalità del “problema” di Ismaele e il suo modo di raccontarlo catturano immediatamente l’interesse.
- Stabilire la Voce Narrativa: Il lettore comprende subito il tipo di narratore che lo accompagnerà: ironico, vulnerabile, ma determinato a raccontare la sua verità.
- Introdurre i Temi: Vengono anticipati i temi dell’imbarazzo, della goffaggine, della ricerca di accettazione e, più in generale, le difficoltà di un adolescente a trovare il proprio posto nel mondo.
- Creare Aspettativa: La “malattia” e la promessa di raccontare “ogni cosa” generano curiosità su come si manifesterà questa sindrome e quali saranno le vicende che la porteranno alla luce.
Conclusione
L’introduzione di Non chiamatemi Ismaele è un piccolo gioiello di comicità e introspezione. Michael Gerard Bauer, attraverso la voce indimenticabile di Ismaele Lesogne, riesce a trasformare un’idea apparentemente bizzarra in un punto di partenza per esplorare con leggerezza e profondità le insicurezze adolescenziali e il desiderio universale di essere compresi. Il lettore è immediatamente coinvolto in questa “confessione” e non può fare a meno di voler scoprire di più su questa misteriosa e divertente “Sindrome di Ismaele Lesogne”.
Testo della prima pagina del libro
CAPITOLO PRIMO
IL SINDACO DI IMBRANATOPOLI
Non è facile ammetterlo, quindi ve la butto lì così, come viene. È tempo che affronti la realtà: ho quattordici anni e soffro di una malattia terribile, la Sindrome di Ismaele Lesogne. E non c’è cura.
Ora, a quanto ne so, rappresento l’unico caso conclamato al mondo di Sindrome di Ismaele Lesogne. È infatti piuttosto improbabile che qualche luminare della professione medica abbia mai sentito parlare di questa patologia. Purtroppo – datemi retta – è tutto vero, ma il mio problema è: chi mi crederà?
Per un certo periodo ho cercato di far finta di niente, ma quest’anno i sintomi sono diventati troppo evidenti e non possono più essere ignorati. Non sto esagerando. Assolutamente. La Sindrome di Ismaele Lesogne può trasformare una persona normale in un disastro ambulante, capace di totalizzare il cento per cento di punteggio nella classifica degli imbecilli senza rimedio.
Per questo ho deciso di scrivere ogni cosa. Adesso finalmente tutti sapranno la verità, e invece di eleggermi sindaco di Imbranatopoli, si limiteranno a scuotere la testa, sorridere gentilmente e dire: — Va bene. Ma certo, si capisce… quel povero ragazzo soffre di Sindrome di Ismaele Lesogne. Non è colpa sua.
Forse però sto correndo troppo. Dovrei partire dall’inizio e analizzare i fatti con precisione: dopo tutto credo proprio che il problema vada affrontato con metodo scientifico, se voglio convincervi che dico la verità.
Quindi, per cominciare, io mi chiamo Ismaele Lesogne.