Quando si tratta di romanzi gialli, la parola “grinta” suggerisce sia autenticità che crudezza: linguaggio rude, umorismo rude, animalità, dettagli grafici. È l’intrusione del corpo – realtà fisica – in un esercizio altrimenti cerebrale. La grinta è ciò che ci ricorda che i nostri fiori sono cresciuti nel fango.
“Grinta” è la parola perfetta per descrivere “Come Dio comanda” di Niccolò Ammaniti, ambientato nella classe sociale disoccupata dell’altrimenti benestante villaggio italiano di Varrano. Il romanzo racconta la storia di Rino Zena, uno skinhead alcolizzato disoccupato con una bandiera nazista sul muro della sua camera da letto.
Il suo tratto salvifico è il suo amore per suo figlio di 13 anni, Cristiano, che alleva con una combinazione di invettive anti-immigrati, affetto rude e pugni. Vivono da soli in una zona industriale della città e fanno amicizia con l’amico grappa grappa di Rino, Danilo – il cui grande sogno è rapinare il bancomat e riconquistare la sua ex moglie – e il suo compagno d’infanzia Quattro Formaggi, il “idiota di città” che Rino protegge e maltratta. All’inizio del romanzo, Rino sta svegliando Cristiano ubriaco per costringerlo a uscire nella neve di notte. Un cane da guardia vicino continua ad abbaiare e Rino insiste affinché suo figlio gli spari. Dal momento che il silenzio del cane non è il tipo di incarico che Cristiano può fingere, completa diligentemente la sua missione.
Alcuni lettori metteranno giù il libro a questo punto. Non è che la visione di Ammaniti non sembri genuina. In effetti, è fin troppo facile credere in questa città dura e in questi uomini pericolosi e feriti. Ma la desolazione del suo mondo immaginario ci fa esitare ad addentrarci ulteriormente. Omicidio di cane ordinato dai genitori? A pagina 16? Questa è grinta che potrebbe strapparti gli occhi.
Sebbene gli shock aumentino, i lettori insanguinati che perseverano nei prossimi capitoli saranno probabilmente conquistati dagli immensi doni di Ammaniti per il ritmo, la chiarezza psicologica e i dettagli singolari. La sua prosa d’acciaio eèveloce, e si adatta ai suoi soggetti sgradevoli: è dentro e fuori come un coltello.
Quando ricorre alle immagini, si sente senza sforzo. Nella notte che cambia tutte le loro vite, Quattro Formaggi vede Rino in preda a un’emorragia cerebrale:
“Quattro Formaggi ha visto Rino contorcersi e lottare contro una forza invisibile che lo aveva preso e cercava di portarlo via. Rino agitò le gambe e le braccia e alzò gli occhi al cielo, e la schiena si inarcò come un arco; storse la bocca e scosse la testa, e la luce sulla sua fronte squarciò pazzamente i boschi con mille lame d’oro.
Sebbene Rino e il triste sacco Danilo siano abilmente disegnati, sono personaggi di genere riconoscibili. Sono i due ai poli della normalità – l’incerto duro Cristiano e il pazzo Quattro Formaggi – che ci sorprendono.
E mentre non c’è dubbio sul giallo in questo thriller, la suspense su chi sarà incolpato e chi soffrirà di più, ci tiene inchiodati. Spostamenti di attenzione tra i piani di rapina al bancomat e una sottotrama che coinvolge un odiato assistente sociale servono solo ad aumentare la tensione.
I romanzi di Ammaniti sono estremamente popolari in Europa, parte di quella che alcuni hanno definito un’età d’oro della narrativa poliziesca italiana. (Gli appassionati potrebbero ricordare l’antologia di Giancarlo De Cataldo del 2008, “Crimini”, che include una storia co-scritta da Ammaniti.)
“Come Dio comanda” ha vinto il premio letterario più prestigioso d’Italia, il Premio Strega, ed è stato trasformato in un film da Gabriele Salvatores, che ha anche girato il precedente romanzo di Ammaniti “Io non ho paura”.
Sebbene non sia mai da cartone animato o consapevolmente noir, “Come Dio comanda” sembra altamente cinematografico, non solo nella sua azione implacabile, ma anche nella sua sobrietà stilistica, che lascia spazio all’interpretazione.
Al suo meglio, Ammaniti è anche capace di un debole umorismo macabro, che fa intuire potenzialità non sfruttate. Un personaggio, ad esempio, mentre lotta per impiccarsi, scopre una mucca di plastica bianca e nera attaccata alla pianta del suo piede.
Ammaniti ama portare i suoi temi attraverso gli animali: il cane colpito, gli animali domestici smarriti, le mucche schiacciate, la crudeltà casuale in un acquario. In una stagione letteraria piena di angeli, guarda Ammaniti, che ci allinea con le bestie.