
Il bambino col pigiama a righe di John Boyne
28 Dicembre 2019
2. Ideale di vita. Prima elegia del primo libro del Corpus tibullianum, vv 13-24
28 Dicembre 2019La vedova di Efeso: rielaborazione del racconto petroniano in lingua italiana corrente
Nella città di Efeso viveva una donna la cui virtù era così celebrata da attirare l’ammirazione delle donne di tutte le regioni circostanti. Quando rimase vedova, questa signora non si limitò alle consuete manifestazioni di lutto pubblico – seguire la processione funebre con le chiome sciolte e battersi il petto davanti alla folla – ma volle spingersi oltre ogni convenzione. Decise infatti di accompagnare il defunto consorte nella sua dimora finale, un sepolcro sotterraneo costruito secondo l’uso greco, dove iniziò una veglia ininterrotta fatta di pianti e lamenti.
Il suo proposito era quello di lasciarsi morire di fame accanto al corpo dell’amato. Né i familiari né i magistrati cittadini riuscirono a dissuaderla da questo intento autodistruttivo. Dopo cinque giorni di digiuno, la donna aveva ormai conquistato la compassione e l’ammirazione di tutta la comunità urbana. Solo una serva fedelissima le faceva compagnia, dividendo con lei le lacrime e mantenendo accesa la lampada funebre.
Il destino volle che proprio in quei giorni il governatore provinciale facesse giustiziare alcuni briganti, i cui corpi furono esposti su croci erette nei pressi del mausoleo. Un soldato di guardia, incaricato di impedire che qualcuno sottraesse i cadaveri per dar loro sepoltura, notò durante la notte una luce provenire dal sepolcro e udì distintamente i lamenti femminili. Spinto dalla curiosità, si avvicinò e scoprì la scena: una donna di straordinaria bellezza che vegliava il corpo del marito.
Inizialmente turbato da quella visione quasi soprannaturale, il soldato comprese presto la situazione e, mosso a compassione, tentò di consolare la vedova. Portò nel sepolcro la sua modesta razione e cercò di convincerla dell’inutilità di quel dolore estremo, ricordandole la comune condizione mortale di tutti gli esseri umani.
La donna reagì con maggiore violenza al tentativo di consolazione, graffiandosi il volto e strappandosi i capelli. Tuttavia, la fedele ancella, allettata dall’aroma del vino, cedette per prima alle lusinghe del soldato. Rinvigorita dal cibo e dalla bevanda, iniziò a sua volta a persuadere la padrona, ricordandole che i morti non possono percepire i nostri sacrifici e che il dovere dei vivi è quello di continuare a esistere.
Indebolita dal lungo digiuno, la vedova finì per cedere e si nutrì con la stessa avidità della serva. Ma la sazietà del corpo, come è noto, risveglia altri appetiti. Il soldato, incoraggiato dal successo ottenuto nel convincerla a vivere, tentò di conquistare anche la sua virtù. Né giovane né sgradevole, trovò nell’ancella una preziosa alleata che favorì la sua causa amorosa.
La casta vedova non riuscì a resistere nemmeno a questa seconda tentazione. I due amanti trascorsero insieme tre giorni e tre notti, tenendo sbarrato l’ingresso del sepolcro perché tutti continuassero a credere che la donna fosse spirata sul corpo del marito. Il soldato, estasiato dalla bellezza dell’amante e dal carattere clandestino della relazione, spendeva tutti i suoi averi per procurarle ogni genere di delizie.
Ma mentre il guardiano era distratto dalla passione, i parenti di uno dei crocifissi approfittarono della sorveglianza allentata per sottrarre il cadavere e dargli sepoltura. Scoperta la sparizione, il soldato fu preso dal panico: la negligenza nel servizio era punita con la morte. Confessò tutto alla donna, dichiarando la sua intenzione di uccidersi piuttosto che affrontare il processo.
La vedova, dimostrandosi ingegnosa quanto era stata virtuosa, propose una soluzione alternativa: “Preferisco esporre un morto piuttosto che uccidere un vivo”. Fece quindi trasportare il corpo del marito sulla croce rimasta vuota. Il soldato accettò di buon grado questo stratagemma, e il giorno seguente la popolazione si interrogò con stupore su come mai quel particolare defunto si fosse ritrovato in croce.