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2 Giugno 2025Traccia svolta di un tema di attualità su La ricerca di obiettivi nella vita è l’arte della felicità
TRACCIA
Esempio di traccia di prova scritta del Ministero dell’Istruzione dell’’Università e della Ricerca
ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
PRIMA PROVA SCRITTA – ESEMPIO TIPOLOGIA C
RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITA’
«Bisogna proporre un fine alla propria vita per viver felice. O gloria letteraria, o fortune, o dignità, una carriera in somma. Io non ho potuto mai concepire che cosa possano godere, come possano viver quegli scioperati e spensierati che (anche maturi o vecchi) passano di godimento in godimento, di trastullo in trastullo, senza aversi mai posto uno scopo a cui mirare abitualmente, senza aver mai detto, fissato, tra se medesimi: a che mi servirà la mia vita? Non ho saputo immaginare che vita sia quella che costoro menano, che morte quella che aspettano. Del resto, tali fini vaglion poco in sé, ma molto vagliono i mezzi, le occupazioni, la speranza, l’immaginarseli come gran beni a forza di assuefazione, di pensare ad essi e di procurarli. L’uomo può ed ha bisogno di fabbricarsi esso stesso de’ beni in tal modo.»
LEOPARDI, Zibaldone di pensieri, in Tutte le opere, a cura di W. Binni, II, Sansoni,
Firenze 1988, p. 4518,3
La citazione tratta dallo Zibaldone di Leopardi propone una sorta di “arte della felicità”: secondo Leopardi la vita trova significato nella ricerca di obiettivi che, se raggiunti, ci immaginiamo possano renderci felici. Rinunciando a questa ricerca, ridurremmo la nostra esistenza a “nuda vita” fatta solo di superficialità e vuotezza. Ritieni che le parole di Leopardi siano vicine alla sensibilità giovanile di oggi? Rifletti al riguardo facendo riferimento alle tue esperienze, conoscenze e letture personali.
Puoi eventualmente articolare la tua riflessione in paragrafi opportunamente titolati e presentare la trattazione con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
SVOLGIMENTO
ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITA’
Tra sogni e algoritmi: l’arte della felicità nell’era digitale
Una riflessione sul pensiero leopardiano e la sensibilità giovanile contemporanea
L’eterno bisogno di significato
Leopardi, nel suo Zibaldone, tocca una delle questioni più profonde dell’esistenza umana: la necessità di avere uno scopo per vivere felicemente. La sua riflessione, scritta nell’Ottocento, risuona con straordinaria attualità nella società contemporanea, dove la ricerca di senso sembra essere diventata ancora più urgente e, paradossalmente, più difficile.
Il poeta recanatese identifica con lucidità un meccanismo psicologico fondamentale: la felicità non risiede tanto nel raggiungimento degli obiettivi quanto nel processo stesso di ricerca, nelle “occupazioni, la speranza, l’immaginarseli come gran beni”. È l’anticipazione del futuro, il progettare e il tendere verso qualcosa, che dà sapore alla vita. Senza questo slancio progettuale, l’esistenza si riduce a quella che lui definisce una vita di “scioperati e spensierati”, priva di direzione e di significato profondo.
La generazione del presente perpetuo
I giovani di oggi si trovano ad affrontare questa sfida esistenziale in un contesto radicalmente diverso da quello leopardiano. Viviamo nell’era dell’immediatezza digitale, dove tutto è accessibile istantaneamente: informazioni, intrattenimento, relazioni sociali. Questa iperconnessione ha creato quella che potremmo definire la “generazione del presente perpetuo”, dove il futuro sembra essere stato compresso in un eterno ora.
I social media amplificano questo fenomeno: la gratificazione immediata del like, del commento, della condivisione crea un circuito di piaceri brevi ma intensi che rischia di sostituire la progettualità a lungo termine. Non è raro vedere coetanei che passano ore sui loro dispositivi, saltando da un contenuto all’altro, in quella che Leopardi definirebbe una vita “di trastullo in trastullo”, senza mai fermarsi a chiedersi “a che mi servirà la mia vita?”.
L’ansia del futuro e la paralisi della scelta
Tuttavia, sarebbe riduttivo pensare che i giovani di oggi siano semplicemente superficiali o privi di ambizioni. La realtà è più complessa: molti di noi sono paralizzati dall’eccesso di possibilità. Dove Leopardi vedeva la necessità di scegliere tra “gloria letteraria, fortune, o dignità”, noi ci troviamo di fronte a un ventaglio infinito di opzioni professionali, lifestyle, identità possibili.
Questa abbondanza di scelte, invece di liberarci, spesso ci opprime. L’ansia per il futuro, amplificata dalla crisi economica, dai cambiamenti climatici, dall’incertezza geopolitica, può portare a quella che gli psicologi chiamano “paralisi decisionale”. Alcuni reagiscono rifugiandosi nel presente, evitando di progettare per non rischiare di essere delusi o di sbagliare.
La ricerca di autenticità nell’era dell’apparenza
Un aspetto che distingue la sensibilità giovanile contemporanea da quella leopardiana è la ricerca ossessiva di autenticità. Mentre Leopardi accettava pragmaticamente che i fini “vaglion poco in sé” purché servissero a dare significato alla vita, molti giovani oggi si tormentano per trovare la propria “vera passione”, il lavoro “perfetto”, la vita “autentica”.
Questa ricerca può diventare essa stessa una prigione. Ho visto compagni di classe rifiutare opportunità concrete perché non corrispondevano alla loro idea di realizzazione personale, rimanendo poi in un limbo di insoddisfazione. Il paradosso è che l’ossessione per l’autenticità può impedire proprio quella costruzione attiva del significato che Leopardi descrive: “L’uomo può ed ha bisogno di fabbricarsi esso stesso de’ beni in tal modo.”
Nuove forme di progettualità
Nonostante le sfide dell’era digitale, molti giovani stanno trovando nuove forme di progettualità che risuonano con l’intuizione leopardiana. L’attivismo climatico, per esempio, offre a molti coetanei quel “fine” che Leopardi considerava essenziale. Greta Thunberg e il movimento Fridays for Future hanno dimostrato come una causa possa dare senso e direzione alla vita, creando quella “speranza” e quelle “occupazioni” di cui parla il poeta.
Anche l’imprenditorialità giovanile, spesso legata alle tecnologie digitali, rappresenta una forma moderna di quella ricerca di “gloria” e “fortune” che Leopardi menzionava. Start-up create da ventenni, influencer che costruiscono il proprio brand, artisti che utilizzano piattaforme digitali per raggiungere il pubblico: sono tutte manifestazioni contemporanee dell’impulso umano a “fabbricarsi de’ beni” attraverso la progettualità.
Il ruolo della comunità virtuale
Un elemento nuovo rispetto all’epoca leopardiana è il ruolo delle comunità virtuali nella costruzione del significato. Mentre Leopardi immaginava una ricerca individuale del proprio scopo, i giovani di oggi spesso trovano senso attraverso l’appartenenza a comunità online che condividono interessi, valori, obiettivi.
Queste comunità possono essere estremamente positive: gruppi di studio online, community di creativi, forum di supporto per varie problematiche. Allo stesso tempo, possono anche alimentare quella superficialità che Leopardi criticava, quando degenerano in echo chamber che confermano pregiudizi esistenti senza stimolare crescita personale.
La lezione sempre attuale di Leopardi
Ciò che rimane profondamente attuale del pensiero leopardiano è l’intuizione che la felicità non è uno stato da raggiungere, ma un processo da vivere. In un’epoca che ci bombarda di messaggi sulla felicità come prodotto da consumare (“Compra questo e sarai felice”, “Segui questi consigli e troverai la serenità”), Leopardi ci ricorda che la felicità nasce dall’interno, dalla nostra capacità di dare significato alle nostre azioni.
La sua idea che “l’uomo può ed ha bisogno di fabbricarsi esso stesso de’ beni” è rivoluzionaria ancora oggi. Significa che non dobbiamo aspettare che la felicità ci arrivi dall’esterno, ma possiamo costruirla attraverso i nostri progetti, i nostri sogni, il nostro impegno verso obiettivi che riteniamo degni.
Verso una progettualità consapevole
Per i giovani di oggi, l’insegnamento leopardiano può tradursi in una forma di “progettualità consapevole”. Questo significa:
Accettare l’imperfezione dei nostri obiettivi: Non esiste il lavoro perfetto o la vita perfetta. Quello che conta è avere una direzione e impegnarsi per raggiungerla, sapendo che il valore sta nel percorso più che nella meta.
Bilanciare presente e futuro: Godere delle gioie immediate che la vita offre, incluse quelle digitali, senza però perdere di vista progetti a lungo termine che diano senso alla nostra esistenza.
Costruire significato attraverso le relazioni: Anche se i nostri obiettivi personali possono sembrare “poco valere in sé”, come dice Leopardi, acquisiscono valore quando li condividiamo con altri e quando contribuiscono al bene comune.
Mantenere flessibilità: In un mondo che cambia rapidamente, la rigidità progettuale può diventare controproducente. La saggezza sta nel mantenere una direzione generale pur adattandosi alle circostanze.
Conclusione: tra tradizione e innovazione
Le parole di Leopardi sono vicine alla sensibilità giovanile di oggi più di quanto potremmo pensare. Dietro l’apparente superficialità della cultura digitale, molti giovani stanno cercando esattamente quello che il poeta descriveva: un senso, una direzione, un modo per trasformare la “nuda vita” in esistenza significativa.
La differenza principale non sta nella sostanza del bisogno, che rimane universale, ma nelle forme che questa ricerca assume. Dove Leopardi pensava in termini di carriera letteraria o sociale, noi pensiamo in termini di impatto sociale, sostenibilità, realizzazione personale. Dove lui immaginava una ricerca solitaria, noi cerchiamo comunità che condividano i nostri valori.
L’arte della felicità nell’era digitale richiede forse una competenza in più rispetto al passato: la capacità di navigare tra le infinite possibilità del presente senza perdere la bussola del futuro. Ma il principio fondamentale rimane quello individuato dal genio recanatese: la felicità non è un dono che riceviamo, ma un’arte che impariamo, un progetto che costruiamo giorno dopo giorno con le nostre scelte, i nostri sogni e il nostro impegno.