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15 Giugno 2025📚 Traccia e svolgimento di un tema di attualità sul ruolo decisivo del rapporto tra genitori e figli nel determinare il loro rendimento scolastico
ESAME DI STATO CONCLUSIVO DEL SECONDO CICLO DI ISTRUZIONE
Ministero dell’istruzione e del merito
PROVA DI ITALIANO Sessione straordinaria 2024 – Prima prova scritta
TIPOLOGIA C – Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità
PROPOSTA C1
Testo tratto da: Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 2009, pp. 77-83.
«Il rendimento scolastico, un tema sul quale spesso genitori e figli sono in conflitto, può servire a illustrare ulteriormente come il fatto di vedere le cose da due prospettive diverse possa facilmente diventare di ostacolo al rapporto tra genitori e figli in quanto una stessa idea o esperienza può assumere significati completamente diversi per ciascuno di essi.
Di solito il genitore che si preoccupa per i progressi scolastici del figlio è mosso dall’apprensione circa il suo futuro; ma per un bambino futuro vuol dire domani o, al massimo, di lì a qualche giorno. Per lui tra l’oggi e il giorno in cui finirà gli studi, per non parlare di quando sarà adulto, c’è di mezzo un’eternità, un lasso di tempo indefinibile e inimmaginabile. (Del resto, anche molti adulti trovano difficile proiettarsi in un futuro distante una quindicina d’anni). Appunto perché il bambino è incapace di abbracciare il futuro, il presente immediatamente assume importanza assoluta. Perciò l’insoddisfazione del genitore, in quanto esiste nel presente e viene avvertita nel presente, è la cosa che conta, mentre la causa di quella insoddisfazione, la preoccupazione per il “futuro”, non ha per il bambino alcun senso.
Dicendo questo non si vuole assolutamente negare quanto sia importante per la buona riuscita scolastica dei bambini e dei ragazzi la vicinanza e l’interessamento dei loro genitori. Ma deve trattarsi di un interessamento che riguarda quello che succede a scuola giorno per giorno, perché questo è l’orizzonte entro il quale vive e concepisce la sua vita il bambino. Per la maggior parte dei bambini una relazione positiva con i genitori e con il loro atteggiamento verso la cultura è l’ingrediente fondamentale di una buona riuscita scolastica. Il bambino desidera naturalmente avere accesso alle cose che gli amati genitori considerano importanti, vuole saperne di più sulle cose che a esso stanno tanto a cuore. E vuole anche compiacerli, ottenere la loro approvazione (nonché quella dell’insegnante e di altri adulti importanti per lui), ma ora, subito. E applicarsi allo studio sembrerebbe un modo relativamente facile per ottenere tutte queste cose.
Il bambino che va bene a scuola riceve molte ricompense: i suoi genitori sono contenti di lui, l’insegnante lo loda, gli dà buoni voti. Perciò se un bambino che possiede le abilità necessarie per riuscire bene a scuola invece va male, devono esistere dei motivi che spiegano il suo fallimento, dei motivi che, per quel bambino, devono evidentemente essere più pressanti del desiderio di ottenere tutte quelle gratificazioni. Per poter comprendere tali motivi dobbiamo scoprire da quale prospettiva il fallimento scolastico può apparire più desiderabile del successo. Solo la convinzione aprioristica dei genitori che non possa esistere una simile prospettiva impedisce loro di capire come mai il figlio abbia scelto il fallimento invece del successo. Se solo si sforzassero di vedere le cose da un’angolatura che renda intelligibile la scelta del figlio, allora il suo modo di ragionare apparirebbe anche a loro comprensibile e del tutto logico; e, quel che più conta, il conflitto si risolverebbe ed essi saprebbero come indurre il bambino a modificare la sua scelta in modo che si conformi maggiormente alla loro.»
Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 2009, pp. 77-83.
CONSEGNA
Facendo riferimento alle osservazioni ricavate dalla tua personale esperienza, analizza la tesi, sostenuta dallo psicopatologo Bruno Bettelheim (1903-1990), secondo cui il rapporto tra genitori e figli ha un ruolo decisivo nel determinarne il rendimento scolastico di questi ultimi. Scegli i riferimenti che ti sembrano più congeniali allo sviluppo del tuo discorso che va argomentato in maniera coerente e coesa.
SVOLGIMENTO
La Scuola come Ponte: Coltivare il Dialogo per il Successo Formativo dei Figli
Il testo di Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, offre una profonda e illuminante analisi sul rapporto tra genitori e figli in relazione al rendimento scolastico, individuando nella diversità delle prospettive la causa principale di molti conflitti. La sua tesi, secondo cui il ruolo dei genitori è decisivo nel determinare il successo formativo dei figli, si fonda sull’imperativo di comprendere la visione del mondo infantile, spesso in contrasto con quella adulta. Condivido pienamente questa visione: l’empatia e la capacità di entrare nella dimensione del “presente assoluto” del bambino sono, a mio avviso, la chiave non solo per una buona riuscita scolastica, ma per la costruzione di una relazione genitore-figlio sana e costruttiva.
Il Conflitto delle Prospettive Temporali: Presente Contro Futuro
Bettelheim individua il cuore del problema nella radicale differenza di percezione temporale tra genitori e figli. Un genitore, preoccupato per il rendimento scolastico, è solitamente “mosso dall’apprensione circa il suo futuro”: immagina l’università, la carriera, l’indipendenza economica, in un orizzonte temporale che può estendersi per decenni. Per un bambino, al contrario, “futuro vuol dire domani o, al massimo, di lì a qualche giorno”. Il divario tra l’oggi e la prospettiva dell’età adulta è un “lasso di tempo indefinibile e inimmaginabile”, quasi un’eternità.
Questo scarto genera un cortocircuito comunicativo e affettivo. La preoccupazione del genitore, radicata in un futuro incomprensibile per il bambino, si traduce per quest’ultimo in una “insoddisfazione” vissuta nel “presente”. Il bambino non comprende la causa di tale insoddisfazione (“la preoccupazione per il ‘futuro’, non ha per il bambino alcun senso”), ma percepisce solo il disagio e la delusione dei genitori. Ho osservato come questo meccanismo possa essere controproducente: un’eccessiva pressione orientata a un futuro astratto può generare nel bambino non motivazione, ma ansia, opposizione o senso di inadeguatezza, portando a volte a un blocco nello studio o a reazioni di rifiuto. La sua risposta, orientata al presente, sarà quella di allontanare la causa immediata del malcontento genitoriale, non quella di risolvere un problema proiettato nel tempo.
L’Interessamento Autentico: Dalla Preoccupazione alla Partecipazione Quotidiana
Bettelheim non nega l’importanza della “vicinanza e l’interessamento” dei genitori per il successo scolastico; al contrario, lo ritiene “ingrediente fondamentale”. Ma specifica che deve trattarsi di un interessamento che riguarda “quello che succede a scuola giorno per giorno”, ovvero l’orizzonte concreto e immediatamente comprensibile per il bambino.
Questa distinzione è cruciale. L’interessamento genuino si manifesta nel chiedere come è andata la lezione di matematica oggi, cosa si è imparato di nuovo in scienze, quali difficoltà si sono incontrate nella lettura di un testo. Non si tratta solo di controllare i voti, ma di partecipare attivamente alla quotidianità scolastica del figlio. Il bambino, infatti, “desidera naturalmente avere accesso alle cose che gli amati genitori considerano importanti, vuole saperne di più sulle cose che a essi stanno tanto a cuore”. C’è un desiderio innato di compiacere gli adulti di riferimento (“vuole anche compiacerli, ottenere la loro approvazione”), e l’applicazione allo studio può apparire un modo “relativamente facile” per ottenere queste gratificazioni immediate. Se i genitori mostrano autentico interesse per il processo di apprendimento, per la cultura, per i libri (come suggerito anche da Paolo Di Paolo, vedi C1 Sessione ordinaria 2024), il bambino sarà naturalmente più motivato a seguire il loro esempio e a impegnarsi, non per una remota promessa futura, ma per la gioia di ricevere l’approvazione e la condivisione nel presente.
Comprendere il “Fallimento”: Una Logica da Decifrare
L’osservazione più radicale di Bettelheim riguarda il fallimento scolastico. Se un bambino “che possiede le abilità necessarie per riuscire bene a scuola invece va male”, allora “devono esistere dei motivi che spiegano il suo fallimento, dei motivi che, per quel bambino, devono evidentemente essere più pressanti del desiderio di ottenere tutte quelle gratificazioni”. Questo significa che il fallimento non è un’incapacità, ma una “scelta” guidata da una logica interna, per quanto “inintelligibile” agli occhi degli adulti.
Qui entra in gioco la cruciale capacità dei genitori di “sforzarsi di vedere le cose da un’angolatura che renda intelligibile la scelta del figlio”. La “convinzione aprioristica dei genitori che non possa esistere una simile prospettiva” è l’ostacolo principale. Se un genitore insiste solo sulla performance e sulla punizione del fallimento senza cercare di capire, il conflitto si inasprisce. Ho visto situazioni in cui un bambino brillante andava male a scuola per attirare l’attenzione dei genitori assenti, per ribellione a un’eccessiva pressione, per problemi di socializzazione con i compagni, o perché trovava più gratificante (nel suo presente) l’approvazione di un gruppo di pari meno interessato allo studio. La logica del fallimento può essere la ricerca di una forma di controllo sulla propria vita o un grido di aiuto. Solo quando i genitori riescono a decifrare questa “logica” – che può essere “comprensibile e del tutto logica” dal punto di vista del bambino – il conflitto può risolversi e si può indurre il bambino a modificare la sua scelta in modo che si conformi “maggiormente alla loro”. Questo richiede un atto di profonda empatia, la capacità di “guardare il mondo con gli occhi degli altri” (come ha insegnato Gino Strada, vedi C1 Sessione ordinaria 2024), mettendo da parte il proprio ego e le proprie aspettative.
Conclusioni: La Relazione come Fondamento del Successo
In conclusione, la tesi di Bruno Bettelheim sul ruolo decisivo del rapporto genitore-figlio nel rendimento scolastico è un monito potente per la società contemporanea. In un’epoca che spesso esalta la performance individuale e i risultati misurabili, Bettelheim ci ricorda che la vera chiave del successo risiede nella qualità della relazione umana. La scuola non è solo un luogo di apprendimento di nozioni, ma un’esperienza formativa che si intreccia indissolubilmente con la dimensione emotiva e psicologica del bambino.
Per i genitori, ciò significa superare l’ansia del futuro e l’ossessione per la perfezione (come suggerito anche da Rita Levi-Montalcini in Elogio dell’imperfezione, vedi C1 Sessione Ordinaria 2024), per abbracciare un interessamento autentico per il presente del figlio. Significa ascoltare con empatia (ricordando l’importanza del silenzio nell’ascolto, vedi B3 Sessione Ordinaria 2024), cercare di comprendere le logiche, a volte oscure, del comportamento infantile, e fornire gratificazioni immediate per l’impegno quotidiano. Solo così il conflitto può risolversi e il bambino potrà scegliere il successo non per paura del futuro o per compiacere un ideale incomprensibile, ma perché l’apprendimento diventa un’attività intrinsecamente gratificante, sostenuta dall’amore e dalla comprensione di chi gli è più vicino. Il successo scolastico, in questa prospettiva, non è un fine, ma un naturale e gioioso esito di una relazione basata sull’ascolto, sulla fiducia e sull’amore incondizionato.
🎤🎧 Audio Lezioni, ascolta il podcast sulla Pedagogia e organizzazione della scuola del DS Luigi Gaudio
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