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28 Dicembre 2019Decadentismo e naturalismo
28 Dicembre 2019“L’Albatross”, una poesia tratta da Les Fleurs du Mal e scritta da Charles Baudelaire nel 1859, narra una scena di vita in mare in cui gli uomini si prendono gioco degli albatros, ma la poesia nasconde un’allegoria del poeta stesso.
A – Uccelli in simbiosi con l’ambiente marino
“L’albatro” appare a prima vista come l’evocazione di una scena di vita marina, si osserva così la presenza del campo lessicale marittimo: “equipaggio” (v.1), “albatro” (v.2), “uccelli dei mari” (v.22), “la nave” (v.4), “le assi” (v.5), “remi” (v.8), “tempesta” (v.14).
L’evocazione di questa scena marittima è evidente anche dalle rime in “seas” dei versi 2 e 4 (mari/amaro) che sottolineano foneticamente il contesto marittimo.
È in questo ambiente marittimo che si evolvono gli albatros descritti da Baudelaire. Questi ultimi sono designati con circonlocuzioni che ne sottolineano grandezza e maestosità: “immensi uccelli dei mari” (v.2), “compagni di viaggio” (v.3), “re dell’azzurro” (v.6), “principe delle nuvole” (v.13).
Osserviamo che queste perifrasi sottolineano la simbiosi tra l’albatro e il suo ambiente: “azzurro”, “vasto” – questi aggettivi che descrivono gli albatros potrebbero applicarsi altrettanto facilmente ai paesaggi marini in cui si evolvono. Queste caratteristiche comuni tra gli uccelli e il loro ambiente riflettono la loro perfetta simbiosi.
Inoltre, i suoni fluidi e sibilanti della poesia suggeriscono l’armonia del volo. Notiamo così allitterazioni in “l” (Li hanno appena posti sulle assi / quando questi re dell’azzurro, goffi e vergognosi, lasciano pietosamente le loro grandi ali bianche”) e in “s” (prendi gli albatros, grandi uccelli del mari, / che seguono indolenti compagni di viaggio, / la nave che scivola sull’amaro abisso).
L’indolenza degli albatros è suggerita dalle assonanze in “en” la cui morbidezza evoca la tranquillità del volo e la disinvoltura (Spesso, per divertimento, ecc.)
B – La crudeltà dei marinai
In questo contesto marittimo, Baudelaire descrive marinai crudeli, brutali e rozzi che attaccano gli albatros.
Questi marinai appaiono principalmente come un gruppo di uomini: “gli uomini”, “l’equipaggio” e nessuno di essi è descritto con precisione. I membri della troupe appaiono addirittura indifferenziati (“uno dà fastidio”/“l’altro mima”).
Questo divertimento crudele è descritto fin dai primi versi della poesia: “Spesso, per divertimento, i membri dell’equipaggio/ prendono albatros, grandi uccelli marini, che seguono, indolenti compagni di viaggio/”.
La brutalità della cattura è sottolineata dall’enjambment tra i versi 1 e 2 che enfatizza il verbo prendere. Questa cattura è tanto più crudele perché Baudelaire sottolinea fin dal primo verso che il suo unico motivo è il divertimento dei marinai (“pour s’amuse” v.2).
I marinai sono poco descritti: il lettore li scopre attraverso i loro gesti crudeli: “prendere”, “infastidire”, “mimare”.
Albatros a terra, i marinai dominano la situazione. Questa dominazione si riflette nello studio dei verbi utilizzati. I marinai sono infatti soggetti di verbi d’azione che hanno un significato attivo – prendere”, “hanno depositato”, “infastidire”, “mimare” – mentre una volta a terra gli albatros sono soggetti di verbi che hanno un significato attivo. “lascia”, “è goffo e smidollato”, “è comico e brutto”.
C – La trasformazione degli albatros
Una volta a terra, gli albatros appaiono goffi e suscitano lo scherno dei marinai.
Il poema è così costruito attorno a numerose antitesi che sottolineano il contrasto tra la maestosità degli albatros nell’aria e il loro aspetto pietoso sulla terra: “questi re dell’azzurro”/ “goffi e vergognosi” (v.9); “viaggiatore alato”/ “goffo e smidollato” (v.9), “un tempo così bello”/ “comico e brutto” (v.10).
La goffaggine dell’albatro è accentuata da effetti di enfasi:
♦ Gli aggettivi dispregiativi per descrivere gli albatros a terra operano in coppie coordinate: “goffo e vergognoso”, “goffo e smidollato”, “comico e brutto” che sottolinea la pesantezza della nuova condizione dell’uccello.
♦ Questa pesantezza è evidenziata anche dalla lunghezza dell’avverbio “pietosamente” e dall’assonanza in “eu” nella seconda e terza quartina che fanno sentire il lamento dell’albatro (“goffo e vergognoso/ lasciano pietosamente le loro grandi ali bianche / come avitoni che si trascinano accanto / questo viaggiatore alato, quanto è goffo e smidollato.”)
II – L’Albatros: una metafora del poeta
A – Identificazione dell’albatro e del poeta
Nell’ultima quartina, Baudelaire crea una connessione tra l’Albatros e il poeta. (“Il poeta è come il principe delle nuvole” v.13). Baudelaire passa così dall’aneddoto al simbolo.
Si comprende allora meglio l’articolo determinativo singolare del titolo della poesia “L’albatro” che sottolinea il valore generale e simbolico dell’uccello.
Allo stesso modo, Baudelaire designa il poeta con un articolo determinativo singolare e una lettera maiuscola, il che ne rafforza il valore generale e simbolico.
L’assimilazione tra l’albatro e il poeta si completa nell’ultimo verso della poesia quando Baudelaire evoca “le ali di un gigante” che impediscono al poeta di camminare, il poeta avendo quindi tutte le caratteristiche dell’uccello.
Questo simbolo invita il lettore a rileggere e interpretare la poesia alla luce di questo collegamento.
B – La superiorità morale e spirituale dell’Albatros
In Albatross, Baudelaire riprende un tema letterario tradizionale: la solitudine del poeta. Questa solitudine del genio si ritrova molto tra gli autori romantici (come De Vigny).
Come l’Albatros, il poeta è associato all’idea di grandezza e distacco dal mondo materiale. Si muove nell’aria, lontano dalle assi e dal suolo. Questa capacità di volare traduce in Baudelaire la superiorità morale e spirituale dell’uccello e quindi del poeta.
C – L’Albatross inadatto ed escluso
Tuttavia, la controparte del genio è dura e dolorosa per il poeta. Il simbolo dell’albatro ci mostra i due mali di cui soffre il poeta: l’esclusione e il disadattamento.
L’esclusione del poeta è chiaramente menzionata al verso 15 (“esiliato sulla terra”); mentre la sua inadeguatezza alla realtà traspare dalla metafora intrecciata tra l’albatro e il poeta che chiude il poema (“Le sue ali giganti gli impediscono di camminare”) (notare il significato negativo del verbo impedire).
Il poeta, che evolve in altezza (“che infesta la tempesta”) è così incapace di adattarsi alla bassezza, alla volgarità, alla mediocrità (“camminare”). Tuttavia, questo mancato adattamento alla realtà dà luogo a scherni e incomprensioni (“in mezzo ai fischi” v.15).
L’Albatross – Conclusione:
La narrazione di una scena di vita in mare in cui i marinai catturano gli albatros per prendersi gioco di loro permette a Baudelaire di riprendere un tema letterario tradizionale: la solitudine del poeta, uomo di genio, incapace di adattarsi alla realtà ordinaria e sofferente di solitudine ed esclusione.
Charles Baudelaire si è sempre riconosciuto nelle figure degli esclusi, degli esuli, dei reietti. La poesia “L’albatro” ricorda anche la poesia “Il cigno”, anch’essa tratta da Les Fleurs du Mal, in cui un cigno è bloccato in una strada di Parigi.
Anche qui il simbolismo è lo stesso: il poeta e l’albatro, maestosi e sublimi, appaiono grotteschi e ridicoli una volta a terra tra gli uomini.