
Imperativo latino … e non solo
28 Dicembre 2019
Abbracciato da Cristo a Mezzate con don Edoardo Canetta
28 Dicembre 2019📘 Il racconto “L’anno del tempo matto” di Stefano Benni è un vero ✨ gioiello di umorismo surreale, ma cela sotto la sua ironia una riflessione pungente sulla natura, la modernità e… la nostra fragilità umana.😏
🔍 ANALISI DEL TESTO
📌 Ambientazione:
Il racconto si svolge nel paese immaginario di Sompazzo, che già nel nome evoca un’Italia periferica, caricaturale, dove la vita contadina si scontra con fenomeni assurdi e impossibili.
📌 Personaggi:
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Nonno Celso 🧓: il saggio burbero e un po’ folle, simbolo del sapere popolare e del fatalismo contadino.
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Ufizeina 🔧: meccanico-salvatore dal nome buffo, incarnazione dell’inventiva italiana che “aggiusta tutto”, anche il tempo!
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La comunità del paese 👨👩👧👦: gente bizzarra, resistente, che affronta con fatalismo e ironia l’assurdità degli eventi.
📌 Struttura:
Il racconto segue l’andamento di un calendario: da febbraio all’inverno successivo, ogni stagione porta anomalie climatiche sempre più paradossali. Il tono è leggero e giocoso, ma via via emergono tensione e disagio.
🎭 TEMI PRINCIPALI
🌦 Il cambiamento climatico (in chiave grottesca):
Il tempo “matto” è una metafora chiara dei cambiamenti climatici, ma portati all’estremo fino al comico e all’assurdo: le rondini in ritardo, le ciliegie dell’anno prima, i pesci nella vasca da bagno, la neve alta sette metri… Tutti segnali del caos della natura, in un mondo che ha perso il proprio ordine naturale.
🤯 L’assurdo quotidiano:
Benni gioca col nonsense e col paradosso come strumento narrativo per parlare seriamente delle cose ridendo — una strategia da vero autore satirico.
🔧 La fiducia cieca nella tecnica:
L’arrivo di Ufizeina, il meccanico tuttofare, che ripara persino il sole, rappresenta la speranza ingenua (e disperata) che l’uomo moderno ripone nella tecnologia per salvare un mondo fuori controllo.
😂 Il potere della narrazione orale:
Nonno Celso è un cantastorie moderno. Le sue profezie strampalate hanno il sapore di leggende contadine, ma sono anche cronaca di un’Italia che si tramanda il sapere tra generazioni.
✨ STILE
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📚 Lessico popolare e ironico: semplice, diretto, pieno di giochi di parole e immagini vivide.
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🤹♂️ Effetti comici: ottenuti con iperboli (“sette metri di neve”), personificazioni (il sole che si fora!), accostamenti improbabili.
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🎠 Assurdo e surreale: il vero marchio di Benni — il mondo reale viene deformato in chiave satirica.
💬 COMMENTO
L’anno del tempo matto è un racconto che fa ridere a crepapelle 🤣, ma che in realtà ci lascia con un sorrisetto amaro 😶. Sotto il gioco verbale e l’assurdo, si cela il ritratto di un’umanità impreparata, ridicola e ostinata, che cerca di sopravvivere all’imprevedibile aggrappandosi a improbabili salvezze.😄☀️
È un inno alla resilienza popolare, all’ingegno artigianale e alla forza narrativa della comunità, ma anche un piccolo monito sul fatto che forse… non siamo più “normali” nemmeno noi. 💭
📜 TESTO DEL RACCONTO L’ANNO DEL TEMPO MATTO di Stefano Benni:
La profezia di Nonno Celso
La storia che vi racconto è del mio paese, Sompazzo, famoso per due specialità: le barbabietole e i bugiardi.
Quell’anno, Nonno Celso, il vecchio del paese, profetizzò che il tempo sarebbe stato balordo. Lo si capiva da tre segni:
- Le folaghe erano passate in treno (il capostazione ne aveva visti due vagoni pieni);
- Le ciliegie erano in ritardo: quelle sugli alberi erano dell’anno prima;
- Le ossa dei vecchi non facevano male, ma tutti i bambini avevano la gotta e le bambine i reumatismi.
«Ne vedremo delle belle», disse.
Febbraio: primavera in anticipo
A febbraio era già primavera. Le margherite spuntarono in una mattina sola, con un rumore da ombrello gigantesco. Dagli alberi cadeva polline a mucchi: il paese starnutiva, e scoppiarono allergie bizzarre.
- Ad alcuni si gonfiava il naso;
- Ad altri spuntava una maniglia;
- La frutta maturava all’istante: ti addormentavi sotto un melo e ti svegliavi coperto di marmellata.
La pioggia? Pioveva un’ora al giorno, sempre nello stesso posto: sulla casa del sindaco.
Aprile: estate a sorpresa
A aprile, paf, 47 gradi all’ombra.
- Il grano maturò e in due giorni era cotto;
- Il laghetto si prosciugò: i pesci si trasferirono nelle vasche da bagno. La gente faceva la doccia con le trote;
- Le mucche, disperate, rifiutavano l’erba e chiedevano gelati alla menta.
Autunno: foglie testarde e rondini rumorose
In autunno caddero due foglie.
- Una nel giardino della scuola;
- L’altra a casa di Rovasio.
Le altre sembravano incollate ai rami.
L’uva era matura… ma salata.
A novembre arrivarono le rondini: nove milioni, con un vocio da 10.000 decibel. Nessuno usciva più di casa.
Inverno: neve e lupi in pantofole
L’inverno nevicò per venti giorni di fila.
- Gli umani resistevano col pane e formaggio di Sompazzo (3.000 calorie a fetta);
- Le mucche, senza erba, si rifiutarono di mangiare le proprie bistecche e vissero di cipolle;
- Gli uccellini dimagrivano;
- I lupi scesero in paese e li trovammo in tinello, con le pantofole in bocca. Ruffiani!
A fine anno, la neve era alta 7 metri e il fornaio aveva finito la farina.
La soluzione di Ufizeina
Allo stremo, Nonno Celso annunciò:
«L’unico che può salvarci è Ufizeina».
Ufizeina, il meccanico del paese, studiò la situazione e concluse:
«Il sole si è impigliato in un albero scheggiato e si è forato. Gli attacco la pompa, si gonfia e torna a posto».
Così fu. La neve si sciolse, tutto tornò normale.
Tranne noi.
Fine