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28 Dicembre 2019L’assassino che è in me (The Killer Inside Me), pubblicato nel 1952, è uno dei romanzi più celebri e disturbanti di Jim Thompson, maestro indiscusso del genere noir americano.
L’opera si distingue per la sua narrazione in prima persona, cruda e spietata, che scava nelle profondità della psiche di un sociopatico, offrendo un ritratto agghiacciante della depravazione umana e della corruzione morale in una piccola città del Texas.
Riassunto della Trama
Il romanzo è narrato in prima persona da Lou Ford, vice-sceriffo di Central City, una piccola e sonnolenta cittadina del Texas. Lou appare a tutti come un uomo tranquillo, cortese, un po’ lento di comprendonio, con un linguaggio semplice e modi affabili. È fidanzato con Amy Stanton, una ragazza “perbene” della città. Sotto questa facciata di normalità e rispettabilità, tuttavia, si nasconde una mente profondamente disturbata e una natura violenta e sadica.
La sua psiche è tormentata da un trauma infantile legato a un incidente sessuale con una babysitter e al rapporto con la madre, che lo ha portato a sviluppare una forma di sociopatia latente, che lui chiama la sua “malattia” o “problema”. Questa “malattia” si manifesta in impulsi omicidi e sadici che Lou fatica a controllare.
La trama prende il via quando Lou viene incaricato dal suo capo, lo sceriffo Bob Maples, di scacciare Joyce Lakeland, una prostituta che si è stabilita in città. Lou, invece di allontanarla, inizia una relazione sadomasochista con lei, che culmina nel brutale omicidio di Joyce e del suo amante, Elmer Conway, figlio di un ricco impresario edile locale. Lou orchestra gli omicidi in modo da farli sembrare una rissa finita male tra i due amanti, ma le sue azioni sono calcolate e premeditate.
Da questo punto in poi, il romanzo segue la spirale di violenza in cui Lou si immerge per coprire le sue tracioni. Man mano che le indagini si stringono, Lou, con una lucidità agghiacciante, manipola le prove, incastra innocenti e uccide chiunque possa minacciare la sua facciata. La sua logica contorta lo porta a credere di essere più intelligente di tutti, e che le sue azioni siano giustificate da una sorta di necessità interiore.
La sua fidanzata, Amy, e il suo capo, lo sceriffo Maples, sono tra le sue vittime, eliminate con fredda determinazione quando diventano un ostacolo o una minaccia. Lou continua a recitare la parte del vice-sceriffo onesto e un po’ tonto, mentre il suo mondo interiore si popola di fantasmi e la sua “malattia” prende il sopravvento. Il finale è un’escalation di follia e violenza, che porta Lou a una fine inevitabile e grottesca.
Analisi del Romanzo
L’assassino che è in me è considerato un capolavoro del noir per la sua audacia psicologica e la sua rappresentazione senza filtri del male.
- La Psicopatia e la Narrazione in Prima Persona: Il punto di forza del romanzo è la narrazione in prima persona di Lou Ford. Thompson ci immerge direttamente nella mente di un sociopatico, permettendoci di assistere al suo processo di pensiero contorto, alla sua logica distorta e alla sua totale assenza di empatia. Lou è un narratore inaffidabile per eccellenza: la sua apparente normalità e la sua capacità di razionalizzare le proprie atrocità rendono la sua voce ancora più inquietante. Il lettore è costretto a confrontarsi con una prospettiva del male che non è esterna, ma interna, intima e disturbante.
- La Facciata della Normalità e l’Ipocrisia Sociale: Lou Ford è l’incarnazione della facciata. Rappresenta la rispettabilità di una piccola comunità che, sotto la superficie, nasconde corruzione, violenza e ipocrisia. La sua posizione di vice-sceriffo, un garante della legge, rende il suo degrado morale ancora più scioccante. Thompson critica aspramente la società americana dell’epoca, mostrando come la violenza e la depravazione possano annidarsi dietro le apparenze più rassicuranti. La piccola città, apparentemente idilliaca, diventa un microcosmo di degrado morale.
- Il Male Radicato e Inesplicabile: Thompson non cerca di giustificare o spiegare completamente la “malattia” di Lou. Sebbene accenni a traumi infantili, il male di Lou è presentato come una forza quasi intrinseca, una pulsione irrefrenabile che lo porta a distruggere. Non c’è redenzione né pentimento; solo una logica fredda e calcolatrice che lo spinge sempre più a fondo nella sua spirale omicida. Questo rende il romanzo particolarmente perturbante, poiché il male non è un’entità esterna, ma una forza che abita e corrompe dall’interno.
- Sesso e Violenza: Il romanzo è esplicito nella rappresentazione della violenza e della sessualità, spesso intrecciate in un legame perverso. Le scene di brutalità sono descritte con una freddezza clinica che ne amplifica l’orrore. La relazione sadomasochista con Joyce è un esempio lampante di come la violenza sia intrinsecamente legata alla sessualità disturbata di Lou.
- Lo Stile Crudo e Essenziale: Lo stile di Thompson è inconfondibile: una prosa asciutta, telegrafica, senza fronzoli. I dialoghi sono secchi e realistici, spesso rivelatori delle tensioni e delle menzogne sottostanti. Il ritmo è incalzante, quasi febbrile, riflettendo la progressione della follia di Lou. L’autore utilizza un linguaggio semplice, ma estremamente efficace nel creare un’atmosfera di oppressione e di inevitabilità.
Conclusione
L’assassino che è in me è un romanzo che va ben oltre i confini del genere noir, proponendosi come una profonda e disturbante indagine sulla natura del male. Jim Thompson, attraverso la voce indimenticabile di Lou Ford, ci costringe a confrontarci con la parte più oscura della psiche umana, quella che si nasconde dietro la facciata della normalità. È un’opera spietata, brutale e moralmente ambigua, che lascia il lettore con un senso di profonda inquietudine e con l’amara consapevolezza che la violenza e la depravazione possono annidarsi ovunque, anche nel cuore di chi dovrebbe proteggerci. Un classico imprescindibile per chi vuole esplorare i lati più oscuri dell’animo umano.