
Il bambino col pigiama a righe di John Boyne
28 Dicembre 2019
2. Ideale di vita. Prima elegia del primo libro del Corpus tibullianum, vv 13-24
28 Dicembre 2019Le Satire di Giovenale rappresentano uno dei vertici della letteratura satirica latina e offrono uno spaccato impietoso della società romana del I-II secolo d.C.
Decimo Giunio Giovenale visse probabilmente tra il 60 e il 140 d.C. circa, attraversando quindi i regni degli imperatori Flavi e dei primi Antonini. Le sue sedici satire, raccolte in cinque libri, si distinguono per il tono aspro e l’indignazione morale che pervade ogni verso.
La poetica giovenaliana si fonda sul principio espresso nella celebre formula “saeva indignatio facit versum” – è la feroce indignazione a creare il verso poetico. Questa prospettiva segna una svolta rispetto alla tradizione satirica precedente: mentre Orazio aveva adottato un approccio più morbido e ironico (“ridentem dicere verum”), Giovenale abbraccia un registro tragico e violento per denunciare i vizi del suo tempo.
I temi centrali delle Satire spaziano dalla corruzione della nobiltà alla decadenza dei costumi, dalla critica delle donne alla denuncia della povertà urbana. Particolarmente celebri sono la Satira III, che descrive l’invivibilità di Roma attraverso le parole di un cittadino che decide di abbandonare la capitale, e la Satira VI, una lunga invettiva contro le donne che riflette i pregiudizi misogini dell’epoca.
Lo stile giovenaliano si caratterizza per l’uso sapiente della retorica, con accumuli di esempi, iperboli e una lingua ricca di neologismi e arcaismi. La sua influenza sulla letteratura successiva è stata enorme, ispirando autori come Swift, Boileau e molti satirici moderni.
Le Satire rimangono un documento storico fondamentale per comprendere la mentalità e le contraddizioni della società romana imperiale, oltre che un capolavoro letterario di straordinaria potenza espressiva.