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17 Gennaio 2024Centosessant’anni di storia economica nella Lehman Trilogy di Stefano Massini, di Raffaella Ballerio
La “Lehman Trilogy” di Stefano Massini (debutto italiano al Piccolo Teatro di Milano nel 2015 per la regia di Luca Ronconi, insignita di cinque nomination ai Tony Awards, l’Oscar del teatro americano, nel 2022) può essere considerata una delle opere più significative del teatro contemporaneo.
Narrando la vicenda dei Lehman, i fondatori dell’omonima banca che nel 2008, quando ormai da decenni era passata in altre mani, incorse nel disastroso crack, le cui conseguenze investirono l’intero pianeta, l’opera del drammaturgo fiorentino percorre centosessant’anni di storia economica e finanziaria, focalizzando l’attenzione sulle tappe fondamentali dello sviluppo capitalistico e sui comportamenti umani in relazione alle problematiche economiche e non solo.
Si segue l’avventura di Heyun, il primo dei fratelli Lehman a sbarcare in America nel 1844 e a cominciare l’attività commerciale in Alabama, quindi il successivo arrivo di Emanuel e Mayer, la nascita del nuovo mestiere di “mediatori” e, tra le fresche verande del Sud e la frenetica New York, i rispettivi amori e matrimoni con Babette e Pauline.
Proseguendo con Philip, figlio di Emanuel, si entra nel nuovo secolo e l’opera di Massini offre efficaci e chiare spiegazioni dei nuovi strumenti finanziari, come ad esempio le obbligazioni della nascente ferrovia (cfr. cap. 3, parte seconda) o le azioni borsistiche (cfr. cap. 9, parte seconda), nonché le ultime novità della recente finanza creativa (cfr. cap.9, parte terza)
Uno dei momenti cruciali è il crollo di Wall Street nel ’29. La tensione è massima. Philip chiama il figlio Robert. Riuscirà a salvare la banca ed è interessante comprendere come (cfr. cap. 2, parte terza) e significativamente speculare a questo il capitolo finale dell’opera)
La “Lehman Trilogy” di Massini, dunque, raccontando la storia dei tre fratelli che sbarcano in America col solo bagaglio dei loro sogni, ma forti della consapevolezza delle proprie radici (sono ebrei ashkenaziti) e, con spirito di sacrificio e perspicacia da un piccolo negozio di stoffe arrivano a fondare un impero economico, offre un’esperienza avvincente e significativa. Le tre generazioni Lehman (Heyun/Henry, Philip, Robert), attraversando un secolo e mezzo di storia, sono continuamente chiamate a mettersi in gioco per affrontare difficoltà e cambiamenti, cercando soluzioni sempre nuove.
Di questa originalissima ballata epica, che sa coniugare lo stile formulare d’ascendenza omerica con l’afflato ironico della tradizione yddish, proponiamo un percorso di lettura che, ci auguriamo, possa offrire alcune fra le tante suggestioni di cui è ricca.
PARTE PRIMA – TRE FRATELLI
Cap. 1 – Luftmensch (Il sognatore)
Figlio di un mercante di bestiame
ebreo circonciso
con una sola valigia al fianco
fermo immobile
come un palo del telegrafo
sul molo number four del porto di New York.
Grazie a Dio per essere arrivato:
Baruch HaShem!
Grazie a Dio per essere partito:
Baruch HaShem!
Grazie a Dio per essere ora, finalmente, esserci
lì, in America:
Baruch HaShem!
Baruch HaShem!
Baruch HaShem!
Henry (Heyun) Lehman sbarca in America dalla Baviera l’11 settembre 1844. Il ripetuto intercalare di ringraziamento a Dio sottolinea il suo forte sentimento di appartenenza alla fede di ebreo ortodosso.
Cap. 2 – Chametz (lievito)
A Montgomery, in Alabama, Henry apre un piccolo negozio di stoffe: “Una sola porta/di vetro e legno/con il mezuzah (preghiera ebraica) appeso al fianco… La maniglia/di ottone rosso/gira male,/a volte s’inceppa… Lucernario sul soffitto/grande come tutto lo spazio/che quando piove forte/le gocce ci sbattono contro/e sembra che crolli tutto in testa, sempre/ma almeno finché è giorno c’è luce/anche d’inverno/e si risparmia la lanterna a olio/che non brucia in eterno/come al Tempio ner tamid (l’olio sacro)./E costa.” (p. 10)
Henry è fiero del suo negozio, piccolo, ma suo (p. 14-5):
Aperto con ipoteche, garanzie, cambiali
E impegnando tutti quei pochi soldi che aveva:
tutti.
Nemmeno mezzo cent d’avanzo.
Tutto.
E ora, per chissà quanto
Lavorare, lavorare, lavorare:
che la gente compra la stoffa al metro
lesinando perfino sui centimetri
e per fare cento dollari ci vogliono tre giorni.
Calcoli alla mano
Che fa e rifà tutti i giorni, Henry Lehman.
Calcoli alla mano:
almeno tre anni per riprendere le spese
pagare i debiti
dare a chi deve avere.
Poi, una volta pagato tutto
Allora sì che
Calcoli alla mano…
Ma qui Henry Lehman si ferma:
intanto lavorare
come dice il Talmud:
gettare chametz, il lievito
e dopo?
Dopo si vedrà.
Gettare chametz, il lievito
e dopo?
Dopo si vedrà.
Gettare chametz, il lievito
e dopo?
Dopo si vedrà.
Cap. 3 – Bulbe (patata)
Qualche anno dopo raggiungono Henry, in Alabama, i due fratelli più giovani Emanuel (Mendel) e Mayer, detto Bulbe, patata (per il viso liscio come una patata).
Henry decide di cambiare l’insegna del negozio, non più H. LEHMAN STOFFE E ABITI, ma STOFFE E ABITI LEHMAN BROTHERS. (Il cambiamento dell’insegna assume un particolare significato, perché, come si vedrà, di volta in volta sancisce i passaggi fondamentali nella storia della famiglia e dell’impresa).
Henry affida ai due fratelli il compito di ridipingere l’insegna nuova (p. 16-18-20):
Il secchio di vernice appoggiato per strada
Henry ha dato il compito a loro:
“Per oggi pomeriggio finitemi l’insegna”
6 metri per 1 d’altezza.
Finire di dipingerla
Mentre Henry riceve il cotone
E controlla la qualità
…
Il secchio di vernice appoggiato per strada.
Per l’insegna nuova
hanno scelto il colore giallo.
Riunione di famiglia in casa Lehman.
Tutti insieme, la sera prima.
Scritta gialla su fondo nero.
Darà nell’occhio:
porterà clienti
l’ha detto Henry.
…
Tre ragazzi, i Lehman Brothers.
Henry.
Emanuel.
Mayer.
Dei tre, Henry è la testa
- lo disse suo padre, laggiù in Baviera –
Emanuel è il braccio.
E Mayer?
Mayer Bulbe è quello che ci vuole fra la testa e il braccio
Perché il braccio non spacchi la testa
E la testa non umili il braccio.
…
Ci saranno tutti e tre
sull’insegna nuova di legno pronta da appendere
grande bella grossa
a ricoprire tutta la facciata:
STOFFE E ABITI LEHMAN BROTHERS
Scritta gialla su fondo nero
…
Henry, la testa, Emanuel, il braccio, Mayer, Bulbe, patata, media fra i due: la prima occasione si presenta quando Henry decide, un’idea che si rivelerà vincente, di vendere non più solo cotone, ma anche gli attrezzi per produrlo.
Cap. 4 – Hanukkah (Festa dei Lumi) ; or What happened after the fire
Il fuoco brucia tutte le piantagioni, il cotone distrutto, “…tutto perso. Ma al tempo stesso/Baruch HaShem!/tutto nuovo da ricomprare: semi attrezzi carri… Prego, signori: Lehman Brothers è aperto!”
Nel dialogo fra Testatonda Deggoo, amministratore della tenuta Smith e Gowcer, e i fratelli Lehman per il riacquisto di tutto il necessario per ricominciare, risulta decisivo l’intervento di mediazione di Mayer. I proprietari non hanno soldi per pagare gli attrezzi, ma ripagheranno i Lehman con un terzo del raccolto, che a loro volta i Lehman rivenderanno agli industriali del Nord (p. 27-8):
“Allora, dimmi, Testatonda Deggoo:
da Smith e Gowcer che vi serve?”
“God bless you, Mister Lehman:
tutto quanto, dall’inizio!”
“E se il fuoco vi ha rovinati
come pagherete?’”
“I padroni si impegnano
con un accordo scritto.”
Emanuel – il braccio –
Alza gli occhi e fissa Henry, malissimo.
“Sono venuto in America per i soldi
Non per i fogli scritti.”
“Se i soldi non ci sono, come vuoi che paghino?”
“Se i soldi non ci sono, non gli vendiamo niente.”
“Tu sei qui per fare quello che voglio io!”
“Ma sull’insegna c’è scritto: “Brothers”.
“Abbassa la voce e non mettermi le mani addosso!”
“L’avevo detto che era meglio vendere tessuti.”
“Noi vendiamo eccome, questi ci comprano tutto.”
“Comprano ma non pagano!”
“Tu sta’ zitto, sono io che…”
E’ a questo punto che interviene Mayer Bulbe
infilandosi
liscio inodore come una patata:
“Sta’ a sentire, Testatonda Deggoo:
se seminate ora, quanto c’è al raccolto?”
“Una stagione, Mister Lehman
Ma poi, prima di vendere il grezzo…”
“E voi pagateci col cotone grezzo:
un terzo del raccolto, fissato, da ora.
Voi ce lo date e noi lo rivendiamo.”
“God bless you, Mister Lehman!”
E’ la sera di Hanukkah
Proprio mentre Henry accende il settimo cero
in piedi dietro al tavolo
con Emanuel e Mayer
Baruch HaShem!
E’ la sera di Hanukkah
Quando qualcosa cambia la vita di tutti:
vendevano stoffe e abiti
i Lehman Brothers.
Ma da adesso
Il fuoco ha deciso:
compravendita di cotone grezzo.
L’oro dell’Alabama.
Prodigi di una patata.
Cap. 5 – Shpan dem loshek! (Spronare il cavallo!)
Uno dei compratori del Nord, Teddy Wilkinson, ribattezzato da Mayer Bulbe “Maniperfette/perché si vanta sempre” (p. 30) invita i Lehman a visitare la sua fabbrica e un giorno Emanuel accetta. “E’ una fabbrica immensa con l’insegna/ WILKINSON COTTON/raccontò al ritorno/piena di gente che lavora per Maniperfette/gente pagata: salariati, non schiavi/la mia manodopera la chiama lui…” (p. 32). Dalla visita Emanuel comprende, e riferisce ai fratelli, che se avessero più cotone da vendere a Maniperfette, egli lo comprerebbe. Ancora una volta è Mayer a risolvere le perplessità dei fratelli (p. 35):
“Vediamo:
se la piantagione di Testatonda ci vendesse il cotone
per 15 dollari a carretto
potremmo chiederne a Maniperfette 25.
E a noi ne resterebbero 10.
Moltiplicato per 100 carri
Fanno 1000 dollari.
Più del doppio di quanto guadagniamo fino ad ora.
Come diceva nostro padre?
Spronare il cavallo…”
E con questa esortazione Mayer riesce a convincere i fratelli ad ampliare l’attività, acquistando essi stessi il cotone per rivenderlo. Occorre cambiare l’insegna:
COMPRAVENDITA COTONE LEHMAN BROTHERS
Cap. 6 – Shivà (lutto)
All’improvviso la febbre gialla rapisce il maggiore dei tre fratelli. Sono passati dieci anni e, per la prima volta, “il negozio con la maniglia che s’inceppa” resterà chiuso per un’intera settimana. I fratelli Lehman hanno deciso di rispettare tutte le regole “Shivà e Sheloshim/come facevano laggiù in Germania/tutte le regole come fossimo a Rimpar, Baviera”(p. 38).
“Avrà una lapide di pietra,/incisa in inglese, in tedesco e in ebraico./Costerà, ma chi se ne importa “(p. 40). I due fratelli sono d’accordo, costasse anche 50 carri di cotone grezzo.
Emanuel e Mayer vivono con intensità il lutto per il fratello, non solo per il dolore, comprensibilmente profondo per la perdita inaspettata e precoce del loro caro, ma anche per la forte coscienza religiosa che li accompagna sempre e la salda aderenza alle proprie radici.
L’evento del lutto (Shivà) ricorre anche nella seconda parte (cap. 8) e nella terza (cap. 5). Il confronto è molto interessante, perché si nota come la coscienza delle proprie radici e la consapevolezza del valore della tradizione si offuschino progressivamente nelle generazioni successive.
Cap. 7 – Kish Kish (Baci Baci)
A un anno di distanza dalla morte di Henry le piantagioni che vendono cotone ai Lehman da quattro passano a cinque, ma non basta, perché il commercio “valga la pena… calcoli alla mano”, occorre aumentare, almeno 20 dollari a carro, almeno 400/500 carri, insomma il doppio delle piantagioni. “Se tutte e dieci le più grandi piantagioni dell’Alabama/si convincessero a vendere cotone ai Lehman/allora il commercio/allora sì/inizierebbe/-eccome-/ a convenire” (p. 42)
E in questa paziente opera di convincimento, “bussando” di “salotto” in “salotto” dei più grandi proprietari di piantagioni, avrà successo Mayer Bulbe, che da allora si conquisterà il soprannome di Kish Kish, Bacio Bacio, per le sue doti diplomatiche. I Lehman diventeranno “mediatori”, un nuovo mestiere, “inventato” da loro, come spiega Mayer alla famiglia di Babette Newgass, di cui si è innamorato e intende chiedere la mano al padre (p. 46-7):
“Visto che vi presentate
gradirei conoscere
ragazzo
cosa fate esattamente in quel vostro negozio.”
…
“Che razza di mestiere è
stare nel mezzo?”
“Un mestiere che non esiste ancora
Mister Newgass:
lo cominciamo noi.”
“Baruch HaShem!
Nessuno vive di un mestiere che non esiste!”
“Noi sì, Lehman Brothers.
Il nostro mestiere è…”
“Avanti: cos’è?”
“E’ una parola inventata:
siamo… mediatori, ecco, sì. “
“Ah! E perché dovrei dare mia figlia a un
“mediatore”?
“Perché guadagniamo
Mister Newgass!
Meglio: guadagneremo.
Giuro: fidatevi di me.”
E Mister Newgass si fida. Da quel giorno Mayer Kish Kish “viene formalmente arruolato:/a nome dei Lehman Brothers/starà a lui tenere rapporti e relazioni/bussare alle porte di tutti i padroni/con l’abito elegante del funerale/andare in tutte le piantagioni/sedersi sui divani in salotto/prender parte alle cene in veranda/ascoltare bambine che suonano il piano… /e non gli costa, perché anche Babette/ – la sua Babette – /suona il piano/e insegna il piano/come nessun ‘altra.” (p. 48)
E alla fine, ormai alle soglie del matrimonio, “Mazel tov! (Congratulazioni!)/24 fornitori di cotone grezzo/Dall’Alabama al confine con la Florida./Dall’Alabama al South Carolina./Dall’Alabama a New Orleans… Ed Emanuel Lehman/come regalo di matrimonio/ha fatto arrivare/da New Orleans/un bellissimo/pianoforte a coda.”
(p. 50)
Cap. 8 – Something about New York
I Lehman aprono un ufficio a New York, Liberty Street 119, perché è a New York che il cotone diventa “banconota”, è lì che avvengono le grandi trattative di compravendita, come comprende Emanuel, dopo essere stato (seguendo ancora una volta il consiglio di Teddy Wilkinson “Maniperfette”) alla Fiera del Cotone (p. 56-7):
“Io, se volete, vendo il grezzo dell’Alabama.”
Un distinto signore altissimo
con capelli bianco candidi
e una barba da rabbino lo squadra:
“Voi? Avete una piantagione? Voi?”
“Non possiedo nessuna piantagione
ma vendo il cotone
di 24 piantagioni”
Gli altri vecchi ridono di gusto.
“Rivendo il cotone di 24 piantagioni
loro me lo vendono, io ve lo rivendo.”
Gli altri vecchi ridono di gusto
“E che razza di mestiere è?”
“Lehman Brothers: mediatori.”
Gli altri vecchi ridono ancora più di gusto.
“A che prezzo?”
“Quello che conviene sia a voi che a me.”
Nessuno più ride.
“Bene ragazzo: incontriamoci.
Avrete immagino un ufficio qui a New York.”
“Adesso no, signore.
Ma dalla prossima settimana di certo.”
“Allora cercate di Louis Sondheim, a Manhattan.”
Cap. 9 – Kiddushin (matrimonio)
Mayer a Montgomery, Emanuel a New York. Nell’ufficio di New York (con l’insegna LEHMAN BROTHERS COTTON/FROM MONTGOMERY ALABAMA) Emanuel tratta coi maggiori industriali americani ed europei del cotone, “la Reggia di king Cotton/ la Corte di New York/soprattutto ebraica/ovvero/ – non indifferente – /tutti i parenti/tutti gli amici/di Louis Sondheim” (p. 63)
E della figlia di Louis Sondheim, Pauline, “una ragazza esile come i rami di certi alberi appena piantati/laggiù in Germania: a Rimpar, Baviera”, Emanuel si innamora, sin dal primo momento che la vide alla Fiera del Cotone (p. 57)
Un corteggiamento sorprendentemente tenace (p. 60-65) e alla fine Pauline si arrende, si sposano ed Emanuel corona il suo sogno. Ma incombe una nuova minaccia: la guerra fra il Nord e il Sud.
Cap. 10 – A little glass
“Se Nord e Sud si staccano/all’improvviso/come faranno i Lehman a stare nel mezzo?” (p. 68) Le industrie del Nord chiudono, le piantagioni del Sud distrutte. “Il Sud non vende più cotone al Nord./Il Nord non compra più cotone al Sud./La sede Lehman di Montgomery chiude i battenti/… L’ufficio Lehman di Liberty Street 119/vetri rotti/insegna bruciata/durante la rivolta di New York… Nel mezzo/fra i due/compressi/incastrati/come un bicchiere di vetro/i Lehman Brothers.” (p.71)
Emanuel a New York, è un braccio, vuole agire, gli importa dei soldi, degli affari, pensa a salvare il salvabile e, fra le cannonate, nel pieno della guerra, riesce ad imbarcare 700 tonnellate di cotone per l’Europa, dove non c’è guerra e il cotone si vende ancora.
Dall’altra parte, a Montgomery, Mayer Lehman, “patata sentimentale” (p.72) difende l’Alabama dove vive, e fra le cannonate, nel pieno della guerra, coi soldi della Lehman, riscatta prigionieri, finanzia gli armamenti, sostiene vedove, orfani, feriti e dice addio per sempre al cotone. “Ed è qui che/senza saperlo/fra le cannonate/Lehman Brothers/riesce/miracolosamente/a restare in piedi/perché/mentre mezza America va in frantumi/… Emanuel e Mayer fecero l’uno il contrario dell’altro/e/a fine terremoto/in un mare di macerie/solo/un/bicchiere di vetro/era rimasto in piedi.”
(p. 73)
Cap. 11 – Reb Lashon (Il Rabbino Lingua)
I nordisti hanno vinto la guerra e Montgomery non è più la stessa, l’Alabama “come un grande gigantesco cimitero” (p. 78)
Mayer si rende conto “che forse/ è come quella volta/15 anni fa/ c’era ancora Henry/quando scoppiò l’incendio e furono loro/i Lehman Brothers/ a far rinascere Montgomery” (p. 78)
Allora si reca dal Governatore dell’Alabama e avanza la sua proposta: “Voi ci date i capitali/e Lehman Brothers rifà nuova l’Alabama…”(p. 79)
Nasce così la banca. L’insegna diventa LEHMAN BROTHERS BANK FOR ALABAMA
Cap. 12 – Der boykhreder (Il ventriloquo)
A New York Emanuel diventa uno dei fondatori della Borsa del Cotone; la sua famiglia fa parte dell’élite newyorkese, i suoi figli frequentano le stesse scuole dei figli dei Sachs, dei Singer, dei Goldman, dei Blumenthal… Comincia a distinguersi tra i figli di Emanuel, Philip, destinato ad un ruolo di primo piano nella storia successiva.
Ma il cotone non basta, ora New York “impazzisce” per altro, “un liquido nero chiamato caffè/e un fumo nero chiamato treno” (p.84)
Accanto alla Borsa del Cotone, hanno aperto la Borsa del Caffè; ma anche il caffè fa guadagnare, certo, ma non arricchire. “quello che fa arricchire/veramente/Emanuel lo sa/e suo suocero conferma/è la ferrovia/che ancora non esiste/ma esisterà.”
(p. 85)
E come convincere l’Ispettore Capo delle Ferrovie a dare i capitali per costruire ai Lehman?
Emanuel parte per Montgomery:
“Mayer… c’è bisogno di te a New York.” (p. 87)
Ma per convincere Mayer occorrono le parole del dottor Everson comparso “come un burattino/nel rettangolo della porta/mosso coi fili da chissà chi/là, in alto/come se queste parole fossero necessarie alla storia…”
“Mio Dio, siete voi Mister Emanuel!
Non vi riconoscevo così cambiato.
Siete a New York, adesso
si vede dal vestito.
Vostro fratello Henry
quando venne qui a Montgomery
prima ancora di aprire il negozio, sapete
diceva sempre che era
a New York
che lui voleva finire.
L’aveva promesso a vostro padre…”
Emanuel e Mayer rimasero in silenzio; parve loro di sentire “una brezza/carezzagli l’orecchio/ed è una brezza che profuma di mattina/di un secchio di vernice/di pennelli sgocciolanti/di tre fratelli che sollevano un’insegna/mille anni fa/insieme/come in questo momento… rimasero in silenzio/per chissà quanto/pensando a New York/che aspettava entrambi/perché/”Henry ha ragione”. (p.87-90)
PARTE SECONDA – PADRI E FIGLI
Cap. 1 – Der bankir Bruder
Mayer a New York ha uno sguardo perplesso sulle nuove dinamiche d’investimento. Già ancora in Alabama aveva espresso perplessità sui progetti a lungo termine per la ricostruzione: “Come faccio/a firmare/se fra quarant’anni sarò già morto?” (p. 101)
Ed ora, a New York, continua a portare nostalgicamente le ghette a strisce da milionario del sud e si limita a guardare silenzioso la nuova insegna: LEHMAN BROTHERS BANK e annuisce al fratello che gli parla della ferrovia “non è una somma di zero-virgola: la ferrovia ci darà i capitali, Mayer.” (p.98)
Cap. 2 – Wall Street
“L’equilibrista/è poco più che un ragazzo./Si chiama Solomon Paprinskij… starà qui/tutti i giorni/mattina e sera/a fare il suo esercizio./Filo teso/dritto fra i lampioni/lì/a un passo/dal nuovissimo portone/della Borsa di Wall Street. “ (p.103-4)
L’equilibrista Solomon Paprinskij incarna il contrappunto metaforico della nuova economia borsistica: leggera, eterea, non può permettersi di sbagliare un passo… Presenza costante, quasi tacito monito, ne accompagnerà l’ascesa, fino al fatidico ’29 (cfr. cap. 12)
A Wall Street si fonda la nuova Borsa degli Scambi: “Idea geniale!/ha detto Emanuel;/idea newyorkese, ha pensato Mayer. /Invece di contrattare/il ferro alla Borsa del Ferro/le stoffe alla Borsa delle Stoffe/il carbone alla Borsa del Carbone/hanno fatto una borsa unica/immensa/grandissima/newyorkese/una sinagoga/coi soffitti alti più che una sinagoga/dove in centinaia, folle, eserciti/da mattina a sera/ininterrottamente/parlano/dicono/trattano/gridano… vendono ogni cosa:/ferro/stoffe/olio/carbone…anche se in realtà/a dire il vero/non ce n’è traccia… non c’è il ferro, ma c’è la parola: FERRO/non c’è la stoffa, ma c’è la parola: STOFFA/ non c’è il carbone, ma c’è la parola: CARBONE/e/là fuori/davanti a questo tempio di parole/Solomon Paprinskij/da oggi/tutti i giorni/farà il suo esercizio/in piedi sul filo.” (p. 104-6)
Cap. 3 – Shavuoth (festa ebraica)
L’ansia di investire in ferrovie si metaforizza in un sogno ricorrente di Emanuel: lui e il fratello, ancora bambini, a Rimpar, in Baviera giocano all’appoggia-moneta; si tratta di costruire una colonna di monete appoggiandone una sull’altra. Nel sogno la colonna diventa così alta che Emanuel comincia a salirci sopra, sempre più in alto “finché/lassù/in cima/quasi a toccare il vento/il cielo si apre/all’improvviso/si spalanca/come a Shavuoth/e con un rombo/un frastuono/assordante/esce fuori/correndo all’impazzata/una locomotiva/fischiando/dritta velocissima contro Emanuel…. “ (p. 110-12)
Le ferrovie costituiscono il nuovo orizzonte per gli investimenti, ma i due fratelli discutono ancora:
“Non ho fondato una banca/per gli zero-virgola!”
“E io non ho fondato una banca/per le parole!”
Mayer aveva detto: “la ferrovia è parole”. Emanuel comprende finalmente il significato del suo sogno: per vincere ogni paura, ogni dubbio, dovevano vedere la ferrovia, almeno in costruzione, verificarne la concretezza. Ma quando i due fratelli si recano all’incontro con United Railway, non trovano nulla, “una valle, un fiume” (p.124), tutto è ancora sulla carta.
Durante le trattative, che si concluderanno con successo, è decisivo l’intervento di Philip, figlio di Emanuel (p. 126-29):
“Egregio Mister Archibald Davidson
I vostri fogli pieni di disegni
incanterebbero un bambino
ma noi non siamo venuti da New York
per guardare dei disegni
…
Mio padre e mio zio
si aspettano da voi ben altro:
cifre, numeri, sostanza.”
…
“Parlate di finanziare le ferrovie:
intendete obbligazioni da voi emesse per darci capitale?”
…
“Mio padre e mio zio qui presenti
intendono
certo
obbligazioni che noi riscuoteremo:
chi sottoscrive ci dà i soldi
noi glieli renderemo con un piccolo interesse.
Nel frattempo
voi avete i capitali
che ci renderete con un notevole interesse.
In questa differenza sta il guadagno.
Per noi, certo.
Ma per voi, anche.”
Cap. 4 – Bar – Mitzvah (Figlio del Precetto)
Quando il giornalista Charles Dow (fondatore del Wall Street Journal) intervistando Emanuel e Mayer, ormai anziani, chiede loro “Se la banca fosse un forno/quale sarebbe la farina?” e l’uno risponde i treni, il caffè, l’altro il carbone, un tempo il cotone, Philip interviene (p. 141):
Egregio signor Dow
la farina che lei chiede
non sarebbe
né il caffè
né il carbone
né il ferro dei binari
né mio padre né mio zio qui presenti
hanno timore a dirle che siamo commercianti
di denaro.
La gente normale, vede
usa i soldi solo per comprare.
Ma chi come noi ha una banca
usa i soldi
per comprare soldi
per vendere soldi
per prestare soldi
per scambiare soldi
ed è con tutto questo
che noi
mi creda
mandiamo avanti il forno.”
I due fratelli sorridono “come due fornai/che a un tratto/non sanno/cos’è il pane.”
Philip ha parlato “come un ragazzino al Bar-Mitzvah”
La cerimonia del Bar – Mitzvah celebra per il ragazzo tredicenne il passaggio all’età adulta: risponderà di persona davanti all’ Halakhah, la legge ebraica, leggerà e commenterà con gli altri la Thorà.
La similitudine è molto significativa, perché non solo sottolinea quanto la risposta di Philip indichi il passaggio alla nuova economia (il denaro è la nuova “materia prima”), ma pare contenere implicitamente anche un’allusione alla responsabilità che questo nuovo corso comporta (responsabilità di cui sembra sfuggire una vera consapevolezza).
Cap. 5 – Der Kartyozhnik (Il giocatore di carte)
Philip è il protagonista della nuova economia. Non fortuna, ma tecnica: questa la sua filosofia, da quando gli capitò di seguire il gioco delle tre carte condotto da un nano, all’angolo della strada. La carta vincente c’è, basta solo scoprirla. Prestando la massima attenzione al movimento velocissimo delle mani del nano, senza distrarsi, Philip riuscì a scoprire la carta giusta. “Da allora/da quel giorno/Philip Lehman non si distrae./Si sforza, è spietato/non ammette deroghe:/sa che se terrà il controllo/non gli sfuggirà la carta vincente.” (p. 145)
Philip tiene un’agenda, dove segna in stampatello tutti i suoi problemi e anche la soluzione, perché LA SOLUZIONE E’ GIA’ PRONTA, BASTA CHIAMARLA. Così per gli investimenti nella ferrovia, nel petrolio, nelle sigarette (p. 146-8):
FERROVIA=CAPITALI, CAPITALI=LEHMAN
… la nuova frontiera è l’asse Est-Ovest… il Sud è un ricordo, nulla più./E poi ci sono migliaia di pazzi/che ora vanno verso Ovest/tutti a cercare l’oro/quindi cosa meglio che dargli un treno?
INDUSTRIA=ENERGIA, ENERGIA=PETROLIO
e fra tutti i giacimenti da finanziare/non ha scelto quelli presi d’assalto da tutti/che si esauriranno presto:/…ne ha cercati di nuovi in Alaska, in Canada/fra i ghiacci: /perché/ – senza perdere di vista le dita del nano – /Philip Lehman ha capito/che serve arrivare prima/ove nessuno sta ancora/e piantare lì la bandiera…
NOVECENTO=NEVROSI, NEVROSI=SVAGO
e fra tutti gli svaghi da finanziare/non ha scelto quello che va per la maggiore/cioè l’alcol… ha puntato sul tabacco./O meglio: sulla National Cigarettes/che è, sissignore, una scommessa/perché le sigarette sono piccole, sono per tutti/diventeranno come il pane/e se vuoi far soldi/devi arrivare alle cose semplici/prima che diventino semplici…
Philip ha applicato lo stesso metodo persino per la scelta della moglie. Ha annotato sulla sua agenda:
RISOLVERE PROBLEMA MATRIMONIO
SCEGLIERE BUONA MOGLIE GIUSTA
stilando una serie di requisiti per arrivare ad una moglie definibile PERFETTA (p. 148-54). Magistrale ed esilarante l’interpretazione di Paolo Pierobon (’15.46)
Cap. 6 – Una tsvantsinger (una moneta)
Il volume d’affari della Lehman cresce. Emanuel e Mayer, ormai quasi settantenni, ripensano alla prima moneta (tsvantsinger) guadagnata da Lehman padre col bestiame e incorniciata dentro un quadretto appeso al muro e ripensano alle sue parole “mille tsvantsinger sono una fortuna, / figli miei, / e Baruch HaShem! Se un giorno anche voi/le metterete insieme.” (p. 157)
Con questi ricordi Emanuel e Mayer non possono evitare di pensare che alla Lehman Brothers di tsvantsinger ne entrano 10.000 al giorno…. Soldi come fiumi. Bilancio sempre col segno +. “Certo./Ma quando il segno è sempre +/come fai a volare basso?/Come fai a tenere i piedi/piantati per terra?/Se non stai in guardia/si infila/ – e non la fermi – /la malattia del superarsi.” (p. 160)
L’ascesa di Philip non si ferma. Prossimo obiettivo: il canale di Panama: “…puntiamo adesso a unire i continenti./E’ lì il guadagno di domani./…faremo una cordata di finanziatori:/venti, trenta, cinquanta banche/e chiederemo in affitto per un secolo/allo Stato di Panama/una fascia di 99 Km/fra il Pacifico e il Golfo dei Caraibi…faremo un canale che ora non c’è/e tutti i bastimenti/ – l’intero commercio mondiale – /dovrà scegliere se pagarci il passaggio/o navigare giorni e giorni/intorno a Capo Horn.” (p. 162)
Cap. 7 – Milah (Circoncisione)
Nasce Robert, il primogenito di Philip, ma alla cerimonia della Milah al Tempio, Philip non è il solo a presentare suo figlio, c’è anche Henry Goldman:
“Di nuovo uguali/di nuovo appaiati:/banche rivali/nemici/concorrenti/ma sempre/odiosamente/allineati.” (p. 166)
Iniziano una conversazione, al termine della quale si stringono la mano. “Nessuno capì perché/ma si strinsero la mano… Solo i due fagotti/si racconta/smisero di piangere.” (p. 169)
I due si erano accordati sull’ultima novità: il mercato azionario. “Né io né tu possiamo tutto… separatamente, ma se… unissimo le forze?” (p. 168-9)
Il mercato azionario con quotazioni ed emissione titoli, nuovo sia ai Lehman che ai Goldman, ha inizio simbolicamente con la nascita dei loro primogeniti, la nuova generazione.
Cap. 8 – Shivà (Lutto)
Muore Mayer. Si rispettano tutte le regole, com’era stato per Henry (cfr. parte prima, cap. 6). Non sarà così per Philip (cfr. parte terza, cap. 5)
Cap. 9 – Horses
Il tè pomeridiano è diventato ormai un rito per le signore Lehman e Goldman, come per i mariti il pranzo al ristorante Delmonico’s. Dalla conversazione delle due signore (p. 176-8) emerge uno spaccato della nuova immigrazione newyorkese, tanti ebrei, russi per lo più, poveri, potenziale fucina di delinquenza. Intanto il piccolo Robert cresce, ha dieci anni ed è appassionato di cavalli. “Domani mattina nostro figlio Robert/avrà il suo primo cavallo.” Conclude la signora Lehman, salutando la signora Goldman.
Il piccolo Robert ama i cavalli, ma la cavalcata vera è quella dei prezzi, “Perché ormai/qui a New York/dacché è scoccato il secolo nuovo/la parola d’ordine è valore. /Ogni cosa/ha un prezzo/ogni cosa ha una quotazione…ma il brivido/il vero brivido/sta nel fatto che/quel prezzo/può/deve/sempre/trasformarsi/cambiare…”
(p. 179)
“Egregi signori del Consiglio (spiega Philip)
il concetto di Borsa valori è presto detto:
un ombrello costa 3 dollari.
Ma se il “New York Times” annunciasse
all’improvviso
tempesta per due mesi
allora gli ombrelli andrebbero a ruba
e il loro prezzo aumenterebbe.
Ma se girasse voce che gli ombrelli
attirano i fulmini
allora ecco che il loro prezzo scenderebbe un po’.
Bene, egregi consiglieri:
io vi dico che sta tutto qui.
Le aziende si quotano in Borsa
cioè vendono il loro nome:
chi crede in loro ne acquista le azioni
che poi può tenere o vendere.
Se un’azienda è sana, se è forte
le sue azioni saranno preziose
e nessuno le venderà.
Ma se l’azienda scivolerà
- per i più strani motivi –
allora chi ne ha le azioni le venderà
per riavere i suoi soldi
e questa sfiducia significa crollo.
Come un cavallo
che, se non vince più, perde valore
ma, se trionfa, costa una fortuna:
io vorrei che Lehman Brothers
diventasse appunto
in questo senso
una scuderia.”
Il più vecchio dei Lehman/ – l’unico rimasto dei tre fratelli –/ si chiede di continuo/da dove salti fuori/nella sua famiglia/questa gran passione per i cavalli/visto che laggiù a Rimpar, Baviera/con tutto quel bestiame/non c’era nessuno che li allevasse./Ma poi il vecchio si ferma: è un tipico pensiero dei suoi – da braccio – /perché ormai dovrebbe saperlo/ che 1+1 a New York non fa mai 2/e qui le cose della vita/se le porta il vento.” (p. 180)
Per Lehman Brothers quotata in Borsa, che emette titoli e smista azioni, l’insegna con scritto Bank comincia ad andare stretta. Philip vorrebbe cambiarla : “Non sono d’accordo:/per niente al mondo non sono né sarò mai d’accordo”. Suo cugino Herbert, figlio di Mayer, da poco entrato nel Consiglio d’Amministrazione esprime il suo disappunto: “Tuo padre e il mio hanno fondato una banca/tu vuoi farne un circolo di finanzieri… le azioni sono un traffico di pochi,/mentre una banca è aperta per tutti…”
Il dialogo tra Philip ed Herbert (p. 182-3) procede scandito dai sistematici “Non sono d’accordo” di quest’ultimo, salvo poi riconciliarsi davanti ad un bicchierino di whisky puro malto… almeno “Finché/la legge Volstead/nel 1920/mise fuori legge/l’alcol.”
Cap. 10 – Nisht trinken bronfn (Vietato bere)
Mentre l’America del proibizionismo è devastata dagli scontri delle bande malavitose di italiani, irlandesi, ebrei per il contrabbando degli alcolici, infuria la pazzia per le nuove autovetture “tutte fumo e chiasso/con fanali come occhi/e piene zeppe di benzina:/per cui il petrolio è andato alle stelle…” (p. 186)
Philip ancora una volta fiuta l’affare: “Ci pensa sempre, Philip/ogni volta che legge e rilegge/l’Offerta Pubblica d’Acquisto/ della Studebaker/che Lehman Brothers sta lanciando in Borsa: /azioni ad ampio raggio/per chiunque voglia/dal finanziere al barbiere/dal milionario allo schnorrer (mendicante):/acquistate titoli a buon prezzo/e sarete/anche voi/nel vostro piccolo/proprietari di un’azienda d’automobili!/L’obiettivo è vicino, a portata di mano:/riempire/in massimo dieci anni/le strade americane/ di automobili strombazzanti…e sbronze di benzina./A loro la sbronza è consentita, eccome.” (p. 186-7)
Intanto Herbert intraprende la carriera politica e diventa Governatore di New York. Al suo posto alla Lehman, subentra Robert, figlio di Philip, su cui il padre, naturalmente, aveva investito molto, con obiettivi precisi: “Robert era stato iscritto a Yale/frequentava le migliori compagnie… viaggiava in Europa…” (p. 191)
Robert muove diverse obiezioni a suo padre: “… non basta portare un cognome/per stare seduto nel Consiglio… niente è più vecchio del puntare solo sull’industria… c’è da puntare sui consumi… nessun cavallo vince la gara solo correndo: /il fantino deve stupire gli altri… Se vi fidate di me/potrò darvi le mie idee per cambiare tutto…” (p. 193)
Intanto l’America entra in guerra (1917) e “Lehman Brothers/investe/ – ebbene sì – / anche nella guerra… (p.195-6)
Cap. 11 – Model – T
Philip ha sessant’anni e, anche lui, come suo padre Emanuel ha un sogno ricorrente (cfr. cap. 3): alla festa di Sukkot Philip deve decorare il tetto della capanna e le decorazioni non finiscono mai, sempre di più, sempre più belle, finché…”Sta per crollare tutto, Philip!”(p. 198) e Philip precipita giù, sotto la sukkà. Ancora una volta la dimensione onirica è la metaforizzazione della realtà e presagio di quanto effettivamente sta per accadere. L’ascesa della Borsa non è infinita (cfr. dialogo a p. 101-2)
Il sogno di Philip diventa ancor più inquietante da quando, come un tempo suo padre, anche lui avverte il bisogno di visitare “quelle industrie portentose/strabilianti/…che tutto il mondo invidia all’America.” E visita lo stabilimento Ford di Highland Park: “La nuova Ford Model – T/verrà assemblata/davanti ai suoi occhi/in esattamente/ 93 minuti.” (cfr. descrizione della catena di montaggio a p. 203-5)
Philip resta senza parole e rabbrividisce al pensiero che “l’America è fatta di industrie/e le industrie di lavoratori”. In Russia c’è stata la rivoluzione… “Fatto sta:/da quel giorno/della visita a Henry Ford/una catena di montaggio/enorme/efficientissima/entra a gamba tesa/nel sogno di Philip Lehman./Operai Ford./A perdita d’occhio./Ma vestiti da cosacchi./E la capanna di Sukkot/presa d’assalto/crolla/ogni notte/in 93 secondi.” (p.206)
Cap. 12 – Der akrobat
L’acrobata Solomon Parinskij da cinquant’anni cammina sul filo davanti a Wall Street, Philip Lehman da cinquant’anni guida la Lehman dentro Wall Street. Va per i settanta, ma non passa il testimone al figlio. Certo Bobbie ha un ufficio al primo piano di One William Street, la nuova sede. Può interessarsi di affari. Secondo lui la Lehman dovrebbe puntare sugli aerei, e poi sul cinema, insomma sulle nuove realtà emergenti: “Roba da ragazzi”, mentre la Lehman Corporation è altro (p. 210):
Creatura di Philip Lehman.
Finanza pura.
Lehman Corporation.
Che vuol dire: Fondi Comuni di Investimento.
Investire soldi solo per fare soldi.
Nessuna sigla da finanziare
nessuna industria da lanciare
nessun mercato da esplorare:
soldi per soldi.
Adrenalina pura.”
Bobbie sogna aerei e cinematografi, assume ruoli di rappresentanza, “può andare all’inaugurazione/del nuovo store di Helena Rubinstein/che pure lei la finanza la Lehman” (p. 211). E poi può firmare ogni sera il bilancio col segno +, “perché l’America è un cavallo che corre all’impazzata/nell’ippodromo di Churcill Downs/e Philip Lehman/coi capelli bianchi è il suo fantino.”
Fosse per Bobbie, però, la Lehman dovrebbe finirla, con le corse all’impazzata, con i prestiti a chiunque, con i titoli a valanga.., ma “Non è il tuo turno, Robert”, è la costante risposta di Philip, che continua imperterrito a “cavalcare l’onda” (p. 212-14)
E per “cavalcare l’onda” ogni mattina arriva a Wall Street “col sorriso in faccia”, compra il giornale, beve il caffè, passa davanti alle vetrine della Gimbel Brothers “che anche quella la finanzia le Lehman”, saluta Solomon Paprinskij, ma… stamattina
(p. 215-6):
“Salve, Mister Pprinskij”
“Salve, Mister Leh…”
…
Stop
…
Solomon Paprinskij
per la prima volta
è caduto
…
E’ giovedì 24 ottobre
dell’anno 1929.
PARTE TERZA – L’IMMORTALE
PROLOGO – Radio
In una tavola calda del Nebraska, gestita da immigrati greci il proprietario Georgios Petropoulos cerca di sentire il notiziario alla radio, ma tra gli strilli del figlio di tre anni e la frequenza disturbata non riesce a carpire che qualche frase: “Agenti in borsa si uccidono?”, “Crollo in borsa?”. Contemporaneamente a Manhattan, in una officina di lampade da tavolo di immigrati ungheresi, il proprietario, signor Glucksman, vuole sentire il notiziario, ma tra le grida e gli schiamazzi del figlio di quattro anni “che corre e grida fra i macchinari in lungo e in largo/scappando da suo padre imbestialito…” non riesce che a cogliere qualche parola: “Panico a Wall Street?”
Comincia così la terza e ultima parte dell’opera di Massini, focalizzando l’attenzione su due bambini, figli di immigrati, un greco e un ungherese, destinarti a diventare protagonisti del nuovo corso della finanza internazionale, Pete Peterson e Lewis Glucksman, intercettando il destino della Lehman dopo la morte, avvenuta nel 1969, di Bobbie, l’ultimo Lehman a guidare la banca.
Cap. 1 – Ruth
La vita di Bobbie, nei suoi aspetti salienti (la passione per i cavalli e per l’arte, il matrimonio…), è presentata in parallelo alla tragedia di Wall Street: allo sparo del primo agente di borsa caduto corrisponde lo sparo di partenza della corsa dei cavalli, assistendo alla quale Bobbie conosce Ruth, sua futura moglie; allo sparo del secondo agente di borsa corrisponde l’esplosione di applausi all’inaugurazione della mostra di pittura Collezione Lehman; agli spari degli altri agenti di borsa progressivamente coinvolti nella tragedia corrispondono i petardi e i fuochi artificiali scoppiati per strada per festeggiare le nozze di Bobbie e Ruth; al “giù” della caduta di altri agenti lanciatisi dalle finestre corrisponde il “giù di quanto, Bobbie?” della domanda di Ruth al marito, in riferimento al crollo generale e in particolare a quanto avesse perso la Lehman. Quest’ultimo dialogo tra Ruth e Bobbie, con gli altri contenuti in questo capitolo, sono significativi del carattere intraprendente della donna: nel primo, quando si conoscono, è lei che si fa avanti: “Sa che le scende un po’ di sangue dal labbro?”/”Prego, signorina?” (p. 227) e nell’ultimo chiede di essere informata, di condividere col marito il dramma di quanto sta accadendo, mentre Bobbie ricusa di assecondarla: “Ti ho detto di non chiedermelo./… Saprai tutto, a suo tempo./… “Qui dentro valgo meno di un soprammobile!”/”Non l’ho mai detto.”/ “Ma l’ho capito adesso!”/”Ruth…”… “D’accordo, Bobbie, tutto chiaro:/noi due divorzieremo presto.” (p. 238-9)
Cap. 2 – Rainbow (arcobaleno)
Philip attende in ufficio Robert: la situazione è grave. “L’orologio alla parete: assordante” scandisce l’adrenalina dell’attesa, l’imminenza della tragedia, l’urgenza di agire per scampare al diluvio, se una possibilità di salvezza c’è.
“Ti ascolto, Robert.”
“Prego?”
“Dimmi tu. E non risparmiarmi niente.”
Il dialogo tra Philip e Robert (p. 243-45) è particolarmente significativo, perché, oltre ad esprimere tutta la tensione del momento, attraverso le parole di Bobbie emerge la strategia con cui si salverà la banca:
“La situazione è questa
signor padre:
delle nostre consociate, 12 hanno dichiarato fallimento.
I fondi di investimento sono azzerati.
…
“Ti ascolto, Robert: la tua previsione.”
“La mia previsione, signor padre?”
“La tua previsione.”
“Lo Stato darà la colpa della crisi alle banche.
Molte falliranno, non reggeranno al colpo
Anche perché le industrie iniziano già a chiudere
Se le industrie chiudono non daranno indietro i prestiti
Senza i soldi dei prestiti, le banche salteranno.”
“E’ possibile che Lehman Brothers fallisca?”
“Non lo posso escludere.”
…
“Va’ avanti”
“Le prime banche che andranno in crisi
Le lasceranno colare a picco, senza muovere un dito:
lo Stato ha bisogno di far vedere che non ci aiuta.
Dirò di più, se posso permettermi:
penso che sia nostro interesse
che alcune banche chiudano.
Daranno la sensazione che il caos è al culmine
Ma da domani sembrerà un ricordo.
Ecco perché sconsiglio di aiutare banche in crisi:
se chiederanno prestiti a Lehman Brothers, neghiamoli.
Lo Stato farà lo stesso vedrete:
e dirà che erano mele marce.
Dopo questo primo momento, però
io credo
lo Stato avrà bisogno di banche forti
che stiano in piedi
perché senza banche non c’è ripresa.
Quindi sono convinto che
Se Lehman Brothers sopravvive al primo mese
Non ci faranno fallire, e ne usciremo più forti.”
…
“E cosa intendi fare per salvarci?”
“Io?”
“Tu, Robert.”
Cap. 3 – Noach (Noè)
Bobbie si trova investito dell’incarico di Noè: salvare l’America, salvare il mondo dal “diluvio”. Occorre costruire un’Arca. Ma quale sarà l’Arca di Bobbie? E mentre Bobbie si impegna e si ingegna con investimenti innovativi come il kolossal King Kong o i televisori (“un televisore in ogni casa”), deve vincere le perplessità del padre (“Vuoi salvare l’America coi televisori? Devi stare attento a non fare passi falsi”) e fronteggiare le rimostranze di Ruth (p. 248-49):
“Si fa presto a dire: “un’Arca”.
Un’Arca.
Che galleggi sulle acque.
Che non vada a fondo.
Che stia su su su sui flutti.
Un’Arca.
Perché mai Noach deve costruire un’Arca?
Va bene salvare l’umanità
Va bene sopravvivere al diluvio
Ma perché mai proprio su una nave?
Bobbie Lehman le odia, le barche.
Preferisce di gran lunga gli aerei.
Questo sì che gli andrebbe bene:
salvare la Lehman con una flotta di aerei.
Altro che barca: aerei!
Quelli del suo amico Juan Terry Trippe;
quelli che si fanno i cieli in lungo e in largo;
quelli che Bobbie non ha neanche bisogno di guardare:
appena li sente sfrecciare in cielo
chiude gli occhi
sorride
“Pan Am: roba nostra”.
E poi Bobbie ama gli aerei più di ogni cosa.
Perché l’aereo si stacca da terra
…
se ne va lassù
l’aereo divorzia dalla terra.
Ecco, appunto.
Divorzia.
Altro problema.
Perché Noach il patriarca doveva salvare gli uomini
- e già non è cosa da poco –
ma almeno aveva una famiglia.
Bobbie, nossignore,
Bobbie a casa ha un campo di battaglia.
Ruth non ci sta a fare la moglie del patriarca.
Ruth vuole essere lei, il patriarca.
…
dare una mano a costruire l’Arca.
…
“Qui dentro valgo meno di un soprammobile!”
…
“Sta’ attento, Bobbie, sta’ molto attento:
penso al divorzio.”
Dura vita, quella del patriarca.
Cap. 4 – Golyat
Bobbie ce l’ha fatta, il diluvio passato, “HaShem ha svuotato la vasca”, ma “là sotto non c’era più il pianeta Terra./ C’era un altro mondo. Irriconoscibile.” Bobbie deve indossare la corazza di David/ e in mano la fionda.” (p. 262) per affrontare e uccidere “il gorilla gigantesco” che incombe “nel suo sogno sempre uguale”, un gorilla che ad un certo punto ha gli occhi a mandorla e poi “sopra la bocca un paio di baffetti.” (p. 263-4)
Ma nei Testi Sacri David riuscì ad uccidere Golyat, per Bobbie è impossibile sconfiggere il “suo” mostro: “Niente da fare./ E se invece che una fionda/provassimo una bomba atomica?/Finanziare la fionda con la “Effe” maiuscola./ Idea niente male, Bobbie.” (p. 266)
Cap. 5 – Shivà
Mentre a casa Peterson (Petropoulos) e a casa Glucksman si festeggia la laurea dei rispettivi figli, la famiglia Lehman è in lutto: è morto Philip. Ma a differenza dei precedenti lutti, questa volta non si segue il rito tradizionale. Solo il Quaddish recitato tutti i giorni e alla Borsa, le bandiere a mezz’asta. Non si può chiudere, non si può fermare l’economia, ora che la Lehman ha tanti partners, è la banca sopravvissuta al diluvio (il crollo del ’29) e a Golyat (Pearl Habor, la seconda guerra mondiale…):
“La sede della banca in One William Street/oggi nonostante tutto resta aperta./Sì, perché si dà il caso/che ormai alla Lehman Brothers/si decida tutto nel lunch del lunedì/cioè un bel pranzo/di tutti i partners. E i partners hanno deciso a maggioranza:
“Meglio di no.”
“Ma è morto un Lehman!”
“Che ha dato la vita
perché non morisse la banca.”
“La chiusura è un segno di rispetto.”
“La chiusura è un danno.”
“E quindi? Lo ignorerete?”
“Niente affatto:
è pur sempre morto un Lehman.”
Tre minuti di silenzio, per tutto il personale.
Niente di più niente di meno:
c’è il mondo intero che ci sta a guardare
l’America è una grande azienda
e Wall Street non può dormire
perché la Terra gira intorno al sole
e sui mercati non fa mai buio.” (p. 271)
Cap. 6 – Yonàh
Dopo essere stato Noach, poi David, ora Bobbie sarà Yonàh. Il clima di sospetto e intrigo dell’America “maccartista” (a Bobbie stesso viene contestato il passaporto, non può più volare) è soffocante. Bobbie (e con lui tutta l’America) si sente incastrato nel ventre di un pescecane, come Yonàh e, come lui, dovrà farsi vomitare fuori (Giona 2,11):
“Il salmo che Yonàh dovrà intonare
per farsi buttar fuori
non è una filastrocca.
Qui c’è da far fare all’America un salto
dirle che è l’unica superpotenza
che il nemico non c’è, non esiste
e se anche esistesse
la fionda è sempre pronta.
Perfetto.
Dopo che hai costruito un’Arca
dopo che hai ucciso Golyat
che sarà mai intonare un salmo?
Si fa presto a dire.
Bobbie non è un uomo da discorsi.” (p.279)
Non lo è, a differenza di suo cugino Herbert, che incanta tutti (e nel frattempo è diventato senatore). Bobbie, comunque, deve affrontare i partners, propone di finanziare i produttori televisivi, progetti innovativi come l’elettronica e l’informatica, e poi i trasporti, ma riuscirà a convincerli solo quando proporrà di puntare tutto sulla guerra (la guerra fredda):
“Faremo diventare l’America
un guardiano del pianeta
armato fino ai denti
e…”
Ed ecco.
Fu in quell’istante
che all’improvviso
il pesce vomitò Yonàh
e tutti gli Stati Uniti
fuori dalla pancia.
Sarà perché paura scaccia paura.
E la paura di tenere nello stomaco
un arsenale nucleare
fu più forte di ogni cosa.
Per cui vomito fu.
E sotto un cielo finalmente aperto
Percorso su e giù da aerei, razzi e missili
Bobbie Lehman
Riscoprì
con tutti i polmoni
quanto era bello
respirare.
(p. 284)
Cap. 7 – Migdol Bavel
Lehman Brother apre una nuova sede a Parigi e poi a Tokyo, Londra, in Australia… Bobbie “sul suo Boing 707/rimbalza/come una biglia/da una parte all’altra; /ché il mondo è piccolo/come un tavolo da biliardo/e se oggi gioca a golf con Eisenhower/domani prenderà il suo cockteil/sì, a Singapore… Bobbie Lehman ha tutto il mondo/dentro il palmo della mano./Sarà per questo che la mano trema?/O sarà forse per il sogno/che Bobbie fa ogni notte?” (p. 288-89)
Anche Bobbie, come i suoi predecessori, ha un sogno ricorrente, metafora dell’ombra che segue il successo. Qual è il problema di Bobbie, ora che ha conquistato il mondo?
“Una folla di affaristi
finanzieri
tutti incravattati e con valigia
fa la fila per entrare.
Arabi
francesi
giapponesi…” (p. 289)
Bobbie, dall’attico all’ultimo piano, dove si trova, invita tutti a salire e, una volta arrivati in cima, addita loro il cielo: “se metteremo una sull’altra le valigie/-quelle valigie piene di titoli e contratti – /sono talmente tanti/che di valigie faranno una scala/una torre/sopra One William Street/una torre altissima/immensa/e da lassù/lassù in cima/Lehman Brothers/dominerà la Terra.” (p. 290)
Tutti obbediscono e depongono le loro valigie, “ma quando si arriva al 3° piano della torre/qualcosa più non torna/ e / metti la valigia qui!/ Aqui donde? / Uber meine! S’ il vous plait…” (p. 290), insomma una babele di lingue e la torre di valigie crolla.
Come far parlare al mondo una lingua sola?
Bobbie cerca soluzioni al suo incubo. Investe dapprima nei telefoni e poi nei computer. Quando Ken Olsen e Harlan Anderson, “troppo giovani/per tutte le altre banche” (p. 292) si presentano a Bobbie a chiedere un finanziamento per i loro computer, “non quelli che si fanno adesso/quelli che di spazio riempiono una stanza… noi pensiamo a computer/dappertutto/ computer con sistemi semplificati/ che non abbiano bisogno di un esperto…” (p. 293), Bobbi accetta, perché “se tutto il mondo userà i computer/ tutti parleranno / la lingua dei computer”, dunque la stessa lingua.
“L’era dei computers
fu aperta
da Lehman Brother
per non far crollare la Torre di Babele.” (p. 295)
Cap. 8 – I have a dream
Tutti possono comprare, tutti devono comprare, non più per bisogno, ma per istinto, per identità. Le banche allora diventeranno immortali. Così conclude il suo discorso tra il plauso generale, al lunch del lunedì, il Direttore Marketing.
“Straordinario.
Bobbie a capotavola sorride.
E quando Bobbie sorride è un evento.
Sorride Bobbie
Perché quando suo noinno Emanuel e i suoi fratelli
fondarono la banca
sognavano un impero di cotone e di caffè
e quando suo padre Philip
la lanciò in Borsa
sognava di treni e cherosene
ma adesso
adesso il piano è tutto un altro
qui si poarla di vita eterna, gente
di dare un senso al mondo
non so se mi spiego:
“I have a dream
Yes
I have a dream”
e il sogno
è
nientemeno
che l’immortalità.” (p. 298)
Cap. 9 – Egel haZahav (Vitello d’oro)
Un nuovo idolo si impone come il biblico vitello d’oro: La Dea della Borsa. Bobbie, nonostante la contrarietà dei partner più anziani, accoglie il nuovo trading. Crea un’apposita Divisione Trading e chiama il giovane ungherese Lew Glucksman a dirigerla. Durante la conversazione con Bobbie, il giovane Glucksman spiega l’attività dei traders:
“Stiamo davanti ai computers, Mister Lehman
con un telefono a quest’orecchio
e un altro telefono sull’altro.
Noi compriamo e vendiamo azioni
contemporaneamente
in 10 Borse in tutto il mondo
non solo a Wall Street;
noi compriamo dove conviene
e rivendiamo dove si guadagna
…
Lei dirige una signora banca
…
noi invece facciamo il lavoro
quello sporco
dove contano solo i soldi e la furbizia.
…
noi siamo gente da sala attrezzi
e le buone maniere non sono roba nostra.” (p. 306-7)
La franchezza e anche la volgarità attribuita a Glucksman esprime il disprezzo per la nuova prassi finanziaria che, dopo aver creato l’illusione di utili moltiplicati in breve tempo, porterà il sistema alla rovina.
In questi ultimi capitoli l’ironia diventa sarcasmo a denunciare gli eccessi di una finanza sfrenata e senza scrupoli (cfr. la descrizione dell’ufficio della Divisione Trading (p. 309-10), definita “bolgia” nel capitolo successivo (p. 313)
Cap. 10 – Twist
La frenesia del nuovo trading è metaforizzata in un ballo irrefrenabile, che coinvolge tutto e tutti. “Bobbie Lehman ha 78 anni. / E balla il twist… Tutto il mondo balla il twist… Lehman Brothers / balla il twist / saltellando sugli zeri / che l’Ungheria (leggi la Divisione Trading diretta dall’Ungherese Glucksman) moltiplica a valanga…” (p. 313)
Bobbie muore. E’ l’ultimo dei Lehman.
Cap. 11 – Squash
Pete Peterson diventa presidente della banca. La conversazione tra Peterson e Glucksman, che gli contesta la poltrona, viene metaforizzata in una partita di ping-pong e poi di squash tra i due ed esprime le contraddizioni e i contrasti del nuovo corso destinato a portare alla fine:
“Dove fallì il ping-pong
fece boom lo squash.
Dove fallirono lampade e marmo
trionfarono le olive e i capperi.” (p. 324)
Epilogo – Monday Lunch
L’epilogo presenta, in un ipotetico al di là, i membri della famiglia Lehman, che portarono al successo la banca, raccolti attorno al tavolo di cristallo dei lunch del lunedì. Attendono notizie della banca agonizzante. La salveranno? “Nel ’29 / noi / non salvammo nessuna banca” risponde Bobbie.
Squilla il telefono. Henry risponde. E riferisce agli altri: “Un minuto fa / mi dicono / è morta.” Si alzano in piedi, si faranno crescere la barba, rispetteranno i riti del lutto, come prescrive la Legge, come usava laggiù in Germania, a Rimpar, Baviera.
L’epilogo coglie il senso di tutta la vicenda: nell’assorta compostezza con cui i Lehman attendono e accolgono la notizia della morte della banca, come fosse una persona, e ne celebrano il lutto nel pieno rispetto della Legge, si avverte un tacito richiamo al valore della tradizione e un monito implicito alla follia dell’eccesso.
Bibliografia e sitografia
Stefano Massini,Lehman Trilogy, Einaudi, 2014
https://www.youtube.com/watch?v=V0GYkKeLxGc&ab_channel=TeatrodiRoma
https://www.teatro.it/recensioni/lehman-trilogy/what-will-happen-after-fire
https://www.youtube.com/watch?v=3oRBOZPUgnI&ab_channel=TG2000
https://www.youtube.com/watch?v=v-951YzUnrc&ab_channel=TeatroStabileTorinoTST