
La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio
28 Dicembre 2019
Giacomo Leopardi: la vita e le idee
28 Dicembre 2019Analisi e Commento delle due poesie di Leopardi: “La quiete dopo la tempesta” e “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi
La Quiete dopo la Tempesta
1. Contesto e Struttura del Componimento
“La Quiete dopo la Tempesta” è uno dei canti più celebri di Giacomo Leopardi, composto intorno al 1829-1830 e inserito nella raccolta Canti . Il poeta riflette sulle emozioni suscitate dal ritorno della calma dopo un temporale, utilizzando questa immagine naturale come metafora della condizione umana. Attraverso una struttura che alterna descrizioni realistiche a riflessioni filosofiche, Leopardi esplora il contrasto tra dolore e piacere, tempesta e quiete, vita e morte.
Il componimento si articola in due parti principali:
- Descrizione della natura rasserenata : La prima parte dipinge con toni idilliaci il ritorno della serenità dopo la tempesta.
- Riflessioni filosofiche : Nella seconda parte, il poeta medita sulla natura umana, sottolineando l’effimero carattere del piacere e la centralità del dolore nell’esistenza.
2. Testo e Parafrasi
Testo della canzone Passata è la tempesta: odo augelli far festa, e la gallina, tornata in su la via, che ripete il suo verso. Ecco il sereno rompe lá da ponente, alla montagna: 5 sgombrasi la campagna, e chiaro nella valle il fiume appare. Ogni cor si rallegra, in ogni lato risorge il romorio, torna il lavoro usato. 10 L’artigiano a mirar l’umido cielo, con l’opra in man, cantando, fassi in su l’uscio; a prova vien fuor la femminetta a côr dell’acqua della novella piova; 15 e l’erbaiuol rinnova di sentiero in sentiero il grido giornaliero. Ecco il sol che ritorna, ecco sorride per li poggi e le ville. Apre i balconi, 20 apre terrazzi e logge la famiglia: e, dalla via corrente, odi lontano tintinnio di sonagli; il carro stride del passeggier che il suo cammin ripiglia. Si rallegra ogni core. 25 Sí dolce, sí gradita quand’è, com’or, la vita? Quando con tanto amore l’uomo a’ suoi studi intende? o torna all’opre? o cosa nova imprende? 30 quando de’ mali suoi men si ricorda? Piacer figlio d’affanno; gioia vana, ch’è frutto del passato timore, onde si scosse e paventò la morte 35 chi la vita abborria; onde in lungo tormento, fredde, tacite, smorte, sudâr le genti e palpitâr, vedendo mossi alle nostre offese 40 folgori, nembi e vento. O natura cortese, son questi i doni tuoi, questi i diletti sono che tu porgi ai mortali. Uscir di pena 45 è diletto fra noi. Pene tu spargi a larga mano; il duolo spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto che per mostro e miracolo talvolta nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana 50 prole cara agli eterni! assai felice se respirar ti lice d’alcun dolor; beata se te d’ogni dolor morte risana. |
ParafrasiPrima ParteÈ passata la tempesta: sento gli uccelli cantare festosi, e la gallina tornare sulla strada, ripetendo il suo verso abituale. Il cielo sereno appare all’orizzonte, a ovest, sopra le montagne. La campagna si sgombra dalle nuvole, e il fiume brilla chiaramente nella valle. Ogni cuore si rallegra, ovunque risuona il brusio della vita che riprende. Torna il lavoro quotidiano: l’artigiano osserva il cielo ancora umido mentre lavora, cantando, sulla soglia di casa; le donne escono per raccogliere l’acqua piovana; il venditore di erbe riprende il suo grido lungo i sentieri. Ecco il sole che ritorna, illuminando colline e villaggi. Le famiglie aprono balconi, terrazzi e logge, mentre dalla strada si sente in lontananza il tintinnio dei sonagli e lo stridore delle ruote dei carri che riprendono il cammino. Seconda ParteOgni cuore gioisce. Ma quanto dolce e gradita è mai la vita, come in questo momento? Quando l’uomo si dedica con tanto amore ai suoi studi o alle sue opere? Quando intraprende qualcosa di nuovo? Quando dimentica i suoi mali? Questo piacere nasce dall’affanno, è una gioia effimera, frutto del timore passato, quando si paventava la morte e si detestava la vita. Durante la tempesta, le persone hanno tremato e sudato freddo, vedendo fulmini, nubi e vento minacciare la loro esistenza. Oh natura generosa, questi sono i tuoi doni, questi i piaceri che offri ai mortali: uscire dalla pena è già un diletto. Tu spargi sofferenze a piene mani, il dolore nasce spontaneamente, e quel poco di piacere che talvolta emerge dal tormento è già un miracolo. Umana progenie cara agli dei! Quanto sei fortunata se ti è concesso respirare libera da qualche dolore; beata se la morte ti libera da ogni sofferenza. |
3. Analisi del Testo
(a) Descrizione della Natura
- Immagine Vivida e Idilliaca : La prima parte del componimento è caratterizzata da un linguaggio descrittivo e realistico, che dipinge una scena di pace e rinascita. Gli elementi naturali (uccelli, galline, cielo sereno, fiume, sole) simboleggiano la quiete dopo la tempesta.
- Simbolismo : La tempesta rappresenta il dolore e la sofferenza, mentre la quiete è metafora del sollievo momentaneo che segue il tormento. La natura diventa specchio delle emozioni umane.
(b) Riflessioni Filosofiche
- Contrasto tra Dolore e Piacere : Leopardi sottolinea come il piacere sia sempre legato al dolore: la gioia nasce solo dopo aver vissuto l’affanno. Questo concetto riflette la visione pessimistica del poeta, secondo cui la vita è dominata dalla sofferenza.
- Effimero Carattere del Piacere : Il piacere è definito “figlio d’affanno” e “gioia vana”, destinato a svanire rapidamente. È un dono raro e prezioso, ma sempre temporaneo.
- Centralità della Morte : La morte è vista come l’unica vera liberazione dal dolore. Leopardi conclude con una riflessione amara: l’unica felicità possibile è la fine di ogni sofferenza.
(c) Linguaggio e Stile
- Tono Meditativo : Il tono cambia dalla serenità descrittiva della prima parte alla riflessione malinconica della seconda.
- Lessico Evocativo : Aggettivi come “sereno”, “chiaro”, “ridente” contrappongono la bellezza della natura alla profondità del pensiero filosofico.
- Domande Retoriche : Le domande poste dal poeta (“Quand’è, com’or, la vita?”) enfatizzano il senso di inquietudine e ricerca di significato.
4. Tematiche Principali
(a) Il Dolore come Condizione Umana
Leopardi ribadisce il suo pessimismo cosmico: la vita è intrinsecamente dolorosa, e il piacere è solo un’eccezione fugace.
(b) La Natura e i Suoi Doni
La natura offre momenti di sollievo, ma non è mai fonte di felicità duratura. I suoi “doni” sono limitati e spesso illusori.
(c) Il Contrasto tra Vita e Morte
La morte è presentata come l’unica via d’uscita dal dolore, un tema ricorrente nella poetica leopardiana.
(d) L’Ephemeralità del Piacere
Il piacere è sempre temporaneo e dipende dal superamento del dolore, rendendolo fragile e insoddisfacente.
5. Commento Critico
“La Quiete dopo la Tempesta” è un esempio straordinario della capacità di Leopardi di unire l’osservazione della natura a profonde riflessioni filosofiche. La descrizione della quiete post-tempesta è al contempo realistica e simbolica, rappresentando il ciclo perpetuo di dolore e sollievo che caratterizza la vita umana.
Nel contesto della sua opera, questo canto si inserisce nella corrente pessimistica tipica della sua produzione matura. Leopardi non offre soluzioni o consolazioni: il mondo è visto come un luogo di sofferenza inevitabile, e la natura, pur essendo fonte di momentanea bellezza, non può alleviare il peso esistenziale dell’uomo.
La poesia è anche un invito a riflettere sulla precarietà della felicità umana. Il piacere, sebbene desiderato, è sempre legato al dolore e destinato a svanire. Questa visione amara ma lucida rende Leopardi uno dei poeti più moderni e universali della letteratura italiana.
6. Conclusione
“La Quiete dopo la Tempesta” è un componimento che combina abilmente descrizione naturalistica e riflessione filosofica. Attraverso immagini vivide e un linguaggio evocativo, Leopardi esplora il rapporto tra dolore e piacere, vita e morte, natura e uomo. La poesia rimane un capolavoro della letteratura italiana, capace di trasmettere emozioni universali e riflessioni profonde sulla condizione umana. 😊
Il sabato del villaggio
La poesia “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi è un idillio che cattura la serena atmosfera del sabato sera in un piccolo paese, contrapponendola alla malinconia della domenica e al ritorno alla routine settimanale.
📜 Testo e Parafrasi
La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell’erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, 5 Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine Su la scala a filar la vecchierella, Incontro là dove si perde il giorno; 10 E novellando vien del suo buon tempo, Quando ai dì della festa ella si ornava, Ed ancor sana e snella Solea danzar la sera intra di quei Ch’ebbe compagni dell’età più bella. 15 Già tutta l’aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre Giù da’ colli e da’ tetti, Al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno 20 Della festa che viene; Ed a quel suon diresti Che il cor si riconforta. I fanciulli gridando Su la piazzuola in frotta, 25 E qua e là saltando, Fanno un lieto romore: E intanto riede alla sua parca mensa, Fischiando, il zappatore, E seco pensa al dì del suo riposo. 30Poi quando intorno è spenta ogni altra face, E tutto l’altro tace, Odi il martel picchiare, odi la sega Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna, 35 E s’affretta, e s’adopra Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba. Questo di sette è il più gradito giorno, Garzoncello scherzoso, |
Parafrasi Una giovane donna torna dalla campagna al calar del sole, portando un fascio d’erba e un mazzolino di rose e viole per adornarsi il petto e i capelli il giorno di festa. Un’anziana signora siede con le vicine sulle scale, filando e raccontando storie del suo passato, quando da giovane si adornava e danzava durante le feste. L’aria si fa scura, il cielo torna azzurro e le ombre scendono dai colli, mentre la luna illumina il paesaggio. La campana suona, annunciando la festa, e il suo suono sembra confortare i cuori. I bambini, giocando sulla piazza, creano un’allegra confusione. Nel frattempo, un contadino torna a casa, pensando al giorno di riposo. Quando cala la notte, si sentono il martello e la sega di un falegname che lavora alla luce di una lanterna per finire un lavoro prima dell’alba. Il sabato è il giorno più atteso, pieno di speranza e gioia, ma la domenica porterà tristezza e noia, e tutti torneranno ai loro pensieri e al lavoro. Un ragazzo che gioca vive un’età felice, come un giorno di festa prima della vita adulta. Godi di questa stagione lieta, ma spero che la tua festa non tardi ad arrivare.
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🔎 Analisi del testo
Analisi
- Idillio:
- “Il sabato del villaggio” è un idillio, una poesia breve che descrive una scena di vita quotidiana, in questo caso ambientata in un villaggio.
- Struttura:
- La poesia è divisa in due parti:
- La prima parte (vv. 1-30) descrive l’atmosfera serena del sabato sera.
- La seconda parte (vv. 31-52) riflette sulla transitorietà della felicità e sulla malinconia della vita.
- La poesia è divisa in due parti:
- Linguaggio:
- Il linguaggio è semplice e descrittivo, con l’uso di immagini vivide e suoni evocativi.
- Leopardi utilizza termini che richiamano la vita agreste e i ritmi della natura.
- L’uso di diminutivi, come “donzelletta” e “garzoncello”, rende la scena più intima e familiare.
- Temi:
- La caducità della felicità: la gioia del sabato è effimera e presto sostituita dalla tristezza della domenica.
- La nostalgia del passato: l’anziana signora ricorda con malinconia i tempi in cui era giovane e felice.
- L’illusione della giovinezza: il poeta invita il ragazzo a godersi la sua età, ma lo avverte che la felicità è transitoria.
- Il ciclo della vita: la poesia riflette sul ciclo della vita, con le sue gioie e i suoi dolori.
Tematiche e commento
“Il sabato del villaggio” è una poesia che riflette sulla natura effimera della felicità e sulla malinconia della condizione umana. Leopardi utilizza la scena di vita quotidiana di un villaggio per esprimere la sua visione pessimistica della vita, in cui la gioia è sempre seguita dalla tristezza. La poesia è anche una riflessione sul tempo che passa e sulla nostalgia del passato.