Gli indefiniti negativi nemo e nihil sono termini latini utilizzati per indicare, rispettivamente, “nessuno” e “niente”.
Entrambi si trovano frequentemente nella letteratura latina e hanno funzioni precise nella costruzione della frase.
Nemo:
Nemo significa “nessuno”, e si utilizza come pronome per riferirsi a una persona inesistente o assente.
Esempio: Nemo venit = “Nessuno è venuto”.
È un pronome singolare e viene utilizzato principalmente come soggetto o complemento in una frase.
Si comporta come un sostantivo indeclinabile, ma può assumere casi diversi a seconda della sua funzione:
Genitivo: nullius (di nessuno).
Dativo: nemini (a nessuno).
Accusativo: neminem (nessuno, come complemento oggetto).
Ablativo: nullo (con nessuno).
Nihil:
Nihil significa “niente” o “nulla”, e si utilizza per indicare l’assenza totale di una cosa.
Esempio: Nihil dico = “Non dico niente”.
A differenza di nemo, nihil non si riferisce a persone ma a cose o concetti astratti.
È indeclinabile e invariabile in tutti i casi, quindi mantiene sempre la forma nihil, anche se può avere significato diverso a seconda del contesto.
Uso di nemo e nihil nella costruzione della frase:
In latino, entrambi i termini possono essere usati in frasi negative senza necessità di particelle aggiuntive (come il “non” italiano), perché il loro significato è già intrinsecamente negativo. Tuttavia, in alcune costruzioni possono comparire con non per rafforzare ulteriormente la negazione.
Esempio:
Nemo est qui hoc faciat = “Non c’è nessuno che faccia questo”.
Nihil novi sub sole = “Nulla di nuovo sotto il sole”.
In conclusione, nemo e nihil sono strumenti grammaticali fondamentali per esprimere la negazione riguardo a persone (nemo) o cose/contenuti (nihil) nella lingua latina.
Audio Lezioni sulla grammatica latina del prof. Gaudio