
Come mangiare il gelato di Umberto Eco
14 Giugno 2025
La Costituzione e il cammino incompiuto della parità di genere
14 Giugno 2025Traccia svolta di un tema di attualità sulla sport femminile
ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE PRIMA PROVA SCRITTA – PROVA DI ITALIANO – Sessione Straordinaria 2023
TRACCIA TIPOLOGIA C – RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ
PROPOSTA C1
Testo tratto da: Giusi Marchetta, Forte è meglio di carina, in La ricerca, 12 maggio 2018
https://laricerca.loescher.it/forte-e-meglio-di-carina/
«Non si punta abbastanza sull’attività sportiva per le ragazze. Esattamente come per le scienze e l’informatica prima che se ne discutesse, molti sport sono rimasti tradizionalmente appannaggio maschile. Eppure diverse storie di ex sportive che hanno raggiunto posizioni importanti nei settori più disparati dimostrano che praticare uno sport è stato per loro formativo: nel recente Women’s Summit della NFL, dirigenti d’azienda, manager e consulenti di alta finanza, tutte provenienti dal mondo dello sport, hanno raccontato quanto sia stato importante essere incoraggiate dai genitori, imparare a perdere o sfidare i propri limiti e vincere durante il percorso scolastico e universitario.
Queste testimonianze sono importanti, e non è un caso che vengano dagli Stati Uniti, dove il femminismo moderno ha abbracciato da tempo una politica di empowerment, cioè di rafforzamento delle bambine attraverso l’educazione. Parte di questa educazione si basa sulla distruzione dei luoghi comuni […].
Cominceremo col dire che non esistono sport “da maschi” e altri “da femmine”. Gli ultimi record stabiliti da atlete, superiori o vicini a quelli dei colleghi in diverse discipline, dovrebbero costringerci a riconsiderare perfino la divisione in categorie. Le ragazze, se libere di esprimersi riguardo al proprio corpo e non sottoposte allo sguardo maschile, non sono affatto meno interessate allo sport o alla competizione.
Infine, come in ogni settore, anche quello sportivo rappresenta un terreno fertile per la conquista di una parità di genere. Di più: qualsiasi successo registrato in un settore che ha un tale seguito non può che ottenere un benefico effetto a cascata. In altre parole: per avere un maggior numero di atlete, dobbiamo vedere sui nostri schermi un maggior numero di atlete.»
Giusi Marchetta, Forte è meglio di carina, in La ricerca, 12 maggio 2018
Sviluppa una tua riflessione sulle tematiche proposte dall’autrice anche con riferimenti alle vicende di attualità, traendo spunto dalle tue letture, dalle tue conoscenze, dalle tue esperienze personali. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
__________________________
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
SVOLGIMENTO
Lo Sport al Femminile: Tra Stereotipi da Abbattere e Empowerment da Coltivare
L’articolo di Giusi Marchetta, “Forte è meglio di carina”, offre una riflessione puntuale e quanto mai necessaria sul ruolo dell’attività sportiva nella formazione delle ragazze, sfidando stereotipi di genere ancora profondamente radicati nella nostra società. La sua tesi, secondo cui è fondamentale incentivare lo sport femminile per favorire l’empowerment e la conquista della parità di genere, mi trova pienamente concorde. Attraverso le mie conoscenze, esperienze e l’osservazione delle vicende di attualità, sono convinto che lo sport rappresenti una palestra insostituibile per lo sviluppo di competenze trasversali e di una consapevolezza corporea e mentale che sono cruciali per le ragazze nel loro percorso di crescita e affermazione.
Il Valore Formativo dello Sport e la Sfiducia negli Stereotipi
Marchetta sottolinea giustamente come l’attività sportiva per le ragazze sia ancora spesso trascurata, al pari di discipline come le scienze e l’informatica, considerate tradizionalmente “appannaggio maschile”. Questa visione è limitante e dannosa. Le testimonianze citate nell’articolo, di ex sportive che hanno raggiunto posizioni importanti in vari settori, sono la prova tangibile del valore formativo dello sport. Imparare a perdere, sfidare i propri limiti, lavorare in squadra, gestire la competizione e celebrare la vittoria sono tutte lezioni che trascendono il campo da gioco. Sviluppano resilienza, autodisciplina, capacità di problem solving e leadership. Nella mia esperienza scolastica, ho osservato direttamente come le ragazze impegnate in attività sportive siano spesso più determinate, organizzate e confidenti, non solo sul campo, ma anche nello studio e nelle relazioni sociali. Lo sport insegna che il fallimento non è la fine, ma un’opportunità per imparare e migliorare, una lezione fondamentale per la vita.
Demolire i Luoghi Comuni: Non Esistono Sport “da Maschi”
La tesi di Marchetta che “non esistono sport ‘da maschi’ e altri ‘da femmine'” è un pilastro su cui fondare una vera politica di empowerment. I luoghi comuni legati a presunte predisposizioni naturali o a ruoli di genere predefiniti (“le ragazze devono essere carine, non forti”) sono retaggi culturali che limitano la libertà di scelta e di espressione. Gli ultimi record stabiliti da atlete, “superiori o vicini a quelli dei colleghi in diverse discipline”, dovrebbero far crollare definitivamente ogni pregiudizio sulla presunta inferiorità fisica femminile in certi ambiti. Il dibattito sulla divisione in categorie, pur complesso, è un segnale che i confini tra le “possibilità” maschili e femminili si stanno ridefinendo. È cruciale che le ragazze siano “libere di esprimersi riguardo al proprio corpo e non sottoposte allo sguardo maschile”. Questo significa liberarle da un’estetica imposta e permettere loro di vivere il proprio corpo come uno strumento di forza e non solo di bellezza. La pressione estetica, amplificata dai social media (come analizzato da Cortelazzo, vedi B2 Sessione straordinaria 2023), può distogliere le ragazze dall’attività fisica o indirizzarle verso sport che privilegiano l’immagine sulla performance.
L’Empowerment Femminile: Il Ruolo dell’Educazione e della Famiglia
L’esempio degli Stati Uniti e della loro politica di empowerment attraverso l’educazione è un modello da seguire. Rafforzare le bambine fin dalla più tenera età, incoraggiandole a esplorare ogni disciplina, inclusi sport e STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), è un investimento cruciale per il futuro. L’incoraggiamento dei genitori, come evidenziato dalle testimonianze, è un fattore determinante. È in famiglia e a scuola che si apprendono i primi valori e si abbattono i pregiudizi. L’educazione civica, anche nelle scuole primarie, dovrebbe includere la decostruzione degli stereotipi di genere, promuovendo il rispetto reciproco e l’autonomia individuale, concetti fondamentali anche nella lotta alla violenza di genere (come sottolineato da Dacia Maraini, vedi C1 Sessione ordinaria 2023). Insegnare che la forza e la competizione non sono solo attributi maschili è un passo essenziale per costruire una società più equa.
La Visibilità come Motore del Cambiamento: L’Effetto a Cascata
Infine, l’argomentazione di Marchetta sulla visibilità delle atlete è potentissima: “per avere un maggior numero di atlete, dobbiamo vedere sui nostri schermi un maggior numero di atlete”. Lo sport, avendo un “tale seguito”, può generare un “benefico effetto a cascata”. La rappresentazione mediatica è cruciale per la costruzione di modelli positivi. Se le bambine e le ragazze vedono atlete forti, vincenti, celebrate, che superano i limiti e raggiungono traguardi impensabili, si sentiranno ispirate e motivate a intraprendere percorsi simili. Negli ultimi anni, anche in Italia, abbiamo assistito a un aumento della visibilità di atlete straordinarie che hanno sfidato i pregiudizi. Penso a Federica Pellegrini nel nuoto, a Bebe Vio nella scherma paralimpica, o al crescente successo del calcio femminile. Questi esempi non solo ispirano, ma normalizzano l’eccellenza femminile nello sport, contribuendo a cambiare la percezione collettiva. Tuttavia, il divario nella copertura mediatica e negli investimenti tra sport maschile e femminile è ancora enorme, e la strada verso la piena parità è ancora lunga.
In conclusione, l’articolo di Giusi Marchetta è un appello vibrante e necessario. Lo sport è un terreno fertile per la conquista della parità di genere, un luogo dove le ragazze possono sviluppare forza fisica e mentale, resilienza e leadership. Demolire gli stereotipi di genere, promuovere l’empowerment attraverso l’educazione e garantire una maggiore visibilità alle atlete sono passi fondamentali per costruire una società più giusta, dove ogni ragazza sia libera di scegliere il proprio percorso, di “essere forte” e di realizzare appieno il proprio potenziale, in campo e nella vita.