
Un sopruso feudale Lucia e Don Rodrigo
28 Dicembre 2019
L’ironia manzoniana
28 Dicembre 2019Coppie di Personaggi Ne ‘I Promessi Sposi’: Dinamiche di Potere, Fede e Redenzione
Nel capolavoro manzoniano I Promessi Sposi, la ricchezza del sistema dei personaggi emerge non solo dalle singole figure, ma anche e soprattutto dalle dinamiche relazionali che le legano. Manzoni costruisce coppie di personaggi che, per contrasto o per complementarietà, illuminano i temi centrali del romanzo: il sopruso e l’innocenza, la viltà e la redenzione, la fede e il potere. Analizzare queste coppie significa addentrarsi nelle profondità del messaggio manzoniano sulla giustizia, la Provvidenza e la natura umana.
Lucia e Don Rodrigo: Il Sopruso del Potere sul Sacro dell’Innocenza
Il rapporto tra Lucia Mondella e Don Rodrigo è il motore scatenante dell’intera vicenda de I Promessi Sposi e incarna in maniera esemplare il tema del sopruso feudale e della violenza del potere arbitrario sull’innocenza e la dignità umana.
- Don Rodrigo: La Legge Privata e la Prepotenza: Don Rodrigo è il signorotto locale, l’incarnazione di quella “legge privata” che Manzoni critica aspramente. La sua non è una figura complessa; è un personaggio statico nella sua malvagità e nella sua protervia. Il suo “capriccio” per Lucia non nasce dall’amore, ma da una scommessa con il cugino Conte Attilio e dal mero desiderio di affermare il proprio dominio e la propria impunità su coloro che ritiene inferiori. Egli rappresenta l’abuso di un potere non legittimato dalla giustizia, ma dalla forza e dall’intimidazione (simboleggiata dalla sua schiera di Bravi). Per Don Rodrigo, Lucia è un mero oggetto di desiderio, una preda da conquistare per il proprio divertimento e per il proprio onore distorto, un’umile contadina la cui volontà non ha alcun peso. La sua figura esprime la piena violenza del secolo XVII, dove i nobili potevano agire quasi impunemente.
- Lucia: L’Innocenza e la Fede Incrollabile: Lucia è, al contrario, la vittima per eccellenza di questo sopruso. La sua figura è dominata dalla purezza, dalla modestia e, soprattutto, da una fede profonda e ingenua. Ella è la personificazione dell’innocenza perseguitata, un’anima semplice e retta che non può comprendere la malizia del mondo. Di fronte alla minaccia, la sua reazione è mista a terrore e rassegnazione, ma anche a una ferma resistenza morale. Lucia non ha armi materiali o strumenti mondani per difendersi; la sua unica forza risiede nella sua fede e nella sua fiducia nella Provvidenza divina, che non la abbandonerà mai. La sua passività non è debolezza, ma una forma di resistenza passiva che Manzoni eleva a virtù cristiana.
- Dinamica del Conflitto: Il conflitto tra Lucia e Don Rodrigo è, dunque, lo scontro tra il bene puro e disarmato e il male prepotente e armato. È la rappresentazione di come l’ingiustizia e l’arbitrio del potere possano sconvolgere la vita degli umili, costringendoli alla fuga e alla dispersione (come avviene per Lucia e Renzo). Manzoni utilizza questa coppia per illustrare l’impotenza della legge civile di fronte alla violenza e per sottolineare la necessità dell’intervento della Provvidenza per ristabilire l’ordine morale. La malattia e la morte ignominiosa di Don Rodrigo, colpito dalla peste, simboleggiano la giustizia divina che, anche in assenza di quella umana, colpisce il malvagio, purificando la scena per il ritorno dei protagonisti.
Don Abbondio e l’Innominato: La Viltà che Genera Male e la Potenza della Redenzione
La coppia formata da Don Abbondio e l’Innominato è un esempio magistrale di come Manzoni esplori la natura del male e la possibilità della redenzione, attraverso il contrasto tra una viltà strutturale e una malvagità estrema che si converte.
- Don Abbondio: La Viltà Cronica e l’Egoismo: Don Abbondio è un personaggio fondamentalmente statico, la cui caratteristica dominante è la paura. Non è malvagio per indole, ma per codardia. Il suo motto (“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”) riassume la sua natura. Di fronte alla minaccia dei Bravi, si sottrae al suo dovere di celebrare il matrimonio, tradendo la sua missione pastorale e la fiducia dei fedeli. Egli rappresenta un tipo di male passivo, quello derivante dall’omissione, dalla fuga dalle responsabilità, dalla preoccupazione esclusiva per la propria incolumità. La sua paura, sebbene comprensibile, lo rende complice del sopruso e incapace di agire per il bene. La sua è una viltà radicata nella sua stessa natura, e il suo percorso nel romanzo non porta a una vera maturazione morale, ma a un’eterna e comica rassegnazione al suo carattere.
- L’Innominato: La Malvagità Estrema e la Conversione: L’Innominato è, al contrario, un personaggio di una complessità e dinamicità eccezionali. È l’incarnazione del male assoluto, un signore potente e temuto, che vive al di fuori di ogni legge, dedito a una vita di delitti e sopraffazione. La sua figura è avvolta da un’aura di mistero e terrore. Tuttavia, a differenza di Don Rodrigo, egli è un’anima tormentata da una crescente inquietudine interiore, da un senso di vuoto e insoddisfazione che i delitti non riescono più a colmare.
- Dinamica del Conflitto e della Redenzione: Il rapporto tra Don Abbondio e l’Innominato non è di scontro diretto, ma di diverso rapporto con il male e con la salvezza. Don Abbondio è una piccola viltà che indirettamente contribuisce al male, incapace di opporvisi. L’Innominato è il male grandioso, ma la sua grandezza include anche la possibilità di una crisi e di una redenzione. La loro relazione si manifesta nel momento in cui Don Rodrigo, sentendosi beffato dal fallimento del matrimonio, si rivolge all’Innominato per rapire Lucia. È qui che avviene il punto di svolta: Lucia, con la sua innocenza e la sua preghiera, innesca la crisi di coscienza nell’Innominato. La notte tormentata del signore, culminata nell’incontro con il Cardinal Federigo Borromeo, porta alla sua clamorosa conversione. L’Innominato, da simbolo di terrore, diventa uno strumento di Provvidenza, liberando Lucia e dedicandosi alla carità.
- Contrasto Morale e Funzione Narrativa: Il contrasto tra i due è profondo: la viltà inerte di Don Abbondio contro la malvagità potente che può però convertirsi. Mentre Don Abbondio è un “anti-eroe” comico e patetico, l’Innominato è una figura tragica che compie un percorso epico di discesa negli abissi del male e di risalita verso la luce della fede. Il loro confronto (sebbene non diretto nel brano, ma come rappresentazione di due estremi del male) illumina la tesi manzoniana sulla potenza della grazia divina e sulla possibilità di redenzione anche per le anime più corrotte, contrastando con l’impossibilità di redenzione per una viltà che non vuole cambiare. La conversione dell’Innominato è un punto di svolta fondamentale nel romanzo, che ripristina un ordine morale e permette alla Provvidenza di operare più direttamente sulla scena degli eventi.
Conclusioni: La Trama Morale del Romanzo
Le coppie di personaggi Lucia-Don Rodrigo e Don Abbondio-l’Innominato sono essenziali per comprendere la complessa trama morale e storica de I Promessi Sposi. Attraverso di esse, Manzoni esplora la natura del bene e del male, l’incidenza del potere e della fede sulla vita degli individui, e la possibilità, o meno, di redenzione. Questi personaggi non sono solo figure narrative, ma archetipi che continuano a interrogare il lettore sulla fragilità della giustizia umana e sulla potenza della Provvidenza divina.