
Si impersonale e si pleonastico
28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019Analisi, personaggi, tematiche, stile e Commento del Racconto “Missione Amore” di Marquinho Kappa
Contesto Generale
Il racconto “Missione Amore” è una storia d’avventura, azione e sentimenti che si svolge all’interno di un’organizzazione spionistica chiamata S.I.S. (Stephen International Spy) . Il protagonista principale, Mark Stephen , è il capo dell’agenzia, tormentato dal rapimento del padre da parte di un criminale noto come “l’uomo senza volto” . La trama si intreccia con l’arrivo di una nuova recluta, Taylor Wiston , che diventa non solo un agente chiave per l’organizzazione ma anche la figura centrale nella vita personale di Mark.
Il racconto combina elementi tipici del genere spy-thriller (azione, inseguimenti, complotti) con tematiche più profonde legate alla ricerca della giustizia, alla resilienza umana e all’amore. L’autore esplora anche criticamente il rigido sistema organizzativo dell’S.I.S., mettendo in discussione le regole oppressive che cercano di eliminare emozioni e relazioni personali tra gli agenti.
Personaggi Principali
- Mark Stephen
- Caratterizzazione : Mark è un leader carismatico, determinato e profondamente segnato dal trauma del rapimento del padre. È un uomo che ha sacrificato gran parte della sua vita personale per dedicarsi alla missione di salvare il padre e proteggere l’umanità dal male.
- Evoluzione : All’inizio, Mark appare freddo e distaccato, soprattutto nei confronti di Taylor, che considera un’agente secondario. Tuttavia, grazie alla forza e alla determinazione di Taylor, impara a fidarsi di lei e a riconoscere il valore delle emozioni umane, arrivando persino a infrangere le regole dell’agenzia per amore.
- Taylor Wiston
- Caratterizzazione : Taylor è una giovane donna forte, indipendente e piena di risorse. Superando brillantemente le tre prove imposte dall’S.I.S., dimostra di possedere qualità eccezionali che la rendono un’agente ideale.
- Evoluzione : Da semplice civile ignara del mondo dello spionaggio, Taylor si trasforma in un’agente di punta, guadagnandosi il rispetto di Mark e degli altri membri dell’organizzazione. La sua relazione con Mark rappresenta il cuore emotivo della storia.
- L’uomo senza volto
- Caratterizzazione : Il “cattivo” della storia è un criminale astuto, spietato e manipolatore. La sua identità nascosta e la capacità di “sparire nell’ombra” lo rendono un avversario quasi invincibile.
- Significato simbolico : Rappresenta il male impersonale e distruttivo, che colpisce non solo fisicamente ma anche emotivamente, lasciando cicatrici profonde nelle vite di Mark e degli altri personaggi.
Temi Principali
- La ricerca della giustizia e della vendetta
La storia ruota attorno al desiderio di Mark di ritrovare suo padre e di sconfiggere l’uomo senza volto. Questo tema evidenzia la tensione tra giustizia e vendetta: Mark vuole catturare il criminale non solo per proteggere il mondo, ma anche per liberarsi del senso di colpa e impotenza legato al rapimento del padre. - Il potere delle emozioni
L’S.I.S. è un’organizzazione che cerca di eliminare le emozioni umane, considerandole un ostacolo alla perfetta efficienza operativa. Tuttavia, la storia dimostra che sono proprio le emozioni – come l’amore, l’amicizia e la compassione – a dare forza ai personaggi. La relazione tra Mark e Taylor è un chiaro esempio di come l’amore possa superare le barriere imposte dalle regole. - La trasformazione personale
Entrambi i protagonisti, Mark e Taylor, subiscono una profonda trasformazione nel corso della storia. Mark impara ad abbracciare le sue emozioni e a fidarsi degli altri, mentre Taylor passa da una vita normale a diventare un’agente di élite, scoprendo il suo vero potenziale. - Il conflitto tra ordine e libertà
Il racconto critica il rigido sistema dell’S.I.S., che cerca di controllare ogni aspetto della vita dei suoi agenti. La decisione finale di Mark di rimuovere il codice che vieta le relazioni amorose simboleggia la vittoria della libertà individuale sull’oppressione istituzionale.
Simbolismo
- Il simulatore cerebrale
Il macchinario che permette a Mark di pensare come l’uomo senza volto rappresenta la lotta interiore del protagonista. Attraverso il simulatore, Mark affronta non solo il criminale ma anche i propri demoni interiori, superando il trauma del passato. - La sedia a rotelle
La temporanea disabilità di Mark simboleggia la sua vulnerabilità e il peso emotivo del fallimento. Tuttavia, il suo recupero fisico riflette la sua resilienza e la capacità di andare avanti nonostante le difficoltà. - Il bacio finale
Il bacio tra Mark e Taylor non è solo un momento romantico, ma rappresenta la liberazione dalle catene imposte dal sistema. È un atto di ribellione contro le regole oppressive e un’affermazione del valore delle emozioni umane.
Stile e Struttura
- Narrativa dinamica : Il racconto alterna scene d’azione intense a momenti di introspezione emotiva, mantenendo un ritmo serrato che tiene alta l’attenzione del lettore.
- Descrizioni vivide : L’autore utilizza immagini dettagliate per descrivere le scene di combattimento, le ambientazioni e le emozioni dei personaggi.
- Dialoghi efficaci : I dialoghi sono ben costruiti e contribuiscono a sviluppare sia la trama che i personaggi, rivelando gradualmente le motivazioni e le complessità psicologiche.
Messaggio Universale
“Missione Amore” è molto più di un semplice racconto di spionaggio. Attraverso la storia di Mark e Taylor, l’autore ci invita a riflettere sulle conseguenze del dolore e del trauma, sul potere dell’amore e delle relazioni umane e sulla necessità di bilanciare ordine e libertà. Il messaggio finale è chiaro: non importa quanto il mondo cerchi di reprimere le nostre emozioni, esse rimangono fondamentali per la nostra crescita personale e per la nostra capacità di connetterci con gli altri.
Conclusione
“Missione Amore” è un racconto ben strutturato e ricco di significati profondi. Marquinho Kappa riesce a combinare azione, suspense e romanticismo in un’unica narrazione coinvolgente. Attraverso i personaggi di Mark e Taylor, ci viene mostrato che la vera forza non risiede solo nelle abilità fisiche o mentali, ma anche nella capacità di aprirsi alle emozioni e di combattere per ciò che si ama.
una riflessione profonda sulle debolezze umane, sull’illusione del controllo e sulle conseguenze inevitabili delle nostre azioni. Un breve, ma indimenticabile, esempio di grande letteratura.
Testo del racconto Missione amore di Marquinho Kappa
“Mamma! sono a casa!”
“Peter, Il tuo pranzo è sul tavolo; come è andata oggi al lavoro, tesoro mio?” chiese la madre.
“Negli ultimi tempi Mark Stephen, che è il nuovo capo della S.I.S., dopo il rapimento di suo padre, continua a convocarci per delle inutili riunioni nelle quali ripete sempre queste parole, mese dopo mese:
‘Ragazzi, ormai da tempo siamo a caccia di uno dei più grandi criminali sulla nostra lista; si definisce come l’uomo senza volto, colui del quale non conosceremo mai la vera identità per via della maschera che porta sul viso e della sua capacità di sparire nell’ombra. Sappiamo che non si farà alcun problema a procurarsi degli ostaggi. Quindi dobbiamo fare particolare attenzione nel proteggere i cittadini durante i vari scontri. A causa sua abbiamo perso diverse reclute che non potranno tornare in battaglia per molto tempo. Per questo motivo dobbiamo occuparci al più presto di trovarne di nuove’.
“Oggi però qualcosa è cambiato” proseguì Peter rivolto alla madre “la discussione si è soffermata spesso sul sesso della nuova recluta”.
Intanto alla S.I.S. Thomas, il braccio destro del capo, non era sicuro che avrebbero trovato qualcuno disposto ad arruolarsi nell’organizzazione.
“Sì, ma capo, uomo o donna non cadrà dal cielo.” rispose Thomas.
“Calmatevi ragazzi, sapete come la penso. Ogni persona con un sano addestramento è adatta a diventare una o uno di noi. Fatevi un giro, guardatevi attorno, sono sicuro che la persona che cerchiamo sia più vicina di quanto crediamo.”
“Sì capo, ma non… ” aggiunse l’agente.
“Andiamo, il capo deve lavorare. Facciamo quello che ci ha chiesto”, lo interruppe Liam.
“Thomas e Liam sono assegnati all’area H, Elisabeth, Finn e Michael copriranno l’aria J, Jeff e Morro andranno nell’area X, tutti gli altri monitoreranno la situazione da qui. Le squadre avranno due settimane per trovare una persona secondo loro adatta alle nostre esigenze, informarsi su di lei e portarmi quello che sapete. Esaminerò personalmente tutti i profili che mi presenterete”.
“Ma questo non è infrangere la legge?” disse Thomas.
“Sì, ma ora non abbiamo tempo di pensare a questo. Comunque, come stavo dicendo, una volta trovata la persona giusta la squadra verrà a chiedere la mia opinione”.
Una settimana dopo.
“Jess! Rapporto sulla missione delle tre squadre!” ordinò Stephen.
“Sì signore! Le squadre dei settori H, J e X sono alla ricerca di nuove reclute come da lei ordinato. La squadra H sembra aver trovato una giovane ragazza di nome Taylor Wiston, che secondo il loro rapporto sarebbe perfetta.”
“Mostrami il rapporto scritto dai ragazzi…” disse con aria incuriosita.
“Ha delle ottime qualità, voglio saperne di più. Accertatevi che sia veramente quella giusta per noi! Voglio che la mettiate alla prova!”
Un’altra settimana dopo.
Taylor, del tutto ignara, fu costretta ad affrontare le tre prove della S.I.S.
Prova numero uno: i riflessi. Durante una tranquilla passeggiata lungo il suo quartiere improvvisamente le fecero cadere addosso una pila di scatoloni; lei, con prontezza, mostrò tutti i suoi incredibili riflessi schivando il pericolo.
Prova numero due: la velocità. Distratta dal tentativo di giustificare l’incidente accaduto la sera prima Taylor finì vicino a uno dei quartieri più malfamati della sua città. Nel momento in cui se ne rese conto fu liberato un branco di cani arrabbiati. Lei corse velocissima, liberandosi con maestria della minaccia.
Dopo un’attenta settimana di osservazione arrivò il momento di sottoporla alla terza e ultima prova: l’improvvisazione. In un vicolo cieco fu intrappolata posizionando dei bidoni della spazzatura proprio dopo il suo passaggio fulmineo per tentare di schivare una macchina in corsa. Lei si guardò attorno cercando un modo per fuggire. Notò sul pavimento un pezzo di legno che poteva essere usato come una leva; lo prese e lo appoggiò tra i bidoni e con un calcio ben assestato questi cominciarono a muoversi tipo effetto domino. In men che non si dica, l’uscita era di nuovo libera.
“Nessuno era mai riuscito a superare le tre prove in maniera così facile e veloce… Ok, portatela qui” disse il capo entusiasta.
“Quindi dobbiamo dirle tutto?” rispose la squadra H.
“No, ci penso io. Portatela all’ingresso numero tre! Mi raccomando, senza farvi notare!”.
“Cosa possiamo fare, capo?”.
“Avete scritto che Taylor è una ragazza molto competitiva. Sfidatela a una gara fino all’entrata! Lì cadrà in una di quelle che sembrano comuni fognature, ma che in realtà sono un ingresso per il nascondiglio della S.I.S.”
“Va bene faremo così” risposero.
Sarebbe andato tutto secondo i piani, se la ragazza non si fosse agitata tanto da battere la testa e perdere i sensi.
Taylor una volta sveglia era ancora disorientata: “Dove sono? Cos’è successo?” ripeteva.
Non fu facile calmarla, Mark all’inizio dovette convincerla del fatto che non fosse in pericolo dicendole: “Tu sei ciò che serve qui, le tue qualità sono davvero notevoli”. Per poi presentarsi come Mark Stephen, il capo della S.I.S. (Stephen International Spy)
Lei perse il controllo e continuava a ripetere: “Dove sono… chi siete voi… voglio che mi diciate chi siete e come mi avete portata qui, ed è meglio per voi dirmi tutto prima che io chiami la polizia”.
“No, no, calmati” ripeteva Mark cercando di tranquillizzarla, ma la ragazza non voleva sentire ragioni e rispose “Non voglio saperne nulla, siete solo dei fanatici… Io una spia? Ma scherziamo?”
“Non stiamo scherzando” risponde Thomas. “Tu hai veramente un grandissimo potenziale” le disse. “Noi siamo convinti che tu possa essere una risorsa importante per la nostra squadra. Molti di quei crimini di cui senti parlare in televisione potrebbero essere sventati grazie al tuo aiuto. Comunque non sei costretta ad accettare di entrare direttamente nel team, ma ti lasceremo un po’ di tempo per pensarci sopra” continuò Mark.
Nei giorni seguenti Taylor rimase persa nei suoi pensieri finché ascoltando i discorsi della gente e le tristi notizie in televisione decise di poter dare il suo contributo per tentare di cambiare il mondo. Tornò nel punto dove aveva incontrato gli agenti e corse fino al tombino in cui ricordava di essere caduta, scese per lo scivolo fino ad arrivare nella base segreta della S.I.S.; era convinta di volersi buttare in questa nuova avventura, seppur alquanto dubbiosa su come questa agenzia avrebbe impiegato le sue capacità.
“Bene sei tornata, sono sicuro che ti piacerà essere una di noi, il tuo aiuto sarà molto utile. Ecco la tua divisa, provala, è importante che tu sia convinta della tua scelta. ” disse Mark.
Taylor guardò l’uniforme non troppo convinta, ed esordì dicendo “Tu sei completamente pazzo! Ovviamente non mi aspettavo l’abito firmato, ma questa roba mi rifiuto categoricamente di indossarla, se mi vuoi nella tua squadra alla mia divisa ci penso io“. Nei giorni seguenti, si diede da fare, disegnava, cancellava, gettava via progetti, tagliuzzava e incollava tessuti, In effetti non aveva tutti i torti. Si presentò con un’ uniforme niente male: pantaloni in pelle, uniti a una giacca del medesimo materiale con una scollatura a cuore per darle un po’ di femminilità. Disse di averla disegnata da sola e prodotta con i materiali che aveva in casa, e ciò aumentava l’interesse di Mark nei suoi confronti. Il fatto che sapesse tenergli testa, per quanto fastidioso, per lui era motivo di ammirazione.
All’inizio la situazione tra colleghi non era facile, Taylor veniva messa da parte e sembrava che Stephen la considerasse un agente secondario.
Jennifer, una delle sue poche amiche le spiegò che lo stress di Mark era dovuto al fatto che stesse disperatamente cercando il padre ormai da quattro lunghi anni. Stava seguendo una pista che sembrava non portarlo a nulla, ma, essendo l’unica a disposizione faticava ad abbandonarla.
A quel punto Taylor si intenerì davanti a una situazione di cui non aveva idea. Cercò quindi di avvicinarsi facendogli capire che poteva contare su di lei in ogni momento, sarebbe stata una spalla su cui piangere. Ciò non vuol dire che lei avrebbe accettato di essere trattata in quel modo. Doveva quindi chiarire la situazione una volta per tutte.
Taylor sarebbe stata felice di collaborare, ma in cambio richiedeva rispetto. Doveva esprimersi in maniera molto delicata, Mark era in una condizione psicologica in cui ogni minimo turbamento avrebbe causato improvvisi momenti di rabbia.
“Mark, dobbiamo parlare. La situazione non mi piace. Mi avevate promesso una posizione di rilievo nella squadra, mi aspettavo di essere trattata con maggiore importanza e, onestamente, con tutte le promesse che mi sono state fatte, penso di non ricoprire il ruolo a me adatto. Non voglio assolutamente supporre di fare il tuo lavoro meglio di te, ma trattarmi come un agente secondario dopo tanto addestramento e tante parole mi sembra un comportamento inadeguato.”
Questo disse Taylor cercando di essere più delicata possibile, aveva in testa un modo completamente diverso per esprimere quelle parole, ma, ripensandoci si rese conto che forse sarebbe stato meglio evitare una discussione così animata. Soprattutto considerando la gentile risposta di Mark, che si scusò dicendo: “Perdonami, Taylor. È stata colpa mia. La speranza di trovare mio padre seguendo quest’inutile pista mi ha offuscato la mente, impedendomi di valutare le tue vere capacità. Provvederò a fare in modo che tutto sia come deve essere.” Così Mark concluse un lungo discorso di scuse, perso nei suoi pensieri e pentito di aver permesso che accadesse tutto questo. Nei giorni seguenti le cose sembrarono mettersi meglio, all’agenzia la situazione era cambiata.
Taylor non solo ebbe un nuovo ruolo, ma fu assegnata a un preparatore atletico personale, si trattava nientemeno che di Mark in persona; egli le diede la possibilità di scaricare tutto quel nervosismo accumulato nei suoi confronti durante il primo allenamento. Durante le sessioni Mark ebbe modo di accorgersi che lo scherzetto di tenere la sua amica in panchina le aveva causato molta tensione che scaricò su di lui con piacere, sorridendo nel vederlo immobile come una statuetta a farsi prendere a calci e pugni.
Questa modalità di allenamento non durò a lungo, poiché Mark dimostrò di avere le capacità di dare filo da torcere a qualsiasi allievo, ma uniti a quel lungo filo da torcere c’erano anche preziosi insegnamenti che permisero alla sua allieva di diventare presto una delle migliori e arrivare quasi ai vertici dell’agenzia.
Mark aveva delle abilità che lo rendevano in grado di ingannare gran parte dei suoi agenti, ma Taylor gli era stata troppo vicino per convincersi di questa enorme menzogna, qualcosa non era al proprio posto. Mark non stava bene, non era lucido e Taylor doveva trovare un modo per aiutarlo. Non sapendo a chi rivolgersi si confidò con la sua amica Jennifer riferendole tutto ciò che aveva notato, parlandole dello strano comportamento del loro capo e chiedendole spiegazioni.
L’amica abbassò lo sguardo e si intristì improvvisamente, aveva la voce roca come se stesse ricordando la scena romantica di uno di quei film strappalacrime, ma quando Jennifer iniziò quella storia fu chiaro che si trattava di un vero e proprio dramma. Concluse quel triste racconto dicendole di parlarne direttamente con il capo poiché probabilmente i suoi ricordi gli causavano nuovamente quella dannata tristezza e aveva bisogno di un’amica o qualcosa di più al suo fianco. Perciò nei giorni seguenti Taylor si dimostrò estremamente più amichevole.
Da quel giorno il rapporto tra i due cambiò radicalmente, si scambiavano battute e piccole provocazioni a ogni nuova seduta d’allenamento diventando così sempre più intimi ma prestando particolare attenzione a non disobbedire al rigido regolamento dell’agenzia. Gli altri componenti del gruppo si stupivano della grazia presente nei loro movimenti nonostante il fatto che se le dessero di santa ragione; la loro tecnica di combattimento si avvicinava pressappoco a una danza in cui si muovevano in armonia stringendosi come vi fosse la presenza di un forte desiderio. Elementi presenti anche nel famoso tango argentino che Taylor conosceva alla perfezione date le sue origini sudamericane.
Mark non era mai stato penalizzato dalla sua condizione fisica e i suoi allievi sembravano non farci caso minimamente, poiché pur essendo bloccato su una sedia a rotelle che in teoria avrebbe dovuto limitare i suoi movimenti, egli combatteva come un vero guerriero. I suoi gesti erano fluidi e puliti, quasi imprevedibili, l’unica limitazione era quella di non potersi alzare in piedi. Fu costretto a questa situazione dopo l’ultima missione svolta al fianco del padre, motivo per cui la voglia di ritrovarlo aumentò in lui negli anni. Era tutta colpa di quel maledetto uomo senza volto che con il rapimento del padre aveva distrutto la vita di Mark costringendolo a dirigere le operazioni dalla base per un lungo periodo prima di tornare a essere operativo anche sul campo di battaglia. Grazie a un lungo periodo di riabilitazione Mark recuperò il controllo del movimento delle gambe e tornò a combattere pur non potendo stare in piedi.
Molto presto, vi fu la proposta di aggiungere alcune tecniche di combattimento usate nell’allenamento di Mark e Taylor al programma ufficiale dell’agenzia. Ma nessun’altra coppia fu in grado di produrre quella sintonia esistente fra i due. Forse ciò dipendeva dal fatto che prima di venire accettati tutti gli agenti dovevano dimostrare di essere fedeli al manuale delle regole tanto da essere quasi insensibili all’amore. Sì, in pratica erano dei robot a cui veniva fatto il lavaggio del cervello per convincerli che l’unica cosa da fare fosse ubbidire ai piani alti.
Stephen non era d’accordo con questa clausola del regolamento, ma il codice autorizzato da suo nonno gli impediva di modificare questa regola.
Durante una ricerca sul campo nata da una soffiata anonima, Mark stava quasi per raggiungere uno dei suoi più grandi obbiettivi: la cattura dell’uomo senza volto. Mark stava vivendo un déjà vu, la stessa scena dove uno dei più validi agenti della S.I.S. era stato ferito si stava ripetendo davanti ai suoi occhi. Taylor combatteva contro il criminale. Aveva capacità tanto straordinarie da riuscire a superarlo con un salto e disarmarlo da dietro le spalle.
Mark gioiva perché sapeva che Taylor non avrebbe mai permesso a quel criminale che presumeva ingenuamente di essere tanto imbattibile di sopraffarla. Egli infatti non aveva la minima idea di chi fosse la persona che stava affrontando, ovvero una combattente, non una come le altre; lei era la migliore, si ripeteva Mark, mentre la guardava destreggiarsi abilmente facendo così girare la testa a quel pazzo, tanto da fargli perdere il senso dell’orientamento e fare una di quelle cadute spettacolari e indimenticabili a terra. Sbattendo la testa chiuse gli occhi per qualche secondo facendo credere a Mark che fosse oramai sconfitto. Ma proprio nel momento in cui si avvicinò alla ragazza per congratularsi, l’uomo senza volto si aggrappò alla gamba di Taylor e, come da piano B, con un fischio avviò i motori dell’elicottero, guidato da un suo complice.
L’uomo senza volto aveva predisposto un cintura magnetica che aveva attivato prima di attaccarsi alla gamba della ragazza. Mark aveva già perso un componente della sua squadra per lui fondamentale e perciò non aveva alcuna intenzione di lasciar andare anche Taylor. L’elicottero, però, era a un’altezza troppo elevata per permettere a Mark di raggiungere la ragazza, quindi, Stephen per l’ennesima volta non poté fare altro che guardare mentre un altro agente rischiava di essere rapito, ferito o portato via da sé per colpa di quel maledettissimo astuto genio del male.
Il Mark più infuriato che chiunque avesse mai visto entrò al quartier generale aprendo la porta con un calcio tanto forte che gli agenti pensarono di essere sotto assalto. Gli agenti chiusero frettolosamente le porte della sala di controllo.
“Cazzo!!! Aprite questa porta non ho tempo da perdere, non permetterò che lui l’abbia vinta un’altra volta”. All’apertura dell’entrata principale, si presentò uno Stephen che sembrava quasi indemoniato, gli occhi parevano dovessero esplodergli da un momento all’altro ed era chiaro che il sangue gli ribolliva nelle vene ardente quanto le fiamme dell’inferno.
Al comando di procedere con l’operazione “X2R8” i veterani rimasero a bocca aperta perché sapevano che Mark era consapevole di ogni rischio che comportava quella procedura, infatti, data la sua pericolosità era stata rimossa da ogni protocollo come se non esistesse. Consisteva nell’entrare all’interno di un macchinario programmato per leggere gli impulsi cerebrali e ricreare ogni situazione possibile a seconda del criminale in questione. Tale procedura fu abbandonata dopo la scoperta di un alto tasso di pericolo di danneggiamento cerebrale pagata a caro prezzo proprio da lui. Mark, infatti, ai tempi conoscendo le grandi abilità dell’uomo senza volto ed essendo consapevole del pericolo che egli rappresentava, aveva la certezza che la sua cattura fosse la massima priorità dell’agenzia; perciò decise di rischiare sottoponendosi a un nuovo metodo di allenamento non ancora collaudato dal quale tutti tenevano le dovute distanze.
Prima di sottoporsi a quell’esperimento, dovette però farsi raccontare e documentarsi su tutto ciò che si poteva sapere su quel misterioso soggetto. Così fece, per poi completare il suo piano aspettò la notte per intrufolarsi da un’entrata segreta all’interno del S.I.S. e accedere a quel macchinario. Come se non bastasse, rimase lì dentro per una notte intera volendosi assicurare di prevedere ogni singola mossa di quel pazzo.
Il giorno seguente Mark e il padre si diressero sul luogo che ipotizzavano essere uno dei tanti nascondigli dell’uomo senza volto. La notte trascorsa dentro quel simulatore aveva permesso a Stephen non solo di agire ma di pensare come il criminale, perciò riuscì a capire come stanarlo. Il padre per quanto stupito dalle sue improvvise capacità, non fece domande lasciando spazio all’orgoglio nei confronti del figlio, chiaramente pensando che fosse tutta questione di genetica.
Alla comparsa dell’uomo senza volto, però, quell’orgoglio si trasformò in timore per l’incolumità del figlio e si mise davanti a lui con l’intento di proteggerlo, dicendogli “stai dietro di me, me ne occupo io” ma Mark guardandolo con decisione rispose “no, è ora che anch’io mi faccia la mia esperienza, sono in grado di batterlo, te lo dimostrerò e sarai orgoglioso di me”.
Iniziarono entrambi il combattimento con un movimento a serpentina e sguardi minatori per poi lanciarsi in un deciso corpo a corpo; erano praticamente gemelli e facevano gli stessi movimenti all’unisono. Il criminale dopo un momento tra stupore e ammirazione decise di cambiare tecnica lasciando Mark letteralmente strabiliato dalla velocità di coordinazione tra movimento e pensiero.
Per quanto avesse un fisico robusto e un ottimo addestramento, Stephen, non riuscì a evitare di farsi sopraffare dal suo avversario cadendo a terra e rimanendo fermo per qualche minuto; il combattimento proseguì con il padre che del tutto fuori di staffe giurò che non avrebbe permesso a nessuno di ferire suo figlio e passarla liscia. Ma l’età purtroppo fu un fattore che il padre di Mark non poteva permettersi di ignorare e perciò perse inesorabilmente il combattimento.
Il figlio tentò in ogni modo di alzarsi da terra ma capì immediatamente che qualcosa era andato storto, non era più la stessa persona, sentiva ogni parte del suo corpo ma era come se le sue gambe fossero scollegate dagli impulsi cerebrali. Quella, perciò, fu la prima volta in cui Mark dovette guardare senza poter fare nulla. Sì proprio nel momento in cui suo padre fu rapito davanti ai suoi occhi perché a quel malefico criminale non bastava ucciderlo e lasciarlo lì, voleva fare in modo che il figlio si sentisse debole e inferiore per non aver fatto nulla. Questo gli arrecò un trauma indimenticabile che Mark aveva rimosso nell’esatto momento in cui Taylor fu rapita, infatti, avrebbe usato qualunque mezzo non solo per salvare uno dei suoi agenti ma per assicurarsi la morte di quel maledetto.
Ma lo staff tecnico responsabile del macchinario, pur in condizione di totale obbedienza si rifiutò di attivare il protocollo senza le dovute precauzioni, perciò cercarono di riparare il simulatore nel miglior modo possibile. Cercarono di migliorare inoltre le funzioni, data la capacità dell’uomo senza volto di chiuderti in quella specie di labirinto mentale facendoti quasi impazzire dalla rabbia. Mark era impaziente e non appena gli fu detto: “La macchina dovrebbe funzionare”, entrò senza pensarci su due volte. Tutta l’agenzia rimase ferma all’interno della sala di controllo. Nonostante il rigido protocollo fosse contrario alle emozioni non fu possibile per gli agenti fingere di non essere preoccupati dopo il tragico evento accaduto in passato. Stephen aveva un carattere a cui era impossibile non affezionarsi. Tirarono un sospiro di sollievo quando videro che tutto sembrava andare secondo i piani. Gli ingegneri avevano spiegato per filo e per segno ciò che sarebbe successo e quale sarebbe stato l’allarme in caso qualcosa andasse storto. Un allarme che fortunatamente non si presentò. Ancora una volta quella stanza, quel macchinario erano riusciti a far pensare Mark come quel pazzo, perciò una volta uscito fu semplice immaginare quale sarebbe stato il nascondiglio più logico poiché Stephen sapeva che il criminale avrebbe colpito ancora.
Voleva distruggerlo, annientarlo e non si sarebbe accontentato finché l’agenzia non fosse caduta a pezzi, sapeva molto bene che quella era la cosa a cui Mark teneva di più. Da questa deduzione riuscì a capire che l’uomo senza volto cercava di avvicinarsi sempre di più. Con voce decisa urlò senza pensare nemmeno per un secondo: “ Su andiamo è ora di prendere quel disgraziato”. Gli altri però non sapevano che le nuove capacità del simulatore avevano permesso al profilo del criminale creato dalla mente di Mark di provocarlo fino a fargli perdere il senno.
Normalmente una seduta di allenamento all’interno del macchinario non può essere conclusa prima che la gente riesca a superare difficoltà come questa ma Mark non riuscì a rimanere lì dentro un minuto di più quando sentì quel maledetto disgraziato ricordargli ancora una volta che uno dei suoi agenti era nelle sue mani e che lui non aveva potuto fare nulla, assolutamente nulla.
“Ah ah ah, ne ho preso un’altra e tu sei rimasto lì come un piccolo cucciolo indifeso che aveva perso la mammina, ora non potrai più recuperarla”. Queste erano le provocazioni che Mark continuava a ricordare insieme al suo tentativo di affrontarlo dicendogli “Tu morirai te lo prometto, lurido bastardo”. Era talmente infuriato, anzi era letteralmente incazzato tanto che tutti pensavano che la macchina sarebbe andata in corto circuito se non addirittura esplosa finché Mark non uscì da lì dentro spronando gli altri a catturare una volta per tutte l’uomo che gli aveva rovinato la vita.
Nessuno capì come mai Stephen aveva un’idea tanto precisa del luogo dove si trovasse quel folle da riuscire a trovarlo quasi immediatamente. Erano lì uno di fronte all’altro, ancora una volta quella scena agghiacciante, ma questa volta Mark aveva molta più esperienza e talmente tanta rabbia che erano tutti certi del fatto che potesse spaccargli il cranio con un solo pugno. L’astuto criminale cominciò subito a cercare di confonderlo proprio come è successo nel simulatore.
“Mark sono più forte di te, più intelligente, più astuto e sempre un passo avanti, arrenditi e non ti farò del male”
“Scordatelo! Ora mi hai stufato, lurido stronzo. Quella di oggi sarà la data incisa sulla tua lapide”. Concluse Mark con una smorfia quasi psicopatica sul viso.
“Ne sei sicuro?” rispose a sua volta l’uomo senza volto.
Dalla strana lentezza dei suoi movimenti gli altri agenti sentivano che qualcosa non andava e sapevano tutti che quell’uomo era troppo furbo per perdere tempo in questo modo senza un motivo apparente. Infatti tirò fuori dalla tasca un telecomando con un grosso pulsante rosso al centro e al premerlo guardò dietro le spalle con un sorriso compiaciuto.
All’alzarsi di quelle grosse pareti d’acciaio che ricoprivano il covo si scoprì una spirale di tritolo avvolta in un cerchio in cui al centro erano presenti Taylor e il padre di Mark.
“Ora non ridi più vero? Sei sicuro che questa data sarà presente solo sulla mia di lapide? Hai fatto tanti sforzi per trovare il tuo paparino dopo l’ultima volta. Beh oggi mi sento buono e ho deciso di farti un regalino, eccolo qui! Perché non ti unisci a lui?”.
“Tu non puoi averlo fatto veramente, sei un folle” disse Mark in un impeto di rabbia e senza pensarci su due volte diede uno spintone alle rotelle della sua sedia lanciandosi con una velocità fulminea contro il suo avversario. Questa volta tutta l’intelligenza dell’uomo senza volto non è bastata, la rabbia di Mark, la sua incapacità di pensare lucidamente e soprattutto l’inaspettata risposta fisica ha sorpreso il genio del male permettendo a Stephen di atterrarlo e picchiarlo a sangue.
L’ultima speranza del criminale fu ricordargli che aveva ancora addosso il detonatore del tritolo ma Stephen sembrava essersi sconnesso dal mondo. L’unica cosa che voleva era la morte di quell’uomo.
Pur avendolo agevolato inizialmente la mancanza di lucidità di Mark permise all’uomo senza volto di premere il pulsante del detonatore. In un attimo tutto crollò ma gli agenti addestrati ottimamente erano già riusciti a uscire tutti, tranne Taylor. Nel frattempo Mark era stato letteralmente trascinato all’esterno da suo padre dopo aver perso i sensi. Una volta svegliato prese un respiro profondo e cominciò a scalciare. L’ultimo ricordo prima di svenire era quello del combattimento contro il suo peggior nemico. Quando i suoi agenti riuscirono a calmarlo riprese lucidità e la prima cosa a cui pensò fu Taylor. Urlò: “Dov’è dov’è, trovatela! La voglio qui adesso”. Tom sconsolato si avvicinò, si abbassò al suo livello e guardandolo con occhi lacrimanti gli disse:” Mark io… io credo che non ce l’abbia fatta”.
“ Non è possibile, io non mi arrendo”: disse Mark credendo nell’ultimo spiraglio di speranza.
”Io entro” continuò, “ magari è ancora viva, magari ha bisogno di me, non la lascerò lì da sola”.
Tra polvere e macerie riuscì ad aprirsi un varco e introdursi all’interno del covo ormai distrutto e lì vide Taylor stremata a terra. L’ultima parete portante che teneva in piedi ciò che restava di quel luogo stava per crollare proprio sopra la ragazza così Mark urlò disperatamente: “Taylor, Taylor spostati da lì o morirai”.
La ragazza stordita riuscì a scorgere la voce del capo ma non aveva la forza di alzarsi o trascinarsi via di lì. Fu in quel momento che Mark capì quanto realmente Taylor fosse importante per lui e proprio nell’istante in cui l’ultima parete stava per cedere si buttò disperatamente sul corpo della ragazza. Dopo uno straziante grido di dolore si avvicinò al suo orecchio e sussurrando disse:” Non preoccuparti ti proteggerò, non permetterò che ti accada mai nulla”. Lei alzò lo sguardo e senza una parola i due si baciarono.
Nel frattempo gli altri si decisero ad andare in soccorso dei due ricordando tutto ciò che nel tempo avevano passato insieme. Taylor che senza saperlo pensando di far parte di una stupida gara era entrata a far parte della più grande avventura della sua vita e Mark che ha uno spirito guerriero che gli impedisce di arrendersi in ogni occasione dandogli una forza di portare sulle spalle il nome della S.I.S..
Senza pensarci un attimo il primo a buttarsi tra le macerie fu Tom che urlò a squarciagola fino a perdere la voce, il nome di quella che ormai era la storica coppia dell’agenzia. A ruota lo seguirono tutti gli altri che mossero mari e monti pur di trovarli salvi ma non del tutto sani.
Dopo l’eroico salvataggio del padre era ormai ufficiale che l’unico vero capo che la S.I.S. meritasse era Mark. Dopo un periodo di riabilitazione passato felicemente uniti Stephen e Taylor si incontravano spesso nei corridoi e Mark aveva un atteggiamento del tutto diverso, non aveva problemi ad avvicinarsi a lei e prenderle la mano in pubblico, mentre Taylor si dimostrava volenterosa di seguire il regolamento. Finché un giorno negli ascensori Mark prese un coraggio improvviso e la baciò. Taylor ricordò al suo capo della parte del regolamento che vietava relazioni amorose tra i colleghi. Rimase stupita dalla sua risposta: “Al diavolo le regole il capo sono io, avrei dovuto rimuovere i codici 017 tempo fa” disse continuando quel bacio tanto desiderato. Successivamente rimosse quel codice permettendo a quelle persone ormai robotizzate di tornare ad amare.