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28 Dicembre 2019Analisi e testo della canzone “Mistero” di Enrico Ruggeri
“Mistero”, brano del 1993 di Enrico Ruggeri, è una profonda riflessione sulla natura enigmatica dell’amore e, per estensione, della vita stessa. Attraverso una serie di domande retoriche e osservazioni sulla condizione umana di fronte al sentimento, Ruggeri dipinge un quadro di vulnerabilità, incertezza e meraviglia, sottolineando come le esperienze più intense e significative sfuggano spesso alla piena comprensione razionale.
Analisi della canzone
1. L’Inizio: La Vulnerabilità dell’Amore e la Fragilità Umana
Il brano si apre con immagini di vulnerabilità e desiderio, tipiche dell’inizio di una relazione o di un amore profondo. Il “chiedere un po’ d’amore” e il desiderio che l’altro “rimanga” rivelano una dipendenza emotiva. Segue la descrizione della sofferenza legata all’intensità del sentimento.
Con gli occhi bene aperti chiediamo un po’ d’amore alla persona che vorremmo fare rimanere. E ci facciamo male se la pressione sale poche parole ci precipita il morale giù.
Questa strofa cattura la fragilità emotiva dell’essere innamorati: la speranza e l’attesa si scontrano con la paura del rifiuto o della delusione, e anche “poche parole” possono avere un impatto devastante sul morale. È un’istantanea della vulnerabilità che l’amore comporta.
Occhi aperti e un volto in attesa sono simbolo della vulnerabilità nel chiedere amore.
2. Il Ritornello: L’Enigma dell’Amore
Il cuore della canzone è il ritornello, una serie di domande dirette che culminano nella dichiarazione di “Mistero!”. Ruggeri elenca comportamenti e sensazioni inspiegabili che l’amore provoca.
Cos’è che ci trascina fuori dalla macchina? Cos’è che ci fa stare sotto ad un portone? Cosa ci prende, cosa si fa quando si ama davvero? Mistero!
Le metafore (“fuori dalla macchina”, “sotto ad un portone”) suggeriscono una perdita di controllo, un’uscita dalla routine o dalla razionalità, e un’attesa quasi inspiegabile. Il “Mistero!” finale non è una resa, ma il riconoscimento che la profondità e l’irrazionalità dell’amore sono in ultima analisi imperscrutabili.
Un grande punto interrogativo luminoso potrebbe rappresentare l’enigma dell’amore.
3. L’Intensità e la Confusione: Il Gioco si fa Duro
La seconda strofa approfondisce l’intensità e la confusione che l’amore può generare.
Il gioco si fa duro e non si può dormire e non sappiamo più decidere se ripartire. E batte forte il cuore, anche per lo stupore di non capire l’orizzonte che colore ha.
Qui l’amore è un “gioco” impegnativo che toglie il sonno, impedisce scelte razionali e genera uno “stupore” quasi disorientante. La metafora dell’orizzonte senza colore simboleggia la perdita di chiarezza, la confusione emotiva che non permette di comprendere appieno la direzione o il senso delle cose. L’amore “cattura” e “moltiplica” le emozioni, e spinge a gesti irrazionali come una telefonata notturna.
Un cuore che batte forte di fronte a un orizzonte sfocato, simbolo di emozione intensa e confusione.
4. Le Esperienze Passate e il Presente Incomprensibile
La terza strofa tocca il tema dell’esperienza pregressa e della consapevolezza che, nonostante tutto ciò che si è vissuto, il presente amoroso rimane enigmatico.
Abbiamo già rubato, abbiamo già pagato ma non sappiamo dire quello che sarebbe stato. Ma pace non abbiamo, nemmeno lo vogliamo; nemmeno il tempo di capire che ci siamo gia.
I versi “abbiamo già rubato, abbiamo già pagato” suggeriscono un percorso di vita fatto di esperienze, errori e conseguenze. Eppure, anche con questo bagaglio, l’individuo si trova disarmato di fronte al futuro incerto dell’amore (“non sappiamo dire quello che sarebbe stato”). La “pace” non è desiderata, indicando una predilezione per l’intensità, anche se turbolenta. La frase “nemmeno il tempo di capire che ci siamo già” esprime la rapidità e la forza travolgente con cui l’amore si impossessa dell’individuo.
Una vecchia foto di un edificio che si riflette sull’acqua, o un orologio che scorre veloce potrebbero evocare il tempo che passa e la difficoltà di afferrare il presente.
5. Il Mistero della Vita Stessa
Il bridge del brano introduce un’interrogazione diretta sulla sincerità dell’altro e una rivelazione cruciale: il vero mistero è la vita stessa.
Sarai sincera? Dimmelo, dimmelo. Sarai sincero? Il breve mestiere di vivere è il solo mistero che c’è. Dipende solo da te; prendere la mano è facile. La verità che la vita ti dà è una fredda carezza nel silenzio che c’è.
Le domande sulla sincerità rivelano una persistente insicurezza nonostante l’intensità del sentimento. La frase “Il breve mestiere di vivere è il solo mistero che c’è” condensa la visione filosofica di Ruggeri: al di là delle complicazioni dell’amore, l’esistenza stessa è l’enigma più grande. La “verità che la vita ti dà” è una “fredda carezza nel silenzio”, un’immagine ossimorica che suggerisce una consapevolezza cruda e talvolta dolorosa, ma essenziale, della realtà.
Due mani che si cercano o si toccano in un ambiente freddo potrebbero essere simbolo della verità come “fredda carezza”.
6. Temi Principali
- L’Amore come Enigma: Il tema dominante. L’amore è un’esperienza potente e trasformativa, ma fondamentalmente inspiegabile e irrazionale.
- Vulnerabilità Emotiva: La canzone esplora la fragilità dell’individuo di fronte al sentimento, la paura del dolore e la ricerca di rassicurazione.
- Perdita di Controllo: L’amore trascina l’individuo fuori dalla sua zona di comfort e dalla razionalità, portando a comportamenti e sensazioni inattese.
- La Vita come Mistero Finale: Ruggeri estende il concetto di “mistero” dall’amore all’esistenza stessa, suggerendo che la comprensione piena della vita è irraggiungibile.
- Sincerità e Verità: La ricerca di autenticità nel rapporto amoroso si scontra con una verità che può essere amara ma necessaria.
7. Stile e Linguaggio
- Domande Retoriche: L’uso massiccio di “Cos’è che…?” e “Quando si ama davvero?” crea un dialogo costante con l’ascoltatore, invitandolo alla riflessione sull’inspiegabile.
- Linguaggio Colloquiale e Immagini Concrete: Ruggeri usa espressioni quotidiane (“fuori dalla macchina”, “sotto ad un portone”, “battre forte il cuore”) che rendono il testo immediatamente riconoscibile e vicino all’esperienza comune.
- Rima Baciata e Alternata: La struttura delle rime (AABB o ABAB) conferisce al testo una musicalità e una fluidità che lo rendono memorabile.
- Ossimori: La “fredda carezza” è un esempio di come Ruggeri utilizzi figure retoriche per esprimere concetti complessi.
- Tono Meditativo e Malinconico: Il brano ha un tono contemplativo, a tratti malinconico, che invita all’introspezione.
Conclusione
“Mistero” di Enrico Ruggeri è una canzone che risuona profondamente per la sua capacità di dare voce alle domande che tutti, prima o poi, si pongono di fronte all’amore e alla vita. Con un linguaggio schietto e una serie di immagini evocative, Ruggeri ci ricorda che le esperienze più autentiche e significative non possono essere sempre comprese o controllate. L’amore, come la vita stessa, rimane un enigma affascinante e ineludibile, un “breve mestiere” da vivere con consapevolezza, accettando la sua intrinseca, e talvolta fredda, bellezza.
Testo della canzone
Mistero
(Enrico Ruggeri, 1993)
[Strofa – Verse 1]
Con gli occhi bene aperti chiediamo un po’ d’amore
alla persona che vorremmo fare rimanere.
E ci facciamo male se la pressione sale,
poche parole ci precipita il morale giù.
[Ritornello – Chorus 1]
Cos’è che ci trascina fuori dalla macchina?
Cos’è che ci fa stare sotto ad un portone?
Cosa ci prende, cosa si fa quando si ama davvero?
Mistero!
[Strofa – Verse 2]
Il gioco si fa duro e non si può dormire,
e non sappiamo più decidere se ripartire.
E batte forte il cuore, anche per lo stupore
di non capire l’orizzonte che colore ha.
[Ritornello – Chorus 2]
Cos’è che ci cattura e tutto ci moltiplica?
Cos’è che nella notte fa telefonare?
Quando si chiede, quanto si dà?
Quando si ama davvero?
Mistero!
[Strofa – Verse 3]
Abbiamo già rubato, abbiamo già pagato,
ma non sappiamo dire quello che sarebbe stato.
Ma pace non abbiamo, nemmeno lo vogliamo;
nemmeno il tempo di capire che ci siamo già.
[Ritornello – Chorus 3]
Cos’è che ancora ci fa vivere le favole?
Chi sono quelli della foto da tenere?
Quando si chiede, quanto si dà?
Quando si ama davvero?
Mistero!
[Ponte – Bridge]
Sarai sincera? Dimmelo, dimmelo.
Sarai sincero?
Il breve mestiere di vivere è il solo mistero che c’è.
Dipende solo da te; prendere la mano è facile.
La verità che la vita ti dà
è una fredda carezza nel silenzio che c’è.
[Ritornello finale]
Cos’è che ci trascina fuori dalla macchina?
Cos’è che ci fa stare sotto ad un portone?
Cosa ci prende, cosa si fa quando si ama davvero?
Mistero!
Quando si chiede, quando si dà?
Quando si ama davvero?
Mistero!
Mistero!