
La particella CI avverbiale o pronominale
28 Dicembre 2019
Climene, da Poema paradisiaco di Gabriele D’Annunzio
28 Dicembre 2019📘✨ Analisi del racconto “Momenti sbagliati” di Vincenzo Cerami 😄👇
📖 Analisi del testo
Titolo: “Momenti sbagliati”
Un titolo ironico e amaro allo stesso tempo, che allude agli equivoci e alle tempistiche errate che possono rovinare anche le situazioni più importanti. Il racconto è una commedia degli equivoci, con un tono umoristico ma anche riflessivo.
👨🔧👨✈️👩🦰 Il malinteso nasce da una coincidenza comica: Nené, il fidanzato di Rosaria, viene scambiato per l’idraulico da suo padre, il colonnello Arturo, che lo tratta come un tecnico da sfruttare… e lo congeda prima ancora che possa presentarsi!
🎭 Tematiche principali
-
👨👩👧 Le dinamiche familiari tradizionali
-
Il racconto dipinge una famiglia “all’antica”, dominata dal patriarca autoritario, ma anche buffamente impacciato.
-
-
😅 Il malinteso e l’assurdità quotidiana
-
La comicità nasce dalla confusione tra ruoli, evidenziando come i momenti cruciali possano essere rovinati da piccoli incidenti.
-
-
🎭 Apparenza vs. realtà
-
Il colonnello pensa di avere tutto sotto controllo, ma è lui stesso vittima della situazione, e crede perfino di aver “aggiustato” il bagno.
-
-
💔 L’incomunicabilità
-
Nessuno comunica in modo chiaro, e il vero incontro tra generazioni (tra Nené e il colonnello) non avviene mai.
-
🧱 Struttura del racconto
-
Introduzione: Rosaria è emozionata: vuole presentare Nené ai suoi genitori.
-
Sviluppo: Il colonnello, alle prese con un guasto in bagno, scambia Nené per un idraulico e lo costringe a riparare lo scarico.
-
Climax comico: Nené si ritrova fradicio, umiliato, e cacciato via con due diecimila lire.
-
Paradosso finale: Il vero idraulico arriva, viene trattato da fidanzato, e fugge. Nené invece non tornerà.
💬 Commento finale
📌 Questo racconto 👓 breve ma ricchissimo rappresenta una satira sottile del mondo adulto, incapace di ascoltare, impacciato nel mostrare affetto, e spesso vittima delle sue stesse certezze. Cerami usa la comicità per smascherare la rigidità e l’assurdo della vita borghese italiana: anche l’incontro più importante può diventare un pasticcio tragicomico.
👉 L’ironia è lo strumento con cui l’autore ci fa riflettere sulla fragilità dei rapporti umani e sul fatto che un momento sbagliato può cambiare tutto. 😊
📝 Testo di Momenti sbagliati di Vincenzo Cerami
Finalmente per Rosaria era giunto il momento più importante della sua vita.
Nella tarda mattinata di quella domenica, e precisamente a mezzogiorno, avrebbe fatto conoscere ai suoi genitori Nené, l’amato e innamorato Nené.
Rosaria era figlia unica di due genitori piuttosto all’antica. Il padre, colonnello in pensione, era autoritario e si incolleriva facilmente quando le cose non andavano come voleva lui; la moglie, Luana, sapeva però domarlo quando le piccole incandescenze di Arturo superavano i limiti dell’educazione.
Quella mattina si alzarono presto tutti e tre per ricevere degnamente il futuro marito di Rosaria. La cucina era pulitissima, il salotto in ordine, la tavola già pronta.
Tutto a posto fino all’ultimo momento. Fino a quando Luana uscì dal bagno con gli occhi di fuori, pallida e balbettante: – Non funziona, lo scarico del water s’è rotto un’altra volta!
Il panico prese il posto dell’allegria. Il colonnello volle subito prendere in mano la situazione cercando di ristabilire la calma: – Ci penso io! – disse. E subito le due donne, in coro: – Nooo! – Lo conoscevano bene, Arturo avrebbe passato la giornata a smontare l’intero bagno. – Lasciamolo rotto, non fa niente! – esclamò Luana. E Rosaria: – Ma se poi gli scappa? Che figura ci facciamo? Chiamiamo subito l’idraulico!
Ma era domenica, le officine erano tutte chiuse. Siccome a mezzogiorno mancavano ancora due ore, le donne decisero di uscire per cercare qualcuno in grado di risolvere velocemente il problema. Lasciarono a casa il colonnello e andarono a caccia di un idraulico.
Intanto Nené, che era arrivato molto prima del previsto, aveva cominciato a girare intorno al palazzo guardando di tanto in tanto l’orologio. Dopo il terzo caffè preso al terzo bar, decise di rompere gli indugi e di salire, malgrado l’oretta d’anticipo.
Quando Arturo sentì il campanello si precipitò ad aprire. Vide il giovane e subito:
– Svelto, giovanotto, che è tardi! Ecco, il bagno è quello là!
Nené si ritrovò nel bagno quasi spinto alle spalle dal colonnello. – Faccia svelto! – concluse Arturo chiudendo la porta. Nené era stato informato da Rosaria che suo padre, qualche volta, veniva preso dalle mattane. Allora stette al gioco in attesa che Rosaria arrivasse. Pensò che il colonnello voleva che facesse pipì. Nené fece pipì, provò a spingere il bottone, ma non funzionava.
Riaprì la porta e, con esitazione, disse: – Ho fatto, colonnello! – Arturo si infilò nel bagno e spinse il bottone. Ma lo sciacquone continuava a non funzionare.
– Mi stai prendendo in giro, giovanotto? Che hai fatto? – E l’altro, imbarazzato: – Ho fatto… la pipì! – Il colonnello andò su tutte le furie. – Ah, – gridò, – tutto qua? – E Nené: – Non mi veniva di più, colonnello. – Arturo si fece ancora più nervoso: – Ti sei reso conto che lo scarico non funziona? – In effetti! – Allora che aspetti? Mettiti subito al lavoro!
Nené, che non voleva contraddirlo, si fece consegnare gli strumenti e si dette da fare. Ma appena svitò una rondella fu investito da un getto d’acqua pauroso.
– Bravo, vedo che hai trovato l’acqua! Adesso cerca di fermare la falla! – si sentì dire dal colonnello. Nené provò in tutti i modi e, inzuppandosi come un pulcino, riuscì a bloccare l’emorragia. Finalmente spinse il bottone e, non si sa come, lo scarico funzionò.
I due fecero festa. Poi il colonnello: – Svelto, pulisci per terra! – In ginocchio e con uno straccio in mano, il povero Nené riportò a lucido il pavimento del bagno. Poi si vide consegnare nelle mani due biglietti da diecimila lire: – Vai, vai! – gli disse Arturo spingendolo verso l’uscita.
Mezz’ora prima Nené era entrato in quell’appartamento, lindo e colmo d’emozione. Ora si ritrovava per strada frastornato, fradicio e con i capelli appiccicati sulla fronte. Starnutendo se ne tornò piano piano a casa sua.
Qualche minuto più tardi giunsero le due donne in compagnia di un giovane idraulico, il nipote del macellaio di fronte. Il colonnello, ringalluzzito dalla vittoria, fiero di sé, sembrava diventato più alto. Vide quel giovane e subito lo abbracciò come un figlio: – Benvenuto in questa casa! – gli disse con un nodo alla gola. E la figlia: – Hai visto che l’ho trovato? – E il padre: – Non esagerare figliola, anche lui ha trovato te. Non è vero ragazzo mio? – E l’idraulico: – Diciamo che ci siamo incontrati a metà strada! – Bene, – fece il colonnello,
– vuoi un caffè o un aperitivo? – A Luana cominciò a scappare la pazienza: – Non perdiamo tempo, l’aperitivo lo prendiamo dopo! – A questo punto il colonnello si impuntò e lanciò un urlo: – Basta! A casa mia si fa come dico io! Cosa vuoi bere, ragazzo? – Il giovane guardò le due donne e alzò le spalle, mentre Rosaria corse a piangere in camera sua. – Faccia lei! – disse l’idraulico.
Luana raggiunse la figlia in camera e la spinse a reagire, a riprendere in mano la situazione. Le due, allora, più agguerrite che mai, tornarono in salotto. Entrarono proprio nel momento in cui l’ospite chiedeva al colonnello: – Scusi,
colonnello, dov’è il bagno? – Arturo si alzò in piedi con un sorriso grande da qua a là e si mise quasi sull’attenti. – Prego, – disse, – da questa parte!
Il colonnello mostrò al giovane come funzionava bene lo scarico: – Guardi che meraviglia! – Spinse il bottone e l’acqua venne giù chiara e abbondante.
L’idraulico, incredulo, pensando di trovarsi in una casa di matti, girò la schiena e se ne andò quasi sbattendo la porta. Il colonnello ci rimase male: – Ma come? – si rivolse amareggiato alle due donne. – Abbiamo fatto tanto e lui preferiva lo scarico rotto! Certo che il mondo fuori di qui va proprio alla rovescia!
Moglie e figlia erano convinte che ad aggiustare il bagno fosse stato Arturo, e allora, tornata la felicità, si prepararono ad aspettare Nené. Era quasi l’una e il giovane ancora non si faceva vivo. A Rosaria cominciò a battere il cuore, sempre più forte, gli occhi fissi alla porta d’ingresso.
(Tratto e adattato da: V. Cerami, La gente, Torino, Einaudi, 1993)