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28 Dicembre 2019📜 Analisi e testo della poesia “Nella nebbia” di Giovanni Pascoli
🌫️ “Nella nebbia” di Giovanni Pascoli
🖋️ Una poesia di mistero, spaesamento e solitudine
🔍 Parafrasi strofa per strofa
📜 vv. 1–3
E guardai nella valle: era sparito tutto! sommerso! Era un gran mare piano, grigio, senz’onde, senza lidi, unito.
👁️ Il poeta guarda la valle e non vede più nulla: tutto è nascosto, sommerso dalla nebbia. Sembra un mare immobile e uniforme, senza confini né movimento.
🕊️ vv. 4–6
E c’era appena, qua e là, lo strano vocìo di gridi piccoli e selvaggi: uccelli spersi per quel mondo vano.
📣 Solo qualche suono spezzato emerge: grida di uccelli smarriti, che sembrano persi in un mondo inconsistente, svuotato di senso.
🌲 vv. 7–9
E alto, in cielo, scheletri di faggi, come sospesi, e sogni di rovine e di silenzïosi eremitaggi.
🌫️ Appaiono sagome spettrali: alberi spogli come scheletri, rovine immaginarie, silenziosi rifugi di eremiti. Tutto sembra irreale, sospeso tra sogno e visione.
🐕 vv. 10–12
Ed un cane uggiolava senza fine, nè seppi donde, forse a certe péste che sentii, nè lontane nè vicine;
🔊 Si sente un cane guaire incessantemente, senza che si possa capirne l’origine. Forse reagisce a rumori misteriosi: passi indefinibili, sospesi tra vicino e lontano.
👣 vv. 13–15
eco di péste nè tarde nè preste, alterne, eterne. E io laggiù guardai: nulla ancora e nessuno, occhi, vedeste.
♾️ I passi sembrano eterni, incerti nel tempo e nello spazio. Lo sguardo del poeta cerca nel vuoto: ma non si vede nulla, nessuno.
🏚️ vv. 16–18
Chiesero i sogni di rovine: — Mai non giungerà? ― Gli scheletri di piante chiesero: — E tu chi sei, che sempre vai? —
💭 I fantasmi del paesaggio sembrano interrogarsi. Le rovine chiedono se “lui” arriverà mai. Gli alberi sembrano chiedere al poeta: chi sei tu che continui a camminare?
👤 vv. 19–21
Io, forse, un’ombra vidi, un’ombra errante con sopra il capo un largo fascio. Vidi, e più non vidi, nello stesso istante.
👁️ Il poeta forse scorge un’ombra che vaga, portando un fascio (forse di legna, forse simbolico). Ma è una visione fugace: appare e subito svanisce.
🎵 vv. 22–24
Sentii soltanto gl’inquïeti gridi d’uccelli spersi, l’uggiolar del cane, e, per il mar senz’onde e senza lidi, le péste nè vicine nè lontane.
🔁 Il finale riprende i suoni: grida d’uccelli, il cane, i passi. Tutto si dissolve di nuovo nel “mare” della nebbia, immobile e senza limiti.
🎭 Temi principali
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🌫️ Nebbia: simbolo dell’indefinito, del mistero, dell’alienazione.
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🧍♂️ Solitudine e spaesamento: il poeta è solo, perso in un mondo che non riconosce più.
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👁️🗨️ Visione e allucinazione: la realtà è offuscata, indistinta, come in un sogno.
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🐦 Voci della natura: rumori sparsi e inquieti (grida, lamenti, passi) evocano un mondo arcano e lontano dall’uomo.
🖼️ Atmosfera e simbolismo
La poesia è costruita su immagini sfocate e suoni ambigui, che trasmettono smarrimento esistenziale. La natura è deserta, ostile e visionaria: sembra parlare al poeta, ma con voci misteriose, senza risposte certe.
L’ombra errante può essere un’immagine della morte, o della ricerca infinita del senso, che si manifesta solo per un istante prima di svanire.
📘 Stile e forma
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🪶 Terzine dantesche (terzine incatenate in endecasillabi): omaggio alla tradizione, ma con contenuti moderni.
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🌫️ Lessico vago e indefinito: parole come “strano”, “forse”, “ombra”, “eco”, “sogni” rafforzano l’indecidibilità dell’esperienza.
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🔄 Ripetizioni e ritorni (grida, passi, cane): circolarità e monotonia, che aumentano il senso di sospensione e angoscia.
💬 Conclusione
🧩 “Nella nebbia” è una poesia che fa sentire il lettore perso in un mondo senza coordinate: visive, spaziali, temporali.
Pascoli ci porta dentro il mistero dell’esistere, tra paure, voci del nulla, e un’apparizione fugace che ci ricorda quanto fragile sia la nostra percezione della realtà. 📊✨
📜 Testo della poesia di Giovanni Pascoli
E guardai nella valle: era sparito
tutto! sommerso! Era un gran mare piano,
grigio, senz’onde, senza lidi, unito. 3
E c’era appena, qua e là, lo strano
vocìo di gridi piccoli e selvaggi:
uccelli spersi per quel mondo vano. 6
E alto, in cielo, scheletri di faggi,
come sospesi, e sogni di rovine
e di silenzïosi eremitaggi. 9
Ed un cane uggiolava senza fine,
nè seppi donde, forse a certe péste
che sentii, nè lontane nè vicine; 12
eco di péste nè tarde nè preste,
alterne, eterne. E io laggiù guardai:
nulla ancora e nessuno, occhi, vedeste. 15
Chiesero i sogni di rovine: — Mai
non giungerà? ― Gli scheletri di piante
chiesero: — E tu chi sei, che sempre vai? — 18
Io, forse, un’ombra vidi, un’ombra errante
con sopra il capo un largo fascio. Vidi,
e più non vidi, nello stesso istante. 21
Sentii soltanto gl’inquïeti gridi
d’uccelli spersi, l’uggiolar del cane,
e, per il mar senz’onde e senza lidi, 24
le péste nè vicine nè lontane.