Il neoclassicismo nacque in parte come reazione allo stile rococò sensuale e frivolo decorativo che aveva dominato l’arte europea dal 1720 in poi. Ma uno stimolo ancora più profondo fu il nuovo e più scientifico interesse per l’antichità classica sorto nel XVIII secolo. Il neoclassicismo ricevette grande impulso da nuove scoperte archeologiche, in particolare l’esplorazione e lo scavo delle città romane sepolte di Ercolano e Pompei (i cui scavi iniziarono rispettivamente nel 1738 e nel 1748). E, dal secondo decennio del 18° secolo in poi, una serie di influenti pubblicazioni di Bernard de Montfaucon, Giovanni Battista Piranesi, il conte de Caylus e l’antiquario Robert Wood hanno fornito vedute incise di monumenti romani e altre antichità e hanno ulteriormente accresciuto l’interesse per il Passato classico. La nuova comprensione distillata da queste scoperte e pubblicazioni a sua volta ha consentito agli studiosi europei per la prima volta di discernere periodi cronologici separati e distinti nell’arte greco-romana, e questo nuovo senso di una pluralità di stili antichi ha sostituito la venerazione più antica e incondizionata dell’arte romana e incoraggiò un nascente interesse per le antichità puramente greche. Gli scritti e le sofisticate teorizzazioni dello studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann furono particolarmente influenti al riguardo. Winckelmann vedeva nella scultura greca “una nobile semplicità e una quieta grandezza” e invitava gli artisti a imitare l’arte greca. Affermò che così facendo tali artisti avrebbero ottenuto rappresentazioni idealizzate di forme naturali che erano state spogliate di tutti gli aspetti transitori e individualisti, e le loro immagini avrebbero così raggiunto un significato universale e archetipico.