
Eumeo, Odissea, XIII, 23-96
28 Dicembre 2019
Adolescente di Vincenzo Cardarelli
28 Dicembre 2019🔍Analisi e testo dell’Articolo “Non serviamo il cibo di Frankenstein” di Adriana Bazzi e Paolo Vezzoni
L’articolo affronta il tema controverso degli alimenti geneticamente modificati (OGM) , esplorando le innovazioni scientifiche, i benefici potenziali e le preoccupazioni etiche, ambientali e sanitarie legate al loro consumo. Attraverso un linguaggio chiaro e descrittivo, gli autori delineano la complessità del dibattito globale sul cibo transgenico.
1. Introduzione: Il Contesto della Genetica Alimentare 🌍
Il testo inizia descrivendo la crescente presenza di alimenti geneticamente modificati nei supermercati moderni. Questi prodotti sono stati alterati in laboratorio per migliorarne caratteristiche come la resistenza alle malattie, la durata di conservazione o il contenuto nutrizionale. Tuttavia, l’introduzione di tali alimenti ha suscitato forti reazioni da parte di consumatori, ecologisti e governi, dando vita a un acceso dibattito internazionale.
- Esempi di OGM :
- Pomodori che non marciscono grazie alla manipolazione genetica.
- Mais resistente agli insetti nocivi.
- Carote con un contenuto doppio di betacarotene.
Queste innovazioni rappresentano una vera e propria rivoluzione nel campo dell’alimentazione, ma sollevano anche domande su sicurezza, etica e impatto ambientale.
2. La Metafora del “Cibo di Frankenstein” 👾
Il termine Frankenfood , coniato da Jeremy Rifkin, è usato dagli oppositori per descrivere gli alimenti geneticamente modificati come “mostri” creati artificialmente. L’immagine evocativa di Frankenstein suggerisce una visione negativa, associando questi prodotti a qualcosa di innaturale e potenzialmente pericoloso.
- Cartello anti-OGM : Negli Stati Uniti, alcuni ristoranti hanno adottato simboli con la doppia elica del DNA barrata per indicare che non servono cibi transgenici.
- Contrapposizione tra USA e Europa : Gli Stati Uniti, sede delle principali multinazionali biotecnologiche, promuovono l’uso di OGM, mentre l’Europa si dimostra più cauta e diffidente.
3. Esempi di Manipolazione Genetica 🔬
L’articolo descrive in dettaglio alcune tecniche utilizzate per creare alimenti transgenici:
Pomodori Flav Savr
- Caratteristica : Non marciscono e possono essere conservati a lungo senza refrigerazione.
- Tecnica : Si inserisce un gene che blocca la produzione di etilene, l’ormone responsabile della maturazione.
- Vantaggi : Facilità di trasporto e maggiore durata commerciale.
Mais Resistente agli Insetti
- Gene inserito : Deriva dal batterio Bacillus thuringiensis e produce una tossina insetticida.
- Effetto : Uccide parassiti come la piralide, riducendo i danni ai raccolti.
- Critiche : Potrebbe influenzare l’ecosistema e favorire la comparsa di insetti resistenti.
Soia Resistente agli Erbicidi
- Gene inserito : Rende la pianta immune agli effetti dei diserbanti chimici.
- Vantaggi : Consente un uso più aggressivo di erbicidi senza danneggiare il raccolto.
- Preoccupazioni : Aumento dell’uso di sostanze chimiche nell’agricoltura.
4. Benefici e Controversie ⚖️
Benefici Potenziali
- Agricoltura : Riduzione delle perdite di raccolto, aumento della produttività.
- Salute : Miglioramento del valore nutrizionale (es. carote con più betacarotene, angurie arricchite di vitamina A).
- Medicina : Possibilità di somministrare vaccini attraverso alimenti modificati (es. banane anticolera).
Controversie
- Sicurezza : Incertezza sugli effetti a lungo termine sull’uomo e sull’ambiente.
- Etica : Manipolare il DNA naturale è visto da molti come un atto contro natura.
- Economia : Le multinazionali detentrici dei brevetti sugli OGM potrebbero monopolizzare il mercato agricolo.
5. Prospettive Future: La Seconda Generazione di Cibi Transgenici 🚀
L’articolo anticipa l’arrivo di una nuova generazione di alimenti transgenici, progettati non solo per migliorare la produttività, ma anche per offrire benefici diretti ai consumatori:
- Esempi :
- Caffè con meno caffeina.
- Fragole con più zucchero.
- Margarina che non fa ingrassare.
- Patate ricche di amidi.
Questi prodotti, definiti nutraceutici , combinano proprietà nutritive e farmacologiche, aprendo nuove frontiere nella prevenzione delle malattie.
6. Conclusioni e Riflessioni Finali 🌟
Gli autori concludono evidenziando come la ricerca in campo biotecnologico stia avanzando rapidamente, portando innovazioni che potrebbero trasformare radicalmente il modo in cui coltiviamo e consumiamo il cibo. Tuttavia, il dibattito rimane aperto: mentre alcune persone vedono negli OGM una soluzione ai problemi alimentari globali, altre li considerano una minaccia per la salute e l’ambiente.
🌟 Messaggio Finale : Il futuro del cibo transgenico dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione, sicurezza e rispetto per la natura. Il dibattito sul “cibo di Frankenstein” continuerà a dividere opinioni, ma è chiaro che questa tecnologia sta già plasmando il nostro mondo. 😊
📘Testo dell’articolo “Non serviamo il cibo di Frankenstein“ di Adriana Bazzi e Paolo Vezzoni
Percorrendo i corridoi dei supermercati, ci troviamo di fronte a una vasta gamma di prodotti «geneticamente manipolati», ovvero cibi il cui patrimonio genetico è stato modificato in laboratorio. Scopriamo allora che sono stati creati in laboratorio pomodori che non marciscono, una qualità di mais che resiste all’attacco di insetti nocivi, una nuova carota contenente il doppio di betacarotene, e così via. Il processo attraverso il quale si giunge a modificare il patrimonio genetico di un cibo nasce dal bombardamento di materiale genetico sulle cellule del prodotto che si vuole alterare. Ma quali conseguenze può avere tutto ciò? La discussione è molto accesa…
Almeno 1500 ristoranti americani, qualche anno fa, avevano esposto un cartello con la doppia elica del Dna! sbarrata da una striscia rossa: «Non serviamo alimenti geneticamente modificati». Era la risposta all’invito di Jeremy Rif-kin che da anni si sta battendo contro l’avanzata delle biotecnologie e contro il Frankenfood, il cibo di Frankenstein, cioè «ingegnerizzato», geneticamente modificato, un cibo che, prima di arrivare in padella, è passato dalle mani di qualche chef-ingegnere, che lo ha manipolato, inserendo nel suo patrimonio genetico un frammento di Dna che non gli appartiene naturalmente.
Da allora la battaglia per il cibo high-tech?, che vede contrapposti, a seconda dei fronti, ecologisti e allevatori, consumatori e industrie biotecnologiche, allevatori e politici, si è fatta via via più aspra. O, per dirla in un altro modo, si stanno affrontando in un lunghissimo braccio di ferro gli Stati Uniti, dove sono concentrate le più importanti multinazionali detentrici della tecnologia del transgenico, e l’Europa, dove il genetic food è sempre stato visto con una certa diffidenza. Intanto gli organismi geneticamente modificati, gli Ogm, sono arrivati in tavola.
New York, Manhattan, o una qualsiasi altra città americana, in un ristorante della catena Charlie Steak House o anche in uno dei tantissimi KFC, i Kentucky Fried Chicken: T-bone steak o prime rib con qualche verdura di contorno in uno, pollo fritto e french fries$ nell’altro. Niente di strano, almeno all’apparenza. Ma qualcosa è cambiato negli ultimi anni, a partire dal ketchup,
la onnipresente e dolciastra salsa al pomodoro, che gli americani mettono su tutto, persino sulle ostriche: la salsa, infatti, potrebbe essere prodotta con pomodori Flav Savr, gli ormai famosi pomodori transgenici che non marciscono o, meglio, maturano a comando. In natura, infatti, i pomodori diventano rossi quando cominciano a lavorare quei geni che servono per la produzione di etilened, l’ingrediente essenziale per la loro maturazione.
Per evitare questo processo, ecco l’idea di inserire un gene che produce una molecola capace di bloccare la sintesi® della proteina che fa produrre etilene. Sulla pianta i pomodori acquisiscono, comunque, il contenuto e il sapore tipici del frutto maturo, ma possono restare duri per molti mesi ed essere facilmente trasportati anche senza la necessita di conservarli al freddo. Per farli maturare, basta poi pompare gas etilene nelle celle dove i pomodori acerbi sono conservati.
I primi ad approvare la diffusione commerciale di colture di pomodoro geneticamente modificato sono stati i legislatori canadesi nel 1994 e oggi il pomodoro che non marcisce è coltivato e venduto in tutti gli Stati Uniti. […]
L’evoluzione delle piante transgeniche è stata rapidissima. La loro comparsa risale alla meta degli anni Ottanta: nel 1983 viene costruita in laboratorio la prima pianta transgenica del mondo, il tabacco; nel 1993 si trova il modo per ritardare il processo di maturazione del pomodoro; nel 1994 un trapianto genico rende la soia resistente agli erbicidi; I’anno successivo tocca alla patata resistente alle infezioni virali e con un maggiore contenuto di amidi e al mais «immunizzato» contro l’aggressione di un parassita, la piralide.
Oggi le piante transgeniche, coltivate su ampia scala, sono essenzialmente tre, il mais, la soia e la colza, e contengono tre tipi di geni, diversamente combinati a seconda dell’azienda che le ha studiate e ne detiene il brevetto.
Il primo tipo resiste agli insetti nocivi. Il gene estraneo, inserito nel Dna delle piante, deriva da un batterio, il Bacillus thurigiensis e serve per produrre una proteina insetticida (tossina). Quando gli insetti si nutrono con frammenti della pianta, ingeriscono la tossina, che li uccide. Questa proteina è efficace contro la piralide, una farfalla la cui larva è il principale parassita del mais e ogni anno distrugge milioni di ettari di raccolto, con perdite di produzione che possono arrivare al 40 per cento. Il parassita, infatti, lavora come un minatore:
attacca la pianta scavandone il fusto, impedendo cosi il passaggio degli elementi nutritivi e rendendola anche più debole nei confronti di altre malattie provocate da virus o funghi.
Il secondo gene ha a che fare con la resistenza ai diserbantié: anche in questo caso si tratta di geni di origine batterica che producono sostanze capaci di inattivare erbicidi attraverso un meccanismo di tipo chimico. 1 diserbanti vengono attualmente utilizzati contro le erbe infestanti che, crescendo fra le piante agricole, possono ridurre anche del 10 per cento i raccolti. Gli erbicidi non sono, però, molto selettivi e, sebbene siano più attivi sulle piante infestanti, possono danneggiare anche il raccolto. La possibilità di rendere resistenti le piante coltivate ha il vantaggio di farle sopravvivere anche a quantità elevate di erbicidi.
Il terzo gene, infine, un gene dei batteri che permette a questi microrganismi di diventare resistenti agli antibiotici ha soltanto la funzione di marcatore, serve cioè a valutare la riuscita del procedimento di trapianto genico. […]
Troppe sofisticazioni, potrebbe pensare qualcuno che si appresta a cenare al ristorante. Forse è meglio orientarsi su qualche piatto che non abbia a che fare con questi vegetali. Il pesce? Magari. Perché non scegliere un trancio di salmone alla griglia?
Pessima scelta per chi avesse qualche perplessità nei confronti degli alimenti geneticamente manipolati. È vero che le varianti transgeniche del salmone sono, per ora, soltanto una realtà di laboratorio, ma è anche vero che sono già in commercio pesci con un numero di cromosomi” diverso dal normale.
Tempo qualche anno, le sorprese aumenteranno, perché la ricerca continua. I progressi dell’industria alimentare, però, dovranno tener conto delle polemiche. 1 detrattori® del cibo transgenico sostengono che i prodotti di “prima generazione?” non danno alcun vantaggio e che il loro unico risultato è quello di far crescere i bilanci di industrie e coltivatori. Tuttavia i “nuovi” cibi — è il caso di quelli con l’aggiunta di geni che ne modificano il contenuto nutritivo (per esempio di grassi o di proteine) — potrebbero essere vantaggiosi anche per il consumatore.
E la prossima rivoluzione transgenica, secondo le previsioni degli esperti, entrerà di prepotenza nei supermercati e arriverà direttamente su tutte le tavole. Tempo qualche anno e i cibi transgenici di seconda generazione!®, dal caffè con meno caffeina alle fragole con più zuccheri, dalla margarina che non fa ingrassare alle patate più ricche di amidi, saranno commercializzati e andranno ad arricchire le fila di quei prodotti che, negli Stati Uniti, vengono chiamati nutraceutical, termine che si potrebbe tradurre in italiano con «Nutraceutici», ovvero un po’ nutrienti, un po’ farmaci, utili per la prevenzione di alcune malattie.
Grazie all’ingegneria genetica, infatti, si possono produrre cibi con valore nutrizionale aumentato o con caratteristiche diverse da quelle di origine. Gli oli sono gli alimenti che meglio si prestano a queste manipolazioni. Primo fra tutti quello di soia che, privo di colesterolo, ha la proprietà di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Alcune industrie stanno tentando di manipolare i semi di soia per incrementare la quantità di acidi grassi benefici per l’organismo e aumentare la stabilità dell’olio al calore, rendendolo più adatto alla cottura in forno o alla frittura. […]
La pentola della ricerca continua a bollire in molti laboratori in tutto il mondo. Al Vegetable Improvement Center del Texas sono riusciti a produrre una carota, chiamata Betasweet, con il doppio del betacarotene!! contenuto in un normale ortaggio: alcuni studi sembrano suggerire che il betacarotene può avere un effetto protettivo contro i tumori e le malattie cardiovascolari.
Non solo. I ricercatori stanno anche sviluppando una cipolla ricca di quercetina, altra sostanza a effetto preventivo sui tumori, e peperoni con un contenuto extra di vitamina C.
All’Università del Wisconsin si sono sviluppate un’anguria con un quantitativo di vitamina A, di cui normalmente è priva, pari a quello del melone, e una barbabietola ad alto contenuto di acido folico, una vitamina la cui carenza provoca una forte anemia.
Ma la lista dei prodotti, frutto del connubio!2 fra scienza e agricoltura, è lunghissima: pomodori arricchiti con betacarotene (Centro di ricerche di Beltsville), granoturco e broccoli pieni di vitamine A ed E (Università dell’Illinois), cavoli, broccoli e cavolini di Bruxelles supersalutistici (Johns Hopkins University).
Infine, molti laboratori, compresi quelli dell’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, stanno studiando anche la possibilita di somministrare vaccini attraverso i cibi, come la banana anticolera o I’insalata addizionata con il vaccino contro l’epatite B o contro il morbillo. Non esistono ancora sul mercato, ma, quando arriveranno, saranno probabilmente i primi alimenti da acquistare con ricetta medica.