
Come il fiume che scorre di Paulo Coelho
28 Dicembre 2019
Aggettivi e Pronomi Identificativi
28 Dicembre 2019Analisi della poesia con commento, temi principali, stile, e testo originale di Gabriele D’Annunzio 📘🌙🍃
🌕 “Il Novilunio” di Gabriele D’Annunzio
(Da “Alcyone”, 63)
🔍 Temi principali
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Fine dell’estate e malinconia dell’autunno 🍇🍂
Il passaggio stagionale diventa esperienza sensuale, spirituale, mitica. Settembre è dolce, lento, luminoso, ma già annuncia la morte dell’Estate. -
La Natura come organismo vivente 🌊🌾
Il mare, le colline, le voci dei grilli e delle rane diventano una sinfonia di voci fuse in un unico respiro universale. -
La Luna e l’Estate personificate 🌙👩🦳
Due figure femminili: Luna, creatura celeste, e Estate, vista come una donna che svanisce nel cielo. Entrambe idealizzate, eteree, ma anche sensuali e mortali. -
Ermione come simbolo della bellezza e della natura 🌿👧
Ermione è la compagna del poeta, figura vivente della Natura e della femminilità. Il suo corpo è descritto con immagini vegetali e profumi estivi.
🧠 Struttura e stile
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Versi liberi ma con fortissima musicalità, basata su anastrofi, ripetizioni, enjambements, metafore sinestetiche.
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Il testo si divide idealmente in quattro movimenti, come una sinfonia:
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Contemplazione della Luna (vv. 1–33)
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La sinfonia della natura al novilunio (vv. 34–65)
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Visione delle tracce estive ancora presenti (vv. 66–99)
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Dialogo con Ermione e l’addio all’estate (vv. 100–197)
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✨ Immagini e simboli forti
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🌕 La Luna: “viso della creatura celeste”, “trasparente come medusa”, “collana che l’oscura”: una figura doppia, ambigua, silenziosa e potente.
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🌿 La Natura sensuale: il fico che stilla miele, la conocchia della madre, le pannocchie, l’odore del mosto – la terra è femminile, feconda, dolce.
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🐝 Il tempo che passa: la falce della Luna diventa la falce dell’Estate che miete e muore. L’oblio è inevitabile: “per tutto sarà l’oblio…”.
💭 Commento
“Il Novilunio” è una sinfonia dell’autunno nascente, carica di dolcezza malinconica e memoria sensuale.
D’Annunzio unisce paganesimo, mito, natura viva, suggestione musicale e introspezione lirica.
È un canto di trasfigurazione poetica, dove la fine dell’estate è la fine di un amore, di un’età, di una felicità.
Il poeta e Ermione si accorgono che l’incanto sta svanendo, e solo chi ha vissuto pienamente quel tempo – “io e lei” – potrà ricordarne la bellezza.
🗝️ Citazioni chiave
“per tutto sarà l’oblio; / se non io, se non io…”
💔 Il dolore dell’essere l’unico a ricordare ciò che il tempo cancellerà.
“La falce / che falciò le ariste e il papapevo e il cíano…”
🌾 L’estate morente è una mietitrice che lascia dietro sé profumi, colori e silenzio. 😊📚
📘Testo della poesia “Il Novilunio“ da Alcyone di Gabriele D’Annunzio
NOVILUNIO di settembre! – Alcyone, 63
Novilunio di settembre!
Nell’aria lontana
il viso della creatura
celeste che ha nome
Luna, trasparente come 5
la medusa marina,
come la brina nell’alba,
labile come
la neve su l’acqua,
la schiuma su la sabbia, 10
pallido come
il piacere
su l’origliere,
pallido s’inclina
e smuore e langue 15
con una collana
sotto il mento sì chiara
che l’oscura:
silenzioso viso esangue
della creatura 20
celeste che ha nome Luna,
cui sotto il mento s’incurva
una collana
sì chiara che l’offusca,
nell’aria lontana 25
ov’ebbe nome Diana
tra le ninfe eterne,
ov’ebbe nome Selene
dalle bianche braccia
quando amava quel pastore 30
giovinetto Endimione
che tra le bianche braccia
dormiva sempre.
Novilunio – Alcyone, 63
Novilunio di settembre!
Sotto l’ambiguo lume, 35
tra il giorno senza fiamme
e la notte senza ombre,
il mare, più soave
del cielo nel suo volume
lento, più molle 40
della nube
lattea che la montagna
esprime dalle sue mamme
delicate,
il mare accompagna 45
la melodia
della terra, la melodia
che i flauti dei grilli
fan nei campi tranquilli
roca assiduamente, 50
la melodia
che le rane
fan nelle pantane
morte, nel fiume che stagna
tra i salci e le canne 55
lutulente,
la melodia
che fan tra i vinchi
che fan tra i giunchi
delle ripe rimote 60
uomini solinghi
tessendo le vermene
in canestre,
con sì lunghi
indugi su quelle parole 65
che ritornano sempre.
Novilunio di settembre!
Tal chiaritate
il giorno e la notte commisti
sul letto del mare 70
non lieti non tristi
effondono ancora,
che tu vedi ancora
nella sabbia le onde
del vento, le orme 75
dei fanciulli, le conche
vacue, le alghe
argentine,
gli ossi delle seppie,
le guaine 80
delle carrube,
e vedi nella siepe
rosseggiar le nude
bacche delle rose canine
e nel campo la pannocchia 85
dalla barba d’oro
lucere, che al plenilunio
su l’aia il coro
agreste monderà con canti,
e nella vigna 90
il grappolo d’oro
che già fu sonoro d’api,
e nel verziere il fico
che dall’ombelico stilla
il suo miele, 95
e su la soglia del tugurio
biancheggiar la conocchia
dell’antica madre che fila,
che fila sempre.
Novilunio di settembre, 100
dolce come il viso
della creatura
terrestre che ha nome
Ermione, tiepido come
le sue chiome, 105
umido come il sorriso
della sua bocca
umida ancora
della prima uva matura,
breve come la sua cintura 1 10
nel cielo verde
come la sua veste!
Ha tremato
nella sua veste
verde che odora 1 15
ad ogni passo
come un cespo ad ogni fiato,
ha tremato
al primo gelo notturno
ella che a mezzo il giorno 120
dormì con la guancia
sul braccio curvo
e si svegliò con le tempie
madide, con imperlato
il labbro, nella calura, 125
vermiglia come un’aurora
aspersa di calda rugiada
e sorridente.
E io le dico: “O Ermione,
tu hai tremato. 130
Anche agosto, anche agosto
andato è per sempre!
Guarda il cielo di settembre.
Nell’aria lontana
il viso della creatura 135
celeste che ha nome
Luna, con una collana
sotto il mento sì chiara
che l’oscura,
pallido s’inclina e muore…“ 140
Ma dice Ermione,
non lieta non triste:
“T’inganni. Quella ch’è sì chiara
è la falce
dell’Estate, è la falce 145
che l’Estate abbandona
morendo, è la falce
che falciò le ariste
e il papapevo e il cíano
quando fioríano 150
per la mia corona
vincendo in lume il cielo e il sangue;
ed è la faccia dell’Estate
quella che langue
nell’aria lontana, che muore 155
nella sua chiaritate
sopra le acque
tra il giorno senza fiamme
e la notte senza ombre,
dopo che tanto l’amammo, 160
dopo che tanto ci piacque;
e la sua canzone
di foglie di ali di aure di ombre
di aromi di silenzii e di acque
si tace per sempre; 165
e la melodia di settembre,
che fanno i flauti campestri
ed accompagna il mare
col suo lento ploro,
non s’ode lassù nell’aria 170
lontana ov’ella spira
solitaria
il suo spirto odorato
di alga di rèsina e di alloro;
e l’uomo che s’attarda 175
in tessere vermene
già fece del grano mannelle
ed or fa canestri
per l’uva, con un canto eguale,
e tutto è obliato; 180
obliato anche agosto
sarà nell’odor del mosto,
nel murmure delle api d’oro;
per tutto sarà l’oblio,
per tutto sarà l’oblio; 185
e niuno più saprà
quanto sien dolci
l’ombre dei voli
su le sabbie saline,
l’orme degli uccelli 190
nell’argilla dei fiumi,
se non io, se non io,
se non quella che andrà
di là dai fiumi sereni,
di là dalle verdi colline, 195
di là dai monti cilestri,
se non quella che andrà
che andrà lungi per sempre,
e non con le tue rondini, o Settembre!”