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28 Dicembre 2019Analisi del Canto XI del Paradiso di Dante Alighieri
Il Canto XI del Paradiso è dedicato alla figura di San Francesco d’Assisi , celebrato come uno dei due grandi “principi” inviati dalla Provvidenza per guidare la Chiesa, insieme a San Domenico.
Attraverso il racconto della vita di San Francesco, Dante esplora temi centrali come la spiritualità, la missione della Chiesa, e la critica alle degenerazioni del clero e degli ordini religiosi.
Di seguito, analizziamo il testo in dettaglio, esaminando i contenuti principali, i temi trattati e il commento critico.
Struttura e Organizzazione
- Introduzione (vv. 1-12): Critica ai falsi valori terreni
- Dante critica le preoccupazioni mondane dell’umanità, che spinge gli uomini a inseguire obiettivi vani e illusori.
- Contrappone queste aspirazioni alla beatitudine celeste, simboleggiata dalla sua presenza accanto a Beatrice in cielo.
- Esposizione del tema (vv. 13-39): La Provvidenza e i due principi
- Viene introdotto il ruolo della Provvidenza divina, che ha scelto due guide spirituali per rafforzare la Chiesa: San Francesco e San Domenico.
- San Francesco è descritto come un modello di amore ardente (“serafico”), mentre San Domenico rappresenta la saggezza (“cherubica”).
- Racconto della vita di San Francesco (vv. 40-117):
- Il frate narratore descrive la vita di San Francesco, sottolineando la sua dedizione totale a Cristo e la fondazione dell’ordine francescano.
- Si evidenzia il contrasto tra l’ideale originario di San Francesco e la corruzione successiva dell’ordine.
- Critica ai frati moderni (vv. 118-142):
- Il narratore riprende duramente i frati francescani contemporanei, accusandoli di aver abbandonato gli ideali del loro fondatore.
- Invita i frati a ritornare alla purezza delle origini.
Sintesi
(a) Critica ai falsi valori terreni (vv. 1-12)
O umanità insensata, quanto sono fallaci i ragionamenti che ti spingono a inseguire obiettivi terreni! Alcuni si dedicano allo studio del diritto, altri alla medicina, altri al sacerdozio, altri ancora al potere ottenuto con la forza o con l’inganno. Altri rubano, altri si dedicano agli affari, altri si perdono nei piaceri della carne, altri nell’ozio. Ma io, liberato da tutte queste cose vane, sono stato accolto gloriosamente in cielo insieme a Beatrice.
(b) La Provvidenza e i due principi (vv. 13-39)
Dopo che ogni beato è tornato al suo posto nel cerchio celeste, uno di loro, illuminato da una luce splendente, mi parla sorridendo. Egli dice: “Io vedo i tuoi pensieri e comprendo il tuo dubbio. Vuoi che ti spieghi più chiaramente ciò che ho detto prima: ‘U’ ben s’impingua’ (dove si ingrassa bene) e ‘Non nacque il secondo’ (non nacque un secondo come lui). La Provvidenza, che governa il mondo con un disegno superiore a ogni comprensione umana, ha voluto che la Chiesa, sposa di Cristo, fosse guidata da due grandi figure: San Francesco, simbolo di fervore spirituale, e San Domenico, simbolo di saggezza.”
(c) La vita di San Francesco (vv. 40-117)
San Francesco nacque in una fertile valle tra il fiume Tevere e il colle eletto dal beato Ubaldo, vicino a Perugia. Egli abbracciò la povertà e si dedicò totalmente a Cristo, sposando “Madonna Povertà”. La sua vita fu un esempio di amore ardente e sacrificio. Fondò l’ordine francescano, che si diffuse rapidamente in tutto il mondo.
(d) Critica ai frati moderni (vv. 118-142)
Tuttavia, oggi pochi frati seguono l’esempio di San Francesco. Molti si sono allontanati dagli ideali di povertà e umiltà, preferendo ricchezze e privilegi. Il narratore li ammonisce severamente, invitandoli a ritornare alla purezza delle origini.
Analisi Tematica
(a) Critica ai falsi valori terreni
Dante apre il canto con una severa critica alle preoccupazioni mondane dell’umanità. Gli uomini si dedicano a obiettivi vani (diritto, medicina, potere, ricchezza, piaceri), ignorando la vera felicità che si trova solo in Dio. Questa riflessione serve da introduzione al tema centrale del canto: la necessità di vivere secondo ideali spirituali.
(b) La Provvidenza e i due principi
La Provvidenza divina è presentata come una forza ordinatrice che guida il mondo con un disegno superiore. Per rafforzare la Chiesa, essa ha inviato due guide: San Francesco e San Domenico. Questi due santi incarnano rispettivamente l’amore ardente e la saggezza, qualità essenziali per la missione della Chiesa.
(c) La vita di San Francesco
Il racconto della vita di San Francesco è un elogio alla sua dedizione totale a Cristo. Egli abbracciò la povertà, considerandola una sposa celeste, e fondò un ordine che si diffuse rapidamente in tutto il mondo. La sua figura è un esempio di santità e sacrificio, in netto contrasto con la corruzione del clero contemporaneo.
(d) Critica ai frati moderni
La parte finale del canto è dedicata a una dura critica ai frati francescani del tempo di Dante. Essi sono accusati di aver tradito gli ideali del loro fondatore, preferendo ricchezze e privilegi alla povertà e all’umiltà. Il narratore li invita a ritornare alla purezza delle origini, sottolineando l’importanza di vivere secondo i principi di San Francesco.
Commento Critico
Il Canto XI del Paradiso è un capolavoro di teologia e poesia, in cui Dante combina la celebrazione di San Francesco con una critica mordace alla corruzione del clero e degli ordini religiosi. Attraverso il racconto della vita di San Francesco, Dante esalta i valori di povertà, umiltà e dedizione totale a Cristo, contrapponendoli ai falsi valori terreni e alla degenerazione morale della Chiesa.
La figura di San Francesco è presentata come un modello di santità e sacrificio, un esempio da seguire per tutti i cristiani. Tuttavia, il canto non si limita a celebrare il santo, ma include anche una critica severa ai frati francescani contemporanei, accusati di aver abbandonato gli ideali del loro fondatore. Questa critica riflette il pensiero di Dante sulla necessità di una riforma spirituale della Chiesa.
Il linguaggio del canto è solenne e ispirato, con immagini luminose che evocano la gloria celeste e la grandezza spirituale di San Francesco. L’uso di metafore e similitudini (come quella della “sposa di Cristo”) arricchisce il testo, conferendogli una profondità teologica e poetica straordinaria.
Conclusione
Il Canto XI del Paradiso è un inno alla santità di San Francesco e una critica alla corruzione del clero medievale. Attraverso il racconto della vita del santo, Dante celebra i valori di povertà, umiltà e dedizione totale a Cristo, invitando i lettori a riflettere sulla necessità di vivere secondo ideali spirituali. Il canto è un esempio straordinario della capacità di Dante di combinare teologia e poesia, creando un’opera che continua a ispirare e a commuovere i lettori. 😊
📜 Testo del Canto undicesimo del Paradiso di Dante
Canto XI, nel quale il detto frate domenicano Tommaso in gloria di san Francesco sotto brevitate racconta la sua vita tutta, e riprende i suoi frati, ché pochi sono quelli che ’l seguitino.
O insensata cura de’ mortali,
quanto son difettivi silogismi
quei che ti fanno in basso batter l’ali!3
Chi dietro a iura e chi ad amforismi
sen giva, e chi seguendo sacerdozio,
e chi regnar per forza o per sofismi,6
e chi rubare e chi civil negozio,
chi nel diletto de la carne involto
s’affaticava e chi si dava a l’ozio,9
quando, da tutte queste cose sciolto,
con Bëatrice m’era suso in cielo
cotanto glorïosamente accolto. 12
Poi che ciascuno fu tornato ne lo
punto del cerchio in che avanti s’era,
fermossi, come a candellier candelo. 15
E io senti’ dentro a quella lumera
che pria m’avea parlato, sorridendo
incominciar, faccendosi più mera:18
«Così com’ io del suo raggio resplendo,
sì, riguardando ne la luce etterna,
li tuoi pensieri onde cagioni apprendo. 21
Tu dubbi, e hai voler che si ricerna
in sì aperta e ’n sì distesa lingua
lo dicer mio, ch’al tuo sentir si sterna,24
ove dinanzi dissi: “U’ ben s’impingua”,
e là u’ dissi: “Non nacque il secondo”;
e qui è uopo che ben si distingua. 27
La provedenza, che governa il mondo
con quel consiglio nel quale ogne aspetto
creato è vinto pria che vada al fondo,30
però che andasse ver’ lo suo diletto
la sposa di colui ch’ad alte grida
disposò lei col sangue benedetto,33
in sé sicura e anche a lui più fida,
due principi ordinò in suo favore,
che quinci e quindi le fosser per guida. 36
L’un fu tutto serafico in ardore;
l’altro per sapïenza in terra fue
di cherubica luce uno splendore. 39
De l’un dirò, però che d’amendue
si dice l’un pregiando, qual ch’om prende,
perch’ ad un fine fur l’opere sue. 42
Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d’alto monte pende,45
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo. 48
Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange. 51
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole. 54
Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;57
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;60
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
poscia di dì in dì l’amò più forte. 63
Questa, privata del primo marito,
millecent’ anni e più dispetta e scura
fino a costui si stette sanza invito;66
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;69
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase giuso,
ella con Cristo pianse in su la croce. 72
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso. 75
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;78
tanto che ’l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo. 81
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace. 84
Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile capestro. 87
Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi’ di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia;90
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religïone. 93
Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mirabil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,96
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
la santa voglia d’esto archimandrita. 99
E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Soldan superba
predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,102
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non stare indarno,
redissi al frutto de l’italica erba,105
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno. 108
Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso a la mercede
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,111
a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
e comandò che l’amassero a fede;114
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara. 117
Pensa oramai qual fu colui che degno
collega fu a mantener la barca
di Pietro in alto mar per dritto segno;120
e questo fu il nostro patrïarca;
per che qual segue lui, com’ el comanda,
discerner puoi che buone merce carca. 123
Ma ’l suo pecuglio di nova vivanda
è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote
che per diversi salti non si spanda;126
e quanto le sue pecore remote
e vagabunde più da esso vanno,
più tornano a l’ovil di latte vòte. 129
Ben son di quelle che temono ’l danno
e stringonsi al pastor; ma son sì poche,
che le cappe fornisce poco panno. 132
Or, se le mie parole non son fioche,
se la tua audïenza è stata attenta,
se ciò ch’è detto a la mente revoche,135
in parte fia la tua voglia contenta,
perché vedrai la pianta onde si scheggia,
e vedra’ il corrègger che argomenta 138
“U’ ben s’impingua, se non si vaneggia”».