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Il viaggio (Claudio Chieffo)
16 Luglio 2025Ogni scuola riflette un modello di società.
Le recenti dichiarazioni del Ministro Valditara ci spingono a chiederci quale visione stiamo davvero proponendo ai giovani: un modello fondato sull’adeguamento e sulla competizione, oppure uno basato sulla crescita personale e sulla cooperazione?
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha affermato che gli studenti che hanno rifiutato l’orale all’Esame di Stato avevano a disposizione sedi opportune per esprimere il loro disagio, aggiungendo che “la vita è fatta di valutazioni e competizione”.
Questa posizione solleva questioni fondamentali, sia sul piano educativo che culturale.
In primo luogo, è davvero questo il modello di società cui la scuola intende preparare i giovani?
Un modello che punta alla selezione e alla valutazione come strumenti esclusivi, trascurando lo sviluppo integrale della persona e delle sue potenzialità?
In secondo luogo, s’impone una riflessione sulla coerenza educativa di una scuola che, pur riconoscendo la complessità e la dimensione collettiva delle sfide attuali, continua a esaltare l’individualità.
Le competenze più richieste oggi nel mondo professionale e sociale, collaborazione, lavoro di gruppo, integrazione dei punti di vista, gestione dei conflitti, contraddicono questa impostazione.
Infine, il tema del disagio e della protesta merita più attenzione.
La modalità con cui si sceglie la forma della comunicazione non è mai neutra: al di là del rispetto delle procedure, conta l’efficacia nel suscitare attenzione e nel generare un cambiamento reale.
In definitiva, la scuola deve interrogarsi sul tipo di individui che vuole formare: persone capaci di adattarsi a una competizione senza fine o cittadini in grado di costruire relazioni, comunità e futuro.
Non bastano slogan o dichiarazioni: servono scelte concrete, scelte che ogni giorno, attraverso le pratiche didattiche e la cultura trasmessa, formano l’uomo.