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18 Luglio 2025La scuola continua a organizzarsi come se il mondo non fosse cambiato. È ancora ancorata a modelli del passato, convinta di poter trasmettere conoscenze stabili e definitive. Ma la realtà è profondamente mutata.
Oggi la società educa al consumo, non alla costruzione. Le cose esistono per soddisfare un bisogno immediato; quando non servono più, si buttano via, si sostituiscono. In un contesto in cui il futuro appare troppo incerto per investire in progetti di lungo periodo, prevale l’idea che nulla sia destinato a durare.
Questa condizione pone alla scuola una sfida decisiva: ripensare sé stessa, la propria funzione e le proprie modalità operative. È un problema culturale, prima ancora che organizzativo. Viviamo in un mondo che ha smesso di credere nel futuro mentre, per l’educatore, è la stella polare.
La contrapposizione è chiara. Da un lato, un’educazione fondata sulla conoscenza di sé, sulla progettualità, sulla responsabilità personale, sulle relazioni. Dall’altro, l’adattamento passivo al presente, l’individualismo, la ricerca del consenso immediato, la frammentazione del sapere in competenze isolate e prive di legami. In ultima analisi, si tratta di scegliere tra una cultura sistemica e una cultura della parcellizzazione.
Eppure, il fine della scuola è chiaro: formare persone capaci di progettare, di attribuire senso alle proprie azioni. In questa prospettiva, la collegialità non è un’opzione: è una risorsa decisiva. Un’unitarietà che, nonostante le chiare indicazioni legislative, non è mai stata sostanzialmente attuata.
Anche la legge 12/2020 ha indicato questa strada, ma la sua attuazione resta lontana. Ora spetta al governo fornire strumenti concreti per orientare l’operatività delle scuole.
Da dove ripartire?
Il cambiamento è a portata di mano. I Consigli d’Istituto possono attivarlo, vincolando la programmazione del Collegio dei docenti, come previsto dal D.Lgs. 297/94, art. 10, lettera d.
Due sono i passaggi fondamentali per ricondurre a unità la didattica:
- Enunciare chiaramente che le capacità costituiscono il fine del sistema scolastico. Tali capacità si esprimono attraverso competenze che devono essere rese esplicite in modo trasparente e sequenziale, evidenziando i processi che ne consentono lo sviluppo.
- Predisporre una scheda progettuale a cura del singolo docente, in cui siano declinate le capacità da promuovere, precedentemente individuate in sede collegiale.
La chiave di volta consiste nella coincidenza tra il processo di ricerca e il processo attraverso cui si manifestano le capacità. Una scuola di Lecco ha concretizzato questo principio, dimostrando che il cambiamento è possibile. Il documento “Un approccio scientifico alla riforma della scuola”, disponibile in rete, ne descrive l’esperienza e offre un modello replicabile.
Educare all’imprevedibilità non significa preparare a tutto, ma fornire strumenti per orientarsi in un mondo che cambia. È questa la vera urgenza educativa.