Non più pesci ma duomi
27 Gennaio 2019Le università italiane
27 Gennaio 2019Pasquale Almirante, La Sicilia 15.2.2009
Pare ci sia una intesa fra la Fondazione Agnelli, che ha reso noto il rapporto sulla scuola, e la presidente della Commissione cultura alla Camera, Valentina Aprea, che ha presentato un ddl sullo stato giuridico dei professori e il reclutamento. Merito, carriera, più soldi, cancellazione di graduatorie, concorsi: queste sembrano le risultanze comuni che però rischiano contestazioni e scioperi se non si apre un confronto fra governo, sindacati e ciò che resta delle associazioni di categoria per avviare una riforma efficace e che consenta di competere in Europa.
Sembra facile infatti sostenere l’abolizione delle graduatorie dei precari (240 mila di cui il 15% dei già incaricati rischia il posto per i tagli) e l’emanazione di un albo unico da dove le scuole possono attingere il personale, ma si lascerebbe sul campo il diritto acquisito, compresi i sacrifici e i soldi spesi da migliaia di precari per corsi e concorsi pretesi dallo Stato. Interessante invece il punto sulle retribuzioni (se si esclude la discriminate a livello regionale) che dovrebbero premiare i docenti in base alla materia e al ruolo rivestito, incrementandole proporzionalmente alla efficacia educativa per ciascuna scuola.
Quello della valutazione è in effetti un punto determinate che potrebbe invogliare ciascuna istituzione autonoma a migliorare l’offerta formativa insieme alla ricerca di strategie didattiche mirate al profitto dei ragazzi. La qualità degli insegnanti è però il nodo che fino ad oggi è stato sottaciuto dal momento che non è stata mai fatta, per esempio, una distinzione fra materie scritte e orali, né si è mai intervenuto, se non con fiacchezza, a potenziare le scuole a rischio dove non si possono che trovare solo supplenti, mentre avrebbero bisogno di incentivi, di personale qualificato e soprattutto di controlli, quelli che venivano chiamate ispezioni.
Ma lo studio della Fiat mette in luce un altro dato: l’81% dei docenti italiani è di sesso femminile che segnala sia limpoverimento del modello sociale e culturale offerto dalla scuola e sia la fuga degli uomini verso un lavoro non solo meglio retribuito ma forse pure più gratificante. Altro dato singolare: delle 8.000 graduatorie provinciali 1.500 nelle aree scientifiche e tecnologiche sono esaurite e soprattutto al Nord: capirne il motivo non è difficile.