
Eumeo, Odissea, XIII, 23-96
28 Dicembre 2019
Adolescente di Vincenzo Cardarelli
28 Dicembre 2019🔍Analisi del testo “Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo” di Camillo Sbarbaro, con struttura, temi, stile e commento, accompagnata dal testo originale della poesia 😊📘✨
📚 Struttura
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Versi liberi, senza rime né metrica fissa: uno stile modernista, tipico del primo Novecento, capace di esprimere il flusso interiore e le emozioni senza vincoli.
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Il testo ha una costruzione riflessiva e graduale, quasi una confessione intima, che culmina in un paradossale conforto finale.
💡 Temi principali
🧠 Solitudine e introversione
“Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo…”
Il poeta si percepisce separato dagli altri, immerso nel proprio io. Non è misantropia, ma una profonda tendenza alla riflessione solitaria.
📢 Insofferenza per la realtà esterna
“Ogni voce m’importuna… M’irrita tutto ciò che è necessario e consueto…”
Il mondo quotidiano — la sua banalità, le abitudini, le relazioni — è invasivo, disturbante, quasi violento. Il poeta rifugge dal reale, sentendosi un ospite scomodo nella vita comune.
🐌 Metafora della lumaca
“Com’essa in me stesso mi ritiro…”
La lumaca, fragile e sensibile, è l’immagine perfetta della sua difesa interiore. Come lei, si chiude per non essere ferito, cercando rifugio nel proprio guscio.
🌫️ Necessità di un mondo interiore
“Se un altro mondo non avessi, mio…”
È la parte più toccante. Senza l’universo intimo che si è costruito, il poeta non avrebbe la forza di vivere. La poesia è ancora una volta salvezza.
🚶♂️ Sensazione di estraneità
“Mi pare di passar come per caso da questo mondo…”
La chiusura è lieve e potente: Sbarbaro si sente passeggero, straniero sulla Terra, come se vivesse solo per sbaglio nel mondo reale. Ma proprio questo “errore” gli dà conforto: non appartiene, e quindi può resistere.
✨ Stile
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Semplice ma denso, senza abbellimenti retorici.
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Lessico concreto, quotidiano, ma profondamente esistenziale.
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Uso frequente di antitesi e paradossi (vivere senza voler vivere; esistere nel proprio mondo per non esistere in quello reale).
📝 Commento personale
Questa poesia è un vero specchio dell’anima malinconica e riflessiva di Sbarbaro. Parla a tutti quelli che si sono sentiti fuori posto, incapaci di adeguarsi al mondo.
La sua forza sta nella lucidità del disagio, nella sincerità con cui racconta la sua fuga nel pensiero, nel sogno, nella bellezza silenziosa delle “voci delle cose”.
È un testo profondamente intimo, umano e moderno, ancora attualissimo per chi sente il bisogno di stare in silenzio per non smarrire se stesso.
📘Esercizio finale
Adesso confronta e collega questa poesia con altri testi sull’alienazione o la fuga dal reale. Posso suggerirti Montale, Svevo o persino Pessoa. Cerca le loro poesie sull’alienazione o la fuga dal reale e confrontale con questa di Sbarbaro. 💬
📖 Testo della poesia “Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo“ di Camillo Sbarbaro
Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo
come in sonno tra gli uomini mi muovo.
Di chi m’urta col braccio non m’accorgo,
e se ogni cosa guardo acutamente
quasi sempre non vedo ciò che guardo.
Stizza mi prende contro chi mi toglie
a me stesso. Ogni voce m’importuna.
Amo solo la voce delle cose.
M’irrita tutto ciò che è necessario
e consueto, tutto ciò che è vita,
com’irrita il fuscello la lumaca
e com’essa in me stesso mi ritiro.
Ché la vita che basta agli altri uomini
non basterebbe a me.
E veramente
se un altro mondo non avessi, mio,
nel quale dalla vita rifugiarmi,
se oltre me miserie e le tristezze
e le necessità e le consuetudini
a me stesso non rimanessi io stesso,
oh come non esistere vorrei!
Ma un’impressione strana m’accompagna
sempre in ogni mio passo e mi conforta:
mi pare di passar come per caso
da questo mondo…