
I componimenti poetici
28 Dicembre 2019
Le strofe e il componimento poetico del sonetto
28 Dicembre 2019📚 Lettura della poesia Senza esclamativi di Giorgio Caproni, articolata in parafrasi, analisi stilistica, tematiche e commento interpretativo.
✒️ Testo e parafrasi
📝 Testo: Senza esclamativi(da Il muro della terra, 1975)
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🔁 ParafrasiIl dolore si innalza a un livello insostenibile. |
📐 Schema metrico
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Versi liberi, senza rime.
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Misure variabili:
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Settenari: vv. 1–3
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Novenari: vv. 4–5, 7
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Ottonario: v. 6
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Il ritmo spezzato e l’assenza di punteggiatura forte (nessun punto esclamativo, come da titolo) contribuiscono a un tono sommesso e disilluso.
🎯 Tematiche
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Il vuoto dell’esistenza e del linguaggio: le parole, incapaci di colmare il dolore, scavano un’assenza ancora più profonda.
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Il dolore e l’amore come forze brutali: entrambi si rivelano nella loro dimensione distruttiva, non consolatoria.
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Crisi del linguaggio poetico: la poesia non è più celebrazione, ma testimonianza di un’assenza, un fallimento del senso.
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La natura come specchio della condizione umana: persino il grano, che dovrebbe essere immagine di fertilità e speranza, diventa simbolo di vuoto e vanità.
🧩 Analisi stilistica
🗣️ Stile e linguaggio
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Tono spoglio, dimesso, privo di pathos retorico, come suggerisce il titolo: Senza esclamativi.
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Uso ripetuto del termine “vuoto” → anafora e poliptoto (ripetizione con variazione morfologica): rafforza l’idea di un’assenza che si moltiplica.
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Linguaggio semplice, quasi colloquiale, ma fortemente carico di densità emotiva e concettuale.
🎭 Figure retoriche
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Paradosso: “vuoto delle parole / che scavano nel vuoto vuoti monumenti di vuoto” → un’immagine dell’inutilità che si autoalimenta.
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Metafora: l’amore come “bestia” → istintivo, cieco, potenzialmente distruttivo.
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Metonimia/simbolo: il grano come ciclo vitale naturale, che però diventa anch’esso portatore di senso di vuoto.
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Chiasmo implicito: “vuoto delle parole / parole del vuoto” (rovesciamento concettuale e semantico).
💬 Commento interpretativo
Senza esclamativi è una poesia radicale e spoglia, in cui Giorgio Caproni esprime il suo sguardo tardo, tragicamente lucido, sulla condizione umana. Il dolore viene presentato non in chiave patetica o sentimentale, ma come un’entità fredda, altissima, impassibile. L’amore stesso, che potrebbe sembrare un antidoto, è descritto come una forza bruta, cieca, priva di dolcezza.
Il cuore del testo è nel vuoto, parola-motivo ripetuta ossessivamente. È un vuoto ontologico, esistenziale, ma anche linguistico: le parole non salvano, non spiegano, non riempiono. Anzi, scavano. Il poeta registra il fallimento della parola, il fallimento dell’arte nel dare senso all’esperienza umana.
Persino il grano, simbolo classico di rinascita e fecondità, assume qui un tono funebre e disilluso: raggiunge “l’altezza del cuore”, sì, ma solo per ribadire la vanità di ciò che cresce, vive e si consuma sotto il sole.
Il titolo, Senza esclamativi, è una dichiarazione di poetica: niente retorica, niente slanci, solo la verità nuda, detta a voce bassa, in una lirica spogliata di illusioni.