Nel bosco di Ryunosuke Akutagawa
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28 Dicembre 2019La canzone “Ti te sè no” di Enzo Jannacci è un brano intriso di delicatezza e malinconia che riflette la vita di un uomo comune, uno di quei “piccoli eroi” quotidiani che Jannacci ha sempre amato raccontare nelle sue canzoni.
Analisi del Testo
Il testo è scritto in dialetto milanese, una scelta che avvicina ancora di più la canzone alla realtà popolare e alla quotidianità del protagonista, un uomo che lavora duramente e che trova la sua felicità nelle piccole cose, soprattutto nell’amore per la sua famiglia.
Temi Principali
- Sacrificio e Modestia: Il protagonista è consapevole della sua condizione economica modesta. Parla della necessità di prendere due tram per raggiungere il Duomo, il centro di Milano, e del fatto che per lui fare la spesa richiede un notevole impegno di tempo. Questi dettagli dipingono una vita semplice, fatta di lavoro e sacrifici.
- Sogni di Ricchezza: Il protagonista fantastica su cosa significherebbe essere ricco (“vess sciori”), immaginando di avere una radio nuova e una torta nell’armadio per i figli. Questi sono simboli di un benessere che lui non possiede, ma che sogna per la sua famiglia. Tuttavia, questi sogni non sono presentati con invidia o amarezza, ma piuttosto con una dolce malinconia.
- Amore Familiare: Nonostante le difficoltà economiche, il protagonista trova la sua ricchezza nell’amore per la sua famiglia. Quando accarezza la faccia della sua bambina, si sente come un “scior” (signore, persona ricca), mostrando come per lui il vero valore non risieda nei beni materiali, ma negli affetti. Questa è la vera ricchezza per il protagonista: l’amore che dà e riceve dalla sua famiglia.
Stile e Struttura
Il brano è caratterizzato da un linguaggio semplice e colloquiale, che riflette la realtà quotidiana del protagonista. L’uso del dialetto milanese aggiunge autenticità e calore al racconto, rendendo la narrazione più intima e personale. La ripetizione di “ti te sè no” (tu non sai) crea un dialogo immaginario con qualcuno che non capisce o non vive la sua stessa realtà, accentuando il contrasto tra i sogni di ricchezza e la vita modesta ma piena d’amore del protagonista.
Interpretazione e Significato
“Ti te sè no” è una riflessione sulla vita di chi, pur non avendo molto dal punto di vista materiale, trova la felicità nelle piccole cose e nell’amore per i propri cari. Jannacci, con la sua tipica sensibilità, riesce a raccontare la dignità e la bellezza di una vita semplice, mostrando come il vero valore non risieda nei beni materiali, ma nei legami affettivi.
La canzone invita a riflettere sul concetto di ricchezza, suggerendo che spesso le cose più importanti nella vita non sono quelle che si possono comprare. Il protagonista, nonostante le difficoltà economiche, si sente ricco ogni volta che guarda o accarezza sua figlia, dimostrando come l’amore e la famiglia possano riempire il cuore più di qualsiasi bene materiale.
Conclusione
“Ti te sè no” è un brano che, attraverso la sua semplicità e profondità, celebra la vita quotidiana e l’amore familiare. Jannacci riesce a trasformare la storia di un uomo comune in una poesia delicata e toccante, che parla della vera ricchezza che si trova nei legami umani e nella capacità di apprezzare le piccole gioie della vita. Questa canzone, come molte altre di Jannacci, è un inno alla dignità delle persone comuni e alla bellezza delle cose semplici.
Testo della canzone
che per fà la spesa per mi;
perchè ghe voeur mezz’ora e a ‘rivà
giò in piazza del Dòmm ghe voeuren dù tram.Ma mì, quand hinn vòtt or, tornà a cà de bottega,
scondi la cartèlla cont denter i mè strasc
me lassi la giacchetta come te m’hee dii tì,
cammini per Milan, me par de vess un scior.
Ti te sè no, gh’è tanti automobil
de tucc i color, de tucc i grandezz,
gh’è pien de lus che par vess a Natal
e sora el ciel, pien de bigliett de milla.
Che bel ch’el gh’ha de vess, vess sciori, cont la radio noeuva,
e in de l’armadio la torta per i fioeu,
che vegnen cà de scòla te tocca dagh i vizi:
per tì on’altra vestina, a tì te compri i scarp.
Ti te sè no, ma quest chì l’è on parlà de stupid,
l’è bon domà de traa ciocch;
ti te sè no, ma quand mì te carezzi
la tua bella faccetta inscì netta
me par, me par de vess un scior, un scior ch’el gh’ha la radio noeuva,
e in de l’armadio la torta per i fioeu,
che vegnen cà de scòla te tocca dagh i vizi:
per tì on’altra vestina, a tì te compri i scarp.