
I temi principali del romanticismo europeo
28 Dicembre 2019
Ho fame della tua bocca di Pablo Neruda
28 Dicembre 2019Nell’ultima parte de La Ginestra, Giacomo Leopardi conclude e finalizza quello che può essere considerato il suo testamento spirituale e il manifesto del suo pensiero maturo.
Testo dei versi 237-317 della Ginestra di Leopardi
Ben mille ed ottocento
anni varcâr poi che sparîro, oppressi
dall’ignea forza, i popolati seggi,
e il villanello intento 240
ai vigneti, che a stento in questi campi
nutre la morta zolla e incenerita,
ancor leva lo sguardo
sospettoso alla vetta
fatal, che nulla mai fatta piú mite 245
ancor siede tremenda, ancor minaccia
a lui strage ed ai figli ed agli averi
lor poverelli. E spesso
il meschino in sul tetto
dell’ostel villereccio, alla vagante 250
aura giacendo tutta notte insonne,
e balzando piú volte, esplora il corso
del temuto bollor, che si riversa
dall’inesausto grembo
sull’arenoso dorso, a cui riluce 255
di Capri la marina
e di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
del domestico pozzo ode mai l’acqua
fervendo gorgogliar, desta i figliuoli, 260
desta la moglie in fretta, e via, con quanto
di lor cose rapir posson, fuggendo,
vede lontan l’usato
suo nido, e il picciol campo,
che gli fu dalla fame unico schermo, 265
preda al flutto rovente,
che crepitando giunge, e inesorato
durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
dopo l’antica obblivion, l’estinta 270
Pompei, come sepolto
scheletro, cui di terra
avarizia o pietá rende all’aperto;
e dal deserto fòro
diritto infra le file 275
de’ mozzi colonnati il peregrino
lunge contempla il bipartito giogo
e la cresta fumante,
ch’alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell’orror della secreta notte 280
per li vacui teatri,
per li templi deformi e per le rotte
case, ove i parti il pipistrello asconde,
come sinistra face
che per vòti palagi atra s’aggiri, 285
corre il baglior della funerea lava,
che di lontan per l’ombre
rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Cosí, dell’uomo ignara e dell’etadi
ch’ei chiama antiche, e del seguir che fanno 290
dopo gli avi i nepoti,
sta natura ognor verde, anzi procede
per sí lungo cammino
che sembra star. Caggiono i regni intanto,
passan genti e linguaggi: ella nol vede: 295
e l’uom d’eternitá s’arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
che di selve odorate
queste campagne dispogliate adorni,
anche tu presto alla crudel possanza 300
soccomberai del sotterraneo foco,
che ritornando al loco
giá noto, stenderá l’avaro lembo
su tue molli foreste. E piegherai
sotto il fascio mortal non renitente 305
il tuo capo innocente:
ma non piegato insino allora indarno
codardamente supplicando innanzi
al futuro oppressor; ma non eretto
con forsennato orgoglio inver’ le stelle, 310
né sul deserto, dove
e la sede e i natali
non per voler ma per fortuna avesti;
ma piú saggia, ma tanto
meno inferma dell’uom, quanto le frali 315
tue stirpi non credesti
o dal fato o da te fatte immortali.
Analisi del testo
1. Il Villanello e il Timore del Vesuvio (vv. 237-269)
In questa sezione, Leopardi descrive la condizione del “villanello”, il contadino che vive alle pendici del Vesuvio. Nonostante siano trascorsi più di 1800 anni dall’eruzione che distrusse Pompei, il vulcano rimane una minaccia costante. Il villano, consapevole di questo pericolo, passa le notti insonni scrutando la montagna, pronto a fuggire al minimo segnale di eruzione. Qui emerge la precarietà della condizione umana e il tema leopardiano della natura come forza cieca e distruttiva, indifferente alla sorte degli uomini.
Temi e immagini principali:
- Il tempo storico e naturale: mentre gli uomini costruiscono città e vivono le loro vite, la natura rimane indifferente e continua il suo ciclo di distruzione e rinnovamento.
- La fragilità umana: il contadino può solo osservare e temere il Vesuvio, consapevole che la sua casa e la sua terra possono essere distrutte da un momento all’altro.
- Contrasto tra uomo e natura: il Vesuvio è immutabile e costante nella sua pericolosità, mentre gli uomini cercano di adattarsi e sopravvivere.
2. Il Ritorno di Pompei e la Minaccia del Vesuvio (vv. 270-295)
Leopardi introduce l’immagine della Pompei sepolta, riscoperta dagli scavi archeologici. La città appare come uno scheletro riemerso dal passato, riportato alla luce non dalla pietà ma dall’avidità dell’uomo. Il poeta descrive il paesaggio desolato della città distrutta, mentre sullo sfondo si staglia la vetta fumante del Vesuvio, simbolo di una minaccia sempre presente.
Temi e immagini principali:
- La ciclicità della distruzione: Pompei è un esempio concreto della precarietà delle civiltà umane.
- L’illusione dell’eternità umana: gli uomini si considerano eterni, ma la natura continua il suo corso, ignara delle loro vicende.
- Il contrasto tra la storia umana e l’indifferenza della natura: mentre gli uomini si preoccupano del passato e delle rovine, la natura prosegue senza mutamenti significativi.
3. La Ginestra e la Saggezza della Natura (vv. 296-317)
L’ultima parte della poesia riprende la metafora della ginestra, il fiore che cresce sul suolo arido del Vesuvio. A differenza dell’uomo, che si illude di essere eterno e potente, la ginestra accetta il proprio destino senza ribellarsi. Sa di essere fragile e destinata a perire, ma non per questo si piega codardamente né si esalta con superbia.
Temi e immagini principali:
- La ginestra come simbolo di umiltà e saggezza: rappresenta l’atteggiamento giusto nei confronti dell’esistenza, consapevole della fragilità della vita.
- La critica all’orgoglio umano: l’uomo si illude di essere padrone del proprio destino, ma la natura dimostra la sua impotenza.
- L’accettazione stoica della realtà: il fiore non si oppone al proprio destino, ma lo accoglie con dignità, a differenza dell’uomo che si agita inutilmente.
Conclusione
In questi versi finali, Leopardi denuncia l’illusione dell’eternità umana e invita l’uomo a riconoscere la propria fragilità. La ginestra diventa il simbolo di un atteggiamento saggio e dignitoso: accettare la propria caducità senza superbia né servilismo. Il poeta critica sia chi si illude di essere immortale sia chi si sottomette passivamente, proponendo una visione della vita fondata sulla consapevolezza e sulla solidarietà tra gli uomini. 😊