
I centri della cultura medievale e la figura del letterato
28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019Pubblicato nel 1999, “Un infinito numero” rappresenta una delle prove più mature e complesse di Sebastiano Vassalli, scrittore che ha saputo coniugare ricerca storica e invenzione letteraria in un corpus narrativo di notevole spessore.
Il romanzo si articola attorno alla figura di Antonia Spagnoletti, giovane donna che nella Milano del 1938 si trova coinvolta in una serie di eventi che la porteranno a confrontarsi con i meccanismi del potere fascista e con le contraddizioni di una società in trasformazione. La narrazione si sviluppa attraverso una struttura temporale complessa, che alterna flashback e anticipazioni, creando un tessuto narrativo stratificato dove passato e presente si intrecciano continuamente.
Vassalli costruisce un affresco dell’Italia fascista che va oltre la semplice ricostruzione storica, indagando le dinamiche psicologiche e sociali che hanno permesso l’affermazione del regime. La Milano degli anni Trenta diventa un laboratorio di osservazione privilegiato, dove l’autore può analizzare le trasformazioni dell’Italia moderna, dalle illusioni della modernizzazione industriale alle contraddizioni della politica imperiale.
Il titolo stesso, “Un infinito numero”, allude alla molteplicità delle possibilità esistenziali e narrative che si aprono davanti ai personaggi. Vassalli esplora il tema dell’identità individuale in rapporto alla Storia, mostrando come le scelte personali si intreccino inevitabilmente con gli eventi collettivi. La protagonista Antonia rappresenta simbolicamente la condizione dell’intellettuale di fronte al potere, costretta a navigare tra compromessi e resistenze.
Lo stile vassalliano raggiunge in questo romanzo una particolare maturità espressiva, caratterizzato da una prosa lucida e controllatissima che alterna momenti di grande intensità emotiva a passaggi di lucida analisi sociologica. L’autore dimostra una notevole capacità di penetrazione psicologica, costruendo personaggi credibili e sfaccettati che incarnano le contraddizioni del loro tempo.
L’opera si inserisce nel filone della narrativa storica italiana contemporanea, dialogando con autori come Umberto Eco e Andrea Camilleri, ma mantenendo una specificità stilistica e tematica che la rende riconoscibile all’interno della produzione vassalliana. Il romanzo conferma la vocazione dell’autore per l’indagine storica, già emersa in opere precedenti come “La Chimera” e “Marco e Mattio”, ma rivela anche una crescente attenzione agli aspetti esistenziali e filosofici della condizione umana.