
I discendenti di Enea, seconda parte, Eneide, VI, 808-854
28 Dicembre 2019
Promessi Sposi: sistema dei personaggi e introduzione
28 Dicembre 2019introduzione ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni , con risorse e informazioni utili per uno studio scolastico o universitario.
Un sopruso feudale: Lucia e Don Rodrigo
Il rapporto tra Lucia Mondella e Don Rodrigo, nel capolavoro manzoniano I Promessi Sposi, incarna in maniera esemplare la dinamica del sopruso feudale, un’ingiustizia radicata in un sistema di potere dove la prepotenza del signore locale schiaccia i diritti dei più deboli. Non si tratta solo di un capriccio individuale, ma l’espressione di un’intera epoca storica in cui l’arbitrio e la forza prevalevano sulla legge e sulla giustizia, specialmente nelle aree rurali dominate dai potentati locali.
Il Potere Arbitrario e la Negazione della Legge
Don Rodrigo non è un semplice malfattore; è il signorotto locale, il nobile che esercita un potere quasi assoluto sul suo territorio. La sua autorità non deriva tanto da una funzione pubblica riconosciuta, quanto dalla sua discendenza, dal suo lignaggio e dalla sua capacità di intimidazione. Egli incarna quella che Manzoni definisce una “legge privata”, un sistema in cui la sua volontà è superiore a qualsiasi norma civile o morale. Il suo capriccio per Lucia non è solo un atto di libidine, ma una manifestazione di questo potere arbitrario: la scommessa con il cugino Conte Attilio è un’ulteriore prova di come la dignità e la vita degli umili fossero considerate merce di scambio, oggetti su cui esercitare la propria superiorità.
La reazione di Don Rodrigo alle imminenti nozze di Lucia e Renzo è la negazione più flagrante di qualsiasi principio di giustizia. La sua minaccia a Don Abbondio (“questo matrimonio non s’ha da fare, né domani né mai”) non è una richiesta, ma un ordine perentorio che paralizza il curato. Don Rodrigo non si cura delle motivazioni, dei sentimenti o dei diritti dei due promessi sposi; per lui, Lucia è semplicemente un oggetto da possedere, una preda da conquistare per affermare il proprio dominio. Questa prepotenza è supportata da una schiera di bravi, figure inquietanti e violente che costituiscono il braccio armato del suo potere illecito, una vera e propria milizia privata che garantisce l’impunità del signore.
L’Impotenza degli Umili e la Ricerca di Giustizia
Di fronte a tale sopruso, i personaggi umili – Lucia, Renzo e Don Abbondio – si ritrovano in una condizione di assoluta impotenza. Non hanno gli strumenti legali, il denaro o le conoscenze per opporsi a un potere così radicato. Don Abbondio, il primo a subire l’intimidazione, rappresenta l’incapacità della Chiesa locale di difendere i propri fedeli quando si scontra con la violenza mondana. La sua paura è profonda e comprensibile: sa che l’unico modo per salvarsi è obbedire al prepotente, a costo di tradire il suo ruolo pastorale.
Renzo, animato da una forte passione e da un senso innato di giustizia, tenta inizialmente la via del confronto diretto e, quando questa fallisce, cerca aiuto presso Azzecca-garbugli, l’avvocato. Ma anche qui si scontra con la corruzione e la complicità del sistema: Azzecca-garbugli, lungi dal difendere il diritto, è un esperto nel torcere la legge a favore dei potenti, riconoscendo nel caso di Renzo la chiara impronta del sopruso nobiliare e rifiutandosi di aiutarlo. Questo episodio rivela l’amara verità: la giustizia formale è inefficace, o addirittura complice, laddove il potere feudale esercita la sua influenza.
Lucia, con la sua purezza e la sua profonda fede, è la vittima per eccellenza di questo sopruso. La sua reazione è un misto di sbigottimento, dolore e rassegnazione, ma anche di fermezza morale. La sua unica arma è la preghiera e la fiducia nella Provvidenza, che non la abbandonerà mai completamente.
Le Conseguenze del Sopruso: La Fuga e la Dispersione
Il sopruso di Don Rodrigo innesca una serie di eventi a catena che disperdono i promessi sposi e li costringono a un lungo percorso di sofferenza e maturazione. La decisione di fuggire, prima con il fallito tentativo del “matrimonio a sorpresa” e poi con la separazione forzata, è la conseguenza diretta dell’impossibilità di ottenere giustizia nel proprio luogo d’origine. Renzo si dirige a Milano, Lucia e Agnese trovano rifugio a Monza. Questa dispersione non è solo un espediente narrativo, ma il simbolo di come la violenza di un singolo potesse frantumare vite e comunità intere, costringendo gli umili a lasciare le proprie radici in cerca di sicurezza.
Il rapimento di Lucia ad opera di Don Rodrigo, attraverso il coinvolgimento dell’Innominato, rappresenta l’apice di questa dinamica feudale. Il signore, sentendosi beffato, non esita a ricorrere a mezzi ancora più estremi e alla complicità di un potere criminale superiore al suo. Solo un’intervento divino, attraverso la conversione dell’Innominato e la successiva intercessione del cardinale Borromeo, riuscirà a spezzare il ciclo di violenza e a riportare Lucia alla libertà.
L’Eredità del Sopruso Feudale: Una Lezione Ancora Attuale
La vicenda di Lucia e Don Rodrigo è molto più di un mero intrigo romanzesco; è una potente denuncia di un sistema ingiusto e della prepotenza che ne deriva. Manzoni, con la sua ricostruzione storica rigorosa e la sua profonda sensibilità morale, ci offre un ritratto vivido di un’Italia seicentesca in cui la legge dei signori prevaleva sulla legge dello Stato e sui diritti umani fondamentali.
Ancora oggi, sebbene le forme siano cambiate, il sopruso non è scomparso. Le dinamiche di potere distorto, di prevaricazione dei più forti sui più deboli, di violenza impunita, continuano a manifestarsi in diverse forme. La storia di Lucia e Don Rodrigo rimane quindi un monito intramontabile sull’importanza di difendere la giustizia, di resistere alla prepotenza e di lottare per un mondo in cui i diritti di ogni individuo, specialmente dei più fragili, siano riconosciuti e protetti. La loro storia ci ricorda che il vero progresso civile si misura non solo nelle conquiste tecnologiche o economiche, ma nella capacità di garantire dignità e sicurezza a tutti.