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Vengo anch’ io no tu no cover

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Pubblicato da Luigi Gaudio su 28 Dicembre 2019
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  • Luigi Gaudio
Vengo anch’ io no tu no cover

“Vengo anch’io, no tu no” è un celebre brano di Enzo Jannacci, pubblicato nel 1968.

La canzone è un esempio di satira sociale, in cui l’autore utilizza l’ironia per esplorare temi profondi e complessi attraverso un linguaggio apparentemente leggero e giocoso.

Struttura e Stile

La canzone segue una struttura ripetitiva, con strofe che presentano situazioni paradossali e un ritornello che ripete costantemente la domanda “Vengo anch’io?” seguita dalla risposta “No, tu no.” Questo schema crea un effetto comico e allo stesso tempo un senso di esclusione e alienazione.

Analisi del Testo

Ogni strofa della canzone presenta una situazione che, inizialmente, potrebbe sembrare normale o addirittura desiderabile, ma che poi si rivela assurda o inquietante. Ad esempio:

  • Prima strofa: Si parla di andare allo zoo comunale per vedere le bestie feroci e simulare una situazione di pericolo, come se ci fosse una sorta di curiosità morbosa nel voler vedere la reazione della gente di fronte al pericolo. L’insistenza su “vedere di nascosto l’effetto che fa” suggerisce una critica alla società dello spettacolo e al voyeurismo, un interesse per l’osservare le reazioni altrui senza coinvolgimento diretto.
  • Seconda strofa: Qui viene descritta una passeggiata primaverile, apparentemente romantica, che però finisce sempre sotto la pioggia. Questo potrebbe simboleggiare la disillusione o il fatto che anche i momenti che sembrano perfetti finiscono per essere rovinati da qualcosa di imprevisto.
  • Terza strofa: La speranza in un mondo migliore viene subito disillusa con l’immagine di un mondo dominato dall’odio, dove “ognuno sia già pronto a tagliarti una mano”. È una critica cinica alla società, dove i buoni propositi sono spesso sopraffatti dalla violenza e dall’egoismo.
  • Quarta strofa: Qui si tocca il tema della morte e del funerale, dove si nota un interesse a vedere “se la gente poi piange davvero”. È un’altra riflessione sulla falsità e l’ipocrisia delle convenzioni sociali, in cui anche un evento solenne come il funerale può essere visto con un distacco cinico.

Significato e Interpretazione

Il ritornello, con la continua negazione “No, tu no”, può essere interpretato come una rappresentazione dell’esclusione sociale, del senso di non appartenenza che molte persone possono provare. Ogni volta che qualcuno cerca di partecipare o di far parte di qualcosa, viene respinto senza una vera ragione (“Perché no? Perché no!”). Questo “no” ripetuto sembra sottolineare la condizione umana di alienazione e l’impossibilità di comprendere appieno il perché delle esclusioni sociali.

La canzone, sebbene comica e leggera in superficie, tocca temi profondi come l’alienazione, la falsità delle relazioni sociali, la disillusione e la violenza latente nella società. Jannacci usa l’ironia per mettere in luce questi aspetti, invitando l’ascoltatore a riflettere su di essi attraverso il filtro dell’assurdo.

In definitiva, “Vengo anch’io, no tu no” è una canzone che, pur nella sua apparente semplicità, offre uno spaccato critico e profondo della società italiana dell’epoca, ma con temi universali che risuonano ancora oggi.

Testo della canzone

di Vincenzo Jannacci / Dario Fo / Fiorenzo Fiorentini
Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale
Vengo anch’io? No, tu no
Per vedere come stanno le bestie feroci
E gridare: “Aiuto, aiuto è scappato il leone!”
E vedere di nascosto l’effetto che fa
E vengo anch’io? (No, tu no!)
Vengo anch’io? (No, tu no!)
E vengo anch’io? (No, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
Si potrebbe andare tutti quanti ora che è primavera
Vengo anch’io? No, tu no
Con la bella sottobraccio a parlare d’amore
E scoprire che va sempre a finire che piove
E vedere di nascosto l’effetto che fa
E vengo anch’io? (No, tu no!)
Vengo anch’io? (No, tu no!)
Ma vengo anch’io? (No, tu no!)
Perché? (Perché no!)
Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore
Vengo anch’io? No, tu no
Dove ognuno sia già pronto a tagliarti una mano
Un bel mondo sol con l’odio, ma senza l’amore
E vedere di nascosto l’effetto che fa
Vengo anch’io! (No, tu no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
No, vengo anch’io (no, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale
Vengo anch’io? No, tu no
Per vedere se la gente poi piange davvero
E scoprire che battono anche le suore
E vedere di nascosto l’effetto che fa
Vengo anch’io? (No, tu no!)
No, vengo anch’io! (No, tu no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
No, vengo anch’io (no, tu no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
Vengo anch’io! (No, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
Eh sapevo che finiva così, io, eh

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Ascolta “Letteratura del novecento” su Spreaker.

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