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ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE 2022
PROVA DI ITALIANO
Svolgi la prova, scegliendo tra una delle seguenti proposte.
TIPOLOGIA A – ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO
PROPOSTA A1
Giovanni Pascoli, La via ferrata, (Myricae), in Poesie, Garzanti, Milano, 1994.
Testo della poesia:
Tra gli argini su cui mucche tranquillamente
pascono, bruna si difila¹ la via ferrata
che lontano brilla;e nel cielo di perla dritti, uguali,
con loro trama delle aeree fila
digradano in fuggente ordine i pali².Qual di gemiti e d’ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento?³
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento.Giovanni Pascoli, La via ferrata, (Myricae), in Poesie, Garzanti, Milano, 1994.
Note al testo:
¹ si difila: si stende lineare.
² i pali: del telegrafo.
³ femminil lamento: perché i fili del telegrafo emettono un suono che talora pare lamentosa voce di donna.
Introduzione:
Myricae è la prima opera pubblicata di Giovanni Pascoli (1855-1912) che, tuttavia, vi lavorò ripetutamente tant’è che ne furono stampate ben nove edizioni. Nel titolo latino Myricae, ossia “tamerici” (piccoli arbusti comuni sulle spiagge), appaiono due componenti della poetica pascoliana: la conoscenza botanica e la sua profonda formazione classica. Dal titolo della raccolta, che riecheggia il secondo verso della quarta Bucolica (o Egloga) di Virgilio, si ricava l’idea di una poesia agreste, che tratta temi quotidiani, umile per argomento e stile.
Comprensione e Analisi
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
- Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e descrivine la struttura metrica.
- Il componimento accosta due piani contrastanti della realtà: individuali mettendo in rilievo le scelte lessicali operate dal poeta.
- Quale elemento lessicale è presente in ogni strofa della poesia? Illustrane il senso.
- Qual è, a tuo parere, il significato simbolico della poesia? Motiva la tua risposta con riferimenti precisi al testo.
- Completa la tua analisi descrivendo l’atmosfera della poesia e individuando le figure retoriche utilizzate da Pascoli per crearla.
Interpretazione
Commenta il testo della poesia proposta, elaborando una tua riflessione sull’espressione di sentimenti e stati d’animo attraverso rappresentazioni della natura; puoi mettere questa lirica in relazione con altri componimenti di Pascoli e con aspetti significativi della sua poetica o far riferimento anche a testi di altri autori a te noti nell’ambito letterario e/o artistico.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
Svolgimento Tipologia A – Giovanni Pascoli, “Via ferrata”
Analisi del testo ‘La via ferrata’ di Giovanni Pascoli
La poesia “La via ferrata” di Giovanni Pascoli, inclusa nella celebre raccolta Myricae, è un esempio emblematico della sua poetica che indaga il rapporto tra natura, modernità e la dimensione del mistero. Il componimento, pur nella sua brevità, riesce a catturare l’essenza di un paesaggio in trasformazione, permeato da un’atmosfera sottilmente malinconica e da una profonda risonanza simbolica.
Comprensione e Analisi
1. Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e descrivine la struttura metrica.
La poesia descrive un paesaggio agreste attraversato dalla “via ferrata” (la ferrovia) e dai pali del telegrafo. Nella prima strofa, si osserva la linea scura della ferrovia che brilla in lontananza, incorniciata dagli argini su cui pascolano le mucche. I pali telegrafici, dritti e uguali, digradano in ordine prospettico nel cielo perlaceo. La seconda strofa si concentra sull’elemento sonoro: il rumore del treno che cresce e dilegua, simile a un “femminil lamento”, e il suono dei fili di metallo che squillano al vento, paragonati a un’immensa arpa.
Quanto alla struttura metrica, la poesia è composta da due quartine di endecasillabi, con schema metrico ABBA CDDC (rima incrociata per entrambe le strofe). L’uso dell’endecasillabo, verso della grande tradizione lirica italiana, conferisce un tono solenne e misurato, contrastando con la semplicità del tema apparente.
2. Il componimento accosta due piani contrastanti della realtà: individuali mettendoli in rilievo le scelte lessicali operate dal poeta.
Il componimento accosta e mette in contrasto due piani fondamentali della realtà:
- Il piano della natura e della tradizione agreste: È evocato attraverso elementi come “gli argini”, “mucche tranquillamente pascono”, “cielo di perla”. Il lessico è qui morbido, rassicurante, quasi idillico (“tranquillamente pascono”), richiamando un’armonia e una stasi temporale tipiche della vita contadina e del paesaggio bucolico. Il “cielo di perla” aggiunge una nota di delicatezza e luminosità soffusa.
- Il piano della modernità e dell’industrializzazione: È introdotto dalla “via ferrata” che “bruna si difila” e “lontano brilla”. Il “bruna” suggerisce il colore scuro del ferro, ma anche una presenza quasi minacciosa, che si estende (“si difila”) nel paesaggio. I “pali” (del telegrafo) sono “dritti, uguali” e digradano in “fuggente ordine”, connotando la razionalità e la serialità della tecnologia. I suoni sono forti e, inizialmente, inquietanti: “gemiti e d’ululi rombando” (per il treno), “batter secco” (se ci fosse stato un riferimento, ma qui è un rumore quasi inumano). Questo lessico descrive una forza invadente, un elemento estraneo che si inserisce nel quieto vivere della campagna, portando con sé rumore e velocità.
Il contrasto è evidente nell’accostamento di “mucche tranquillamente pascono” con la “via ferrata” che “rombando cresce e dilegua”, oppure nell’immagine dei “pali” geometrici che si stagliano su un “cielo di perla”.
3. Quale elemento lessicale è presente in ogni strofa della poesia? Illustrane il senso.
L’elemento lessicale presente in ogni strofa della poesia è la parola “fili” o una sua allusione:
- Nella prima strofa, pur non essendo esplicitamente nominati i “fili”, si allude ad essi attraverso la “trama delle aeree fila” (v. 4) in cui digradano i pali. Qui, le “fila” indicano la presenza ordinata e prospettica dei cavi del telegrafo che si estendono nel cielo, segno della modernità e della comunicazione a distanza.
- Nella seconda strofa, i “fili di metallo” (v. 8) sono esplicitamente nominati come sorgente del suono (“squillano”) e sono associati all’immagine dell'”immensa arpa sonora” che vibra “al vento”.
Il senso di questo elemento lessicale è duplice:
- Simbolo della modernità e della comunicazione: I fili rappresentano la tecnologia che connette luoghi lontani, trasportando messaggi e suoni attraverso il paesaggio, superando le distanze fisiche. Essi sono un segno tangibile di progresso, ma anche di una potenziale intrusione nella quiete della natura.
- Elemento di mistero e inquietudine: I fili, in particolare nella seconda strofa, producono un suono ambiguo, un “femminil lamento”. Non sono solo un mezzo di comunicazione, ma quasi un’entità viva che “canta” e “geme” al vento. Questo conferisce loro un’aura di mistero e una risonanza emotiva, quasi che veicolassero non solo messaggi, ma anche i dolori e le ansie dell’umanità.
4. Qual è, a tuo parere, il significato simbolico della poesia? Motiva la tua risposta con riferimenti precisi al testo.
A mio parere, il significato simbolico principale della poesia risiede nella malinconica e misteriosa irruzione della modernità e della sua ansia comunicativa nel quieto e antico mondo della natura, con un’attenzione particolare alla dimensione uditiva che evoca un senso di mistero e di ineffabilità.
- L’intrusione del progresso: La “via ferrata” e i “pali” non sono solo elementi descrittivi, ma simboli tangibili del progresso tecnologico che si inserisce nel paesaggio rurale. La ferrovia, che “bruna si difila”, suggerisce una linea scura, quasi una cicatrice, che taglia l’armonia naturale delle “mucche tranquillamente pascono”. I pali, “dritti, uguali”, impongono una geometria artificiale in un ambiente organico. Questo simboleggia la fine di un’era e l’avanzare di una nuova, con le sue forze travolgenti e spesso impersonali.
- La comunicazione e il “femminil lamento”: Il simbolo più potente è però legato ai suoni. Il “femminil lamento” che cresce e dilegua, e i fili che squillano come “immensa arpa sonora”, suggeriscono che la comunicazione moderna (il telegrafo) non porta solo messaggi asettici, ma veicola anche l’eco di voci lontane, di dolori, di sofferenze umane. Il “lamento” è ambiguo: può essere il fischio del treno, il vento nei fili, ma anche una voce umana sofferente, forse l’eco di anime che non trovano pace. Questo conferisce alla poesia una dimensione simbolica legata all’inquietudine dell’uomo moderno, alle sue fragilità e alla sua solitudine, anche nell’era della connessione.
- Il mistero e il non detto: Pascoli è il poeta del mistero. Qui, il suono indecifrabile dei fili, che non è un linguaggio chiaro ma un “lamento”, evoca ciò che non può essere pienamente compreso dalla ragione. La poesia non offre risposte, ma suggerisce la presenza di qualcosa di inafferrabile che si manifesta attraverso i rumori della modernità.
In sintesi, la poesia simboleggia la convivenza (e la tensione) tra un mondo rurale arcaico e un mondo tecnologico in espansione, e come quest’ultimo, lungi dall’essere solo progresso, possa farsi veicolo di un’inquietudine esistenziale e di un mistero profondo, quasi un canto funebre per un passato che svanisce.
5. Completa la tua analisi descrivendo l’atmosfera della poesia e individuando le figure retoriche utilizzate da Pascoli per crearla.
L’atmosfera della poesia è malinconica, sospesa, pervasa da un senso di mistero e di sottile inquietudine, nonostante la bellezza serena del paesaggio iniziale. È un’atmosfera che suggerisce una transizione, un passaggio da un mondo all’altro, carico di reminiscenze e presagi.
Pascoli crea questa atmosfera attraverso un uso sapiente di diverse figure retoriche:
- Sinestesia:
- “cielo di perla” (v. 3): fonde la percezione visiva del colore con la suggestione tattile/visiva della lucentezza della perla, creando un’immagine delicata e quasi traslucida.
- “monti di viola” (v. 6): unisce il colore (viola del tramonto) con la forma dei monti, evocando un’immagine pittorica e suggestiva della sera.
- Personificazione:
- “si difila” (v. 1, riferito alla via ferrata): attribuisce alla ferrovia un’azione quasi animata, come se si srotolasse o si estendesse da sola.
- “femminil lamento” (v. 7): il suono del treno o dei fili è paragonato a un lamento umano, carico di pathos e mistero.
- “immensa arpa sonora” (v. 9): i fili sono personificati in uno strumento musicale che canta al vento, evocando un suono melodioso ma anche inquietante.
- Onomatopea (e Fonosimbolismo):
- “rombando” (v. 7): evoca il suono profondo e minaccioso del treno.
- “squillano” (v. 9): suggerisce il suono acuto e vibrante dei fili. L’uso di queste parole non solo riproduce i suoni, ma carica il linguaggio di un significato evocativo, rendendo l’esperienza uditiva centrale nella creazione dell’atmosfera di mistero e lamento.
- Chiasmo:
- “rombando / cresce e dilegua femminil lamento” (vv. 7-8): la struttura del verso che inverte l’ordine dei termini (“cresce e dilegua” – verbo + verbo; “femminil lamento” – aggettivo + nome) crea un senso di movimento circolare e di dissoluzione, quasi che il lamento si espandesse e poi svanisse.
- Allitterazione:
- Ripetizione della “f” in “via ferrata”, “difila”, “aeree fila”, “in fuggente” nella prima strofa, e “fili”, “femminil” nella seconda: crea un suono sibilante che può richiamare il fruscio del vento o il sibilo del treno, contribuendo all’atmosfera quasi eterea e sonora.
In sintesi, l’atmosfera è un connubio tra la quiete apparente della natura e i suoni intrusivi della modernità, il tutto avvolto da un velo di mistero e di pathos, tipico della poetica pascoliana che cerca il “nido” ma ne percepisce la fragilità di fronte al “fremito” del mondo esterno.
Interpretazione
“La via ferrata” è una lirica emblematica della poetica di Giovanni Pascoli, dove l’espressione di sentimenti e stati d’animo si fonde indissolubilmente con la rappresentazione della natura. Il componimento, pur nella sua apparente semplicità descrittiva, rivela una profondità simbolica che va oltre la mera osservazione del paesaggio, toccando temi cari al poeta come il nido, il mistero, la comunicazione e l’inquietudine dell’età moderna.
Il cuore della poetica pascoliana risiede nel “fanciullino”, quella parte di noi che conserva la capacità di meravigliarsi, di dare voce alle cose e di percepire il mistero che si cela dietro la realtà quotidiana. In “La via ferrata”, questo sguardo fanciullino si posa su un elemento che, per l’epoca, era simbolo di progresso e modernità: la ferrovia e il telegrafo. Tuttavia, Pascoli non li celebra in chiave futurista, né li condanna apertamente. Li osserva con una sensibilità che li trasforma in portatori di un’eco ancestrale, di un “femminil lamento” che non è solo il rumore del treno o del vento, ma un’espressione del dolore universale, quasi un eco di anime perdute o di una sofferenza ineffabile che la modernità trasporta con sé.
Questa lirica si collega strettamente ad altri componimenti di Pascoli. Si pensi a poesie come “L’assiuolo”, dove il grido del rapace notturno diviene “singulto” e “pianto di morte”, o “Digitale purpurina”, dove il fiore velenoso evoca un senso di mistero e attrazione fatale. In questi testi, come in “La via ferrata”, i suoni della natura non sono mai neutri, ma carichi di significati simbolici e di risonanze emotive, espressione di un disagio esistenziale profondo, di una memoria dolorosa (il nido familiare distrutto) e di una costante percezione della presenza della morte e del mistero che avvolge l’esistenza. Il fonosimbolismo, cifra stilistica pascoliana, qui si manifesta con l’uso di “rombando” e “squillano”, che non solo evocano i suoni, ma li caricano di un’aura di ambiguità e inquietudine.
L’elemento della comunicazione, rappresentato dai fili del telegrafo, è anch’esso carico di ambivalenza. Se da un lato il telegrafo promette di superare le distanze e di connettere, dall’altro i suoi “fili di metallo” producono un “lamento”, suggerendo che questa connessione è forse fredda, impersonale, e porta con sé non solo messaggi, ma anche il peso di una solitudine che la tecnologia non può colmare. È la voce di un’umanità che si affanna, che si lamenta, e che trova eco anche negli strumenti che crea per progredire.
Nel contesto letterario e artistico, la capacità di esprimere sentimenti e stati d’animo attraverso la natura è un topos. Si pensi alla malinconia dei paesaggi romantici di Giacomo Leopardi, dove la natura, ora matrigna, ora indifferente, è il correlativo oggettivo della sua condizione di male di vivere. O, in pittura, ai paesaggi di Caspar David Friedrich, dove la vastità e la solitudine della natura riflettono l’anelito spirituale e il senso di piccolezza dell’uomo di fronte all’infinito. Anche il realismo simbolico dei Macchiaioli, pur con intenti diversi, cercava di catturare la luce e l’atmosfera per evocare stati d’animo, seppur con un’attenzione più concreta al dato visivo.
In “La via ferrata”, Pascoli riesce a condensare in pochi versi la complessità del suo mondo interiore e la sua visione della realtà. La modernità che avanza non è solo un fenomeno esterno, ma un elemento che si fonde con la natura e ne altera la quiete, portando con sé nuove risonanze emotive. La poesia, pur ancorata a un dato paesaggistico concreto, si apre a una dimensione universale di interrogazione sul destino umano, sul progresso e sul mistero, confermando Pascoli come uno dei maestri della lirica italiana capace di far “cantare” la natura per dare voce all’anima.