
Dativo di interesse fine doppio dativo e verbi intransitivi in latino e transitivi…
28 Dicembre 2019
Introduzione a Virgilio e all’Eneide
28 Dicembre 2019Vita di Virgilio e Introduzione all’Eneide
La vita di Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.)
Origini e formazione
Publio Virgilio Marone nacque il 15 ottobre del 70 a.C. ad Andes (oggi Pietole), un piccolo villaggio nei pressi di Mantova, in una famiglia di modeste origini ma non povera. Il padre, probabilmente un piccolo proprietario terriero o fattore, poté garantirgli una solida formazione culturale. Virgilio studiò prima a Cremona, poi a Milano e infine a Roma, dove si dedicò alla retorica e alla filosofia sotto la guida di maestri di grande prestigio.
La sua formazione filosofica fu particolarmente influenzata dall’epicureismo, appreso alla scuola del filosofo Sirone. Questo orientamento filosofico, che promuoveva la serenità interiore e il distacco dalle passioni tumultuose, lasciò un’impronta indelebile nella sensibilità del poeta.
Difficoltà e ascesa
La giovinezza di Virgilio fu segnata da eventi drammatici. Nel 41 a.C., in seguito alla battaglia di Filippi, i veterani delle legioni di Ottaviano e Antonio furono ricompensati con terre confiscate, tra cui quelle della famiglia di Virgilio. Sebbene il poeta riuscisse successivamente a recuperare i possedimenti grazie all’intervento di Asinio Pollione (governatore della Gallia Cisalpina), quest’esperienza traumatica emerge chiaramente nella sua prima opera maggiore, le Bucoliche.
Fu proprio Asinio Pollione a introdurre Virgilio nei circoli letterari romani. Qui il poeta entrò in contatto con Mecenate, il celebre consigliere di Ottaviano (futuro Augusto) e promotore delle arti. Grazie a questa protezione, Virgilio poté dedicarsi completamente alla poesia, entrando a far parte del circolo di intellettuali che sosteneva culturalmente il progetto politico augusteo.
Maturità e ultimi anni
Negli anni seguenti, Virgilio scrisse le Georgiche (36-29 a.C.), poema didascalico dedicato all’agricoltura che riflette il programma augusteo di ritorno ai valori tradizionali della vita rurale romana.
L’ultima decade della sua vita fu interamente dedicata alla composizione dell’Eneide, il suo capolavoro. Nel 19 a.C., sentendo l’opera ancora imperfetta, Virgilio intraprese un viaggio in Grecia per rifinirla, ma durante il ritorno si ammalò a Megara. Condotto a Brindisi, morì il 21 settembre dello stesso anno.
Sul letto di morte, secondo la tradizione, chiese che il manoscritto dell’Eneide fosse bruciato poiché lo considerava incompiuto. Augusto, tuttavia, ordinò agli amici del poeta, Lucio Vario Rufo e Plozio Tucca, di pubblicare l’opera con minimi interventi editoriali, preservando così quello che sarebbe diventato il poema nazionale di Roma.
Personalità e lascito
Virgilio era descritto dai contemporanei come un uomo timido, di salute cagionevole e dal temperamento malinconico. Nonostante la fama, mantenne sempre un carattere schivo e riservato, preferendo la tranquillità della campagna al fervore della vita cittadina.
La sua figura fu presto avvolta da un’aura leggendaria. Nel Medioevo venne considerato non solo un grande poeta ma anche un sapiente dotato di poteri magici e profetici. Dante Alighieri lo scelse come guida nella Divina Commedia, simbolo della ragione umana illuminata dalla saggezza poetica.
Introduzione all’Eneide
Genesi e composizione
L’Eneide fu composta negli ultimi dieci anni della vita di Virgilio (29-19 a.C.), durante il principato di Augusto. L’opera rispondeva a una precisa esigenza culturale e politica: fornire a Roma un poema epico nazionale che potesse rivaleggiare con i poemi omerici e, al contempo, celebrare le origini della gens Iulia (la famiglia di Augusto) e legittimare il nuovo ordine politico.
Virgilio lavorò all’opera con straordinaria dedizione, componendo mediamente un paio di versi al giorno, in un continuo lavoro di limatura stilistica. Nonostante questa meticolosità, alla sua morte considerò il poema ancora incompiuto e avrebbe voluto distruggerlo. Fortunatamente, l’intervento di Augusto ne impedì la perdita.
Struttura e contenuto
L’Eneide è composta da dodici libri in esametri (per un totale di 9.896 versi) e narra le vicende di Enea, eroe troiano figlio di Anchise e della dea Venere, che dopo la caduta di Troia guida i sopravvissuti in un lungo viaggio verso l’Italia, dove fonderà la stirpe che darà origine a Roma.
L’opera è strutturalmente divisa in due parti di sei libri ciascuna:
Prima parte (libri I-VI)
Modellata sull’Odissea, narra il viaggio di Enea da Troia al Lazio:
- Libro I: Tempesta inviata da Giunone; approdo a Cartagine e incontro con Didone
- Libro II: Racconto della caduta di Troia
- Libro III: Il viaggio per mare e le varie tappe
- Libro IV: La storia d’amore con Didone e il tragico abbandono
- Libro V: I giochi funebri in onore di Anchise in Sicilia
- Libro VI: Discesa nell’Ade e incontro con l’ombra del padre
Seconda parte (libri VII-XII)
Ispirata all’Iliade, descrive le guerre nel Lazio:
- Libro VII: Arrivo nel Lazio e inizio dei conflitti
- Libro VIII: Alleanza con Evandro; lo scudo forgiato da Vulcano
- Libro IX: Assedio al campo troiano
- Libro X-XI: Battaglie e morte di Pallante
- Libro XII: Duello finale tra Enea e Turno
Temi principali
La pietas
Il concetto di pietas (devozione verso gli dei, la patria e la famiglia) è centrale nell’Eneide e incarnato dal protagonista. Enea è costantemente caratterizzato come “pius” per la sua dedizione al destino assegnatogli dagli dei, anche quando questo comporta sacrifici personali dolorosi.
Il destino e la missione storica
Il tema del fatum (destino) percorre l’intero poema. Enea è strumento di un disegno divino che trascende la sua individualità: fondare una nuova patria che darà origine all’impero romano, portatore di civiltà e pace. La tensione tra volontà individuale e necessità storica genera il conflitto drammatico che anima l’opera.
Il costo umano della grandezza
Virgilio non presenta la fondazione di Roma come un’impresa trionfale priva di ombre. Al contrario, mostra il doloroso prezzo del progresso storico: l’amore infranto di Didone, la morte del giovane Pallante, le sofferenze di innocenti. Questa sensibilità per il dolore umano conferisce al poema una profonda dimensione tragica.
La romanità
L’Eneide definisce l’identità romana attraverso un complesso dialogo tra passato e presente. Virgilio delinea le qualità distintive del carattere romano: disciplina, senso del dovere, moderazione, rispetto per le leggi e le tradizioni. Nel celebre passo del libro VI, affida a Roma una missione universale: “parcere subiectis et debellare superbos” (risparmiare i sottomessi e domare i superbi).
Stile e innovazioni
Il linguaggio virgiliano raggiunge nell’Eneide una raffinatezza suprema. Caratteristiche distintive includono:
- Solennità e musicalità: L’esametro virgiliano è caratterizzato da una cadenza maestosa e profondamente musicale
- Pathos: Capacità di evocare intensa partecipazione emotiva attraverso dettagli suggestivi
- Simbolismo: Uso di immagini con valenza simbolica che arricchisce il testo di risonanze profonde
- Psicologia dei personaggi: Innovativa attenzione all’interiorità e ai conflitti psicologici
- Equilibrio tra arcaismo e modernità: Fusione di elementi linguistici arcaici e contemporanei
Fortuna e influenza
L’influenza dell’Eneide sulla cultura occidentale è incalcolabile. Fin dall’antichità, divenne il modello di riferimento per la poesia epica e venne adottata come testo fondamentale nell’educazione romana.
Nel Medioevo, Virgilio godette di un prestigio unico, considerato non solo sommo poeta ma anche depositario di una sapienza quasi profetica. Dante lo scelse come guida simbolica nella Divina Commedia.
Dal Rinascimento in poi, ogni grande epica nazionale si è confrontata con il modello virgiliano: dall’Orlando Furioso di Ariosto al Paradiso Perduto di Milton, dalla Gerusalemme Liberata di Tasso ai Lusiadi di Camões.
Nell’età moderna, l’interpretazione dell’Eneide si è ulteriormente arricchita. Accanto alla lettura celebrativa dell’impero, è emersa una maggiore attenzione alle voci dei vinti e alle ambiguità morali presenti nel testo. La complessità dell’opera continua a stimolare interpretazioni contrastanti, confermandone la straordinaria ricchezza e attualità.
Conclusione
L’Eneide rappresenta il punto più alto dell’epica latina e una delle massime espressioni della letteratura occidentale. La sua grandezza risiede nella capacità di fondere la dimensione storico-politica con quella umana ed esistenziale. Virgilio celebra la missione storica di Roma senza trascurare il costo individuale del progresso collettivo, creando un’opera che è al contempo monumentale ed intimamente umana.
Se l’Iliade e l’Odissea avevano narrato un mondo eroico delle origini, l’Eneide racconta un’epica della storia, in cui il destino del singolo è inscindibilmente legato a quello della comunità. In questo senso, è un’opera profondamente moderna, che continua a parlare all’uomo contemporaneo con immutata potenza.