Ultima parte della fuga e l’ombra di Creusa, Eneide, II, 784-804

Testo originale di Virgilio:

📜 TESTO LATINO – Eneide II, vv. 784–804

[784] Ausus quin etiam voces iactare per umbram
implevi clamore vias, maestusque Creüsam
nequiquam ingeminans iterumque iterumque vocavi.

Quaerenti et tectis urbis sine fine ruenti
infelix simulacrum atque ipsius umbra Creüsae
visa mihi ante oculos et nota maior imago.

Obstipui, steteruntque comae et vox faucibus haesit.
Tum sic adfari et curas his demere dictis:

“Quid tantum insano iuvat indulgere dolori,
o dulcis coniunx? Non haec sine numine divum
eveniunt; nec te comitem hinc portare Creüsam
fas, aut ille sinit superi regnator Olympi.

Longa tibi exsilia et vastum maris aequor arandum,
et terram Hesperiam venies, ubi Lydius arva
inter opima virum leni fluit agmine Thybris.

Illic res laetae regnumque et regia coniunx
parta tibi. Lacrimas dilectae pelle Creüsae.
Non ego Myrmidonum sedes Dolopumve superbas
aspiciam, aut Graiis servitum matribus ibo,
Dardanis et divae Veneris nurus.

Sed me magna deum genetrix his detinet oris.
Iamque vale, et nati serva communis amorem.”

Haec ubi dicta dedit, lacrimantem et multa volentem
dicere deseruit, tenuisque recessit in auras.

🇮🇹 TRADUZIONE ITALIANA

E anzi, osai perfino lanciare grida tra le ombre,
riempii le strade di clamore, e disperato
chiamavo invano Creusa, ripetendo più volte il suo nome.

Mentre la cercavo, correndo senza sosta per le case
della città, mi apparve il triste fantasma e l’ombra stessa
di Creusa, davanti agli occhi, più grande dell’immagine che conoscevo.

Rimasi sbigottito: i capelli si rizzarono, la voce si fermò in gola.
Allora lei mi parlò così, cercando di calmare il mio dolore:

“Perché abbandonarti così a un dolore folle,
o dolce sposo? Non accade tutto ciò senza la volontà divina;
non ti è concesso portare Creusa con te,
né lo permette il re degli dèi dell’Olimpo.

Ti attendono lunghi esili e il vasto mare da solcare,
e giungerai alla terra d’Esperia, dove il fiume Lidio Tevere
scorre tra fertili campi con lento corso.

Là ti attendono la felicità, un regno e una sposa regale.
Smetti di piangere per Creusa, la tua amata.
Io non vedrò più le dimore dei Mirmidoni o dei Dolopi,
né andrò schiava alle donne greche,
io, troiana e nuora della dea Venere.

La grande madre degli dèi mi trattiene su queste rive.
Addio, e conserva l’amore del figlio che ci unisce.”

Quando ebbe detto queste parole, mi abbandonò,
mentre piangevo e volevo dirle ancora tante cose,
e svanì nell’aria sottile.